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Autore: Niruh    29/07/2010    2 recensioni
Un missing moment vissuto da Frodo e Sam a Gran Burrone, nella casa di Elrond.
Storia classificata II al contest "Lord of the Rings Contest ~ Sulle magiche Note dei Keane" di DarkRose86
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frodo, Sam
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Imladris

No, non voglio essere il solo che conosci; 
voglio essere il posto che tu chiami casa. 

 

 

Le virtù di Gran Burrone non si limitavano ai soli spettacoli di luce che riservava il giorno; oltre ai raggi caldi del sole, filtrati dalle cascate al di là della vallata, vi erano anche gli spettacoli notturni. Gruppi di lucciole danzavano in cerchio sugli archi della casa di Elrond deliziando gli occhi dei suoi ospiti. E i canti, nella sublime lingua elfica, allietavano cuori e sensi, rendendo i problemi semplici ronzii sussurrati. Quella sera Frodo si ritrovava a provare quelle sensazioni;  tuttavia il fardello che portava al collo rendeva il suo animo meno leggero di quello di qualunque altro ospite. Le cascate sembravano riprodurre il debole fruscio della sua mano che, lenta e ipnotizzata,  vagava verso l’alto cercando di raggiungere la sottile catenina elfica.
La riunione nella stanza di Bilbo non aveva più lasciato speranze nel suo cuore; doveva attendere ormai, non c’erano altre possibilità.
“Padron Frodo!” gridò Sam entrando preoccupato nella stanza, ma quando vide lo Hobbit appoggiato alla finestra il suo viso si rilassò. Corse verso di lui e gli prese la mano, come quello stesso giorno aveva fatto dopo  il suo risveglio.
“Dopo aver parlato tutti insieme nella stanza di Bilbo, Pipino mi ha fermato illustrandomi il suo disappunto sulla mancanza di birra qui a Gran Burrone. Non vi ho visto più e mi sono preoccupato” spiegò Sam guardandolo negli occhi. Frodo sorrise, onorato di tutta quell’attenzione. Portò la mano libera su quella in cui Sam stringeva la sua, ed in quel momento, perso nei canti elfici, così diversi da quelli della Contea, scoprì una nuova consapevolezza. Non poteva negare che la Contea gli mancasse, e Sam la rappresentava in tutto.
“Ci aspettano grandi sfide, mio caro Sam, ma so di poter contare su di te” disse ad un tratto. Lo Hobbit assimilò quel complimento arrossendo ed abbassò lo sguardo imbarazzato.
“Signor Frodo,signore...devo porvi le mie scuse. Non è stato Pipino il solo a distrarmi prima, ma lo sono stati anche i miei pensieri.” Parlò a disagio, come se dovesse confessare al vecchio Maggot di aver rubato le sue verdure.
“Alcuni quesiti stanno invadendo la mia mente. Mi è capitato accidentalmente …  perché non guarderei mai di proposito! Mai!” scosse velocemente il capo sempre a testa china, enfatizzando ciò che aveva detto.
Frodo lo ascoltava in silenzio aggrottando le sopracciglia; ormai le loro mani si erano divise e trovava difficoltoso seguire il suo discorso.
“Il fatto è … che ho visto il modo in cui Grampasso e la principessa si guardano.” Disse alzando finalmente lo sguardo.
“Io non so nulla dell’amore, se non quello che un Hobbit prova per  un barile di birra”,sorrise pensando alle loro feste alla Contea e ad un Pipino particolarmente brillo.
“Sono parole profonde Sam” rispose ricambiando il sorriso.
Lui però alzò piano una mano e cercò di fargli capire che il suo discorso non era finito.
“Il mio Gaffiere avrebbe trovato sicuramente una storia da raccontare, e se il tutto avesse incluso una cortigiana sarebbe sicuramente stato da lui.” Prese un respiro profondo e continuò girandosi verso la finestra; ora non si guardavano più negli occhi.
“Invece Padron Bilbo avrebbe intonato un canto, facendo breccia nel cuore di tutti… io invece… sono solo Sam. Non conosco l’amore, ma riesco ad interpretarlo nel rapporto che ho con voi... Padron Frodo.”

 Frodo si avvicinò piano a lui e sperò quasi di sparire. In effetti quelle parole l’avevano colpito, non come le avventurose storie di Bilbo, ma in un modo diverso, ancora più a fondo. Sam si voltò prendendo coraggio, quel silenzio non piaceva a nessuno dei due. Frodo desiderò davvero di scappare dalla realtà; avrebbe voluto infilare l’anello al dito e diventare invisibile, ma non da solo. Desiderava portare Sam con sé e trovare un posto di pace e appagamento in cui nessuno avrebbe dato loro fastidio; lontano dai problemi, lontano dai Cavalieri, lontano da Mordor. Con quelle parole nel cuore Frodo accarezzò la lucente superficie dell’anello; c’era una sensazione di nostalgia nella sua testa. Gli mancavano i sentimenti positivi ancor di più della sua casa. L’angoscia che aveva accompagnato il suo corpo verso Brea però era svanita. Forse la presenza di Sam in quell’ avventura disperata rappresentava davvero un bene per lui. Le sue parole l’avevano colpito e riusciva a sentire quelle sensazioni come sue a poco a poco. Sam continuava a guardarlo, e quando vide le dita dello Hobbit sul corpo dorato dell’anello fraintese tutto. Per lui in quel gesto non vi era un bisogno di felicità e spensieratezza; sapeva bene quanto l’ Anello fosse pericoloso. Realizzò, con il cuore spezzato, che Frodo non aveva gradito la sua confessione. Gli sembrò di essere rimasto senza vestiti tra tutti gli Hobbit della Contea; non era per niente bello.
“Avrei dovuto saperlo”disse duro, ma con un po’ di delusione, quando Frodo rialzò lo sguardo.
Inizialmente lo Hobbit non capì il cambio d’umore dell’altro, ma era spaventato dalla mancanza del sorriso che lo distingueva; dopotutto adorava i commenti di Sam che rendevano allegra qualsiasi situazione.
Lentamente lo sguardo di Sam si abbassò e desiderò di uscire da quella stanza, solo dopo pochi istanti il suo corpo realizzò quel desiderio iniziando a camminare verso la porta.
“Aspetta!”. Il grido di Frodo arrivò veloce alle sue orecchie facendolo bloccare sulla porta. Corse verso di lui senza saperlo. Non era mai stato coraggioso, ma non poteva sapere cosa sarebbe accaduto alla sua vita da quel momento. Abbracciò Sam stringendolo forte, non voleva che se ne andasse. In quel momento sembrava l’unico punto fermo nella sua vita.
“Non andare” disse dando sfogo ai suoi pensieri.
“Non lo farò”  rispose Sam sospirando. Come poteva farlo ormai? Aveva lasciato tutto per lui e sarebbe morto per salvarlo; comportarsi diversamente avrebbe fatto male prima a se stesso che agli altri.
Si voltò piano tra le esili braccia di Frodo. I loro visi erano talmente vicini che la sua lingua vibrò spontaneamente e se ne meravigliò. Chiuse gli occhi immaginando quel momento dall’esterno; le sue continue fantasie erano state realizzate e non voleva perderne nessun particolare.
Le loro bocche si toccarono; quelle di Frodo erano secche, quelle di Sam impazienti.
“Chissà cosa avrebbe detto il Gaffiere su questo”disse Frodo staccandosi e notando gli occhi di Sam brillare.
“Niente di paragonabile a questo immagino” rispose prontamente prendendo il suo viso tra le mani e baciandolo di nuovo; ora le sue labbra non erano più secche, ma trasmettevano pienamente il suo sapore.
Arrivarono al letto quasi inciampando ed emisero un lieve gemito quando incontrarono le soffici lenzuola bianche.
I vestiti iniziarono a cadere sul pavimento ed i loro corpi riuscirono a conoscersi meglio; nessuna cosa poteva rovinare quel momento. Sam accarezzava il delizioso corpo di Frodo con le sue mani ruvide; tuttavia la mancanza di delicatezza di quel gesto rendeva il tutto ancora più eccitante.
Frodo respirò piano dopo l’ennesimo bacio, il suo corpo si spingeva verso l’alto e quando le sue labbra incontrarono il petto muscoloso di Sam emise un debole grugnito. Risero insieme accarezzandosi i capelli e guardandosi negli occhi. L’ anello era ormai arrivato, con la catenina, dietro al collo di Frodo, che l’aveva dimenticato per la prima volta. 
“Voglio essere tutto per te” sussurrò Sam al suo orecchio posizionandosi tra le sue gambe.
In seguito, nella foga della penetrazione, Frodo non si accorse nemmeno di quelle parole. Dopo tanto erano così vicini che riuscivano a sentirsi magici come gli elfi. La loro unione li rendeva pieni.
Alla fine si abbracciarono; Sam accarezzava i capelli di Frodo e guardava le sue guanciotte rosse sorridendo.
In quel momento c’erano solo loro due. Quel segreto sarebbe arrivato con loro fino a Mordor; tuttavia l’aria era leggera. Forse, per almeno due mesi, l’Anello avrebbe pesato di meno.

  
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