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Autore: alister_    29/07/2010    3 recensioni
Sephiroth e Aeris... Due individui diversi, opposti, eppure accomunati dalla diversità. E se si fossero incontrati prima di Cloud, prima di Meteor, prima della morte? [DATATA 2007, è una delle mie prime fiction]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Sephiroth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'' E i nostri occhi s'incontrano ancora. Freddi i tuoi occhi, freddi i miei. [...] Fingiamo di essere estranei. [...] E' passato molto tempo ''.



Doveva sapere. Di questo era assolutamente certo, ed era la sua unica certezza.


''Chi sono?''


Non sapeva più rispondersi.


Chi era?


Non lo sapeva.


Non sapeva più niente.


E ciò non andava per niente bene. Lui, l'Eroe, aveva un ruolo da rivestire. Non poteva mostrarsi incerto.


Doveva sapere. Per questo rovistava tra gli schedari dei laboratori SHINRA di Midgar ansiosamente.


Prendeva in mano ora un foglio, ora un altro. Rapporti di esperimenti di anni prima, informazioni su progetti mai realizzati... Scartoffie inutili.


Imprecò sottovoce, cosa che non faceva praticamente mai. Dov'era ciò che gli interessava? Dov'erano le risposte che bramava?


Un rumore lo distolse dalla sua ricerca.


TOC TOC.


Sembarava che qualcuno stesse bussando. Ma nessuno bussava alle porte automatiche dei laboratori. Si voltò e si trovò davanti a qualcosa che, preso com'era dall'urgenza di sapere, non aveva minimamente notato.


Una capsula, posta in fondo alla stanza. Al suo interno, due grandi occhi chiari lo guardavano e due labbra rosate cercavano di dire qualcosa.


Non capì.


Le labbra scandirono meglio le parole: ''FAMMI USCIRE!''


Inarcò le sopracciglia chiare e si avvicinò alla capsula, senza conoscere il motivo che lo spingeva a fare quanto gli era stato chiesto. Bastò premere un pulsante e la fanciulla con i capelli castani fu fuori dalla sua prigione.


-Grazie!-, disse con voce squillante. Restò a guardarlo, aspettando che parlasse anche lui. Non accadde e così riprese lei:-Io sono Aeris! E tu?-


Gli tese la mano esile, con fare cordiale. Lui non la strinse, interdetto da quel modo di fare socievole.


Possibile che non avesse idea di chi fosse?


-Sephiroth-.


Aspettò che il suo nome scatenasse la solita reazione di timore e reverenza. Non vi fu.


-Oh! Così tu saresti il famoso Sephiroth! Il SOLDIER di prima classe che viene ammirato da tutti!-, commentò la ragazzina. -Sephiroth... Però, che nome importante! Scommetto che i tuoi amici lo abbreviano in Sephi!-


Ma insomma! Che voleva quella seccatrice? L'aveva liberata, quindi perchè non se ne andava? Lui aveva altro da fare. Cose ben più importanti di parlare con una mocciosetta ficcanaso.


-Non ho amici-.


Lei non si scoraggiò.


-I tuoi genitori, allora!-


-Sono orfano-.


Contenta? Aveva già parlato troppo.


-Anch'io-, replicò lei senza battere ciglio. -Però ho una madre adottiva! Anche tu avrai una famiglia...-


Basta, meglio levarsela dai piedi una volta per tutte. Bisognava usare l'arma del terrore.


-Questa è la mia famiglia-, disse. Estrasse dal fodero la lunga Masamune. La luce al neon si riflettè sulla lama argentea ed affilata. Gli occhi della scocciatrice si fissarono sulla spada, che si era posta tra loro. Per un istante allungò la mano, come se volesse toccarla e capire se era davvero così tagliente come pareva, ma si fermò a metà strada.


-Così è questo lo strumento con cui dai la morte ai tuoi nemici...-, disse, con la voce più bassa.


Non era proprio la reazione che si era aspettato, ma pareva che fosse riuscito nel suo intento. Si illuse troppo presto.


-Come si chiama?-, tornò alla carica la ficcanaso.


 La guardò senza capire.


-La spada, intendo-, precisò allora.


-Masamune-.


Lei alzò gli occhi al cielo.


-Un altro nome importante! Devi proprio mantenere l'immagine del guerriero perfetto, eh?-


Le lanciò uno sguardo glaciale che, per l'ennesima volta, non sortì l'effetto sperato. Che aveva quella ragazzina per restare impassibile davanti a lui, il grande Sephiroth?


-Che ci fai qui?-, le chiese, scrutandola dall'alto della sua struttura imponente.


Lei sospirò.


-Mi hanno presa... Di nuovo!-


-Perchè?-, chiese ancora lui, poi domandò a sè stesso perchè avesse finito con l'interrogare una stupida ragazzina anzichè i fascicoli che bramava.


-Per studiarmi-, rispose Aeris, con una voce strana, troppo naturale per non contrastare con le parole che stava pronunciando, eppure sofferente, e al contempo rassegnata, e triste... Una voce che non si addiceva al suo viso giovane. Quanti anni aveva? Quindici? Sedici? Sicuramente troppo pochi per trovarsi in quel luogo, per parlare in quel modo. E lui, che diavolo andava a pensare? Aveva cose più importanti da fare. Doveva preoccuparsi del suo passato, dei suoi dubbi laceranti, non di una mocciosetta petulante. Doveva liberarsene, altrimenti non avrebbe avuto modo di cercare le sue risposte.


-Vattene di qui-, disse.


Lei sgranò gli occhioni smeraldini e sorrise.


-Credimi, lo farei volentieri, ma non conosco la strada e non ho molta volta di farmi strapazzare ancora da quei villani di SOLDIER... o peggio dai Turks-.


-C'è un'uscita antincendio che dal corridoio qui fuori porta direttamente all'esterno-.


Doveva levarsela dai piedi. Non aiutarla.


-Posso aprirti la strada, ma non certo accompagnarti-. Doveva togliersela di torno per avere campo libero. Nulla di più.


Aeris, intanto, lo guardava stupefatta.


-Vieni-, disse lui. Aprì la porta del laboratorio e si guardò attorno: nessun soldato o ricercatore nei paraggi. Fece un cenno alla ragazza e lei gli scivolò davanti lungo il corridoio. Iniziò a camminare con passi insicuri, voltando spesso il capo indietro, ma Sephiroth, con la sua andatura cadenzata, la costrinse ad accelerare.


-C'è qualcuno?- disse una voce, proprio mentre Aeris stava per aprire la porta. Lei sussultò, lui, Sephiroth, si voltò di scatto, nascondendola dietro la sua figura imponente.


-Che c'è, soldato?-, chiese, ed il soldato vestito della solita divisa blu si pietrificò. Ecco la reazione che la gente doveva avere dinanzi al grande SOLDIER Sephiroth! Dentro di sè si compiacque dell'agitazione della sentinella..


-Oh...Ah! Siete voi, si-signore... Scu-scusate, non credevo...-


-Non ti preoccupare, hai fatto soltanto il tuo lavoro-, lo congedò bruscamente l'Eroe, con un' occhiata gelida che gli intimava di andarsene alla svelta. E, ovviamente, il soldato si allontanò rapidamente; molto probabilmente gli tremavano le gambe... Soltanto quando fu svanito il rumore dei passi, Sephiroth si voltò verso Aeris, che lo guardava con i suoi occhi smeraldini. Per un po' anche lui contraccambiò quello sguardo, accigliato. Si ricordò che la stava aiutando solo per togliere un ostacolo dal suo cammino... Dunque, meglio aprire quella maledetta porta e levarsela dai piedi una volta per tutte.


-Va', prima che arrivi qualcun altro-, disse, dopo aver premuto il bottone che muoveva le ante automatizzate.


Lei, la ficcanaso, la petulante, la mocciosa, gli sorrise. Un sorriso sincero, gentile, di riconoscenza e non di riverenza, pieno di calore e non di timore.


-Grazie, Sephi!-, cantilenò, prima di sparire correndo giù per le scale.


E lui fu di nuovo solo, accompagnato soltanto dalle sue domande e dai suoi timori.



                      
                      '' E i nostri occhi s'incontrano ancora.
                        Freddi i tuoi occhi,  freddi i miei.
                        Mute queste mie labbre, mute le tue.
                        Fingiamo di essere estranei.
                        Chi sono? Chi sei? Chi siamo?
                        E' passato molto tempo.
                        Teniamo per noi le nostre domande.
                        Ma i tuoi occhi mi inchiodano nella loro indifferenza,
                        mi accusano, sembrano chiedermi:
                        sarai tu il mio carnefice? ''


   
 
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