Tutto taceva. Era notte, una notte di luna nuova, gli astri
luccicavano nel cielo; le strade erano semideserte, poche persone giravano per
Sunnydale, per lo più barboni e vagabondi; eccezion fatta per qualche passo,
tutto taceva. Tra gli alberi i gufi e le bestiole notturne si muovevano
silenti, non uno squittio, non un cinguettio, non un fruscio di foglie: tutto
taceva. Solo nel cimitero o nei vicoli frequentati da demoni e vampiri si udiva
un sommesso mormorio, bisbigli simili ad una tetra sinfonia pesante e grigia. I
figli delle tenebre passeggiavano tranquilli, finalmente potevano non
accontentarsi del sangue e della carne dei gattini: la Cacciatrice era troppo
impegnata a gestire una situazione molto più grande di lei e così loro potevano
agire quasi indisturbati. Gozzovigliavano per le vie e si lasciavano andare a
sfrenatezze, eppure le loro voci erano spente e la città sembrava avvolta dal
silenzio. Tutto taceva. Solo i portatori non si concedevano divertimenti e
bisboccia, solo loro non si abbandonavano alla vita mondana, solo loro
restavano imperturbabili, poiché essi avevano un compito da svolgere, una
missione ancora da portare a termine; avevano saputo dell’arrivo di una nuova
potenziale e si erano appostati. Erano in quattro presso la stazione ferroviaria.
Iole sedeva su un sedile della seconda classe in un vagone
deserto, lo aveva scelto proprio per rimanere sola; aveva diciotto anni,
capelli castano scuro con tanti boccoli, aveva una bandana rossa sul capo e
dello stesso colore era la camicia che portava aperta sopra ad una t-shirt
bianca, pantaloni blu, fusciacca color del fuoco e del non ti scordar di me,
appesa ad essa c’era una custodia nera; era un po’ in carne, ma le sue forme di
donna erano ben delineate; il viso di natura era dolce, ma il carattere fiero
della giovane e ciò che aveva passato, lo velavano di durezza e rigore; la
testa e la spalla destra erano appoggiate al finestrino e lei ammirava il
paesaggio che le correva accanto; avrebbe potuto ascoltare della musica con le
cuffie, ma voleva restare sola coi propri pensieri e con la propria anima, si
teneva avvolta in uno scialle nero e aspettava che il viaggio terminasse. Il
treno, rallentò sempre più fino a fermarsi e una voce femminile, ma metallica,
annunciò all’interfono: “Sunnydale, stazione di Sunnydale.” La ragazza balzò in
piedi e rapidamente scese, attraversò i binari senza curarsi del possibile
transito di altri veicoli, girò intorno alla piccola stazione da fuori e iniziò
a guardarsi intorno come in cerca di qualcuno. Sentì un fruscio, si voltò di
scatto, appena in tempo per compiere un balzo all’indietro vedendo un
portatore, ma presto si accorse che il nemico non era solo; si gettò da un lato
e fece un paio di capriole, poi cominciò a correre verso l’edificio più vicino
e si mise con le spalle al muro: così non avrebbe subito attacchi alle spalle.
Contemporaneamente, mise mano alla custodia appesa al fianco e da essa estrasse
uno strano arnese: era alto due spanne, a prima vista sembrava un
ascia-martello, ma nascosto nel manico aveva pure un coltellino svizzero
decisamente più grande del normale che lei chiamava amichevolmente Ludwig.
Iole brandì quell’arma, guardò con ferocia i quattro portatori che aveva
intorno e ringhiò loro contro. Non ce l’avrebbe fatta, ma non le importava: iniziò
a menar fendenti sul più vicino. Non ce l'avrebbe fatta, ma per fortuna non era
sola come credeva: qualcuno la stava aspettando ed intervenì per salvarla.
Rapida come il lampo, dalle tenebre balenò Buffy, la
Cacciatrice, che con forza e destrezza scaraventò al suolo due portatori e
prese a battersi con loro. Il suo osservatore, il Signor Giles, che ormai da
anni aveva smesso i panni del solo placido bibliotecario, ma vestiva anche
quelli del combattente, fronteggiò il terzo portatore, mentre l'ultimo fu
lasciato alla giovane potenziale. Iole era avvezza alla lotta, per prima
cosa, si preoccupò di disarmare il nemico con Ludwig, dopo di ché passò al
corpo a corpo e, utilizzando tecniche di judo (sport che praticava da dodici
anni), riuscì a gettarlo a terra e lì soffocarlo con uno strangolamento, sotto
gli occhi di Buffy e Giles che erano già vittoriosi.
"Tu devi essere la nuova potenziale. Iole,
giusto?" la ragazza annuì rialzandosi in piedi.
"Io sono Buffy, la Cacciatrice, ti ospiterò nella mia casa.
Seguici."
Salirono su un'automobile e trascorsero nel silenzio più
assoluto i dieci minuti di viaggio. Il Signor Giles provò a fare qualche
domanda su chi fosse l'osservatore di quella potenziale, che cosa sapesse o
meno, ma la giovane rispondeva a monosillabi e poco più, per cui l'Inglese
rinunciò, per il momento, a raccogliere informazioni. Giunsero a casa Summers,
Buffy indicò alla nuova arrivata il posto dove stendere il proprio sacco a pelo
nel salotto, poi uscì per una ronda
assieme al proprio osservatore.
Iole si guardò un poco attorno, senza accendere la luce;
udì una voce: "T'han lasciata sola?"
"Chi ha parlato?! Fatti vedere!" ordinò
ferocemente e sottovoce.
"Non posso, sono legato."
"Allora probabilmente non dovrei parlar con te."
la ragazza iniziò a stendere il proprio sacco a pelo sopra il tappeto.
"No, no! Non ti mettere a dormire; dai per favore,
vieni qui, parliamo, fammi compagnia... Sei una potenziale, vero?"
"Così pare. Dimmi perché sei legato e poi vedrò se è il
caso di chiacchierare."
"Uff, perché nessuno si fida? Va bene, avvicinati e ti
racconterò."
Iole pensò un attimo, poi decise di andar verso la parte
della stanza da cui proveniva la voce, accese una lampada e finalmente scorse
il proprio interlocutore: era un ventenne, biondino, dall'aria innoqua, legato
ad una seggiola. "Eccomi, dunque?" Il prigioniero fece per parlare,
ma poi notò qualche graffio fresco sul volto della giovane, per cui domandò:
"Hai avuto un combattivo negoziato?"
"No, purtroppo non avevo la spada laser."
"Hai capito la citazione?" si stupì lui.
"Grandioso! Finalmente qualcuno con cui parlare! Non sai quanto mi sento
solo... ed escluso; qua tutti mi ignorano o mi prendono a ceffoni."
"Perché?"
"Credono che io sia cattivo... Sì, è vero, una volta
ero malvagio, molto malvagio, malvagissimo! Ma adesso è diverso, sono
cambiato... Sono come Regulus Black, il fratello di Sirius, che dopo aver
servito per un po' Lord Voldemort, ha compreso i propri errori e ora combatte
contro il suo antico signore."
"Combatti il Primo stando legato ad una sedia?"
"No... Il fatto è ce io vorrei dare una mano, rendermi
utile, ma non me ne danno l'opportunità." tacque, per qualche attimo
rimasero in silenzio, poi il biondo aggiunse con tutt'altro tono: "Ah, mi
prude il naso, me lo gratteresti per favore?" Iole guardò male
l'interlocutore, ma poi lo accontentò.
"Grazie, non puoi immaginare che fastidio! Il peggio,
però, è quando mi imbavagliano, uffa... Ehi, guarda qua sul collo, sono stato
morso da un vampiro; il Primo voleva eliminarmi perché sono passato dalla parte
della Cacciatrice e ha sguinzagliato uno dei suoi agenti contro di me, ma io ho
combattuto e, anche se mi ha morso, sono riuscito ad ucciderlo."
"Davvero?"
"No." si intromise seccamente una voce di
un'adolescente che proseguì: "L'ha salvato Buffy e non ha ucciso il
vampiro, Spike, ma l'ha chiuso in cantina."
"Ed è ancora lì?!" si meravigliò la potenziale.
"No, i portatori lo hanno rapito. Uh, piacere io sono
Dawn, la sorella della cacciatrice, tu, invece, sei quella che doveva
arrivare."
"Esatto: Iole."
"Io mi chiamo Andrew!" intervenne il prigioniero. La quindicenne gli diede un coppino dicendo: "Nessuno te l'ha chiesto. Dormi che è meglio!" poi di nuovo dolcemente si rivolse alla nuova arrivata: "Forse è bene che ti riposi, domani inizierai l'addestramento ed è bene che tu sia in forma."