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Autore: DarkButterfly    31/07/2010    2 recensioni
Avevo dimenticato che, tra le braccia di Nobuo, i miei problemi scomparivano per magia. [HachixNobu] Spero che sia di vostro gradimento, anche se sono un po' arrugginita ^^ Grazie a tutti :D
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Komatsui, Nobuo Terashima
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Alla fine arriva sempre il 4 marzo.

Hachi scese dal treno stringendo la piccola mano di Satsuki e si avviò verso l'hotel dei Terashima, la famiglia di Nobuo.

Il vento freddo spirava scompigliando i capelli di madre e figlia, e gli occhi di Hachi lacrimavano nascosti dalle spesse lenti degli occhiali da sole.

Maledetto vento, mi fa venire le lacrime agli occhi.

Ma anche lei sapeva che stava piangendo per un motivo ben diverso: ogni anno, il 4 marzo, si recava nella città natale dei Black Stones per l'anniversario della morte di Ren.

Ogni anno, assieme, riaprivano quella vecchia ferita e rinnovavano il ricordo di Ren.

Stavano svegli fino a tardi, bevendo e giocando a Mah - Jong.

Aspettavano la mezzanotte con la vana speranza che il nuovo giorno portasse via anche il dolore, ma il dolore non se ne andava mai. Mutava ma restava sempre con loro.

Il 5 marzo era il compleanno di Nana.

Ogni 5 marzo festeggiavano assieme il compleanno di Nana, ma lei non era mai lì con loro.

Satsuki non capiva lo strano comportamento degli adulti che la circondavano, aveva provato a chiedere spiegazioni alla madre, ma neppure lei era stata in grado di spiegarle il perché di quei festeggiamenti che apparivano tanto inutili e fuori luogo.

Non appena fecero il loro ingresso nell'hotel furono investite da una piacevole vampata di calore, ma nel cuore di Hachi continuava ad albergare una gelida morsa.

Nobu le attendeva al bancone della Reception e non appena le vide arrivare infreddolite si avvicinò sorridendo dolcemente.

Quello sguardo dolce ed amichevole riusciva a temperare l'animo della donna.

- Buon giorno, Nana. - La salutò cortesemente.

Hachi sorrise e ricambiò il saluto.

Nonostante la sua disponibilità, Nobuo tendeva a prendere le distanze da lei, tuttavia era molto affezionato a Satsuki e la trattava come se fosse una nipote, se non come una figlia.

Dal primo istante in cui li aveva visti assieme Hachi aveva capito che Nobu sarebbe stato in grado di amare Satsuki come sangue del suo sangue se ne avesse avuto la possibilità, l'aveva capito mentre la prendeva tra le braccia tremando per l'emozione e bisbigliando - Ciao Piccolina, come sei bella... -.

Aveva fatto un enorme sbaglio a sceglie Takumi al posto di Nobuo. Ma all'epoca era troppo sciocca e superficiale per prendere una decisione razionale.

Il suo pensiero era corso a chi tra  due aveva una maggiore disponibilità economica per soddisfare le sue esigenze e i suoi vizi. Aveva pensato anche a Nobu, a come non complicargli la vita, ma quel pensiero era sovvenuto in un secondo momento.

- Satsuki - Chan, come sei diventata grande! - Esclamò Nobu accovacciandosi di fronte a lei - Tra poco non potrò più chiamarti "Piccolina"! -

Ci sapeva fare con i bambini, o forse era con Satsuki che ci sapeva fare.

- Ma no, Zio Nobu! - Piagnucolò la bambina aggrappandosi al collo dell'uomo - Io sarà sempre la tua Piccolina! -

Nobu fece un mezzo sorriso e sollevò la figlia di Hachi come se fosse una piuma.

Con una mano la sosteneva e con l'altra accarezzava gentilmente i suoi lunghi capelli neri, così simili a quelli di Takumi.

Dietro quel sorriso triste si celavano i pensieri che tormentavano Nobu, Hachi non sapeva a cosa stesse pensando. Poteva solo tentare di immaginarlo.

- Ehi, Piccolina... - Le chiese poi - Ti andrebbero delle caramelle? -

Il tono di Nobu esprimeva una felicità solo apparente, una serenità falsa.

Le parole stentavano ad uscire dalla sua bocca come se fossero ostacolate da un nodo, era nervoso e nel grigiore dei suoi occhi si potevano intravedere lacrime pronte a scendere. Era così sensibile, Nobuo.

Non poteva essere altrimenti, nessuno avrebbe potuto scrivere testi così delicati senza possedere un animo sensibile.

La bambina scese a terra e corse verso il bancone della Reception, sul quale era posto un piattino pieno di dolcetti per i clienti. Non appena fu di nuovo vicina alla madre, Nobu le condusse verso la loro camera.

- Mettetevi pure comode, - Le invitò - vi avvertirò non appena gli altri saranno qui. -

Satsuki si stese sul letto e si addormentò immediatamente, mentre Hachi decise di fare un bagno caldo.

Non riusciva mai a rilassarsi mentre era a mollo nell'acqua calda. Se si azzardava anche solo per un secondo a permettere che i suoi pensieri vagassero liberi, la sua mente era assalita dai ricordi di Nana.

Ogni volta che aveva un problema non esitava a infilarsi nella vasca assieme a Nana per parlare e sfogarsi e, nonostante la sua amica trovasse strano fare il bagno con un'altra ragazza, era sempre rimasta ad ascoltare Hachi. A consolarla come poteva, con quel suo modo di fare un po' aggressivo.

Nana, quest'anno sarai qui con noi?

Hachi se lo domandava sempre e non aveva mai perso la speranza,  non le importava se tutte le sue illusioni venivano infrante anno dopo anno. Lei avrebbe sempre aspettato il ritorno di Nana.

Si chiese cosa stesse facendo Nobu nel frattempo, a cosa stesse pensando.

Prima, mentre lui teneva in braccio Satsuki, Hachi si era chiesta come sarebbero andare le cose se Nobu avesse cresciuto Satsuki come sua figlia, se loro due fossero rimasti assieme.

Forse sarebbe stato meglio per tutti.

Certamente sarebbero stati una famiglia unita e felice, e Satsuki avrebbe avuto un padre. Takumi ormai si era trasferito definitivamente a Londra assieme al piccolo Ren e telefonava soltanto per convincere Hachi e Satsuki ad andare a vivere assieme a lui. La bambina ne sarebbe stata felice, sarebbero stati una vera famiglia, ma Hachi non poteva abbandonare il Giappone: doveva restare, per Nana.

 

Hachiko stava preparando la colazione per Satsuki: era mattina presto e la cucina odorava di pancakes appena sfornati e latte caldo.

Dalle finestre dell'appartamento filtravano i primi timidi raggi di sole, era il momento della giornata che Satsuki amava di più: l'alba dipinta di colori tenui e il venticello freddo che svegliava la natura addormentata.

Ogni alba era una rinascita e ogni giorno Hachiko, svegliandosi, aveva l'impressione di essere una donna diversa.

Lo squillo insistente del telefono la scosse dal suo fantasticare, era un'adulta ormai, non avrebbe più dovuto passare il suo tempo sognando ad occhi aperti.

Lo squillo cessò, segno che Satsuki era stata più rapida di lei nel rispondere oppure che l'interlocutore aveva riagganciato.

A quest'ora del mattino? Chi può essere?

- Mamma! Mamma! C'è Papà al telefono! - Trillò Satsuki con la sua vocetta acuta.

Hachi prese la cornetta dalle mani della figlia e la portò all'orecchio con lentezza esasperante. Non voleva parlare con il marito, non voleva litigare di prima mattina.

- Buongiorno, Mogliettina Mia, - La voce di Takumi aveva il tono di una beffa - come ti senti? -

Hachiko deglutì, aveva voglia di rispondergli male o di interrompere bruscamente la telefonata. Non fece nulla di tutto ciò.

Come se ti importasse qualcosa di come sto...

- Ciao, Takumi, - Ribattè lei con tono accomodante - Io sto bene grazie, tu? -

- Anche io e Ren stiamo bene, grazie. - Rispose Takumi, dal suo tono di voce si capiva che non aveva chiamato per scambiare due chiacchiere inconsistenti.

- In Inghilterra non è notte fonda? Non dovreste essere a letto? - Chiese lei, nonostante la freddezza che provava nei confronti di Takumi non poteva fare a meno di preoccuparsi della sua salute.

Mangerà abbastanza?

- Sì, infatti ho chiamato perché volevo parlarti di una cosa... - Era stato colto alla sprovvista dalla sicurezza della moglie, la ricordava come una ragazzina superficiale e incoerente, ma soprattutto influenzabile. Che fosse cresciuta in quel periodo di lontananza?

- D'accordo, ma non ho molto tempo, Satsuki deve andare a scuola. - Spiegò lei mentre preparava la tavola.

Takumi si stiracchiò sulla sua poltrona e si accese una sigaretta, da quella posizione poteva vedere la porta della stanza di Ren aperta e sentiva il respiro regolare del bambino che dormiva profondamente.

- Ho trovato una graziosa villetta fuori Londra, è grande e ha un bel giardino... - Disse Takumi - ... Potremmo prendere un cane, che ne dici? -

Hachi sbatté con violenza il piatto sulla tavola, Takumi avrebbe dovuto saperlo che lei non si sarebbe trasferita a Londra con lui.

- No. - Rispose semplicemente.

- Nana, pensaci, potremmo essere una famiglia unita e felice... - Bisbigliò Takumi dolcemente - ... Una vera famiglia: tu, io, Satsuki e Ren... -

Hachi sentì le lacrime inondare i suoi occhi stanchi, si deterse il viso e rispose con voce tagliente - Allora comincia tu con l'essere un vero marito. Smettila di tradirmi! -

Takumi rimase pietrificato, lei non aveva mai dato peso all'adulterio. Sapeva com'era fatto quando aveva accettato di sposarlo e sapeva che non sarebbe cambiato.

Sapeva che le altre donne potevano avere il suo corpo, ma solo lei poteva avere il suo cuore.

- Satsuki ha bisogno di un padre e Ren di una madre. Vuoi davvero privarli di questo? - Voleva che si sentisse in colpa.

Preferisco crescere mia figlia senza un padre, piuttosto che farla crescere con te...

- Io devo restare qui, - Hachi deglutì. sapeva che le sue prossime parole avrebbero scatenato l'Inferno - l'ho promesso a Nana. -

- Sei una cagna fedele, Hachikou, - Ringhiò Takumi - ma non è Nana il tuo padrone... -

L'orgoglio era importante per Takumi e i continui rifiuti di Hachi erano nuove e profonde ferite che si aprivano ogni volta. L'uomo temeva che presto o tardi sarebbe crollato e avrebbe cominciato a supplicare la moglie di raggiungerlo in Inghilterra.

Nana tornerà e io sarò lì per lei, non importa quanto dovrò aspettare.

- Io credo che non abbiamo più niente da dirci. - Sospirò lei e riagganciò il telefono.

Satsuki arrivò in cucina e trovò la madre accovacciata a terra in lacrime, capitava spesso quando il padre telefonava.

Doveva crescere in fretta,la bambina, perché talvolta era lei stessa a doversi prendere cura di Hachiko: la abbracciava e la aiutava a stendersi a letto, poi le raccontava una storia esattamente come se Hachi fosse una bambina. Quando cose del genere accadevano, Hachi accarezzava la testa della figlia e bisbigliava con un filo di voce "Sei una brava bambina, Satsuki - chan-.".

 

- Nana, Satsuki - Chan! - La voce di Nobu richiamò Hachi alla realtà, i suoi ricordi erano tanto reali da materializzarsi di fronte ai suoi occhi.

Si mise un accappatoio e aprì la porta - Sono arrivati? - Domandò.

Nobu non poté evitare di arrossire mentre il suo sguardo scendeva con lentezza esasperante lungo il corpo seminudo della donna.

Stava ripensando alla prima volta in cui l'aveva vista nuda, nel suo appartamento.

 

Shin doveva essere uscito con una delle sue clienti e loro avevano l'intera casa a disposizione.

Avevano acceso la televisione ma dopo pochi minuti si erano resi conto che era solo un pretesto per rimandare il vero motivo per cui erano andati a casa di Nobu, dove non c'era nessuno.

- Andiamo in camera da letto? - Le chiese Nobu e con dolcezza la condusse verso la porta semiaperta.

Un argenteo fascio di luce lunare filtrava dalla finestra che sormontava il letto.

Nobu ricordava ogni singolo avvenimento di quella notte: ricordava il suo stupore mentre il corpo di Hachi si rivelava nella più completa nudità, ricordava il sapore della sua pelle candida e la sensazione che aveva provato mentre era dentro di lei.

Non si era mai sentito così completo come quella volta, con i loro corpi che combaciavano perfettamente e si univano come se fossero complementari.

I gemiti di Hachi echeggiavano ancora nella sua mente e il calore dei graffi che gli solcavano la schiena era tutt'ora cosi reale.

 

Quando i loro occhi si incontrarono di nuovo anche Hachiko arrossì e Nobu sorrise accomodante.

- Sì, sono tutti qui. - Rispose Nobu - Vi aspettiamo nella Hall, scendete quando siete pronte. -

E si allontanò frettolosamente.

Nobu sembra ancora un bambino, è così... Innocente.

Hachiko si rivestì e svegliò Satsuki che aveva l'aspetto di un angioletto mentre dormiva.

Vorrei essere altrettanto innocente anch'io.

Ma non poteva più considerarsi innocente. Takumi era come fango, era sporco e standole accanto aveva sporcato anche lei. E ora non poteva più tornare candida come prima.

Madre e figlia scesero mano nella mano. come ogni anno gli occhi di Hachi si riempivano di lacrime di fronte ai suoi vecchi amici.

La commuoveva vederli tutti lì riuniti, sebbene il motivo del loro incontro fosse così lugubre.

- Mamma! - Shin corse da lei e la abbracciò sollevandola da terra.

Cresceva ogni anno di più e Hachi era orgogliosa di averlo visto diventare un giovane e rispettabile uomo.

- Shin - chan... - Singhiozzò lei affondando il viso nel petto di lui.

Nel frattempo Satsuki era andata a fars coccolare da Yasu e da Miu, i cui capelli avevano ricominciato a crescere. Quando l'aveva vista per la prima volta con i capelli corti, Hachi era rimasta a bocca aperta: i suoi lunghissimi e meravigliosi capelli non c'erano più. Le era sembrata una tragedia, forse perché lei amava i capelli lunghi. Le era dispiaciuto anche vedere Takumi dopo che li aveva accorciati.

- Yasu, Miu, vi trovo bene. - Li salutò Hachi con un sorriso.

- Siamo felici di vedervi, Nana. - Replicò Yasu accarezzandole i capelli come aveva fatto con Satsuki.

Per tutti i presenti, eccezion fatta per Shin che la considerava una mamma, tutti si erano stupiti di vedere Hachi con una figlia. Erano soliti  a considerarla ancora una bambina e ora era una bambina che doveva occuparsi però di una figlia. E dovevano ammettere che se la stava cavando in maniera eccezionale, anche senza un padre.

- Andiamo? - Domandò Nobu avviandosi verso la porta d'ingresso.

Tutti lo seguirono, Yasu e Miu si tenevano per mano e così Satsuki e Shin, Hachi, sola, chiudeva la fila.

Nobu rallentò il passo in modo da restare indietro assieme a lei, era ancora imbarazzato per il loro precedente incontro, ma voleva rimediare.

- Va tutto bene, Nana? - Le chiese.

No, Nobu... Non va tutto bene.

- Certo! - Rispose. Troppo in fretta.

Nobu la osservò dubbioso ma non disse una parola. Non aveva alcun diritto di scavare nei sentimenti di Hachi, non più.

- Ren sarebbe orgoglioso di Satsuki oggi. - Commentò con un sorriso triste - Avrei voluto insegnarle personalmente a suonare la chitarra. -

Hachi gli posò una mano sul braccio e sorrise rincuorata - Nobu, quando prendi la chitarra in mano diventi un eroe per Satsuki. -

Si sorrisero e proseguirono in silenzio fino alla spiaggia.

Il mare plumbeo e agitato ruggiva di fronte a loro e le onde si infrangevano con violenza sulla sabbia. Ren avrebbe amato quello spettacolo e nella mente di chiunque si dipinse l'immagine di Ren seduto sul frangiflutti con il suo chiodo e i suoi malinconici occhi persi nelle vastità immense del mare e i suoi pensieri persi nella tempesta della sua mente.

Chiusero simultaneamente gli occhi e si misero a pregare a mani giunte.

L'odore dolciastro dell'incenso si sollevava in pigre spirali verso il cielo, chissà se Ren poteva sentire quel dolce profumo.

Ren, ti prego, proteggi tutti noi e Nana, ovunque sia.

Questa era la preghiera di Miu, che non aveva mai conosciuto bene Ren, ma che aveva a cuore i suoi cari.

Ren, ti prego, permettici di proseguire serenamente con le nostre vite.

Questa era la preghiera di Yasu, che aveva sempre cercato di rendere la vita pià semplice possibile a Ren e ora gli stava chiedendo di ricambiare il favore.

Ren, ti prego, fai in modo che la Mamma sia felice.

Questa era la preghiera di Shin, che aveva conosciuto molte donne nella sua vita, ma mai nessuna che l'avesse amato senza volere nulla in cambio come faceva Hachiko.

Ren, ti prego, fammi trovare il coraggio.

Questa era la preghiera di Nobu, che chiedeva la forza di seguire ciò l'istinto gli suggeriva di fare.

Ren, ti prego, fai in modo che la Mamma e il Papà facciano pace.

Questa era la preghiera di Satsuki che non aveva desiderio più grande che rivedere la sua famiglia unita e felice.

Ren, ti prego, fai tornare Nana da me.

Questa era la preghiera di Hachi, che aveva promesso di proteggere Nana, ma non ne era stata capace.

Poi il silenzioso corteo di quelle sei persone si diresse nuovamente verso l'albergo, la testa bassa e il cuore gonfio di sofferenza.

 

A Londra, seduta lungo le rive del Tamigi una donna dai lunghi capelli biondi fumava.

I suoi occhi felini e dolenti fissavano le cupe acque del fiume e il suo corpo intirizzito era raggomitolato sull'argine.

- Ti prego, Ren, proteggi Hachiko. - Mormorò con voce roca.

Una lacrima, una sola, le scese lungo la guancia.

 

Giocarono a Mah - Jong fino a notte fonda e bevvero poco, perché ormai erano diventati grandi e dovevano comportarsi in maniera responsabile.

Come ogni anno, a mezzanotte, Nobu aveva preso la chitarra e aveva intonato la canzone del compleanno e tutti l'avevano seguito cantando in onore di Nana.

- Oggi sono 26 anni. - Commentò Hachi con un sospiro triste - vorrei che fosse con noi a festeggiare. -

- Un giorno verrà, Mamma! - La consolò Satsuki abbracciandola.

Andarono avanti a chiacchierare fino a notte fonda e pian piano se andarono tutti: prima Yasu e Miu e poi Shin che barcollando aveva raggiunto la sua stanza.

Ora erano rimasti soli Hachi e Nobu, che teneva tra le braccia la piccola Satsuki, profondamente addormentata.

La donna, accovacciata sulla poltrona di fronte alla loro, li osservava con uno sguardo assente, sembravano padre e figlia.

Forse sarebbe stato meglio per tutti se fossi rimasta accanto a Nobu.

- Va tutto bene, Nana? - Nobu ripeté la stessa domanda che le aveva posto il pomeriggio ma questa volta il suo tono non ammetteva menzogne.

Lei scosse la testa, incapace di fare qualsiasi cosa. Non voleva mettere a nudo i suoi sentimenti di fronte a Nobu. Non voleva che lui la vedesse di nuovo vulnerabile.

- Ta... Takumi vuole che io vada a Londra con lui. - Balbettò stringendosi le ginocchia al petto.

Sembrava una bambina mentre osservava Satsuki con quegli occhi grandi e tristi.

- Non vuoi tornare da tuo marito? - Domandò Nobu, sottolineando la parola marito, per quanto apparisse indelicato.

- Per me lui è come un estraneo, ma è il padre di Satsuki e io le sto impedendo di avere un padre... - Scoppiò in lacrime - ... Sono una madre orribile. -

Nobu si liberò delicatamente dalla presa di Satsuki e si avvicinò ad Hachi.

- Ehi... - Bisbigliò a voce bassa - ... Non voglio sentirti ripetere mai più una cosa del genere. -

Le posò la mano sulla spalla, e lei ne approfittò per voltarsi e stringerlo con forza a sé.

Cominciò a singhiozzare come una bambina con il volto affondato nel petto di Nobu, che le accarezzava goffamente i capelli.

La baciò sulla testa.

Avevo dimenticato che, tra le braccia di Nobuo, i miei problemi scomparivano per magia.

- Io non amo Takumi... - Pianse Hachi.

Nobu deglutì, quella vicinanza era per lui più dolorosa di mille pugnalate al cuore.
Poter stare accanto ad Hachi in quella maniera eppure non poterle dichiarare i propri sentimenti. Era un Inferno.

Voleva consolarla, convincerla che lei e Takumi si amavano alla follia. Ma non poteva mentirle.

Ricordava la promessa che le aveva fatto,. Aveva giurato che se l'avesse vista triste a causa di Takumi l'avrebbe riconquistata.

Si sentiva meschino perché in tutti quegli anni non aveva mai mosso un dito, per quanto continuasse a lanciare muti segnali di soccorso.

L'allontanò da sé con violenza, e la tenne stretta per le braccia costringendola a guardarlo negli occhi - Non puoi farmi questo! - Ringhiò furioso come non mai.

- Cosa? Io non capisco Nobu... - Singhiozzò Hachi cercando inutilmente di abbracciarlo di nuovo.

Lui si alzò e cominciò a camminare avanti e indietro come una tigre in gabbia stuzzicata dai bambini.

- Tu non puoi venire qui e cominciare a piangere sulla mia spalla, e poi stringermi a te, ed essere così indifesa... - Si posò una mano sulla fronte e scosse la testa - ... Io non resisto... -

Hachi si asciugò gli occhi e si alzò avvicinandosi all'uomo, ora voltato di schiena - Se ancora innamorato di me? - Domandò.

Sei ancora innamorato di me? Era una domanda così semplice e spontanea.

E la risposta era così difficile.

- Ti aiuto a portare Satsuki in camera. - Cambiò bruscamente discorso e sollevò la bambina.

Lo so che non dovrei approfittare di Nobu mentre è in questo stato... Ma mi è mancato... Tanto.

Hachi gli fece strada fino alla sua stanza: una specie di lussuoso appartamentino con due camere da letto singole e un bagno.

Nobu adagiò la bambina nella prima camera e le rimboccò le coperte - Buona notte, Piccolina. - Bisbigliò tristemente.

Fece per uscire, ma Hachi gli bloccava la strada.

Lei gli posò le mani sul petto e lo fissò intensamente. Era lo stesso sguardo di 6 anni prima: intenso, bramoso, dolce... Indescrivibile.

Nobu sentì una sensazione di calore al basso ventre, non poteva approfittare di lei così.

Hachi non era ingenua, né tanto meno innocente. Eppure gli sembrava pura come un angelo mentre gli stava di fronte con le mani posate sul suo torace.

- Nana, io... - Stava per concludere la frase e dire "devo andare, ora", quando lei posò le labbra sulle sue. Zittendolo con un bacio.

All'inizio non era nulla più di un pudico sfioramento di labbra ma ben presto quel bacio crebbe, famelico e arrabbiato.

Le loro labbra si scontravano violentemente e le loro lingue si attorcigliavano in una battaglia senza vincitori nè vinti.

Lui le morse delicatamente le labbra e poi cominciò a baciarle il collo con trasporto.

Erano entrambi in balia di un bisogno più antico di loro: qualcosa che non erano in grado di controllare e al quale non volevano opporsi.

Si lasciarono guidare da quella forza fino in camera da letto. Nobuo chiuse a chiave dietro di sé e spinse Hachi sul letto.

Lei era confusa e un po' spaventata, che fine aveva fatto il ragazzo dolce e attento che conosceva?

Lui si inginocchiò e, afferrandola per i fianchi, la issò sulle sue gambe. Lei s aggrappò al suo collo come un cucciolo con un mano, mentre con l'altra gli accarezzava il viso e i capelli.

Io non voglio ferire Nobu un'altra volta...

Lui le aveva infilato le mani sotto la sobria gonna nera e le stava lentamente sfilando le calze in nylon.

- Nobu... - Mormorò lei - ... Io... -

Lui le posò l'indice sulle labbra e le sorrise - Non c'è bisogno di parlare ora... -

E la baciò di nuovo.

Quando cominciò a sbottonarle anche la camicetta finalmente Hachiko si arrese e cominciò a spogliare lui a sua volta.

Gli levò la maglietta e con mani tremanti gli sbottonò la cintura. Da quanto tempo non entrava tanto in intimità con un uomo?

L'ultima visita di Takumi risaliva a mesi prima e inoltre quella volta si era limitato a montarla come un animale, senza nemmeno spogliarsi.

Rimasero entrambi in biancheria accovacciati l'uno di fronte all'altro come una volta. Due vecchi amanti in una nuova cornice.

Le forme di Hachiko si erano ammorbidite e sul suo ventre spiccava, candida, la cicatrice del parto cesareo. Con grandissima delicatezza Nobu l'accarezzò.

Quelle dita calde che sfioravano la sua pelle creavano in Hachi una sensazione che non provava ormai da molto tempo.

Con Nobu voleva fare l'amore dolcemente e dimenticarsi di tutte le volte in cui Takumi l'aveva scopata contro il suo volere.

- Sei ancora più bella del sole... - Sussurrò lui, poi la obbligò a stendersi e cominciò a baciarle il collo, la clavicola, scese piano lungo l'incavo del seno e con la punta della lingua percorse nuovamente la riga di tessuto cicatrizzato. Quel marchio, sulla pelle della donna, l'aveva stregato.

Hachi non disse nulla, amava essere adulata, ma non sapeva cosa rispondere di fronte a un commento tanto sincero.

Con mani abili sganciò il reggiseno nero di Hachi e lo rimosse dolcemente. Nonostante l'allattamento e qualche lieve smagliatura i seni di lei apparivano ancora perfetti come boccioli di rosa.

Nobu li prese tra le mani e li baciò con reverenza, come se fossero sacre reliquie e lui un pellegrino.

Nel frattempo le mani di Hachi accarezzavano il corpo secco e nodoso dell'uomo. Era dimagrito dall'ultima volta che si erano incontrati e questo la metteva a disagio.

Nobu sorrise, lei non gli era mai apparsa tanto bella.

Le mani di lui scesero fino all'elastico delle mutandine di lei e con delicatezza le rimosse, mentre lei faceva lo stesso con i boxer di lui.

I vestiti giacevano abbandonati sul pavimento come cadaveri in un campo di battaglia. Nobu si sporse e afferrò i jeans, frugò per qualche istante nelle tasche ed infine estrasse la confezione argentata di un profilattico.

Senza dire una parola Hachi glielo sfilò dalle mani e strappò la confezione, poi lo posizionò lei stessa, con grande abilità, sul membro eretto dell'amante.

Le loro labbra s'incontrarono di nuovo e lui la fece stendere nuovamente sul letto, pronto a penetrarla.

- Fai piano, - Lo supplicò - c'è la bambina di là. -

- Non ti preoccupare, - Rispose lui - farò piano. -

Poi con dolcezza entrò nel sesso bagnato di Hachi.

Hachi sospirò, schiacciata dal peso dell'amante. Non ricordava quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva sentito la pelle nuda di un uomo sulla sua, incrociò le gambe sulla schiena di Nobu e cercò di assecondare le sue spinte muovendo il bacino tanto quanto la posizione le permetteva.

Si mossero a lungo variando il ritmo delle spinte, talvolta lente e delicate e altre volte veloci e violente.

I loro gemiti e i loro sospiri erano gli unici suoni presenti nella stanza, il letto cigolava lievemente ma loro non ci davano peso.

L'aria era calda, bollente, e c'era odore di pelle e sudore e sesso.

Raggiunsero l'orgasmo quasi simultaneamente e si lasciarono andare entrambi con un sospiro, nulla più.

Poi rimasero abbracciati nella penombra della stanza, dormendo, ancora uniti, un sonno profondo e senza sogni. Perché il sogno più bello l'avevano appena vissuto nella realtà.

Mentre l'alba rischiarava la finestra si svegliarono e improvvisamente ciò che la scorsa notte gli era apparso tanto giusto ora sembrava un orrendo delitto. Hachiko aveva tradito suo marito e Nobu si era approfittato di una donna fragile ed instabile.

Si alzarono e si vestirono in fretta, senza guardarsi negli occhi e senza parlarsi.

- Non avevo mai tradito Takumi, prima... - Mormorò lei sentendosi tremendamente in colpa - ... Non avevo mai tradito nessuno prima. -

- Avevo giurato a me stesso che se ti avessi vista infelice a causa di Takumi ti avrei riconquistata, - Replicò Nobu - ma non avevo mai pensato che sarei stato io stesso a farti soffrire. -

Si inginocchiò accanto al letto e la guardò - Cosa vogliamo fare di questa notte? - Domandò a bruciapelo.

Hachi rimase per un momento senza parole. La sua mente era come una lavagna bianca dalla quale erano state cancellate tutte le idee: le serviva del tempo per elaborare una soluzione, ma non ne aveva.

Dimenticare e buttarsi tutto alle spalle appariva la scelta più logica, ma come poteva dimenticare quella notte meravigliosa? Non aveva mai dormito così bene come tra le braccia di Nobu.

Cercare di instaurare un rapporto serio e maturo sembrava la soluzione più irrazionale ma anche quella a cui Hachi agognava, non le importava di Takumi: avrebbe divorziato pur di avere nuovamente il diritto di stare tra le braccia di Nobu.

Nobu, io... Io ti amo come non ho mai amato nessuno. Ma ormai sono grande per credere alle favole e so che non esiste il "vissero per sempre felici e contenti". Non esiste per le persone che lo meritano, come Nana e Ren, figuriamoci per una donna crudele come me. Perdonami, Nobu.

Stava per parlare, per dirgli che quella notte era stato uno sbaglio, uno sbaglio meraviglioso, ma pur sempre uno sbaglio, quando lui interruppe il corso dei suoi pensieri.

- Nana, io ti amo. - Si dichiarò - Ho cercato di smettere, ho frequentato altre donne, ma nessuna era mai quella giusta. E sai perché? -

Hachi scosse la testa anche se in realtà conosceva la risposta: il coraggio di Nobu la lasciava confusa e inerme.

- Perché io avevo già trovato la persona giusta. Eri tu, capisci, Nana? Tutto questo tempo a cercare di nascondermi, a cercare di convincermi che tu eri ormai irraggiungibile, non è servito a nulla. Perché tu sei unica, e tutte le donne di questo Mondo non valgono, per me, la metà di te. - Nobu era ormai completamente rapito dal flusso dei propri pensieri e le parole sgorgavano fuori dalla sua bocca come un fiume ruggente.

Perché mi dici tutto questo ora, Nobu? Perché non 6 anni fa?

- Anche se io decidessi di lasciare Takumi, sarebbe difficile ricostruire un rapporto... - Il tono di Hachi era amaro e triste - ... E ci vorrà del tempo... Tanto tempo. -

Nobu le prese una mano, le sue erano ancora calde come una volta e di nuovo Hachi si ritrovò a pensare che non voleva mai più lasciare quella mano. Si fissarono intensamente per un'infinità di tempo, mentre l'aria immobile attorno all'ora diventava sempre più chiara.

- Ho fiducia in te, Nana, - Ripeté le stesse parole che aveva detto quando si erano messi assieme - ti aspetterò. Non importa quanto tempo ci metterai, io sarò qui per te. -

- Ora però è meglio che tu vada, non voglio che Satsuki ti trovi qui quando si sveglia. - Rispose Hachi, un po' troppo fredda.

Lui la baciò un'ultima volta e si allontanò, anche lui sentendosi ora lontano da quella che era l'essenza più profonda della donna.

Hachi non poteva più stare chiusa in quella stanza dove permeavano ancora il calore e il profumo di Nobu, si rivestì e scese nella Hall, bramando soltanto la solitudine dei suoi pensieri e dei suoi supplizi.

- Mamma! - Nonostante fosse presto Shin era già in piedi, seduto su un divanetto con una rivista patinata tra le mani.

- Shin... - Balbettò Hachi confusa, sentendo le lacrime agli occhi.

Con imbarazzo e reticenza Hachi raccontò al ragazzo di ciò che era successo tra lei e Nobu quella notte. Shin era sempre stato saggio per la sua età e, in quel momento, Hachi non sapeva su chi altro fare affidamento.

Shin l'ascoltò in silenzio corrugando la fronte e cambiando spesso posizione, segno che era a disagio quando discuteva di argomenti del genere con la sua "Mamma". Quando il raccontò si concluse, calò tra i due un silenzio orribilmente pesante, come un sudario che li avvolgeva nella calma del mattino.

- Sei ancora innamorata di Nobu, Hachi? - Le chiese Shin, a bruciapelo. Nessuno le aveva rivolto quella domanda, negli ultimi 6 anni.

Si ricordò di come si era trovata divisa tra Nobu e Takumi e di come la sicurezza e la forza interiore del secondo l'avessero conquistata. Quella volta era giovane e ancora non capiva nulla del Mondo, ma ora? Ora sapeva come stavano le cose con Takumi, sapeva che lui la stava solo facendo soffrire e il suo amore non era altro che cieca lealtà nei confronti dell'uomo che le aveva dato un tetto sopra la testa e aveva salvato lei e  la figlia da un destino, forse, miserabile, Non solo, Takumi l'aveva anche sposata e l'aveva viziata come una bambina. L'aveva anche tradita, certo, e ora viveva a Londra e non si incontravano mai, ma poteva davvero voltargli le spalle?

Ma dall'altra parte c'era Nobu, il dolce e fedele Nobu, che l'aveva aspettata tutti quegli anni e che l'amava a tal punto da restare nell'ombra pur di non distruggere l'illusione di felicità che lei aveva costruito assieme a Takumi. Nobu che riusciva a vedere oltre i capelli lisci e neri di Satsuki e a volerle bene, non come uno zio, ma addirittura come un padre. Nobu che era riuscito a darle il piacere più grande della sua vita anche se non era esperto quanto Takumi e che le aveva promesso che avrebbe fatto l'impossibile per la sua felicità. Sì, amava Nobu, ma aveva un contratto nei confronti di Takumi: perché il loro matrimonio non era altro che quello, un freddo contratto che la obbligava a dargli la sua totale fedeltà finché non morte non li separi.

- Io... Sì... - Singhiozzo lei prendendosi il viso tra le mani - Ma non posso abbandonare Takumi. -

Shin le accarezzò i capelli - Ehi, è stato Takumi il primo ad abbandonarti. Sei felice con lui? -

Hachi scosse la testa, non c'era bisogno di riflettere su quello: erano anni che Takumi la rendeva infelice, ma lei aveva sempre resistito per Satsuki. Ora però era stanca.

- E con Nobu sei stata felice? - Le domandò ancora.

- Ogni singolo istante... - Rispose lei.

Shin si alzò e si allontanò - Dentro di te sai già qual è la cosa giusta da fare, Nana. - Estrasse una sigaretta dalla tasca e si avvicinò alle porte scorrevoli - Il tuo cuore ha tutte le risposte. -

Sai Nana,

Nemmeno quest'anno sei tornata a colmare il vuoto che hai lasciato nel mio cuore, ma non importa.

Non sarò più infelice perché ora so che Nobu resterà accanto a me per tutti gli anni a venire e assieme aspetteremo di vederti varcare la soglia dell'appartamento 707.

Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutti i doni che mi hai fatto in quei 6 mesi che abbiamo trascorso assieme, per avermi fatto crescere e incontrare persone meravigliose.

Ora ho realizzato il mio sogno: posso stare con l'uomo che amo e la mia bambina in una casetta graziosa.

Ma nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza di te.

Sei ancora il mio eroe, Nana. Torna da me.

 

 

  
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