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Autore: Noacat    02/08/2010    3 recensioni
Che differenza c'è tra l'eroe e il cattivo? Che cosa ci vuole per perdonare?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aeris Gainsborough, Sephiroth
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

DEFINITION OF A SUNRISE
scritta da Noacat, tradotta da Alessia Heartilly

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Il vigore e la forza sono compagni della morte; l'arrendevolezza e la debolezza sono compagni della vita. Quindi un'arma che è forte non sconfigge completamente, un albero che è forte arriverà alla sua fine - il debole ha la meglio sull'inflessibile, e l'arrendevole ha la meglio sul forte. --Lao Tzu
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alba [àl-ba] s.f. 1 Luminosità mattutina che rischiara il cielo notturno e precede l'aurora; estens. ora mattutina: allo spuntare dell'a. 2 fig. Inizio, principio
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Il buio turbinava e sentì acciaio freddo e duro che scivolava attraverso la carne del suo torso. Un dolore bianco e caldo gli si diffuse nel corpo mentre il metallo veniva lentamente sfilato. Il suo nemico non voleva rendergli le cose facili. La figura vestita di nero si accasciò al suolo, con il sangue che zampillava dalla sua ferita. Istintivamente, si portò la mano alla fonte del dolore, ritraendola poi per guardarla. Con sorpresa, fissò il fluido rosso scuro che gli macchiava la mano. Poteva sentire il mondo che gli si chiudeva intorno, mentre guardava quello che lo aveva ferito. Sephiroth guardò gli occhi del suo nemico con sorpresa, e il giovane uomo davanti al lui lo fissò a sua volta. La sua espressione era illeggibile, il suo viso nulla più che una maschera. Rimaneva lì in piedi e basta, con la spada insanguinata in mano, gli occhi azzurro-verdi per la Mako pieni di furia gelida. Sephiroth aspettò; di sicuro il ragazzo avrebbe detto qualcosa, adesso. Un insulto pietoso mentre lui giaceva morente, forse gli avrebbe domandato persino perché. Niente. Il ragazzo non disse niente. Cloud. Il suo nemico. Il suo pupazzo. Lì in piedi più forte di lui; dopotutto lui era un eroe.

Sephiroth fece un sorriso; un improvviso attacco di tosse fece quasi cadere il guerriero, e lottò per rimanere diritto. Asciugandosi via il sangue dalla bocca, disse al ragazzo, "...smettila di guardarmi così. Hai vinto. Goditi il momento. Sto per morire. Celebra la mia sconfitta..."

Il ragazzo si limitò a scuotere la testa; la furia dei suoi occhi si addolcì, e venne rimpiazzata dalla pietà, "nemmeno lo sai, vero? Non ne hai idea..." gli chiese il ragazzo, mentre l'emozione dei suoi occhi toccava finalmente anche il suo viso.

Sephiroth si irrigidì, stringendo i denti. "Non compatirmi... non osare..." Ci fu un altro attacco di tosse, e si appoggiò alla sua masamune per avere supporto.

"...Ma lo faccio..." affermò semplicemente Cloud, con gli occhi annebbiati mentre sospirava e guardava il guerriero caduto. Eri il mio eroe... l'eroe di tutti... Lui scosse la testa, e il ragazzo gli voltò le spalle per andarsene.

Senza nemmeno dargli la dignità della morte di un guerriero, lasciandolo semplicemente lì a lottare da solo. La figura del ragazzo si ritrasse da lui, si faceva indistinta mentre lasciava il Lifestream. Una furia inutile si irradiò nel corpo di Sephiroth. Fu breve; non aveva più l'energia né la volontà di essere arrabbiato. Non poteva fare nulla comunque. Stava per morire. Il guerriero guardò, mentre la sconfitta affondava nelle sue ossa, il ragazzo che si riuniva ai suoi amici. Sephiroth poteva vederlo a malapena ora, la sua visuale aveva iniziato a farsi annebbiata e la strana qualità della luce nel Lifestream non era d'aiuto. Cloud ritornò da loro, come eroe conquistatore. Una ragazza dai capelli lunghi color del cioccolato lo salutò con un sorriso e un abbraccio. La guerriera... era bellissima, nonostante sembrasse provata dalla battaglia. I capelli erano in disordine, innumerevoli ferite le rovinavano braccia e gambe, i vestiti erano strappati, eppure era ancora davvero bellissima. Lei gli parlò, con il viso pieno di speranza. Sephiroth non poteva sentire le parole, ma lesse le labbra. Ce l'hai fatta? Hai vinto? Cloud annuì. Un'altra ragazza corse da lui a tutta velocità; era più bassa e vestita come una ninja di Wutai. I suoi vestiti erano messi molto peggio, come se non fosse stata attenta quanto gli altri durante la battaglia. C'era un grosso taglio sulla sua piccola fronte, il suo braccio nudo era coperto di sangue secco, ma in qualche modo era riuscita a sopravvivere. Sephiroth si rese conto che lei o qualcun altro dovevano averla curata, perché con ferite come quelle probabilmente non sarebbe stata in grado di stare in piedi, figurarsi di correre. Anche questa ragazza sorrise, saltellando e quasi strangolandolo con la mera ferocia del suo abbraccio. La guerriera bruna rise, e aiutò Cloud a liberarsi della ragazza.

Il resto del suo variegato gruppo arrivò a turni. Il grande uomo con la pistola inserita nel braccio, che dava una pacca sulla spalla del ragazzo con un enorme sorriso sul suo viso d'ebano, borbottando parole di congratulazione. Sephiroth non riusciva a cogliere le parole; la sua vista stava cedendo. Poi arrivò il leone rosso, e strofinò la gamba del ragazzo e abbaiò seccamente la sua approvazione. Una specie di gatto ballò lì accanto per tutto il tempo, saltando eccitato su e già, gridando con gioia attraverso il suo megafono. Persino il pilota e l'ex Turk si congratularono con il ragazzo per il lavoro che aveva fatto. Sì, un buon lavoro. Cloud rise, mentre la guerriera bruna faceva una battuta. Le mise un braccio intorno alla vita e il gruppo se ne andò. Risalirono l'edificio roccioso sopra il Lifestream, e dopo poco Sephiroth li perse di vista. E rimaneva lui in una pozza del suo stesso sangue, a morire da solo e compatito. Amici, Cloud aveva amici. Felici di vederlo. Felici che stesse bene. A Sephiroth erano sempre state negate queste cose. Era una conseguenza delle sue stesse azioni? Un fallimento suo o loro? Di sicuro non importava più. Eppure, il mondo era sempre stato un posto gelido e duro per lui. Dall'inizio alla fine. Nato come esperimento di laboratorio, non amato, voluto da chi si prendeva cura di lui per il suo valore come oggetto di studio. Riverito come generale, perché era brillante e perché aveva vinto. Mai considerato per se stesso, solo per l'uomo. Odiato come nemico del mondo, anche se era abbastanza sicuro di esserselo meritato. E moriva da solo, come doveva essere. Persino Jenova lo aveva abbandonato... o almeno ci provava. Quello che era rimasto delle sue cellule dentro di lui stava lottando contro di lui, ma lui non glielo avrebbe permesso. Aveva ancora abbastanza energia per farlo; lei sarebbe morta con lui. Lei lo aveva messo in questa situazione, la stronza.

Con l'intera vita svuotata di amore e felicità, non conosceva altra emozione che la rabbia, altro sentimento che il dolore. Non è stato così per gli altri, vero? All'improvviso le parole di Cloud tornarono da lui, e presero significato nella sua mente. Ma dannazione a lui, Sephiroth non voleva la sua pietà. Non ci voleva nulla a che fare...

"Perché?" Chiese una voce dolce dietro di lui. "Dovrestiessere compatito..."

Con un enorme sforzo, Sephiroth si voltò a guardare la padrona della voce. Spalancò gli occhi quando vide chi era. Lei era lì. La fioraia. La Cetra, un'anziana e l'ultima della sua specie... prima che lui spegnesse la sua luce. Aeris... era quello il suo nome. Aeris. Sembrava uguale nella morte a come era stata in vita, a parte i vestiti che indossava. Aveva un kimono bianco a strati, con piume color oro e rosse ricamate sul tessuto, e un obi dorato intorno alla vita. Le maniche lunghe le coprivano le braccia magre, incrociate davanti a lei. I capelli erano raccolti in quella coda così familiare, e un fermaglio elaborato sostituiva il suo vecchio fiocco. Una dea vestita di rosso e oro. I suoi occhi troppo verdi luccicarono, più saggi della sua età e pieni di vita.

"Tu..." disse Sephiroth in un respiro; per la prima volta nella sua vita era sorpreso. Non durò molto; immaginava che fosse il modo dell'universo di dirgli che il suo tempo era scaduto. Ovviamente sarebbe stata lei. Di tutte le cose che aveva fatto, ucciderla era stata la peggiore. Se doveva marcire all'inferno, era la scelta più naturale che fosse lei a mandarcelo.

"Chi ha detto che andrai all'inferno?" chiese lei, il suo viso da ragazzina insolitamente regale.

"...Lo immagino... per quale altro motivo saresti qui?"

"Ci sono sempre dei motivi..." Lei sorrise. "In ogni caso, non andrai all'inferno. Pensi che dovresti?"

Lui ci pensò un momento, e la sua mente sembrava improvvisamente così chiara. "Sì... le cose che ho fatto... mandami là e basta, non ha senso discuterne con te."

"Ma davvero. Le cose che hai fatto..." Lo guardò per un momento. "Mmmh... che cosa hai fatto?"

"Lo sai bene quanto me. Smettila di giocare con me," ruggì, sentendo un'emozione sconosciuta che iniziava a montare dentro di lui. Emozioni. Le aveva avute raramente, raramente aveva sentito altro a parte la furia. Che cos'era?

Gli occhi smeraldo di lei lo fissarono. "Si chiama senso di colpa... per che cosa ti devi sentire in colpa? Non sei Sephiroth? Generale... Guerriero... DIO?"

"N-no... io... perché me lo stai chiedendo? Perché?" Era sempre stato in grado di sopportare il dolore, ma per qualche motivo questa volta... non poteva. Aveva raggiunto il suo limite. Voleva solo morire, lasciami morire...

"No... non finché non mi rispondi."

"...È l'inferno questo... sono già qui..."

"No... rispondi alla mia domanda. Per che cosa ti senti così in colpa?"

Sephiroth la guardò; era così stanco. "Io... io ti ho ucciso. Ucciso senza rimorso. Migliaia. Uomini. Donne. Bambini. Senza un pensiero... perché?"

"Sì... perché? Hai una ragione?"

"...Sono un mostro."

"Sì... sì, lo sei o lo eri..." disse lei, come fosse un dato di fatto. "Hai mai considerato il perché? Ti sei mai chiesto cosa stavi facendo? C'era una parte di te che non era un mostro ed è ancora così. Quando venne Jenova dal cielo migliaia di anni fa. Ci fidavamo di lei. Lei ha fatto ammalare la mia specie. Li ha fatti impazzire, li ha resi dei mostri... come te. Nel profondo, quelli che erano impazziti... non erano malvagi. Solo ammalati. All'inizio, quelli intoccati cercarono vendetta. Con il tempo, ad ogni modo, furono travolti dalla compassione per coloro che erano impazziti. Si resero conto che non avevano idea di cosa stavano facendo, che erano guidati... obbligati a fare cose contro la loro volontà, dalla voce seducente di Jenova. Hanno sopportato così tanta sofferenza, le loro menti sono state violentate e torturate. Consideravamo a malapena adatto punirli ulteriormente. Così li abbiamo portati alla Terra Promessa. Tu soffri come loro. Anche di più. Non sei stato usato solo da Jenova, ma anche dalla Shinra e da Hojo. Hai passato la vita intera nella sofferenza."

"...Che cosa ne sai?! Ti ho detto che non voglio compassione..."

"Quello che vuoi non fa differenza. Quando Cloud ha detto che non ne avevi idea... lui non ha nemmeno capito quanto avesse ragione. Quando sono nata, lo sapevo. Sapevo che sarei morta, persino il minuto esatto. Sapevo quando, dove, come... e chi. Per molto tempo, ho trovato difficile anche il solo vivere. Come puoi vivere, sapendo quando morirai? Mi sembrava inutile. L'unica cosa che mi permetteva di andare avanti erano i miei fiori. Amavo guardarli crescere. E un giorno mi resi conto che riuscivo a far crescere i fiori in una terra arida come Midgar. Iniziai a guardarmi intorno, e alla fine capii quanto sia preziosa la vita La terra stessa stava morendo... potevo non guardare, se volevo... ma poi sarei stata responsabile quanto quelli che provocavano la sua sofferenza."

Lei tacque per un momento, permettendo all'uomo morente di riflettere sulle sue parole. "Oh Dio... lo sapevi. Tu... lo sapevi..." Il pensiero lo spezzò. "Perché? Tu... avresti dovuto starmi lontana. Queste... persone... non valevano la tua vita. PERCHÉ?!"

"Era una scelta tra le vite di milioni di persone e la mia. Così ho scelto loro... sapevo che era l'unico modo. Tu non hai mai avuto quella scelta. Non hai mai conosciuto l'umanità come ho fatto io. Io avevo sentito il calore del loro amore. Tu non hai sentito niente, sei stato usato. Come potevi capire... questo intendeva dire Cloud. Non capisci quanto sia preziosa la vita. Tutta la vita. Perché nessuno te lo ha mai mostrato. Ti ha lasciato perché lui capisce. Te lo stava mostrando. Lasciandoti morire come un umano... morire come un Cetra... non come il mostro che Jenova e la Shinra ti hanno fatto diventare... così, in cambio ti guiderò alla Terra Promessa... dove non soffrirai più."

Sephiroth fissò la Dea, stupefatto. "Io non... merito la tua compassione. Non merito niente. Perché?"

"L'odio porta solo altro odio. Nella punizione non c'è premio. Ti ho perdonato molto tempo fa... perdona te stesso, lasciati andare e prendimi la mano..." Aeris sorrise, mentre un'aura calda e luminosa circondava la sua figura serena mentre gli allungava la mano.

La morte era vicina, Sephiroth poteva sentire la vita che gli scivolava via. No, non meritava la sua compassione. Era un mostro indegno. Aveva sprecato la sua vita. Rabbrividì, Dio... era così stanco. "Perché... perché mi hai perdonato? Se fossi stato al tuo posto... non avrei potuto..."

"...Io non sono te. E quello che sei diventato non è quello che eri. Prima di Jenova, prima di questa follia. Hai cercato di essere una brava persona. Hai fallito. Questo non ti rende imperdonabile... lasciati andare..."

Lui la guardò, mentre un'improvvisa ironia amara la faceva ridere. "Sei diventata il Dio che volevo essere... tu sei la Dea, e io sarò ricordato come il mostro che ti ha ucciso..."

Lei lo guardò profondamente negli occhi, e le sue profondità verdi e calde lo sopraffecero. "Allora quella sarà una punizione sufficiente... lasciati andare..."

Esitante, lui le prese la mano, chiudendola nella propria. La sua mano era così piccola... un minuscolo fiore bianco in un campo enormemente grande. Poteva sentire la sua pelle contro la sua... quando si era tolto i guanti? Perché non riusciva a ricordarselo? Pelle morbida... arrendevole... cedevole... come poteva qualcosa di così fragile avere la meglio su di lui? Sephiroth alzò lo sguardo su di lei con una meraviglia da ragazzo, la rabbia passata... e tutto quello che rimaneva era tranquillità. La sua corazza indurita costruita nel corso degli anni stava svanendo. Dea della Misericordia... Dea della Luce... si perse in lei, il mondo che si allontanava... scivolando... scivolando. Sephiroth si lasciò andare, e sentì il suo spirito lasciare la presa sul suo corpo. La sua prigione. Calore... calore come non lo aveva mai sentito lo avvolse. Amore. Luce. Tutte le cose dolci che gli erano state negate adesso erano sue. La Dea lo guardò mentre moriva. Un'unica lacrima scivolò sulla guancia di porcellana. Il suo lavoro non era ancora finito.

Tifa Lockheart guardò dal ponte dell'Highwind, mentre si allontanavano dalle rovine in fiamme di Midgar. Provò un certo strano sentimento di meraviglia e perdita, e qualcosa di... indefinibile. Il sole sarebbe sorto presto, notò, gli occhi profondi e distanti. Un rumore dietro di lei la spaventò. Era Cloud... sorrise.

"Ti ho sentito prima che arrivassi... stai perdendo il tocco magico."

Lui sorrise. "Ehi, sono stanco. Dammi tregua. Come stai?"

"...Ho aiutato a salvare il mondo, quindi credo di sentirmi proprio fantastica..." si fermò, accigliandosi un poco. Doveva? "Cloud?"

"Mmmh?" Lui la guardò con la stessa domanda negli occhi, avvicinandosi alla ringhiera. Vicino a lei.

"Quando Meteor ha colpito... e Holy l'ha respinto... hai??"

"Sentito la presenza di Aeris? Sì... anche tu, eh?"

"Sì... dove pensi che sia?"

Cloud scrollò le spalle, la religione non era mai stata il suo forte. "In paradiso... probabilmente. Se credi a queste cose..."

"E Sephiroth? Dove pensi che sia andato?"

"All'inferno, suppongo..." Cloud alzò gli occhi al cielo, senza cercare di essere sarcastico o loquace... era solo che... non era mai stato veramente bravo a consolare gli altri.

Tifa si accigliò di nuovo, "spero di no..."

Lui fece un suono scioccato, e poi le rivolse uno sguardo strano. "È strano da parte tua... pensavo che volessi che andasse... beh, all'inferno."

"Sì... parte di me lo vuole... ma pensavo. Proprio allora, ad Aeris. Era sempre così dolce. Non si è mai realmente arrabbiata con te, anche se tu eri cattivo con lei. Cloud, io penso che lei lo sapesse, e penso che lo abbia perdonato. Penso... che fosse quello che voleva. Che sia quello che vuole. Mi ha detto una volta che non potevo continuare ad essere arrabbiata come ero sempre... perché avrei rovinato la parte buona di me. Fino a quando non sarebbe rimasto altro che l'odio. Io l'ho ignorata... perché ero gelosa di lei Ora mi rendo conto che stava solo cercando di incorporare più vita possibile. E questo è quello che voglio fare. La vita è troppo breve, non posso continuare ad essere arrabbiata e basta... Aeris vorrebbe questo."

Cloud annuì, sentendo gli occhi che iniziavano a inumidirsi di lacrime. "Sì, penso che tu abbia ragione. Dovrebbero esserci più persone come lei al mondo..."

"Ci sono..." Tifa lo guardò, sorridendo tra le lacrime.

La luce iniziò a irrompere all'orizzonte, e i due amici si tennero per mano mentre guardavano. Il sole sorse lentamente dalla sua culla, e mentre si faceva strada all'orizzonte il cielo diventava rosa luminoso,con onde di luce che si spiegavano come un fiocco rosa che legava i capelli di una ragazza. Fu l'ultimo regalo tangibile che la Dea diede ai suoi amici, un sorriso dal cielo. La definizione stessa di alba.

*~* FINE *~*

*****
Nota della traduttrice: prima cosa, grazie a Youffie17 che mi ha aiutato sulla definizione di Caith Sith. Io ho tradotto come "specie di gatto", ma in originale era qualcosa come "toyosaurus". Il problema era rendere la cosa nel modo giusto ma senza intaccare l'atmosfera della storia. Che, a proposito, non smette mai di farmi piangere ;_;
E comunque voglio dedicare questa traduzione proprio a Youffie, considerato il suo aiuto e tutto il resto. E perché se la merita :)
Come sempre, ogni commento verrà tradotto e inviato a Noacat... questa me la sono betata da sola, se ci sono errori segnalatemi che sistemo. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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