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Autore: Kasumi90    02/08/2010    1 recensioni
Due bambini legati da sempre, poi d'improvviso c'è un qualcosa che cambia tutto. Riuscirà questa grande amicizia a durare?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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White Eyes

 

O, è da un bel po’ che ci penso. I bei tempi durante l’infanzia, nel momenti di gioco, io e i miei cugini inventavamo giochi completamente assurdi, eppure stavamo giornate intere a divertirci così. Ora che sono cresciuta, ovvio tutto questo è finito e sinceramente mi manca. Mi manca tutta quella fantasia sfrenata che avevo un tempo, che ora ho perso. Quindi ora devo mettermi e riflettere sulle cose fantasiose perché voglio stupirvi xD

 

A lavoro!

 

Ci troviamo in un quartiere tipico americano, molto tranquillo, nel Connecticut. La caratteristica di questo quartiere è la tranquillità. Non esistono elementi che disturbano, tutto tranquillo, gli alberi, le case , i giardini perfetti, le auto parcheggiate nel vialetto. Due bambini giocano allegramente. Hanno circa 5 anni. Un bambino e una bambina, Alec e Chelsie.

Alec ha i capelli castani chiari e un pochino lunghi sbarazzini, gli occhi scuri.

Chelsie ha i capelli neri scurissimi non molto lunghi, i codini alti in testa tipo orecchie, legati da nastrini rossi e gli occhi celesti

Questi due bambini sono molto legati l’uno all’altra. Sono nati e cresciuti insieme dato che sono vicini di casa. Passano le loro giornate a giocare nel giardino di Alec.

Chelsie: “Aleeec, ho portato i biscotti!! Li ho fatti con le mie mani!” corre sorridendo con un sacchettino in mano e cade giusto quando arriva davanti a lui, ma salvando i biscotti

Alec: “ahahahahahahhaa”

Chelsie: “uffa.. cado sempre..” dice rialzandosi con un sorriso come niente fosse

Alec: “Grazieee! Io adoro questi biscotti. Ti ha aiutato tua madre?”

Chelsie: “Si” sorrisino tanto dolce “se no da sola do fuoco alla cucina!”

Alec: “ahahahaha no no, meglio che ti fai aiutare allora”

Chelsie: “Oooh, ma questo è il capitan Chuck! Figooo!”

Alec: “Si mio padre me l’ha portato a casa oggi! Dai giochiamo!”

 

Tre anni dopo

Ci troviamo sempre in quella città, sempre in quel quartiere così tranquillo, sempre in quel giardino

Alec è un po’ più alto, più grandicello, sempre i capelli lunghi portati in quel modo. Lo sguardo un po’ più furbetto da grande

Chelsie è sempre carina e piccina. Sempre molto aggraziata, ma con i vestiti sporchi di erba e terra alle ginocchia, nonostante i vestiti carini da femminuccia che le comprano i genitori. I capelli sempre coi codini alti

Chelsie: “Aleeeec! È tutto pronto?” arriva correndo

Alec: “Si! Ho sistemato la tenda”

Chelsie: “Wow! Sei diventato proprio bravo a montarla adesso! Ci metti pochissimo tempo!”

Alec: “E ora… tutti a bordooo!! La navicella sta per decollareeee!!!”

Si precipitano tutti e due nella tenda. Ridendo con quella leggera innocenza che hanno i bambini, s’ infilano nei sacchi a pelo completamente, fin sopra la testa e sognano di viaggiare e giocare in mondi lontani, usando la fantasia.

 

Un bel giorno, Alec  e Chelsie sono come al solito in giardino. Stanno giocando a trovare il tesoro nascosto, quindi scavano parecchie buche nel terreno con una paletta di ferro da giardinaggio, rubata alla mamma ovvio, e una mappa disegnata da Chelsie coi colori a cera.

Chelsie: “A che punto siamo mozzo? Arrrr” mette un pezzo di legno in bocca per imitare una pipa

Alec: “Perché devo farlo sempre io il mozzo?? Voglio essere il capitano per una volta!”

Chelsie: “Perché non mi va di scavare.. poi mi ritrovo coi vermi in mano”

Alec: “Ahahahhaha daiii!! È successo solo una volta!”

Chelsie: “Hai trovato qualcosa quindi? Arrrr” rimette pezzo in bocca

Alec: “No capitano, soliti sassi..”

Chelsie: “Allora scaviamo in un altro punto, arrrr”

Alec: “Aspetta un attimo.. c’è.. c’è una cosa dura qui sotto.. non riesco a scavare” si guardano negli occhi

Chelsie: “Arrrr, abbiamo trovato il tesoroo!!”

Si mettono tutti e due a scavare in modo frenetico perché la curiosità è troppa

Chelsie: “E se troviamo veramente un tesoro??” sorride con gli occhi brillanti

Continuano a scavare. Finalmente Alec riesce a prendere quest’oggetto nascosto dalla terra. È un sasso, poco più grande degli altri

Alec: “uffaaaa, che delusioneeee”

Chelsie: “dov’è il tesorooo?” musino triste

Alec: “Ok per oggi basta, mi sono stancato di scavare e trovare sassi..”

Chelsie osserva meglio, incuriosita

Chelsie: “Però, se ci fai caso, ha una forma strana. Vero?”

Alec: “In che senso?”

Chelsie: “È.. verdone..brilla se lo muovi. È carino!”

Alec: “Se vuoi, tienilo tu.. io non so che farmene” si gratta la testa

Chelsie: “Grazieeeee” lo abbraccia

 

 

A pranzo, casa di Chelsie

 

Mentre mangiano, c’è un grandissimo silenzio, che Chelsie nota. Non ha mai visto suo padre così serio e silenzioso, di solito è una persona molto solare. Anche sua madre era molto silenziosa e non toccava cibo nel piatto, ci giocava solo con la forchetta.

Chelsie: “Cos’avete voi due? Perché quelle facce?”

Madre: “Tesoro, mangia o si fredda..”

Chelsie: “Papà cosa c’è? Perché sei così serio?”

Padre: “Piccola ne parliamo più tardi, ora mangia”

Chelsie: “Eddai papà! Dai ti pregooo” occhioni dolci “Dimmi, cos’hai?”

Padre: “Chelsie io.. cioè.. io e tua madre.. abbiamo deciso di..” s’interrompe, non riesce a parlare

Madre: “Diglielo caro, tanto lo dovrà sapere comunque” con lo sguardo abbassato

Padre: “Chelsie, sai che io ogni azione nella mia vita, la faccio per il tuo bene e quello di tua madre. Capisci?”

Chelsie: “Ehm.. non ti seguo..” si gratta la testa con la forchetta

Padre: “Qui in questo paesino non trovo uno straccio di lavoro. Ho chiesto a qualsiasi fabbrica, artigiano, supermercato, qualsiasi cosa.. ma non trovo lavoro… Credimi, ho girato in lungo e in largo per trovarlo qui vicino..”

Chelsie: “Papà capisco sempre meno!”

Padre: “Ho trovato un’occasione a New York e.. ho deciso di accettarla. Mi hanno proposto di lavorare in un ufficio di un’agenzia assicurativa e non posso rifiutare”

Chelsie: “Ma non è lontana New York? Come farai ad andarci tutti i giorni?”

In quell’istante Chelsie si ferma, inizia a capire quello che il padre sta dicendo. Rimane pietrificata per qualche secondo, guardandolo.

Chelsie: “Papà..” lo guarda delusa

Padre: “Si, a fine mese ci trasferiamo..”

 

Correndo

Chelsie: “Alec!!! Alec!! Dove sei???”

Alec: “Sono qui nella tenda..” assonnato, stava schiacciando un pisolino

Chelsie: “Alec una notizia terribile!! L’ho sentita da mio padre a pranzo!!”

Alec: “Cos è successo?” sbadiglia

Chelsie: “Ci trasferiamo!”

Alec: “Cosa?!”

 

Dopo qualche minuto di spiegazione

 

Chelsie: “Uffa non voglioooo!!!”

Alec: “Quindi.. tu devi..” incredulo

Chelsie: “Non voglio andare viaaaa, non voglio lasciare questo postoo!!! Sono cresciuta qui con te, non voglio andarmene!!!”

Chelsie mette le manine agli occhi e piange. Alec abbassa lo sguardo.

 

Purtroppo come detto dal padre, fine mese arriva. È il giorno.

 

Nella cameretta di Chelsie c’è anche Alec. La sta aiutando con le valigie. Tutti tristi e silenziosi. Specialmente lei è tristissima

 

Alec: “Dai, non ti preoccupare. Verrò a trovarti qualche volta e sicuramente anche tu verrai quest’estate! Così andremo al mare tutti insieme come abbiamo sempre fatto”

Mentre prendono tutti i giocattoli, Alec nota quello strano sasso che quel giorno hanno trovato in giardino, quello che brilla se l muovi.

Alec: “Devi portarti anche questo sasso? Non è troppo pesante?”

Chelsie triste fa spallucce.

Madre: “Tesoro hai finito di prendere la tua roba?” dal corridoio

Chelsie: “Si mamma…”

La madre arriva davanti la porta

Madre: “Non avere quel musino così triste.. Anche noi abbiamo finito e abbiamo caricato tutto in macchina. Su, andiamo” le mette la mano sulla schiena e l’accompagna verso l’uscita

 

I genitori caricano tutti i suoi giocattoli e vanno a salutare i vicini.

Padre: “Piccola, saluta Alec che appena finiamo di salutare i suoi genitori, partiamo” le accarezza la testa con dolcezza e si allontanano

I bambini restano soli.

Chelsie: “Alec, mi mancherai tanto…” sguardo basso

Alec: “A chi lo dici.. ora non so più con chi giocare..Qui intorno ci sono solo vecchi..”

Chelsie: “Magari verrà ad abitare qui un altro bambino e potrai fare amicizia…”

Alec: “Non è lo stesso, l’unica mia amica sei sempre stata tu..”

Chelsie si asciuga una lacrima con la manica della maglia

Chelsie: “Ho un’idea!” va in macchina e rovista fra le sue cose

Torna indietro con il sasso strano verdone

Chelsie: “Fallo a metà”

Alec: “Eh?”

Chelsie: “Rompilo da qualche parte, fallo in due”

Alec: “Ok..” confuso

Tira forte il sasso sul taglio del marciapiede e si divide esattamente in due

Alec: “Cosa vuoi farci?”

Chelsie: “Allora, questa metà la tieni tu e quest’altra la tengo io. È una cosa che abbiamo uguale e quando la guarderemo, ci ricorderemo della nostra amicizia. Ok?” sorride

Alec: “Ok” sorride tantissimo

Subito dopo lei lo abbraccia e restano abbracciati fino a quando non arrivano proprio in quel momento i genitori di Chelsie

Padre: “È il momento, dobbiamo andare” mette la mano sulla spalla della bambina

Chelsie: “Va bene.. Ciao Alec, ci vediamo presto”

Alec: “A presto..”

Chelsie gli dà un bacino sulla guancia ed entra in macchina. Il padre gli dà un pizzicotto sulla guancia e gli sorride

Padre: “Ciao piccola peste, non far arrabbiare troppo mamma e papà”

Arriva la madre di lei e gli dà un bacino anche lei sulla guancia

Madre: “Fai il bravo. Ah e fatti insegnare da papà come si mandano le lettere, così potrete scrivervi tutte le volte che volete”

Alec: “Ok” sorridente “tornate presto a trovarci!”

Chelsie lo continuava a guardare dal vetro dell’auto. La macchina si mette in moto e partono lentamente. La madre, il padre e Alec li guardano andar via mentre i due bambini si guardano e fanno ciao con la manina

 

 

Siamo ancora nella città di Alec, un mese dopo. Ora di pranzo

 

Alec: “Papà perché prima quando sono arrivato ti sei ammutolito? Cosa mi state nascondendo?” mastica con la bocca aperta

Madre: “Prima di tutto non parlare con la bocca piena, secondo non impicciarti degli affari dei grandi”

Padre: “Vabbè.. non c’è nulla di male se lo sa. Oggi quando ho staccato da lavoro, un mio collega ha detto che un suo amico ha lasciato il suo posto di lavoro per andare in pensione. Quindi c’era un posto di lavoro libero. E ho pensato subito ai vicini, che sono andati a New York appunto perché non trovavano lavoro qui. È un vero peccato, perché se aspettavano un altro mesetto, potevano evitare di trasferirsi”

Alec resta incredulo, triste

Alec: “Già, è un peccato che è andata così.. Mi mancano così tanto”

Madre: “Ma ormai è tardi. Ho parlato con lei ieri mattina e mi ha detto che lui con quel lavoro si trova benissimo. Ha degli orari perfetti, non i turni che faceva qui di 12 ore.. e gli davano una miseria.. Si sono già ambientati benissimo. Sarebbe un peccato anche lasciare lì per ritornare in questo paesino dove non c’è niente. Lei ha trovato un lavoro part time in una boutique, come commessa. Ovvio la paga non è alta, ma è già qualcosa..”

Alec: “E Chelsie?”

Madre: “Mi ha detto che a scuola parla con i bambini ma non fa proprio amicizia.. È ancora un po’ scettica di quella città. Ma col tempo sicuramente le passerà, qualche mese al massimo”

Alec: “Capito.. Io ho finito di mangiare. Posso andare?”

Padre: “Ok vai pure. Amore mi porti il caffè?”

Madre: “È già sotto il tuo naso…”

Padre: “Ah”  o.o

 

Alec va in giardino. Ormai è inverno e fa molto più freddo

Alec: “Meglio che tolgo la tenda, altrimenti il vento se la porterà via.. e tanto non credo di usarla più.. da solo non è divertente”

Smonta la tenda e la porta in garage

 

 

È passato qualche altro mese. Ora di andare a letto.

 

Madre: “Hai abbastanza coperte? Non hai freddo?”

Alec: “No mamma, sto bene”

Madre: “Ok, allora buonanotte” dà bacino sulla testa e gli chiude la porta spegnendo la luce.

C’è solo il lampione in strada che emana luce dai vetri della finestra, con l’ombra degli alberi che si muovono a causa del vento gelido. Alec sotto le coperte a pancia in su, con le mani dietro la testa a guardare il soffitto

Alec: “Che noia.. non ho sonno.. le giornate sono così vuote senza Chelsie.. uffa”

Pensando alla sua amica, guarda il sasso verdone che aveva messo sul comodino accanto a lui

Alec: “Chissà se starà già dormendo..”

Preso dalla nostalgia , Alec si mette con la testa sotto le coperte con il suo pigiama con le macchinine e pensa alle belle notti d’estate passate a giocare nei sacchi a pelo, immaginando avventure fantastiche in mondi stupendi. Si mette a quattro zampe e cammina sotto le coperte usando al sua fervida immaginazione. D’un tratto però, si rende conto che, giocando, non aveva trovato il “limite” del letto, ma aveva continuato ad andare dritto. Notava anche che non era più tutto buio, ma si vedeva una luce fioca che illuminava le pareti del piumone. Preso dalla curiosità, andava sempre più avanti senza guardarsi indietro. La luce era sempre più nitida, più brillante. Fino a quando le pareti erano interrotte da una porticina, illuminata benissimo.

Alec: “Una porta? Chissà cosa c’è dall’altra parte..”

Apre la maniglia lentamente e vede che c’è ancora molta più luce, addirittura c’è anche una corrente di vento caldo estivo

Alec: “Vado o non vado?” ci pensa su qualche secondo “Ok vado, tanto è un sogno”

Apre del tutto la porticina e ci si infila giusto giusto.

 

Si trova in un cespuglio, ne esce e vede una distesa enorme di prato verde stupendo, alberi altissimi centenari, uccellini che cantano, un ruscello con un ponte piccolissimo che lo attraversa, tutto di legno nuovissimo.

Lui si guarda intorno, non sa proprio cosa aspettarsi ora

Alec: “Vabbè magari faccio un giro”

Si guarda e vede che ha addosso i suoi normali vestiti che mette durante il giorno

Alec: “Ok è proprio un sogno. Un attimo fa ero in pigiama…”

 

Cammina cammina, si ferma di colpo. Stava fissando qualcosa. Era una sagoma molto familiare, in mezzo al prato, che stava raccogliendo dei fiori.

Alec: “Chelsie?” pietrificato

Appena sente quel nome, la sagoma si gira, come se è stata nominata. Fa attenzione a questa persona che la guarda e si avvicina passo dopo passo. È solo una sagoma, non si capisce ancora la sua identità. Ma ad ogni passo, Alec sorride sempre di più, perché nota che quella sagoma si rivela essere la sua amica

Chelsie: “Alec? Cosa ci fai nel mio sogno?”

Alec: “Nel tuo sogno? Vorrai dire nel mio!” sorride e la guarda felicissimo

Chelsie: “È il mio sogno.. cioè io ero andata a letto per dormire, ho guardato la pietra e mi sono messa sotto le coperte.. non so come ma ho trovato una porticina per caso”

Alec: “La stessa cosa ho fatto io! Assurdo! E poi ti ho vista qua che raccoglievi i fiori. Possibile che non è un sogno?”

Chelsie: “Non lo so proprio.. dici che lo è?”

Alec: “Boh.. WOOOOOW!!! Guarda là!! È un gattino quello???”

Chelsie: “Andiamo a vedere!! Carinoooo”

 

 

Passavano gli anni. Purtroppo Chelsie non riusciva mai a tornare in quel paesino. Puntualmente, ogni notte, i due s’incontravano in quel paesaggio stupendo. Ma crescendo riuscivano ad infilarsi in quell’angusta porticina? Si. Per un semplice motivo: in quel mondo non crescevano mai. Erano sempre identici, sempre di otto anni. Ma non badavano a questo. Nel loro mondo non esisteva malizia, pensieri da grandi, la furbizia, ma solo il fatto di voler stare insieme come due grandi amici

 

Passano 10 anni. Una notte, sempre nel loro mondo fantastico

 

Chelsie bambina: “Aleeeeeeeeeec!!!!” gli salta addosso mentre corre

Alec bambino: “Mi.. fai.. maleeee….” Gli aveva tirato una leggera ginocchiata nell’entusiasmo

Chelsie: “Oh scusamiiiii!!” scoppia a ridere “Devo raccontarti una cosa stupenda!!!” freme di felicità

Alec: “Racconta..” sbalordito

Chelsie: “Ci sono riuscita!!! Ti rendi conto????”

Alec: “Cosa ci sei riuscita? Non dirmi che..”

Chelsie: “Si, hai capito bene!! Ho convinto mio padre a tornare al tuo paesino per le vacanze!!!! Sei contento???” saltellando di felicità prendendolo per le mani

Alec: “WOW!! Ci sei riuscita!! Era ora! Sono passati 10 anni! Sei un po’ lenta a convincere la gente” scoppia a ridere

Chelsie: “Già” si ferma e ha solo un dolce sorriso sul viso “sono passati 10 anni dall’ultima volta che ci siamo visti di persona”

Alec: “Secondo te, perché in questo mondo siamo sempre bambini?”

Chelsie: “Non lo so.. non lo so proprio. Cioè ormai tutti e due abbiamo 18 anni. È assurdo che qui siamo rimasti bloccati in questo corpo di 8”

Chelsie scoppia a ridere di colpo

Alec: “Perché ridi?”

Chelsie: “Stavo pensando.. quando mi vedrai, secondo me penserai: oh guarda, ha le tette!    Ahahahhahahahahaahahah”

Alec: “Ma.. ma..” imbarazzato

Chelsie: “Ormai ti conosco! Sono sicurissima che lo penserai! Perché qui mi vedi col mio corpicino da poppante” continua a ridere

Alec: “E tu allora? Cosa penserai quando vedrai questo gran fusto di persona?” sguardo fiero, ovvio è comico addosso a un bambino

Chelsie esplode a ridere e rotola a terra

Chelsie: “Oddio fai morire quando parli di te in questo modo!!!!”

Dopo tre ore per calmarsi dalle risate

Chelsie: “Proprio non lo so cosa penserò di te quando ti vedrò. Non voglio pensarci ora, mi basta pensarci al momento” gli sorride “E avrai questo visino imbarazzato come ora?” ammicca

Alec: “Io imbarazzato? Ma per favore.. ti ho vista nuda trecento volte!”

Chelsie: “Si, quando facevamo il bagno nella piscina in giardino a 3 anni!!” rotola ancora di risate

Alec: “E sentiamo, ora cos’hai di diverso?”

Chelsie: “Beh, gli occhi sono gli stessi. Ovvio sono un tantino molto più alta, almeno 1, 60.. ora sono nana.. si.. qui ho qualcosina in più” tocca il petto “qui anche moooooooooolto in più” tocca il sedere dispiaciuta e depressa “e.. mmmmmm…. Beh i capelli, ormai non ho più questo colore.. li ho tinti talmente tante volte che manco lo ricordo più!  Tu invece? Cos hai di diverso?” sorridente e curiosa

Alec: “Io? Beh.. sono identico, solo che sono diventato molto più alto di 1,60..”

Chelsie: “Oddio quanto?!”

Alec: “Uno e ot….. inque”

Chelsie: “Eh?”

Alec: “Uno e ot….que”

Chelsie: “Eh??!?!”

Alec: “Uno e ottantacinque!”

Chelsie: “DANNATO SEI UN PALO DELLA LUCE CONFRONTO A ME”

Alec: “Sei tu che sei rimasta nana! Potevi sforzarti altri 10cm..” sghignazza

Lei rimane ancora a bocca aperta

Alec: “Insomma quand’è che verrai? Che giorno?”

Chelsie: “Verrò per tutto agosto”

Alec: “Fantastico! Un mese intero! Non vedo l’ora! Ti porterò a conoscere tutti i posti più belli che hanno costruito qui da me! Ti farò rivedere tutti gli altri! Ci divertiremo un sacco!”

Chelsie: “Siiii anch’io non vedo l’oraaa” lo stritola di abbracci

 

 

Arriva il mese tanto atteso, agosto. Giorno X

 

Alec aspetta seduto sulle scale del portico della casa di Chelsie. Aveva ripulito tutto il portico dalle ragnatele e dalle foglie che si erano depositati in quegli anni, spazzato il vialetto. Era un modo per essere accogliente a modo suo. Dopo qualche ora di ritardo, vede in lontananza un auto nuova.

Alec: “Mamma! Sono arrivati!!” sorridente al massimo

Quest’auto rallenta in prossimità della casa ed entra nel vialetto. Ha i vetri oscurati e non si vede nulla all’interno. La macchina si spegne, gli sportelli si aprono. Esce parecchia gente. Il padre, la madre, un bassotto di razza con la puzza sotto il naso e una ragazza coi capelli sul viola quasi nero, gli occhi celesti e un fisichino normale.

Alec rimane pietrificato. Sono cambiati tutti tantissimo, sembrano gente ricca.

Arriva la madre di Alec, che li vede, sorride e li saluta

Madre di Alec: “Oddio da quanto vi aspettavooo! Sono felicissima che siete tornati per l’estate!”

Madre di Chelsie: “Questo posto è rimasto sempre uguale!” sorridendo

Padre di Chelsie: “Vero! Sembra che il tempo qui si è fermato” ancora appoggiato allo sportello dell’auto ammirando il paesaggio

Alec pietrificato

Madre di Alec: “Alec! Non si saluta?!”

Alec: “Ehm.. si.. Felice di rivedervi!” abbracci vari

Ma il suo sguardo era rimasto pietrificato nel guardare Chelsie, che se ne stava fuori la macchina con uno sguardo malizioso, con il suo bellissimo corpo da diciottenne, con tanto di minigonna e top per mettere in mostra la “merce”

Chelsie: “Beh, non abbracci una vecchia amica?” sorridendo con quel suo viso dolce di sempre

Alec rimane senza parole, è completamente stregato. Pensava che era diventata una bella ragazza, ma non così tanto. Aveva i neuroni fulminati

Chelsie: “Oddio è pietrificato! Ok ti abbraccio io” ridendo

Madre di Alec: “Da quando sei diventato timido?” si gratta la testa

Chelsie si avvicina ad Alec, lui pietrificato, si abbracciano con naturalezza. Nell’aria sente l’odore di ragazza. Un odore dolce e che gli fa perdere la ragione. Ma è un semplice abbraccio da amici d’infanzia, niente di che.

 

Passano le ore e acquistano più confidenza, con quei corpi così diversi da come si sono sempre visti nei loro sogni.

 

Nel giardino di Alec, nella famosa tenda

 

Chelsie: “Quindi non era affatto un sogno.. Io ne ho avuto sempre il dubbio, fino alla fine”

Alec: “Ma anche io, solo che tu mi stai raccontando cose che non ti ho mai detto di me prima d’ora, di persona intendo. Quindi deve essere per forza vero”

Passa di lì il bassotto, che li guarda e fa la pipì sulla tenda

Alec: “Ehi!! Vai via bestiaccia!” il bassotto fa un suono di dissenso col naso e va via

 

Chelsie: “Quanto ho adorato questa tenda da bambina..”

Alec: “Quanti giorni e notti abbiamo passato in questa tenda? All’agghiaccio!”

Chelsie: “Vero!” ridendo “Oddio quante notti all’agghiaccio nei sacchi a pelo!!”

Alec: “Secondo te com’è stato possibile che ci siamo visti in sogno per tutti questi anni?”

Chelsie: “Io non ne ho idea, però guarda, ogni volta che se ne parlava, io ricordo che avevo nostalgia di te, guardavo il sasso sul comodino. Dopo di che andavo sotto le coperte e ti trovavo in quel mondo là. E tu mi dicevi lo stesso. Quindi secondo me è quel sasso… non c’è altra spiegazione”

Alec: “Però quando ce l’avevi solo tu, andavi in quel mondo se lo guardavi?”

Chelsie: “No, mai successo prima di allora”

Alec: “Quindi forse il fatto di averlo diviso, ha fatto quest’effetto”

Chelsie: “Per questo l’ho portata con me!” sorrisino soddisfatto

Alec: “Andiamo in camera mia e proviamo a unirla.. vediamo che succede magari”

Chelsie: “E se poi perde il suo potere? Cosa succede se quando torno non ti vedo più?” preoccupata

Alec: “Questo è anche vero.. Uffa non so che pensare!”

Chelsie: “Corriamo il rischio?” cervello in fumo per i pensieri

Alec: “Ok, vieni. Proviamo e vediamo cosa succede”

 

Alec e Chelsie vanno in camera di lui, passando ovvio per il corridoio che dà sulla cucina, dove c’erano le madri e il padre di lei

Padre di Chelsie: “E tuo marito dov’è? Vorrei tanto rivederlo! Chissà com’è diventato vecchio” ridendo

Madre di Chelsie: “Ma sono cose che si dicono?? Tu non sei diventato più vecchio rispetto a 10 anni fa???”

Madre di Alec: “Vabbè, non ha tutti i torti” ridendo “no comunque è a lavoro, sarà di ritorno fra poco, non preoccupatevi”

I genitori notano che i ragazzi stanno andando di sopra

Madre di Alec: “Dove andate?”

Alec: “In camera mia, devo prenderle una cosa”

Madre di Alec: “Ok..” sospettosa “Ma vi tengo d’occhio…” sospettosissima

Alec: imbarazzatissimo “MAMMA!”

Madre di Alec: “Ho tutte le ragioni! Non siete mica bambini ora!”

Alec: “Te l’ho già detto oggi che ti odio??!?!?”

Nel frattempo il bassotto stava ringhiando contro un soprammobile a forma uccello ma tutti lo ignoravano

 

Vanno in camera sua, lui nervosissimo e imbarazzatissimo per l’affermazione della madre nei confronti di Chelsie, che la vedeva come donna e non come amichetta di giochi

Alec: “A volte apre la bocca solo per darle fiato! Tz”

Chelsie: “Vabbè non ha mica tutti i torti.. dopotutto siamo un ragazzo e una ragazza! I tempi dell’infanzia sono passati da un pezzo, ovvio che la pensa così ora”

Chelsie nota tutte le foto che ha lui attaccate al muro e nei quadretti sulla scrivania. Ci sono tutte le foto di lui e degli amici dell’elementari, del liceo, la gita alle cascate del Niagara con l’impermeabile giallo, la foto al luna park con tutta la comitiva, i suoi compleanni, tutte senza di lei. Lei guarda le foto avvicinandosi, ma non commenta. Un semplice sorriso è più che sufficiente.

Alec: “Ecco la pietra, è lì sul comodino dall’altra parte del letto”

Chelsie: “La prendo io”

 

Spieghiamo bene la scena. Allora partendo da sinistra, c’è la finestra, il comodino, il letto, Alec, Chelsie e la porta. Chelsie per prendere il sasso sul comodino, mette un ginocchio sul letto e si tende in avanti tipo a quattro zampe. Alec resta lì, vicino al letto, ma vedendo Chelsie in quel modo sul letto, diventa rosso perché dopotutto è un ragazzo di 18 anni e messa così è una posizione molto.. provocatoria.

Nell’istante che Chelsie tende la mano verso il sasso, la madre di Alec apre la porta

Madre di Alec: “Alec per caso sai dov…” guarda l’immagine di Chelsie così e Alec subito dietro di lei “CHE STA SUCCEDENDO QUI???????????”

 

 

Arrivano la madre e il padre di Chelsie e si scatena tutto un grande malinteso

Alec: “Mamma non stavamo facendo niente!!! Era solo salita sul letto per prendere quel sasso che odi!!! Giuro non ho fatto niente!!!”

Padre di Chelsie: “Ti sembra il modo questo???? Due secondi e già ti metti così????” la moglie lo ferma, perché sta per prendere a cinghiate la figlia  dalla rabbia

Chelsie: “Oddio ma è tutto un malintesooooooo!!!!! È come ha detto lui, stavo prendendo il sassoooooo!!!!!”

 

Finalmente dopo questo putiferio, sono riusciti a sfuggire ai genitori e si sono rifugiati in tenda

Alec: “ODDIO CHE IMBARAZZO!”

Chelsie: “Non dirlo a me guarda..”

Alec: “Cioè ma.. oddio oddio oddio oddio.. Ma pure tu!! Metterti in quel modo!!! Io sono un ragazzo!!! Tu sei una ragazza!!! Non ti puoi mettere in quel modo con me dietro!!!!” rosso rosso completamente

Chelsie: ridendo “Ma siamo due persona mature! Cosa vuoi che succeda! Mi hai vista nuda 300 volte”

Alec: “Si, nella piscina quando avevamo 3 anni!!!” cervello in fiamme

Chelsie: “Oooooh, qui c’è qualcuno che s’imbarazza e arrossisce perché non mi resisteeeee” lo abbraccia da solita dispettosa

Alec: “Oddioooooooo qualcuno me la levi di dossoooooooo”

Chelsie: “Eddai però! È troppo facile farti imbarazzare così!!” ride

 

Dopo qualche momento per far riprendere Alec

 

Chelsie: “Cosa facciamo allora? La uniamo?”

Alec: “Non ne ho idea, non so cosa può accadere”

Chelsie: “Non voglio che poi torno a New York e non potrò più incontrarti… non voglio farlo…”

Alec: “Fino a quando non proveremo, non sapremo mai cosa accadrà riunendo le due parti. Quindi coraggio, dobbiamo fare questa pazzia, senza pensare alle conseguenze”

Chelsie: “Io non..”

Alec: “Al mio tre. Uno, due…” stringono gli occhi e le uniscono

 

 

 

Correndo

Chelsie: “Alec!!! Alec!! Dove sei???”

Alec: “Sono qui nella tenda..” assonnato, stava schiacciando un pisolino

Chelsie: “Alec una notizia terribile!! L’ho sentita da mio padre a pranzo!!”

In quel momento Alec si rende conto che è un bambino

Chelsie: “Ci trasferiamo!”

Lui si ferma ad osservarla. È una dolcissima bambina di otto anni.

Non ha coscienza di nulla, è solo che nota questi dettagli, così, senza motivo. In quel momento di smarrimento, si sente come se ha dormito per un secolo tipo. Si stiracchia e cerca di capire meglio. Dopo che Chelsie gli spiega tutto con precisione

Alec: “Io devo.. devo parlare con tuo padre. Dov’è ora?”

Chelsie: “A casa, perché?”

 

Alec corre come un matto con Chelsie che lo segue non capendo le sue intenzioni. Entrano in casa e lui parla al padre di Chelsie

Alec: “Deve chiedere al collega di mio padre! Ha un amico che fra un mese andrà in pensione” non sa nemmeno lui cosa sta dicendo

Padre: “Eh? Cosa devo chiedere?”

Alec: “Il lavoro!”

Dopo questo episodio, il padre di Chelsie va dal padre di Alec. Dopo tante incomprensioni, finalmente Alec riesce a spiegarsi

Alec: “Papà perché non chiedi a qualche tuo collega se ha qualche amico che fra poco andrà in pensione?” tartassato di domande

Non sa spiegarsi perché, ma un istinto gli diceva di dire queste cose. Un senso di urgenza che non poteva mettere a tacere

 

Dieci anni dopo

 

Con la confusione del frinio delle cicale, voci di due ragazzi si sentono nel quartiere in un presto pomeriggio d’estate. Chi sono? Sono Chelsie e Alec.

Alec ha sempre i suoi capelli castano chiari sempre tenuti un po’ lunghi spettinati, molto alto, con degli occhi scuri stupendi.

Chelsie invece non è come quell’altra realtà. Il suo aspetto è molto più semplice, meno provocante, con i suoi occhi celesti che diventavano sempre più belli con gli anni e i suoi capelli nero corvino legati con una coda alta con un ciuffo corto davanti che va di lato, un trucco meno carino ma molto grazioso, lucidalabbra, vestiti più da liceale popolare.

Un piccolo dettaglio che si può notare in tutti e due è che hanno una collana fatta con un laccetto nero e come ciondolo una piccola pallina forata di una pietra verde scuro brillante

 

Alec: “Allora che si fa stasera?” dice sorridendo con dolcezza

Chelsie: “C’è ancora l’appuntamento al luna park con gli altri.. ma stavolta ti prego non portiamoci Alan, altrimenti facciamo come l’altra volta che ha sputato tutto il panino perché si stava strozzando” ride a crepapelle

Alec: “Ma io avevo pensato a qualcos’altro.. tipo io e te soltanto..” le tocca il naso con un dito delicatamente

Chelsie: “Ci penserò” sorrisino ebete malefico

Alec: “Dannata” sogghigna “un giorno riuscirò a farti cadere ai miei piedi” sorriso ebete malefico pure lui

Chelsie: “Alec, a volte hai la sensazione che.. non lo so.. come un deja vù.. che per esempio ora non potremmo essere insieme?”

Alec: “Ma guarda che potevamo veramente non esserlo, se quella volta là ti trasferivi”

Chelsie: “Chissà come sarebbe stato triste..”

Alec: “Non è successo, quindi, non c’interessa, giusto?” le sorride

Chelsie: “Ah quanto vorrei avere la tua mente da lombrico senza pensieri”

Alec: “Ok mi ritengo offeso, voglio un bacio!”

Chelsie: “Va bene, allora pagherò il mio errore”

Si avvicinano dolcemente e un bacio chiude questa così lunga storia

 

 

Un venticello leggero soffia davanti a loro, passando per la finestra della camera di Alec, dove al muro e sulla scrivania ci sono foto dell’elementari, del liceo, la gita alle cascate del Niagara con l’impermeabile giallo, la foto al luna park con tutta la comitiva, i suoi compleanni, tutte insieme a Chelsie.

 

Il venticello torna verso casa di Chelsie sotto il suo portico, muovendo il pelo soffice e liscio di una gatta dentro a una cesta, che sta allattando i suoi teneri gattini

 

 

 

FINE

   
 
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