Serie TV > Il mondo di Patty
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Autore: Fenandinha    02/08/2010    1 recensioni
Patty e Antonella amano Matias. Ma Matias è innamorato di un'altra persona... Patty fin da piccola, ha sempre pensato che avrebbe sposato Matias, il suo migliore amico, che conosce da tutta una vita. Ma con l'adolescenza le cose cambiano: scuola nuova, amici nuovi sembrano trasformare Matias in una persona che Patty non riconosce più. Perchè lui preferisce passare tutto il tempo con il suo nuovo amico Paulo? E perchè durante il gioco della bottiglia Matias sceglie di dare il suo primo bacio alla bella e sofisticata Antonella invece che a lei?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti(: Inizio col dire che questa Ff è basata sui personaggi del Mondo di Patty ma non è per niente svolta nel luogo natale, tutti gli avvenimenti sono diversi. Insomma ho solo "rubato" i personaggi per poi crearne una storia abbastanza divertente(: Buona lettura! <3


                                                                                                                     
                                                                   

                                                                                                                PRIMO CAPITOLO.


Odiavo l'ora di pranzo. Sentivo troppo la mancanza di Matias.
Quando eravamo alle medie la trascorrevamo sempre insieme. Uscivamo di corsa appena suonava la campanella, divoravamo in dieci minuti d'orologio quello che ci eravamo portati da casa, e ci rimaneva quasi un'ora intera tutta per noi. Raggiungevamo furtivi uno dei nostri posti preferiti. Se c'era il sole andavamo a sdraiarci accanto al recinto della sabbia, o a sederci, dondolando i piedi, sul muretto vicino al deposito delle biciclette. D'inverno ci rifugiavamo quasi sempre in biblioteca. Non era molto importante il dove, purchè fossimo insieme.
Certi giorni non parlavamo quasi, ognuno leggeva il suo libro, e ogni tanto ridacchiavamo o scambiavamo qualche parola. Qualche altra volta ci mettevamo a disegnare o a fare giochini con carta e penna, tipo battaglia navale. Ma la maggior parte delle volte inventavamo qualche nuovo episodio delle Cronache di Vitria e le mettevamo in scena, anche se a scuola non potevamo realizzarlo bene come nel Capanno di Vetro. Gli altri ragazzi ci consideravano già abbastanza strani. Se fossero capitati mentre nei panni di Re Matias e della sua Regina Patrizia ci dichiaravamo eterno amore si sarebbero rotolati dalle risate. Perciò parlavamo a sussurri e facevamo gesti impercettibili e la magia cominciava a funzionare e ci trovavamo trasportati in un turbine nello scintillio di Vitria, il nostro Mondo di Vetro incantato.
Il suono della campanella era sempre uno shock, che mandava in frantumi le nostre corone e le nostre calzature di cristallo. A malincuore ripercorrevamo corridoi che odoravano di pizza, con ai piedi le nostre vecchie scarpe da ginnastica, desiderando di poter rimanere a Vitria per sempre.
Io mi preoccupavo di tenere aggiornate le Cronache di Vitria nel nostro grande libro manoscritto, e qualche volta Carl le arricchiva di note o di un'illustrazione, ma da un pò di tempo questo succedeva sempre più di rado. Matias aveva troppi barbosi compiti da fare. C'erano delle volte che per giorni di fila non veniva neanche al Capanno di Vetro, e mi toccava andarlo a chiamare.
E, anche in quei casi, non sempre le cose funzionavano a dovere. Sì, Matias mi seguiva in giardino ed entrava con me nel capanno, ma se ne restava tutto zitto e di malumore senza dare nessun contributo,oppure si metteva a fare lo stupido, facendo confusione e declamando la sua parte in falsetto, e rovinava ogni cosa. In genere alla fine riuscivo a farlo giocare come si doveva, ma facevo una gran fatica.
-Non saraii un pò asfissiante, con Matias? Non puoi pretendere che giochi sempre con te- ha detto Mamma.
-Ma Matias è il mio migliore amico. Abbiamo sempre giocato insieme- ho risposto.
-Oh, Patrizia- ha sospirato Mamma. Da un pò di tempo è facile che sospiri parlando con me. -Sei troppo grande, ormai, per inventare storie e giocare a tutti quei giochi segreti e immaginari. Non è normale. Hai tredici anni, santo cielo. Quando comincerai a comportarti da adoloscente?-
-Cosa ne sai tu di quello che facciamo?- ho risposto arrogante. -Non sono storielle da bambini. Noi stiamo scrivendo una nostra serie di libri. Aspetta e vedrai. Un giorno saranno pubblicati e io io Matias guadagneremo milioni di sterline, con tutti i diritti d'autore e di traduzione e di adattamento cinematografico-.
-Oh, bene, vuol dire che potrai finire di pagari il mutuo, allora- ha detto Mamma, e ha sospirato di nuovo. -Chi credi di essere, J.K. Rowling? E poi non mi sembra che Matias abbia più tanta voglia di recitare... pardon, scrivere, quelle storielle. State diventando grandi tutti e due. Forse è ora che vi facciate qualche nuovo amico. Non c'è nessuno con cui tu possa fare amicizia, a scuola?-
-Ho un sacco di amici- ho mentito. -C'è Caterina. E' una mia amica.-
In fondo era abbastanza vero. Caterina e io avevamo fatto amicizia quel pauroso primo giorno di scuola superiore, all'Istituto Comprensivo Milstead. La conoscevo già dalle elementari e dalle medie, ma non avevo ma avuto bisogno di un'amica del cuore perchè c'era sempre stato Matias.
E ora, arrivata al nono anno, non era facile farsi degli amici. Quasi tutti venivano della stessa scuola media, e quindi continuavano a frequentare il proprio amico del cuore o il proprio gruppetto. Nella nostra classe c'erano alcune nuove arrivate, ma facevano gruppo a sè. Nell'altra sezione c'era anche Antonella Lama Bernardi, ma era assolutamente fuori dalla mia cerchia.
Per me è stato un gran sollievo quando Caterina ha proposto che ci mettessimo vicine di banco e si è dimostrata gentile con me. Era una ragazzina ridancina, con le guance rosse che la facevano sembrare come se fosse in imbarazzo. Cantava nel coro ed era sempre molto buona. Portava i capelli alla paggio, indossava sempre una candida camicia bianca, non cercava mai di tirarsi su la sottana che arrivava al ginocchio e calzava sempre scarpe marroni coi lacci. Come me, aveva un aspetto infantile. Così ci sedevamo vicine in tutte le lezioni e all'intervallo ci scambiavamo ciocolato e patatine. Parlavamo di cose banali, tipo programmi televisivi (lei adorava tutto quello che aveva a che fare con gli ospedali e da grande voleva fare l'infermiera) e pop star ( andava matta per una serie di componenti di gruppi musicali che seguiva con devozione assoluta, e ne conosceva le date di nascita e i segni zodiacali, i cibi preferiti e il singolo di maggior successo di ogni loro album, in ordine di uscita).
Caterina andava bene come amica. Naturalmente non mi sarei mai sognata di considerarla l'amica del cuore. Abitava proprio dietro l'angolo della scuola, perciò tornava a casa a mangiare. Io stavo troppo lontano per farlo. E poi mia madre era impegnata col suo lavoro presso una società di costruzioni, e quindi non avrebbe potuto cucinarmi uova e patatine come faceva la mamma di Caterina. Quindi all'ora di pranzo non avevo compagnia. A scuola non avevamo il permesso di usare i cellulari ma ho mandato mentalmente un sms a Matias: MI MANCANO LE NS KIAKKIERE. CI VDM POI AL CDV?
Dicevamo sempre che eravamo tanto in sintonia da essere telepatici. Forse però le nostre onde celebrali non riuscivano a sintonizzarsi con le nuove tecnologie. Nessun bip-bip è risuonato nella testa di Matias.
E se per caso era lui a cercare di trasmettermi i suoi messaggi e io non riuscivo a coglierli, anche se, concentrata e all'erta, ce la mettevo tutta.
Tante volte avevo domandato a Matias che cosa faceva all'ora di prenzo al Liceo Kingsmere, ma era insolitamente laconico. Mangiava. Leggeva.
-Su, dai, Matias! Raccontami tutto- gli dicevo. - Sii un pò più esplicito. Voglio i particolari-.
-Ok. Vuoi che ti descriva la mia visita ai gabinetti nei minimi dettagli?-
-Piantala di essere così irritante. Sai che cosa intendo. Con chi parli? Che cosa fai? Che cosa ti passa per la testa?-
-Scommetto che ti piacerebbe seguirmi con una webcam- ha detto Matias. Ha fatto un ghigno e si è trasformato nel tipico presentatore tv. -Eccovi la nostra vittima inconsapevole, Matias Beltran. Facciamogli un primo piano. Ah! Che cosa sta facendo? Sta alzando un dito. Che ci abbia scoperti? Ha forse intenzione di protestare? Ma no, se lo sta mettendo nel naso! Facciamo una zoomata sulla caccola, ragazzi-.
-Che schifo!-
-Ok, la cara amica di Matias, Patty, ha fatto un succinto commento. Inquadriamo Patty. Sorridi verso l'obbiettivo, bellezza- ha proseguito, avvicinando le dita unite a formare un quadrato proprio di fronte al mio viso.
Ho fatto una linguaccia.
-Fermi! Fermi! E' proprio lei! Stiamo per collegarci con 'l'Operazione in Diretta', il nostro canale preferito. Per tutta la sua infanzia la signorina Patrizia Castro ha sofferto della sindrome della lingua appuntita, ma l'eminente otorinolaringoiatra, Mr Matias Beltran, si accinge a operarla. Forbici, per favore, infermiera!-
-Eccole, le forbici- ho detto aprendo e chiudendo le dita. -Ma ora ci siamo sintonizzati su Mystery Channel, dove faccio la parte di una terrificante ragazza che, fatta impazzire dal suo migliore amico, ha deciso di accoltellarlo a morte!-
Ho colpito con le mie dita-forbici il petto di Matias, e lui con un urlo è crollato a terra lungo disteso ai miei piedi, mimando una morte sanguinosa. E' stato così credibile che mi pareva quasi di veder allargarsi una pozza di sangue scarlatto.
Mi sono chinata su di lui che giaceva immobile, gli occhi aperti ma rivolti oltre me, senza un battito di ciglia.
-Matias? Matias!- ho chiamato, scuotendogli piano una spalla.
Non si è mosso. Il cuore ha cominciato a battermi forte. Mi sono avvicinata di più, abbassando la testa finchè le mie lunghe treccie gli hanno sfiorato le guance. Nessuna reazione. Ho provato ad ascoltare. Non sentivo il suo respiro.
-Adesso piantala, Matias, mi fai spaventare- ha detto. E' scattato a sedere, con tanto impeto che le nostre teste si sono scontrate. Ho urlato.
-Ah! Bene, sono contento di averti spaventato, perchè ora siamo sintonizzati su Horror Channel, e io sono un fantasma ritornato a perseguitarti. Devu aver paura, Patrizia Castro, perchè adesso ti prendo!-
Le sue mani si sono strette intorno al mio collo, ma io ho combattuto per liberarmi. Sono piccola e magra ma capace di lottare come un gatto selvatico se mi ci metto. Ci siamo azzuffato per un pò, poi le dita di Matias hanno cominciato a farmi il solletico sul collo. Ho cominciato a ridere e gli ho restituito il solletico. Per un pezzo siamo rimasti sdraiati per terra, a ridacchiare. Poi Matias ha allungato il braccio e mi ha stretto la mano con quel gesto speciale che avevamo inventato tanto prima, quando avevamo sette anni, e che significava che noi due eravamo migliori amici del mondo. Ho tenuto stretta la sua mano, sentendo che saremmo restati migliori amici per sempre. Più che migliori amici. Avevamo spesso giocato a sposarci, quando eravamo piccoli. Matias mi confezionava degli anelli con le carte dei cioccolatini. Forse, un giorno, me ne avrebbe dato uno vero.
Come avrei mai potuto paragonare i miei banali chiacchericci con Caterina al fantastico divertimento che sempre mi procurava la compagnia di Matias?
Non c'era proprio nessun'altra ragazza con cui stare, all'ora di pranzo. Andavo d'accordo più o meno con tutte, ma non avevo voglia di imporre la mia presenza a nessuna di loro. Un giorno, mentre stavo seduta in biblioteca, Antonella Lama Bernardi è entrata e ha agitato le dita in un gesto di saluto. Ero così meravigliata che mi sono guardata intorno, convinta stesse salutando qualcuno dietro di me.
-Sto salutando te, sciocca!- ha detto Antonella.
Anch'io ho mosso stupidamente le dita in risposta al suo saluto, poi ho raccolto i miei libri e sono uscita in tutta fretta. Non volevo disturbare Antonella. Erabamo a scuola insieme da poche settimane, ma lei si era già fatta una solida reputazione. Se decideva che non le piaceva il tuo aspetto, era capace di farti a brandelli.
Ero io per prima a non apprezzare il mio aspetto, Ero tanto minuscola che nessuno credeva potessi essere alle superiori. Tra tutte le mie compagne di classe ero quella con l'aria più infantile. Mi chiamavano Scricciolo. Non che mi perseguitassero davvero, più che altro mi consideravano una specie di mascotte tutto sommato ok, ma da non prendere sul serio.
Tutti provavano una gran soggezione nei confronti di Antonella. Sembrava molto più grande di me, molto più grande di tutte le altre. Dimostrava come minimo sedici anni, perfino nell'uniforme scolastica color rosso fuoco. Aveva sgargianti capelli castano-biondo, ovviamente tinti, anche se questo andava assolutamente contro le regole della scuola. Ma aveva allegramente mentito al signor Barcaroli, spergiurando che ogni singola ciocca dei suoi capelli era naturale. I capelli scendevano sotto il mento a punta.
Antonella sembrava fatta per infrangere qualsiasi schema o regola. Era la ragazza a cui tutte avrebbero voluto assomigliare, ma non era propriamente bella, e neanche ultramagra. Ma non sembrava le importasse essere un pò formosa, anzi. Sembrava molto soddisfatta di se stessa, e spesso pareva mettersi in posa, le mani sui fianchi. Le ragazze che facevano ginnastica con lei raccontavano che non si nascondeva mai dietro l'asciugamano, dopo la doccia. A quanto pareva, se ne stava lì arditamente, tutta nuda, senza curarsi degli sguardi altrui.
Era intelligente, e sarebbe potuta diventare una delle prime se si fosse data la pena di impegnarsi seriamente, ma in genere si gingillava e dimenticava di fare i compiti. Sapeva un mucchio di cose, e discuteva con gli insegnanti di architettura, di arte e di musica, ma nessuno si sarebbe mai sognato di darle della secchiona. Non la prendevano neanche in giro per le arie che si dava, anche se parlava con quel tipo di voce piena e pastosa, da quartieri alti, che normalmente avrebbero scimmiottato. L'aiutava il fatto che diceva parolacce, non sempre abbastanza lontano dall'udito degli insegnanti.  Raccontava particolari e aneddoti straordinari su quello che faceva con i suoi ragazzi. Era sempre circondata da ragazze che squittivano: -Ma dai, Anto!-
Quel giorno, nell'intervallo del pranzo, ero capitata nei gabinetti delle femmine e c'era Antonella, circondata da un gruppo di ragazze con gli occhi di fuori. Era seduta in modo precario sopra uno dei lavandini, e faceva dondolare le gambe calzate da uno straordinario paio di stivaletti borchiati che finivano in punta aguzza.
Era nel bel mezzo di una descrizione molto vivida di quello che aveva fatto la notte prima col suo ragazzo. Io mi sono bloccata, arrossendo fin sopra i capelli. Le altre si sono messe a sghignazzare, dando gomito ad Antonella, che non si era interrotta.
-Zitta, Anto. Non vedi che c'è Scricciolo?-
-Ciao, Scricciolo- ha detto Antonella, facendomi ancora quel saluto. Aveva le unghie tutte mordicchiate, ma aveva tinto di nero i mozziconi, e si era anche dipinta con l'inchiostro due artistiche rose nere nella parte interna dei polsi. Poi ha proseguito il suo dettagliato racconto.
-Anto! Taci! Scricciolo è diventata tutta rossa-.
Antonella ha sorriso. -Forse è ora che impari i fatti della vita- ha detto. -Sei d'accordo, Scricciolo? Ti posso illuminare, se vuoi.-
-Ti ringrazio, ma i fatti della vita li conosco già- ho risposto.
Mi scappava la pipì, ma non avevo voglia di chiudermi in un gabinetto, dove tutte mi avrebbero potuto sentire.
-Ah, può darsi che tu abbia una conoscenza libresca dei fatti fondamentali, ma dubito che tu l'abbia messa in pratica-.
-Smetti di punzecchiare Scricciolo, Anto!-
-Come se Scricciolo non potesse avere un ragazzo- ha detto Antonella facendo ruotare gli occhi.
-Io ce l'ho eccome, il ragazzo!- ho ribattuto, piccata. -Non puoi tirare conclusioni affrettate. Tu non sai niente di me-.
Le ragazze hanno drizzato le orecchie, eccitate. Generalemente nessuno rimbeccava Antonella. Io per prima ero stupefatta per aver osato tanto.
Antonella non sembrava tanto seccata. -Voglio sapere tutto di te- ha detto. -E anche del tuo ragazzo. Raccontami di lui-.
-Si chiama Matias- ho detto.
-E...?- ha chiesto Antonella. -Vai avanti, Scricciolo. Che aspetto ha?-
-E' bellissimo. Lo dicono tutti, non solo io. E' moro. Ha dei bei capelli, di un catsano intenso, e lisci. Quando li ha un pò lunghi gli ricadono sulla fronte. Ha gli occgi catsani, e una bella pelle, molto chiara: non ha mai brufoli. Non è molto alto, ma naturalmente è un bel pò più alto di me. Non si preoccupa mai troppo dei vestiti che indossa, eppure è sempre in ordine, elegante e disinvolto-.
-Uauu!- ha esclamato Antonella. Sembrava mi voesse prendere in giro ma contemporaneamente pareva davvero interessata. -E che tipo è, come persona? Io trovo che i ragazzi belli o sono terribilmente pieni di sè oppure non hanno la minima possibilità-.
-No, Matias, non è affatto così. Eì molto spiritoso, fantasioso e creativo. E' motlo intelligente, molto più di me. Sa praticamente tutto. Non finirebbe mai di parlare di un argomento che lo interessa davvero, eppure non è mai noioso-.
-Insomma, da quant'è che lo conosci questo fantastico ragazzo?- ha voluto sapere Antonella. -Sempre se tu lo conosca avvero. Sei una ragazza che legge motlo, forse te lo sei semplicemente inventato-.
-Già, come se un ragazzo del genere perdesse il suo tempo con una come Scricciolo!- ha detto Luciana, un'altra delle nuove.
-Lo conosce davvero- ha detto Pia. -Eravamo tutti nella stessa classe alle medie-.
-Dunque ha solo la nostra età- ha detto Antonella. -E' solo un ragazzino. Io non mi metto mai con dei coetanei, perchè sono tutti stupidi e immaturi-.
-Matias non è uno stupido- ho protestato.
-No, lui, cioè, è un intelligentone- ha detto Pia. - Va al Liceo Kingsmere, no, Scricciolo? Ha vinto una borsa di studio speciale. E' bravo anche in disegno. Ha dipinto un murale quando eravamo alle medie, una scena veneziana coi soffiatori di vento, e sembrava fatto da un vero artista-.
-Sembra interessante- ha detto Antonella. -Voglio conoscerlo. Ehi, Scricciolo, portalo a casa mia stasera.-
L'ho fissata a occhi spalancati. Sicuramente stava scherzando! Anche le altre ragazze sembravano incredule.
-Sì, certo, certo- ho detto per fare sull'ironia.
-Guarda che dico sul seio. Faremo una festa, ci divertiremo-.
-Posso venire anch'io, Anto?-
-Anch'io!-
-Ehi, ehi, l'ho detto a Scricciolo, non a voi. Patty e il suo ragazzo Matias-. Antonella ha allungato il suo stivale appuntito e mi ha dato un calcetto. -Verrai, Patty?-
Nessuno a scuola mi chiamava mai Patty, tranni i professori. Ero talmente sorpresa che non sapevo cosa dire.
Dovevo dire di no, ovviamente. La sola idea di me e Matias che andavamo a una festa di Antonella era insensata. Ma a un tipo come Antonella non è che puoi dire semplicemente No, grazie.
-Bè, sarebbe carino- ho mormorato, pronta a inventarmi una scusa.
Antonella non me ne ha dato la possibilità.
-Fantastico- ha esclamato, saltando giù dal lavandino. -Ci vediamo stasera alle otto. L'indirizzo è Lark Drive 94-.
Se n'è andata in un ondeggiare della sua corta gonna prima che potessi dire una sola parola. Tutte l'hanno seguita di corsa, continuando a scongiurarla cdi essere invitate anche loro.
Sono rimasta lì, col cuore in un tumulto, a chiedermi che cosa diavolo avrei dovuto fare.
  
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