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Autore: Antys    03/08/2010    2 recensioni
Andreas non distoglieva mai gli occhi dai suoi, in nessuna circostanza.
Si portò la mano, ormai libera, alla bocca, leccando le prime due dita. La lasciò vagare sul pavimento cercando La tovaglia, che casualmente, era sempre nelle loro vicinanze.
Non era mai stanco del suo sapore?
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Sucht{Sexual frustation

Pairing: BillxAndreas
Rating: Arancione

Genere: Slice of  life; Erotico

Avviso: Slash; One Shot; What if?

Note: Ѐ ambientata durante i diciassette anni del piccolo Kaulitz.

Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone né offenderla in alcun modo.

 

 

Sucht

Sexual frustration

 

Ormai era normale amministrazione entrare in quella casa senza che nessuno gli si presentasse alla porta per aprirla. Si ritrovava li sull’uscio della porta con le chiavi in mano. Come se fosse casa sua, tranquillamente.

Percorreva quell’abitazione anche ad occhi chiusi, aprendo continuamente il frigorifero e sbirciando - a volte svuotandola - la dispensa. Usufruiva dei fornelli e trafficava con pentole ed ingredienti. Si buttava a peso morto sul grande divano, si distendeva sul pavimento freddo e rubava i bagni ai padroni di casa con tranquillità.

Percosse, come ogni giorno, quelle scale che portavano alle camere dei suoi, due, migliori amici. Osservando un soggiorno un po’ sottosopra e un silenzio, che non gli apparteneva, regnare per tutta l’abitazione. Se non fosse stato per quegli strani ansimi soffocati e urletti strozzati.

Un groppo alla gola gli si formò e con passo indeciso proseguiva quella scalinata, fermandosi una volta arrivato in cima.

Incerto, spostò lo sguardo da destra a sinistra, da sinistra a destra, cercando di comprendere la reale direzione di quegli strani rumori.

Percependo un suono più acuto, o forse guidato dall’istinto o da tutt’altra cosa, si avventurò verso sinistra, inghiottendo a malapena un nuovo nodo in gola e tentennando i passi, dirigendosi verso la camera del cantante.

Si ritrovò attratto da una porta – a caso -, quasi di fronte la direzione presa, semisocchiusa.  Quegli strani rumori erano sempre più vicini e aumentavano. Avvicinò una mano tremolante verso la porta per scostarla un po’, continuando a notare il vuoto di quella casa.

Una lunga chioma nera, lucente, ricadeva con grazia sul suo volto, seduto sul bordo della vasca da bagno, intento a strani movimenti sul basso ventre, tutto accompagnato da piccoli gemiti. Continuava quel lavoro imperterrito, preso fino al midollo, ignaro di essere osservato da due perle smeraldo.

Movimenti coincisi, precisi, regolari e irregolari. Diventati improvvisamente sempre più veloci, quasi disperati, perdendo ogni ritmo.

Sbatté le lunghe ciglia nere, il fiato smezzato, il respiro irregolare.

Come se si sentisse osservato, spostò il suo sguardo verso la porta un po’ troppo aperta, incontrando due grandi occhi chiari e abbandonando all’istante il piccolo lavoretto manuale.

Col fiato corto, si ritrovarono entrambi ad osservarsi, senza proferire alcuna parola. Forse per la scena o forse per la mancanza di fiato e l’assenza di ossigeno.

Andreas si ritrovò ad osservarlo attento, notando i suoi occhi nocciola lucidi e vogliosi, contornati dai lunghi capelli sbarazzini che ricoprivano il volto e piccole chiazze  rosse regnavano sulle guancie. Il volto sconvolto in cerca di piacere, sottolineava l’orgasmo mancato.

 Guidato da chissà quale entità, si ritrovò ad avanzare, scostando maggiormente la porta – ignorandola completamente -, dirigendosi verso la sua direzione con disinvoltura, tutto seguito dallo sguardo interrogativo del padrone di casa, che cercava con piccoli movimenti, quasi impercettibili, di ricomporsi con evidente scarso risultato.

Il biondo si ritrovò dinanzi a lui con il fiato ancora spezzato, tentando, invano, di soddisfarsi in qualsiasi modo. Dallo stringere le gambe in cerca di contatto a cambiare posizione lentamente. Dal strusciarsi al bordo della vasca da bagno allo sfiorarsi lentamente.

Sorrise divertito. Nulla di tutto quello, finché sarebbe rimasto li dentro, sarebbe servito a qualcosa. 

Uno strano desiderio lo investì. Notando improvvisamente di possedere jeans troppo stretti ed una strana adrenalina lo investiva.

Senza troppi indulgi si inginocchiò - mentre la piccola vittima tentava di nasconderlo -, ritrovandosi faccia a faccia con il suo pacco: duro, voglioso, quasi disperato.

Sorrise ancora una volta, mentre quell’immensa frustrazione sessuale cresceva, avvicinando il volto alle gambe del cantante e prendendogli le mani spostandole. Afferrò delicatamente il membro portandoselo con desiderio alla bocca.

Piccole leccate si concentrarono sulla punta - sentendo irrigidirsi il piccolo della casa -, approfondendo quel contatto mano a mano, assaporando e studiando ogni centimetro.

Le mani frettolose del moro andarono a sfiorarlo appena nell’intento di allontanarlo.

Sentì buona parte del proprio sesso dentro quella grande bocca, calda e appagante, regalargli sensazioni uniche, ritrovandosi ancora una volta senza fiato e con gli occhi nuovamente lucidi.

Ispirò profondamente, mentre, automaticamente, il suo corpo cominciava a muoversi e ad accettare a pieno ogni nuova sensazione.

Allontanò le mani una volta per tutte.

Costatò: ne aveva proprio bisogno.

Ogni pensiero, riluttanza, incertezza, domanda sparì. Lasciando spazio al semplice e puro piacere.

 

Era diventata quasi un’abitudine. Accadeva sempre, in qualsiasi circostanza, senza rendersene conto.

Si trovava protagonista di quella scena assurda, che mai si sarebbe immaginato, godendo come un dannato.

Lui, seduto per terra con le spalle al muro, i pantaloni calati e il proprio membro nella Sua bocca.

Teneva salda la testa appoggiata alla parete, rivolta al tetto, guardandolo sottecchi. Il volto arrossato, i capelli scompigliati, il respiro sprezzato. Tratteneva a stento i gemiti, alternando le posizioni delle mani: da aperte in cerca di terreno a chiuse in due pugni.

Il contatto aumentava, le sensazioni vivevano in lui e l’eccitazione si impadroniva del suo corpo.

Serrò le labbra, stroncando il nuovo gemito che minacciava di fuoriuscire e inghiottendo l’ennesimo nodo alla gola. Aprì le mani testando il pavimento, cercando, invano, di trovare qualcosa da afferrare.

Piantò le lunghe unghia laccate di nero, mentre, istintivamente, allargava le gambe percependo il Suo avanzamento.

Chiuse gli occhi, sospirando silenziosamente, incurvando la schiena e mordendosi un labbro.

Era vicino.

Allargò le dita, intensificando il contatto con le piastrelle - dannandole-, continuando a sperare, inconsciamente, di trovarle morbide e penetrabili.

Avvenne, nuovamente, in un attimo.

Un piacere immenso l’accolse - lasciandosi sfuggire piccoli, intensi gemiti -, trovandosi libero e maledettamente appagato.

Cosa c’era di giusto in tutto quello? Erano settimane, forse mesi. Si ritrovava, costantemente, a porsi sempre le stesse domande. Senza avere mai una risposta.

Perché si trovavano, ogni volta, in quella circostanza?  

Trattenne il respiro, sentendo quelle labbra percorrerlo e allontanarsi. Spostò lo sguardo sui Suoi occhi smeraldo, incrociandoli e incatenandoli.

- Non chiedermelo, Bill. – Pronunciò con voce roca il biondo, rispondendo a quella domanda silenziosa, riflessa nei suoi occhi nocciola, leccandosi istintivamente le labbra.

L’ospite si avvicinò lentamente, portando una mano sotto di sé, catturando una volta per tutte quelle labbra carnose, bramate e contemplate.

Intrecciò le mani, percorrendo con l’altra il suo esile corpo, avvolgendo, totalmente, il suo sesso.

Il moro sussultò, avvertendo un sorriso formarsi tra le Sue labbra, mentre muoveva agile la mano e insinuava la lingua nella sua bocca. 

Ogni possibile movimento gli sembrava vietato. Gli era impossibile respirare, proferire parola, mugolare dissenso.

Chiuse gli occhi, ritrovandosi in una realtà dove regnava il puro piacere.

Innalzò la schiena, cercando nuovamente di affondare le proprie dita tra le piastrelle. Ispirò profondamente, ritrovandosi a rispondere a quei movimenti. Intensificò la stretta tra le loro mani, mentre un nuovo orgasmo cominciava a impadronirsi del suo corso. Piegò un gamba, lasciando scorrere la mano sul pavimento, cercando disperatamente nuovo ossigeno. Sbatté la testa contro la parete strizzando gli occhi, mentre quella sensazione assurda lo investiva.

La stretta aumentava, i movimenti si facevano sempre più veloci e si sentiva soffocare.

Strisciava il capo tra le mura, aprendo e richiudendo, ripetutamente, la mano libera, stringendo l’altra.

Improvvisamente avvertì le Sue labbra abbandonarlo e appoggiare la Sua fronte sulla propria. Istintivamente aprì gli occhi incontrando i Suoi.

E il momento era giunto.

Si lasciò andare, invadendo la Sua mano.

Andreas non distoglieva mai gli occhi dai suoi, in nessuna circostanza.

Si portò la mano, ormai libera, alla bocca, leccando le prime due dita.  La lasciò vagare sul pavimento cercando La tovaglia, che casualmente, era sempre nelle loro vicinanze.

Non era mai stanco del suo sapore?

Poggiò la mano, ormai pulita, per terra, cercando automaticamente la sua, mentre scioglieva l’altra avvicinandola al suo volto.  Gli scostò i capelli dal viso, sfiorando con le labbra le sue, catturandole, dopo pochi secondi, nuovamente.

Ed ecco l’ennesimo vortice. Si ritrovò a ricambiare, lasciandosi trascinare tranquillamente sul pavimento.

La mano libera di Andreas toccava il suo volto, scostandogli i capelli e affondandoci le dita. Gli accarezzava gli zigomi e alle volte l’avvicinava alla sua bocca, senza mai, mai, staccare le labbra dalle sue.

La mano scivolava, mentre l’altra continuava a mantenere le dita incrociate fra loro, intensificando ad ogni mossa la stretta. Il Suo ginocchio premeva sul suo membro e sentiva i jeans scendere sempre di più.

Si ritrovò completamente disteso sul pavimento, che di freddo non aveva più nulla, avvertendo il continuo pulsare del pacco del suo migliore amico sul ventre. Poteva percepirlo, sfiorarlo, toccarlo.

In un battito di ciglia, avendo completamente perso il senso del tempo e della realtà, si senti, prima, sfiorare da qualcosa di caldo e, dopo, penetrare lentamente e dolcemente. Ritrovandosi, nuovamente in quella giornata, ad allargare le gambe istintivamente e ad avvolgerle al ventre del nuovo amante.

Spinte decise, lente. Si sentiva sempre più scivolare sul pavimento, avvertendo maggiormente quell’intruso dentro sé, in tutta la sua lunghezza e larghezza.

Le spinte aumentavano, sempre più veloci, sempre più decise, sempre più forti. Si sentiva soffocare. Un’altra volta.

Cercava con l’unica mano libera uno spiraglio d’aria. Una nuova ondata di ossigeno.

Spinte sempre più veloci.

La bocca di Andreas non si allontanava dalla sua né avevo alcuna intenzione di farlo.

Sempre più veloci.

Le farfalle volavano, senza orientamento, nel suo stomaco, avvertendo maggiormente quella sensazione di soffocamento.

La lingua esperta del suo migliore amico esplorava ogni centimetro della sua bocca, potendo ancora avvertire il proprio sapore.

In quel momento Lui si allontanò, ritrovandosi investito da quella nuova ondata d’ossigeno e innalzando la schiena lasciò uscire tutta quell’anidride carbonica che risiedeva nel suo corpo, emettendo un suono liberatorio, seguito in una frazione di secondo da un gemito strozzato, piantando saldamente e disperatamente la mano sul pavimento, così forte da farsi male.

Drizzò il collo, socchiudendo gli occhi a fatica e ritrovandosi nuovamente senza ossigeno.  Si morse il labbro inferiore, ingoiando con difficoltà la saliva.

Andreas afferrò la mano libera, catturandola, bloccandola per terra all’altezza del suo volto. Intrecciò le dita. Il corpo sostenuto solo dalle mani. I loro sguardi fissi.

Nel momento stesso in cui Bill fu invaso dal nuovo orgasmo, ritrovandosi quel bisogno immenso di far uscire quei suoni, Andreas imprigionò le sue labbra, stroncandoli.

Quella era la prima volta che il suo buon amico si spingesse tanto oltre.

Non aveva mai sfiorato le sue labbra né il suo corpo.

 

Tutto quello che accadeva era completamente fuori dal suo controllo.

Ma si ritrovava, puntualmente, a non far nulla per cambiare quella situazione.

Ed aveva smesso di fare domande.

Incurvò la schiena, respirando lentamente, lasciando scivolare una mano sulla sedia, disegnando i suoi contorni.

La scena era sempre la stessa.

Lui seduto da qualche parte, qualsiasi parte – tanto che avevano smesso da mesi di preoccuparsi se qualcuno li avesse beccati in fragrante - , con il membro nella Sua bocca.

Godeva. Godeva sempre come un matto. E non riusciva a farne a meno.

Anche quando si trovava solo nella sua camera buia, disteso sul letto, osservando il tetto, quelle immagini gli si presentavano davanti. Avvertiva ogni cosa. Come se Lui fosse li a soddisfarlo ancora una volta.

Si ritrovava nuovi gemiti pronti a prendere vita dalla sua bocca, il corpo pronto ad arrivare all’apice senza battere ciglio.

Cercava in tutti i modi di allontanare o soddisfare quella continua ricerca del puro piacere. Di liberarsi da quella estenuante frustrazione. Con evidente scarso risultato.

E come di consueto gli si buttava tra le braccia, dimenticando ogni cosa.

Allungò una mano verso il Suo capo, affondando le lunghe dita tra i morbidi capelli biondi, accarezzandoli e successivamente stringendoli.

Ed ecco il nuovo traguardo.

Il raggiungimento dell’apice.

Ancora una volta.

Andreas si alzò lentamente, incrociando i suoi occhi e cercando le labbra del compagno, impossessandosene.

Foga.

Desiderio.

Accarezzò gli zigomi, avvicinando maggiormente le loro labbra e intensificando quel nuovo bacio.

Esplorò con maestria la sua bocca, accettato di buon grado dal moro.

- Devo andare. – Pronunciò rocamente il biondo, distaccandosi dalle sue labbra, senza distogliere gli occhi dai suoi.

-Come sempre. – Sussurrò lieve il padrone di casa, lasciando la presa sulla sedia.

L’ospite si rintanò tra l’incavo del collo e la spalla, baciandolo lentamente. Piccoli baci, lunghi tutta una scia. – Tornerò, come sempre. – Disse dolcemente, marcando le ultime due parole, regalandogli un sorriso.

Il cantante annuì distante. Guardandolo mentre si ricomponeva, avvicinandosi successivamente al tavolo per prendere i vari mazzi di chiavi. Il moro costatò fosse bene imitarlo. Si alzò dalla sedia ricomponendosi per bene, scompisciando distrattamente i soffici capelli neri che ricadevano con grazia e accuratezza sulla schiena.

In un battito di ciglio si sentì afferrare per un braccio, ritrovandosi con la schiena al muro.

Sussultò, testando la parete con le dita.

Una mano gli sfiorò il volto, spostando i lunghi capelli neri dal viso. Avvertì il Suo respiro sul collo e il Suo viso sempre più vicino ad esso.

- Tu mi fai impazzire. – Sentenziò l’ospite in un sussurrò. Accarezzando candidamente il collo con il Suo respiro, ispirando a pieni polmoni il suo odore. 

Bill respirò piano, appoggiando il capo al muro, percosso da mille brividi.

Piacere.

Lo guardò di sottecchi, osservandolo rapito da chissà quale nuova realtà.

- Andry. – Lo chiamò piano a mezza voce.

Il biondo alzò lo sguardo, ridestato dai suoi pensieri, incatenato ai suoi occhi nocciola.

Non gli diede neanche il tempo di focalizzare la sua figura.

Si impossessò delle Sue labbra, baciandole con foga ed insinuando la lingua con disinvoltura.

I loro corpi aderirono perfettamente, sentendo maggior contatto con la parete. Le mani del biondo trattenevano il suo viso, trasmettendogli tutto il calore possibile.

Il bacio si intensificava. Sempre più profondo. Sempre più esplorato.

La foga prendeva il sopravvento, miscelato tra una tormentata passione e il desiderio ardente.

Forse quella era la prima volta che prendeva l’iniziativa di baciarlo.

E, probabilmente, aveva sempre conosciuto la risposta alla sue domande.

 

 

 

 

 

 

Ebbene si, dopo otto mesi – credo – eccomi di nuovo qui con qualcosa di nuovo.

Erano anni che volevo cimentarmi in questa coppia, alla fine l’ispirazione è arrivata. Le dormi veglie fanno strani scherzi. Benché sia impazzita nel cercare il colore effettivo degli occhi di Andreas. Se mai qualcuno saprà qual è mi faccia un fischio. ù.ù

Alla prossima! ^-^

 

©Anty

 

   
 
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