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Autore: _Syn    05/08/2010    4 recensioni
TYL!HibarixTYL!Tsuna [accennato... più o meno]
“Potresti... farmi un favore, Hibari-san?”
Hibari lo guardò, come sempre in silenzio, ma rese eloquenti i suoi occhi: ancora?
“Prenditi cura... anzi, dai un’occhiata agli altri. Mi fido di loro, ma questo evento inatteso potrebbe... sconvolgerli in un modo che io non posso prevedere.” disse, rimanendo serio, nonostante le pause che aveva disseminato in quelle poche parole. Non era l’affetto per la sua famiglia che quelle pause mettevano in discussione, era la paura di saperli nella sofferenza senza poter fare nulla che gli fermava il cuore, costringendolo a fermarsi persino mentre parlava. Avrebbe voluto aggiungere: stai attento soprattutto a Gokudera. Probabilmente non starà a sentire nemmeno Yamamoto e dimenticherà di ricordare a Ryohei che i suoi capelli sono ridicoli. Potrebbe fare qualcosa di stupido oppure dimenticarsi di se stesso. Ma quello sarebbe stato compito di loro stessi. La forza doveva venire da dentro, prima di tutto. E ancora, respirando profondamente, Tsuna canalizzò ogni suo pensiero su di loro. Ogni goccia di fiducia.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Hibari, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Genere: Introspettivo
Personaggi: Hibari, Tsuna [TYL]
Rating: Verde
Avvertimenti: Spoiler Future!Arc, Mini-One-Shot (saranno 800 parole), Shounen-ai, Missing Moment

Note: Riprendo la scena in cui si decide di inscenare la morte di Tsuna. Insomma, questo è il "saluto" che si scambiato i due.


Take care

 


E’ strano, vero?”

In quel momento, Tsunayoshi Sawada sembrava essere tornato dieci anni indietro. Le spalle basse, incurvate, e l’espressione infantile dipinta sulle labbra leggermente piegate in un sorriso nervoso e gli occhi persi nel vuoto.

Hibari non rispose alla domanda, appoggiato al muro della stanza in cui aleggiavano ancora parole pronunciate da poco, segreti che dovevano rimanere tali fino alla fine.

Se qualcosa dovesse andare male e dovessi morire per davvero...” Hibari non gli diede il tempo di finire la frase e gli si avvicinò, puntandogli un tonfa contro.

Non ci fu bisogno di parlare. Hibari gli aveva più o meno detto: già odio lavorare insieme a qualcuno, essere parte di un piano che coinvolga più di una persona, già detesto il fatto che sia tu, dannato erbivoro, quello che dovrò proteggere, già è asfissiante come sensazione, non provare a morire per scrollarti i problemi dalle spalle. Inoltre era stato proprio lui, settimane prima, a rendere nota la sua incontrastabile e inopinabile fiducia nel Decimo del passato. Era certo che lui avrebbe potuto farcela, che non ci sarebbe stato nulla in grado di fermarlo. Doveva fidarsi di se stesso, nella maniera più strana possibile, cercando di ricordare quello che era stato. Doveva far sì che quella fiducia continuasse. a echeggiare in quell’epoca, così da raggiungere il passato.

Tsuna alzò le mani ne poggiò una sulla punta del tonfa, abbassandolo. Troppe responsabilità avevano gravato sulle sue spalle in quei tempi, ma si diede comunque dello stupido non appena si rese conto di aver dubitato. Si disse che non ce n’era bisogno e un brivido di coraggio e fiducia lo attraversò. Era scuro il cielo, là fuori, ma dentro di lui, Tsuna aveva il dovere e l’obbligo di conservarlo sempre limpido e pulito. Un punto di riferimento, immenso, in cui poter tornare, su cui poter fare affidamento.

Ho capito.” sospirò. All’improvvisò quei dieci anni gli tornarono addosso come una scarica elettrica e Hibari, in qualche modo, ne fu colpito. Forse perché la mano di Tsuna era ancora sul tonfa o perché, a malincuore, dovette ammettere che quella faccenda li aveva legati più di quanto avesse voluto. Non legati nel senso di aver accresciuto affetto, amore e simpatia. Legati nel senso che, pure non volendo, d’ora in avanti Tsunayoshi Sawada sarebbe stato il segreto che avrebbe dovuto mantenere. Se lo sarebbe portato dietro e dentro nel silenzio, e nel silenzio avrebbe sempre ascoltato il suo respiro cancellato da una morte apparente. Che fregatura essere considerati affidabili, di quei tempi.

Potresti... farmi un favore, Hibari-san?”

Hibari lo guardò, come sempre in silenzio, ma rese eloquenti i suoi occhi: ancora?

Prenditi cura... anzi, dai un’occhiata agli altri. Mi fido di loro, ma questo evento inatteso potrebbe... sconvolgerli in un modo che io non posso prevedere.” disse, rimanendo serio, nonostante le pause che aveva disseminato in quelle poche parole. Non era l’affetto per la sua famiglia che quelle pause mettevano in discussione, era la paura di saperli nella sofferenza senza poter fare nulla che gli fermava il cuore, costringendolo a fermarsi persino mentre parlava. Avrebbe voluto aggiungere: stai attento soprattutto a Gokudera. Probabilmente non starà a sentire nemmeno Yamamoto e dimenticherà di ricordare a Ryohei che i suoi capelli sono ridicoli. Potrebbe fare qualcosa di stupido oppure dimenticarsi di se stesso. Ma quello sarebbe stato compito di loro stessi. La forza doveva venire da dentro, prima di tutto. E ancora, respirando profondamente, Tsuna canalizzò ogni suo pensiero su di loro. Ogni goccia di fiducia.  

Ma li avrebbe salvati, agendo in quel modo.

Non mi riguarda.” fu la risposta di Hibari. Tsuna si aspettava una risposta del genere, infatti abbassò gli occhi e infilò le mani nelle tasche della giacca. Non rassegnato, solo consapevole. Ma nonostante tutto, quando il momento sarebbe arrivato, Hibari ci sarebbe stato per loro. In un modo tutto suo, forse anche in un modo troppo pericoloso, si disse Tsunayoshi. Fu proprio quel pensiero che lo spinse a dirgli un’ultima cosa.

Mosse passi decisi e coraggiosi verso il suo Guardiano delle Nuvole. Era di spalle ma si accorse perfettamente della presenza di Tsuna. Non lo attaccò perché non lo riteneva abbastanza forte, oppure perché quello era un modo per dirgli arrivederci. Risparmiargli una raffica di pugni e sorrisi sadici.

Allora prenditi cura di te, e...” sorrise con un divertimento che sentiva di non provare da secoli, Tsuna, mentre poggiava una mano sulla spalla di Hibari “della Namimori.” No, non era divertimento... Era una felicità vaga che gli stringeva la gola come un nodo. Era sapere che, al di là dell’oscurità, certe cose non cambiavano mai.

Lasciò che la mano, pregna del calore gelido di Hibari, scivolasse lungo la sua schiena. La toccava ancora, sfiorandola, e cercava il coraggio di allontanarsene una volta per tutte, per chiudere gli occhi. Una volta lontano, non ci sarebbe stata occasione di tornare vicini fino al momento della vittoria.

Posso chiederti di giurarmelo, Hibari-san?”

Lui rimase immobile, senza dirgli di smetterla di toccargli la schiena. Senza respirare, quasi, ma tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. Guardava al futuro e al tempo stesso restava ancorato al presente. Ancora per un po’, finché il tempo l’avrebbe loro permesso. Ancora qualche secondo, forse minuto, per immaginare che sarebbero stati ancora una volta lì.

Ma non parlò, non disse nulla.

Immagino vorrai risparmiare le parole per il me stesso del passato.”

Hibari piegò le labbra nel sorriso appena sadico che Tsunayoshi riuscì a vedere anche se gli dava le spalle.

Non solo parole.

Cerca di non ammazzarmi.”

Erbivori...”

 

 

 

 

 

 

  
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