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Autore: Seiten_85    29/09/2005    3 recensioni
In attesa che la mia mente malata produca altre ispirazioni per "non capiva che l'amavo" pubblico una fic in cui... la vicenda è raccontata da Goku. Leggete e commentate
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Son Goku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOGNI E SPERANZE DI UN CUORE INFRANTO

MISSING
Please, please, forgive me
but I won't be home again.
Maybe someday you'll look up
and barely conscious you'll say to no-one:
"isn't something missing?"
You won't cry for my absence,
I know, you forgot me long ago.
Am I that unimportant?
Am I so insignificant?
Isn't something missing?
Isn't someone missing me?
CHORUS
Even though I'm the sacrifice
you won't try for me, not now.
Though I'd die to know you loved me
I'm all alone.
Isn't someone missing me?
Please, please, forgive me,
but I won't be home again.
I know what you do to yourself,
I breathe deep and cry out.
Isn't something missing?
Isn't someone missing me?
CHORUS
Isn't someone missing me?
And if I'll bleed, I'll bleed,
knowing you don't care.
And if I sleep just to dream of you
I'll wake without you there.
Isn't something missing,
Isn't something...?
CHORUS
Isn't something missing?
Isn't someone missing me?
-EVANESCENCE- Missing

Ormai era passata qualche settimana da quel terribile giorno: il giorno in cui Sanzo mi aveva lasciato dicendomi che la nostra storia non poteva più andare avanti per via delle troppe differenze che ci distinguevano; sulle prime pensavo che scherzasse, ma quando i miei occhi avevano incontrato per un attimo il suo sguardo incredibilmente freddo, avevo capito che, purtroppo, era la nuda e cruda verità.
E pensare che quelle parole me le aveva dette dopo avermi dato un lungo passionale, quanto triste bacio e, poco dopo era uscito di casa non dicendomi più nulla, ma solo quando aveva chiuso la porta sentivo che Sanzo, il mio sole, non sarebbe mai più tornato da me. Siamo stati insieme per sei mesi durante i quali abbiamo portato a termine con successo la missione, abbiamo vissuto per un po' al tempio per poi prendere una casa solo per noi.
In quei lunghi mesi abbiamo fatto di tutto (in tutti i sensi ^///^ ndgoku.), anche litigato, ma mai mi aveva minacciato di lasciarmi. Sarò stato anche uno stupido, sciocco sentimentale, ma pensavo di vivere per sempre al suo fianco: mi si riempiva il cuore di gioia pensando che io e lui saremmo invecchiati insieme, ma... tutti quei meravigliosi sogni erano volati via come liberi gabbiani.
Così pensavo che il mio "ex" fosse tornato al tempio lasciandomi solo con i ricordi di lui: avevo messo quella parola tra virgolette perché volevo ancora credere che prima o poi sarebbe tornato a casa da me; non me ne sarebbe importato niente se non mi avesse mai chiesto "scusa", mi sarebbe bastato solo che avessimo ricominciato da dove avevamo interrotto. Tutte le volte che mi coricavo sul grande letto matrimaniale sentivo ancora l'odore del mio amore: un odore pungente, ma dolce al tempo stesso ricordando tutte le volte in cui c'eravamo uniti.
Piangevo ancora tutte le volte che quei ricordi si facevano vivi, nonostante fossero già passate quattro settimane da allora; senza lui che mi dormiva accanto, il letto mi sembrava così grande, più grande di quanto questi miei occhi eretici hanno veduto fino a quei momenti. Nonostante fossero passati più di sei mesi ricordavo ancora, con piacere e rammarico, la prima volta che l'abbiamo fatto: una sera avevamo preso alloggio in una locanda che aveva disponibili camere doppie e, come a volte succedeva, una l'avevamo presa io e Sanzo e l'altra Gojyo e Hakkai.
In quell'ultimo periodo mi soffermavo più del dovuto a guardare Sanzo e, quella sera, era accaduto ciò che non immaginavo di desiderare tanto e che anche Sanzo stesso voleva: mentre stava piegando la tunica su una sedia, io mi gli ero avvicinato, gli avevo girato dolcemente il volto verso di me e avevo avvicinato le mie labbra alle sue unendole in un delicato sfiorarsi.
Sanzo era rimasto un po' stupito, ma poi cominciava a ricambiarmi trasformando il bacio in pura passione mentre guidava le sue mani sui miei glutei per prendermi in braccio e portarmi a letto.
Essendo la prima volta, nonostante il mio amante cercasse di farmi sentire meno dolore possibile, lo sentivo ugualmente, ma poco dopo cominciavo ad avvertire un piacere sconfinato venendo insieme al mio sole. Dopo l'infuocata passione, Sanzo mi aveva fatto mettere la testa sul suo petto mentre tenevamo ancora unite le nostre mani in un intreccio di dita dolce e tenero intanto che con l'altra mi accarezzava delicatamente la schiena: era la prima volta che le nostre anime, i nostri cuori e i nostri corpi si erano uniti in un gesto che andava oltre il tempo e lo spazio.
Se avessi potuto esprimere un desiderio, avrei chiesto quello: avere ancora accanto a me quel corpo che mi scaldava non soltanto quando eravamo a letto o quando faceva freddo, ma anche quando mi sentivo triste, soprattutto quando nevicava perché la neve mi ricordava ancora quella prigione e lui mi stringeva a se coccolandomi teneramente (lo so che può sembrare strano, ma Sanzo, a volte, era così! ^__^''' ndgoku).
Mi mancava da morire; mi mancavano anche quei piccoli gesti che potevano sembrare insignificanti, ma per me, importanti; per esempio quando ci svegliavamo univamo le nostre labbra in un contatto dolce e tenero dandoci il "Buongiorno"; oppure quando eravamo a letto, dopo aver fatto l'amore, mi circondava la vita con un braccio accarezzandomi la schiena o, ancora, quando si metteva a leggere inforcando sul naso gli occhiali da lettura e assumeva quell'espressione da intellettuale che, tra l'altro mi faceva impazzire mentre io gli massaggiavo le spalle e lui se lo lasciava fare; ma la cosa che mi rattristava parecchio era quando fissava, come ipnotizzato, la pioggia cadere con uno sguardo privo di emozioni ed io gli accarezzavo le spalle cercando di rilassarlo un po', anche se era inutile.
In tutto quel tempo trascorso insieme non mi aveva mai detto cosa gli ricordava la pioggia: gli chiedevo quasi sempre il motivo di quel comportamento e lui mi diceva che non erano affari miei, bé è inutile che vada avanti perché si sa già la fine di questo discorso.
Quante volte ero andato al tempio per cercarlo, per vederlo, ma i monaci mi dicevano sempre che non ero desiderato cacciandomi via; quante volte l'avevo visto passare per i corridoi mentre lo chiamavo a gran voce e lui non si voltava nemmeno per darmi uno sguardo, anzi mi guardava, ma con uno sguardo così freddo che avrebbe potuto gelare il sole; allora me ne tornavo a casa sconfitto e rassegnato.
Molte volte capitava che gli scrivessi delle lettere dicendogli che lo amavo ancora, pregandolo di tornare, portandole al tempio chiedendo se potevo vedere Sanzo per dargliele, ma i monaci, impedendomelo, dicevano di darle a loro che gliele avrebbero consegnate subito; anche se non credevo molto alle loro parole facevo ciò che mi era stato chiesto.
Ricordo che un giorno, quando ero uscito per farmi un giro, l'avevo visto: Dio quant'era bello, quanto avevo voluto chiamarlo, ma codardo come ero, non ne avevo avuto il coraggio, per non incontrare quegli occhi freddi, per non farmi soffrire più di quanto stavo già facendo; così, stringendo i pugni, avevo cominciato a incamminarmi verso casa, ma penso che abbia sentito la voce della mia anima urlare perché, poco dopo, si era voltato verso di me osservandomi
-"No, no ti prego vattene, non farmi più soffrire!"- questo era ciò che la mia anima gridava prima che Sanzo venisse verso di me appoggiando una mano su una mia guancia sussurrandomi con sguardo freddo ma dolce
-"Mi dispiace..."- a quelle parole avevo sgranato gli occhi e feci scivolare lungo le guance le lacrime che si erano accumulate. Poco dopo lasciò scivolare la mano voltandomi le spalle andandosene e così mi lasciavo cadere sulle ginocchia urlando al cielo una semplice domanda
-"Perché!"- vedendo Sanzo fermarsi un attimo e proseguire la sua strada. Dopo il lungo sfogo tornai a casa buttandomi sul letto stringendo tra i pugni un cuscino soffocando, su di esso, dei nuovi singhiozzi prendendo sempre più coscienza che Sanzo non sarebbe mai più tornato da me.
Quando smisi alzai il volto dal cuscino e, guardandomi intorno, vidi sul comò una nostra foto incorniciata. Mi alzai dal letto e andai a prenderla per osservarla più da vicino: ricordo che l'abbiamo scattata al mare; era una giornata splendida e Sanzo, con il volto leggermente imbronciato, aveva un braccio che mi circondava la vita ed io avevo la testa appoggiata su una sua spalla. Era uno dei momenti più belli che avessi trascorso con lui, il mio amore; ma mi rendevo sempre più conto che tutto quello era finito e, pensando a quei momenti, stringevo forte al cuore la foto illudendomi che lui era ancora lì con me.
Ricordo che il periodo in cui abbiamo scattato quella foto era quando avevamo già portato a termine la missione e per "festeggiare" abbiamo deciso di alloggiare, per una settimana, in un albergo. Sanzo, in quel periodo, sembrava più mansueto del solito, tanto che una sera mi portò in spiaggia, più precisamente in una piccola spiaggetta nascosta dalle scogliere e lì trascorremmo una delle nottate più focose che avessi mai passato con la mia dolce metà.
Ma quando mi aveva lasciato mi rendevo conto che, per una creatura eretica come me, non poteva esistere la felicità eterna, perché dopo così tanti anni di freddo e solitudine, qualcuno mi riportava in vita, ma dopo solamente otto anni vissuti nella splendente luce del sole, ero stato ricondotto nelle tenebre più fredde senza più nemmeno osservare, neanche da lontano, la sua calda luce, ne sentirne il calore sulla pelle.
Ero curioso di sapere cosa stesse facendo Sanzo in quel momento: sicuramente stava assistendo ad uno di quei noiosi sermoni o stava impartendo insegnamenti a destra e a manca, ma volevo sapere se stava ancora pensando a me oppure se era riuscito a dimenticarmi.
Eppure mi sembrava di avere ancora al collo, sui polsi e sulle caviglie quelle fredde catene che avevo in quella dannata prigione; ho sempre creduto di essere una lurida e sporca creatura eretica che meritava sempre e comunque di soffrire per scontare una pena di cui non ricordava neanche la colpa di cui si era macchiata. Ero seduto con le gambe strette al petto con una coperta sulla testa versando ancora lacrime per un amore finito, non riuscendo a darmi ancora una ragione per il quale quest'ultimo sia tale.
Molte volte avevo desiderato di avere qualcuno accanto per sfogare quel troppo dolore che il mio piccolo cuore doveva sopportare; volevo avere ancora accanto a me il sole, ma sapevo che era impossibile perché ormai non sentivo più quel caldo astro che illuminava il mio cammino: a volte mi pareva di averlo davanti mentre mi rivolgeva uno dei suoi rari sorrisi, così belli, così luminosi, come il sole.
Erano passati alcuni giorni da quello in cui lo avevo incontrato per le strade di Choan e non riucivo ancora a togliermi dalla mente le parole e lo sguardo che mi aveva rivolto: sembrava che anche lui stesse soffrendo, ma allora, se era così, perché non voleva più tornare? Se era per qualcosa che avevo detto o fatto, ero disposto a cambiare e a diventare come veramente mi avrebbe voluto. Volevo che sentisse la voce della mia anima come succedeva con lui, e che capisse che lo rivolevo, che lo amavo ancora nonostante abbia detto che tra noi era finita.
Quanto desideravo che fosse lì, che mi stringesse forte a se, che mi dicesse
-"Voglio stare per sempre con te!"- che ci buttassimo a letto e facessimo l'amore finché le energie lo consentivano; ma sapevo che non sarebbe mai potuto accadere. In quei giorni avevo anche lasciato crescere i capelli: avevano raggiunto la base del collo quasi sulle spalle, di quello non me ne ero più curato da quando il mio sole mi aveva lasciato Quante volte capitava che, o per uscire, o per stare in casa, mettevo le sue maglie o le camicie solo per sentire il suo odore, il suo profumo, quante!
Il flusso dei miei pensieri venne interrotto dal bussare alla porta d'ingresso, mi ero alzato dirigendomi verso di essa per aprirla; quando avevo visto chi mi stava di fronte per poco non mi rea preso un infarto: dinnanzi a me c'era Sanzo, il mio sole, ma non vedevo la luce che c'era sempre nei suoi occhi; lo feci accomodare chiedendogli il motivo della sua visita, ma lui non rispose; sembrava addirittura che nascondesse qualcosa che lo faceva soffrire più di quanto avesse fatto durante i giorni di pioggia e giurai su me stesso e sull'amore che ancora provavo per lui, che sarei riuscito a scoprire che cos'era.
Dopo aver chiuso la porta lo avevo raggiunto nel salotto dove, poco prima, si era seduto sul divano a due posti, sedendomigli vicino; guardava un punto imprecisato del pavimento con uno sguardo freddo e senza emozioni, non sembrava ne arrabbiato, ne deluso, niente. Guardando di sottecchi il suo sguardo continuavo a vedere il nulla, nessun sentimento come se il suo animo si fosse svuotato. Mi ero accorto che, appena gli avevo sfiorato il braccio destro con il mio, Sanzo si era leggermente spostato verso il bracciolo del divano.
Stavo per appoggiargli una mano su una spalla, ma ancora una volta si stava ritraendo aggiungendo, 'sta volta con tono fermo e privo di qualsiasi emozione
-"Non toccarmi!"- disse scacciando malamente la mia mano. Non riuscivo a capire quel comportamento, ogni tanto capitava che non voleva essere disturbato in alcun modo, ma non si era mai comportato in maniera così schiva, così avevo deciso di passare alla mossa successiva. Dopo un po' gli domandai
-"Cosa ti succede, Sanzo? Non sei mai stato così! Ti prego dimmi cos'hai, forse posso aiutarti!"- mostrando un ghigno rispose in un modo che non mi sarei mai aspettato
-"Aiutarmi?! Pfui, e come potresti dal momento che non ho mai chiesto aiuto a nessuno, nemmeno a te soprattutto quando eravamo... amanti!"- sbarrai gli occhi: non mi sarei mai aspettato una tale freddezza; pronunciando la parola "amanti" sembrava quasi che gli desse fatidio pronunciare quella parola, tanto meno pensare che lo siamo stati veramente; allora provai di nuovo a chiederglielo formulando diversamente la domanda (anche se non avrei mai avuto una risposta! ndgoku)
-"Che cosa ti succede, Sanzo? Non ti sei mai comportato così! Ti prego, te lo chiedo per favore; se non vuoi aiuto perché sei venuto qui? Spiegamelo!"- rimase zitto, non accennava a rispondere limitandosi ad alzarsi e andare nella camera singola chiudendosi dentro per non essere disturbato.
Non sapevo più cosa fare, ero disperato, cosa potevo fare per farlo tornare il Sanzo burbero e passionale che era? Così mi ero chiuso anch'io in camera nostra buttandomi sul letto rannicchiandomi in un angolo abbracciando un cuscino.
Era notte fonda quando mi ero svegliato e, nonostante Sanzo fosse nella stanza accanto, sentivo il suo respiro un po' agitato, così, silenziosamente, ero entrato nella camera: era effettivamente agitato e probabilmente stava sognando uno di quegli eventi che gli hanno segnato la vita. Allora, con calma, mi ero avvicinato al letto e, dolcemente lo avevo preso per le spalle cercando di svegliarlo; ma quando aveva aperto gli occhi e mi aveva visto, mi aveva spinto via dicendomi di andarmene, ma io, non demordendo, gli dicevo che non volevo fargli del male e che avrei avuto l'intenzione di rimanere tutta la notte con lui, solo per vegliare il suo sonno e lui, più cocciuto di un mulo mi diceva che non aveva bisogno di nessuno, allora ero passato a mettere in pratica una tattica che usavo quando Sanzo era un po' così: mi ero sdraiato accanto a lui (anche se il letto era piccolo! ndgoku), gli avevo circondato le spalle con un braccio e con la mano gli accarezzavo un punto dietro un orecchio appoggiando la testa contro la sua (so che era un tipo un po' troppo impulsivo, ma sapevo che certe cose gli piacevano quando era ora di darle e riceverle... ndgoku).
All'inizio cercava di allontanarmi, ma poi lo sentivo rilassarsi e prendere lentamente sonno, come successe a me qualche minuto dopo. Il giorno dopo mi ero svegliato prima io e mi trovavo abbracciato a lui come se cercasse più calore, allora sorrisi e lentamente gli accarezzai la morbida capigliatura dorata posandogli un leggero bacio sulla fronte. Poco dopo si svegliò anche lui e, stranamente, non si era discostato da me, anzi, era rimasto nella stessa posizione, abbracciato a me rivolgendomi sempre il suo solito sguardo freddo rivolgendomi un leggermente stizzito
-"Tzk!"- mentre gli diedi, sorridendo, il mio solito
-"Buongiorno, Sanzo!"-. Dopo esserci salutati, ero andato in cucina a preparare la colazione (da quando abbiamo preso la casa ho cucinato sempre io: ammetto che all'inizio ero un disastro, ma col tempo ho migliorato! ^__^' ndgoku).
Prima di venire a mangiare, Sanzo era andato in bagno per farsi una bella doccia e, pensando che avesse bisogno di asciugamani, ero andato in camera a prenderli per portarglieli; quando ero entrato in bagno l'avevo visto mentre si stava spogliando, era uno spettacolo stupendo, come non ricordavo di averne visti di così belli: le sue mani stavano accompagnando dolcemente la veste che, cadendo a terra, scivolava sul suo corpo scoprendolo e denudandolo; rimasi in trance per qualche secondo, fino a quando la voce di Sanzo tuonò
-"Che stai facendo lì impalato, idiota?"- io non feci altro che posare gli asciugamani sul bordo del lavandino accanto alla porta che avevo chiuso poco dopo. Dopo un po' uscì dal bagno e si andò a vestire per poi venire in cucina. Quando si sedette di fronte a me cominciò a guardarmi con uno sguardo freddo come mai ne aveva avuti ed io gli chiesi
-"Che hai, Sanzo? Come mai quello sguardo così freddo, sei per caso arrabbiato per qualcosa?"- e lui mi rispose poco dopo usando un tono assolutamente gelido
-" Non fare il finto tonto!"- non riuscivo a capire di che cosa perlasse, così glielo chiesi
-"Sanzo, ma di che cosa stai parlando: è un mese che non ci vediamo, cosa avrei potuto fare, se non venirti a trovare, anche se non mi volevi ricevere!"- così, più arrabbiato che mai, mi mostrò un foglio di carta
-"... e allora questo cos'è?"- disse dandomi il foglio ed io lo lessi rimanendo sconvolto:
"Caro Sanzo, da un po' tempo mi sono che non provo più gli stessi sentimenti di una volta e l'attrazione verso di te è calat tanto da non aver più voglia di venire a letto con te e quindi ti scrivo queste due righe per dirti che forse è meglio lasciarci tutto alle spalle e continuare ad andare avanti per strade separate. Stammi bene, Sanzo. Addio". Lessi lentamente quell'orrenda lettera per poi chiedere a Sanzo
-"Sanzo, come hai potuto credere ad una stronzata simile? Chi te l'ha data, chi l'ha scritta? Voglio saperlo, ti prego, non posso credere che tu mi abbia lasciate per uno stupidissimo equivoco?"- cominciai a piangere come uno stupido non volendo credere ad una cosa del genere e Sanzo mi rispose
-"Tzk, come posso fidarmi di te, come posso sapere se stai dicendo la verità, che non l'hai scritta tu questa lettera, eh? Me lo spieghi? Perché mi stai dicendo questo?"- ed io guardandolo con rabbia gli dissi
-"Perché non ti ho mentito, mai! E tu mi dai del bugiardo accusandomi di aver fatto una cosa che non avrei mai fatto! Allora dimmi, quando te l'avrebbero data?"- questa volta ero veramente arrabbiato e Sanzo, dopo un po' mi rispose
-"Me l'hanno data lo stesso giorno in cui ti dissi che tutto era finito."- ero ancora incredulo e tornai a guardare la lettera, poi mi venne un'idea
-"Allora facciamo un confronto: la mia calligrafia contro quella presente qui!"- vidi solo Sanzo annuire deciso. Così presi un foglio e una penna e ricopiai la lettera per filo e per segno e misi a confronto i due tipi di scrittura.
Alla fine Sanzo cambiò espressione del volto diventando confuso poi, alzandosi di scatto dalla sedia sulla quale era seduto, venne verso di me e mi abbracciò forte: rimasi un attimo confuso per quel gesto, poi ricambiai l'abbraccio stringendolo forte a me ricominciando a piangere.
Ad un tratto sentii la spalla sulla quale Sanzo aveva nascosto il volto umida, così gli alzai lentamente il viso guardandolo e rimasi sconvolto da ciò che vidi: dalle sue ametiste scendevano abbondanti lacrime, il mio Sanzo stava piangendo. Riprendendomi da quell'incessante pianto gli dissi
-"Sai, Sanzo, in questo lungo mese trascorso lontano da te, ti ho spedito molte lettere che, sicuramente i bonzi avranno nascosto da qualche parte."- e, senza dire una parola, mi prese per un braccio e mi trascinò fino al tempio dove, come un ladro, si intrufolò nella camera di colui che, probabilmente, aveva nascosto i fogli dicendomi di andare in camera mia. Frugando tra i vari cassetti trovò ciò che cercava e ando nel suo studio.
Mentre Sanzo era nel suo ufficio a leggere le lettere che i monaci avevano nascosto, io piangevo soffocando i singhiozzi nel cuscino mentre mi raggomitolavo su me stesso avvolto dalle coperte: ero disposto a qualunque cosa purché tornasse con me, che dicesse di essere ancora innamorato di me come lo sono stato sempre io; volevo che dicesse ancora di amarmi.
Speravo che, leggendo quelle lettere, capisse quanto ancora tenevo a lui. Ad un tratto sentii qualcosa di morbido poggiarmi sulla testa: era la mano di Sanzo
-"Sei proprio una stupida scimmia!"- i suoi occhi freddi guardavano i miei, ma non leggevo alcun sentimento di rabbia od odio, solo... amore. Già il mio sole mi amava ancora e le parole che disse ne erano la conferma
-"Quella lettera era falsa: leggendo le tue ho capito quanto fossi stato stupido a credere a quelle strozate e non a te, che non ha mai detto fesserie!"- così mi alzò dal letto dicendomi che, in quel momento voleva soltanto tornare a casa con me ed io lo abbracciai forte continuando a piangere 'sta volta dalla gioia. Camminavamo insieme sotto la pioggia, ma a nessuno dei due importava. Dopo un bel po' di camminata eravamo davanti alla porta di casa: prima di entrare, Sanzo mi aveva preso per un polso tirandomi dolcemente verso di se stringendomi forte a se nascondendo il volto nell'incavo del mio collo
-"Sono stato uno stupido: come ho potuto credere alle stronzate che mi raccontavano quei bastardi, piuttosto che ad una stupida, ma onesta, scimmia quale saresti tu!"- mentre pronunciava quelle parole, io gli accarezzavo dolcemente la nuca dicendogli
-"Non ha più importanza, questo: ora sei di nuovo qui, con me!"- poi, quando i nostri volti erano di nuovo uno di fronte all'altro, Sanzo stava avvicinando il suo al mio unendo le nostre bocche: era un bacio dolce e confortante, solo un delicato poggiarsi di labbra, niente di più.
Poi entrammo in casa e finalmente, dopo quasi un mese di separazione, saremmo stati di nuovo insieme come una coppia. In quel momento decisi di consegnargli un oggetto che volli donargli il giorno stesso che mi aveva lasciato, proprio poco prima che me lo dicesse; così, dopo che c'eravamo seduti sul divano presi coraggio e cominciai a parlargli
-"Senti Sanzo, ti ricordi il giorno in cui andasti al tempio? Ecco, mentre eri via, sono uscito e sono andato a comprare delle cose per noi due. Anche se non sei il tipo... ecco, ho voluto prenderle lo stesso..."- ero imbarazzato e spaventato al tempo stesso, perché avevo paura di ciò che avrebbe fatto o detto, così gli porsi una piccola, ma semplicissima scatola di legno invitandolo ad aprirla. Fissò il contenuto per un po', poi alzò lo sguardo verso di me e disse
-"Come hai detto prima, non sono il tipo per queste cose e non voglio che tu ti faccia illusioni per poi soffrire e su questo argomento non voglio soffermarmi, ma te lo dirò solo una volta, perché non amo ripetere le stesse cose due o più volte, ma se è questo il modo in cui me lo stai chiedendo, allora la mia risposta è una soltanto: accetto, accetto di essere il tuo compagno a tutti gli effetti, ma ad una condizione, ovvero che, in pubblico, non voglio dimostrazioni di amore eterno o simili sdolcinatezze, chiaro?"- all'inizio del discorso avevo paura che rifiutasse, ma quando finì lo abbracciai forte baciandolo con passione; poi arrivò il momento che desideravo: lo scambio delle fedi.
Presi la mano sinistra di Sanzo, una delle fedi di semplice oro, gliela infilai all'anulare e gliela baciai guardando il mio amore con sguardo possibilmente serio per non scoppiare a piangere come un moccioso per la felicità che mi stava scoppiando nel petto; poco dopo la stessa cosa la fece Sanzo guardandomi con quello sguardo che era a metà tra il freddo e il "dolce" che, tra l'altro, mi fa tutt'ora impazzire.
Poco dopo mi posò due dita sulle labbra accarezzandole in tutta la loro area facendo scorrere dei brividi lungo la mia schiena lasciandomi trasportare da quelle sensazioni chiudendo gli occhi e schiudendo le labbra facendo uscire la lingua che, curiosa, andò a leccare dolcemente quelle dita. Mi staccai solo un momento dalle sue dita solo per sussurrargli alcune parole guardandolo intensamente negli occhi
-"Ti prego Sanzo, non mi lasciare più: in queste settimane ho sofferto molto, tanto da sentirmi morire dentro. Te lo chiedo per favore: non lasciarmi più, ti prego!"- e lui mi rispose
-"Non ti lascerò più Goku, ma ciò che ti dirò sarà la prima e unica volta che te lo dico: ti chiedo scusa per ciò che ho fatto, per averti fatto soffrire così tanto. Avrei dovuto parlartene prima, almeno avrei evitato tutto questo casino... Ti amo, stupido e cerca di ficcartelo in quel cervello da scimmia che ti ritrovi!"- così riprendemmo il nostro "discorso", ma poco dopo mi sorse una domanda che gli porsi subito
-"Senti Sanzo, volevo chiederti perché sei tornato nonostante mi abbia detto che non volevi più vedermi e che tra noi era finita?!"- come supponevo non rispose, ma poco dopo lo sentii sospirare
-"Lo vuoi veramente sapere?"- annuì, così riprese dicendomi una cosa che non mi sarei mai aspettato di sentire dalla sua voce
-"Perché, anche se volevo lasciarti, ero sempre innamorato di te, Goku e non ho mai smesso di esserlo!"-. Così riprendemmo a baciarci e tra un bacio e l'altro gli sussurrai
-"Quanto mi sei mancato, Sanzo! I tuoi baci, le tue labbra, le tue mani, ma più di tutto il tuo odore, il tuo buon odore naturale!"- e, stranamente, anche lui mi rispose
-"Anche tu mi sei mancato, Goku; anche il tuo odore di scimmia: mi è sempre piaciuto!"- disse con un impercettibile sorriso. Quando Sanzo aveva cominciato a baciarmi mi aveva spinto dolcemente su un bracciolo del divano, ma quando pronunciò l'ultima frase mi tirò a se appoggiandosi sull'altro bracciolo facendomi sdraiare su di se, ma quella notte, come molte altre, volevo sentirmi pieno di lui, volevo sentirlo nel mio corpo, così pronunciai quelle parole
-"Amami, Sanzo! Fa' l'amore con me, ti prego, ho ancora bisogno di te! Se vuoi, se lo desideri, puoi farmi male, ma almeno... fammi sentire il tuo amore per me, ti prego!!"- non pensavo che le avrei pronunciate e Sanzo disse una cosa che non mi sarei mai aspettato
-"Goku questa è la prima e ultima volta che te lo dico: sono ancora innamorato di te, ti ho sempre amato, ti amo ancora e così sarà per sempre!"-, ma poco dopo apparve il dolce caro harisen
-"Stupida scimmia! Quante volte ti ho detto e ripetuto che non devi abbassare mai lo sguardo? Stupida quaglia che non ascolta mai!!"- strano, ma vero, ero contento della comparsa del ventaglio perché ho potuto rivedere il Sanzo di sempre.

FINE
   
 
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