Serie TV > Criminal Minds
Ricorda la storia  |      
Autore: Mary15389    05/08/2010    5 recensioni
In un momento di estremo bisogno per il piccolo Henry, le certezze della famiglia di JJ possono essere incrinate. E se non fosse Will il padre del bambino?
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jennifer JJ Jareau, Penelope Garcia, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Blood relation Spoiler: No spoilers
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, sono di Jeff David. Criminal Minds appartiene alla CBS. Questa storia non è a scopo di lucro.
Note: Storia scritta per un contest sul forum del telefilm. Il prompt proposto è Spencer Reid/Jennifer Jareau - Sei sicura che il bambino sia suo?


Blood relation
 
Quattro persone continuavano a percorrere quei freddi corridoi dell’ospedale. Una donna bionda profondamente preoccupata che a intervalli regolari finiva tra le braccia di un uomo dal viso triste quanto il suo. Cercava di calmarla e le accarezzava dolcemente la chioma, mentre lei affondava il viso nel suo petto. Vicino a loro, un ragazzo magro e alto sedeva su una sedia continuando a battere nervosamente il piede contro il pavimento, sfregando le mani l’una contro l’altra e guardandosi intorno spaventato. Accanto a lui, una donna dai capelli variopinti piangeva sfregando una mano sulla schiena del giovane nel tentativo di dargli conforto.
Quell’attesa di ore li stava uccidendo, non potevano continuare così ancora per molto. Improvvisamente una porta si aprì in fondo al corridoio e venne fuori un medico che si avvicinò a loro. Chi era seduto scattò in piedi e l’uomo e la donna si sciolsero dall’abbraccio, senza allontanarsi, guardando con occhi carichi di attese il dottore.
«Ha perso molto sangue, necessita di una trasfusione.» affermò il chirurgo togliendo per un momento la mascherina dal viso.
«Potrei donare il mio sangue.» si propose l’uomo dal viso contrito dalla preoccupazione fissando i suoi occhi in quelli blu della donna che aveva accanto. «Se per te va bene...» continuò poi sentendo su di sé lo sguardo della compagna, che scosse semplicemente il capo in segno affermativo prima di vederlo sparire oltre le porte seguendo il medico. Si voltò dopo qualche secondo con le braccia conserte al petto, prima di ricadere nel morbido abbraccio della collega e amica che era con lei.
«Non riesco a capire come sia potuto succedere.» mormorò spostando il viso così da comprimere la sua guancia contro la spalla della tecnica informatica sotto lo sguardo vigile del ragazzo che non riusciva a riprendere posto seduto. Era stata una semplice distrazione, sua e di Will, ed Henry si era ritrovato a rincorrere un pallone in strada. Poi non ricordava più nulla. Solo la sfrenata corsa in ospedale.
«Si risolverà tutto, tesoro. È un bambino forte.» la rassicurò la donna non lasciando la presa su di lei.
Passarono ancora diversi minuti, forse ore, e Penelope e Reid cercarono più volte di far sedere JJ, senza alcun risultato. Erano stati avvertiti subito di quello che era accaduto ed erano accorsi lì per sostenere la coppia in quel momento difficile.
Ancora una volta la porta si aprì e i tre si voltarono speranzosi per vedere arrivare l’uomo seguito dal dottore che dopo averlo lasciato uscire si richiuse la porta alle spalle, lasciandoli soli in quel corridoio.
«Allora...?» chiese Jennifer avvicinandosi al suo compagno, che la superò senza rispondere. La donna si sentì mancare il terreno sotto i piedi in quel silenzio irreale. «Will, che succede?» chiese con la voce rotta dal pianto. Garcia e Spencer guardavano la scena senza sapere bene che fare, quando l’uomo si voltò e raggiunse di nuovo la compagna.
«Io...non capisco come sia possibile. Il mio gruppo sanguigno non è compatibile con quello di nostro figlio...» disse avvicinandosi pericolosamente a JJ, che strabuzzò gli occhi non riuscendo a rispondere nulla. Il silenzio calò ancora più pesante in quel corridoio dove i due colleghi non poterono fare altro che scambiarsi uno sguardo dubbioso, prima che Spencer facesse qualche passo avanti per intervenire.
«Non...non vuol dire niente questo...» provò a dire, ma Will si voltò verso di lui fulminandolo con gli occhi e andando poi via velocemente senza aggiungere altro. «La compatibilità dei gruppi sanguigni non può provare nulla. Semplicemente se lui ha un gruppo AB e il piccolo è solo A o solo B non può donare.» provò a spiegare il dottor Reid alle due donne, ma lo sguardo di Jennifer si fissò triste nel suo. Troppo triste perché non si risvegliasse in lui un pensiero, così che arrestò le parole.
L’informatica percepì che qualcosa non andava dal prolungato silenzio che scorreva tra quei due paia di occhi che si fissavano, quindi lasciò la presa intorno alla collega che aveva prontamente stretto e si allontanò. «Ho bisogno di un caffè.» disse con gli occhi ancora velati di lacrime scomparendo anche lei sul fondo del corridoio. I due giovani erano ora soli. E non smettevano di guardarsi senza riuscire a proferire parola.
Come un film, nella mente dei due agenti stavano scorrendo le scene di una serata passata con la squadra, quando nessuno sapeva ancora della frequentazione di JJ con il detective di New Orleans e lei stessa non credeva ancora nella serietà di quella storia. Si erano ritrovati in un bar a bere qualcosa tutti insieme, e, non ricordavano ancora bene come, ad un certo punto erano rimasti soli, e Spence si era proposto di accompagnarla a casa per non farle affrontare la strada a quell’ora tarda. Camminavano nella fredda serata e tra una risata e l’altra Jennifer si era ritrovata a stringere il braccio del collega, avvicinandosi sempre di più con il suo corpo a quello del ragazzo. Arrivati all’appartamento dell’agente Jareau il bacio era nato silenzioso e il resto era venuto da sé.
Poi era stato tutto un precipitare di eventi. Jennifer aveva rivisto William durante un caso e la sua squadra aveva capito tutto, prima ancora che lei stessa riuscisse ad ammettere i suoi sentimenti per il detective, come aveva infine fatto dopo una serie di incomprensioni, e poco tempo dopo aveva scoperto di essere incinta. E ora Reid aveva ragione a fissarla in quel modo.
«Non...non significa nulla...» continuava a ripetere il ragazzo incapace di formulare qualsiasi altra frase. Una spinta incontrollabile lo stava facendo lentamente avvicinare alla donna le cui lacrime scorrevano sul viso. «Il gruppo sanguigno non prova niente...ma...» quella domanda lo stava tormentando. Lo aveva tormentato per parecchio tempo, da quando nella hall di quell’hotel di New York lei aveva dato l’annuncio e poi l’aveva abbracciato. L’aveva messa faticosamente a tacere, ma ora tornava più forte a rivendicare i suoi diritti. Prese fiato prima di formularla. «...sei sicura che il bambino sia suo?» il suono della sua stessa voce raggiunse le sue orecchie ovattato.
JJ non riusciva più a sostenere quello sguardo, si voltò dandogli le spalle. «L’ho dato per scontato, ma a quanto pare...» sussurrò asciugandosi le lacrime con una mano. «Perdonami...»
«Ehi...» Spencer si riscosse e girò intorno alla donna riportandosi a fissarla. In quel momento c’era qualcosa di più importante. «Ti ho già detto che questa storia della trasfusione non prova niente. E per ora dobbiamo pensare solo ad Henry.»
«Vai...» rispose lei indicando la porta da cui poco prima era venuto fuori Will.
«No...» la interruppe lui. «Tocca a te.» disse prendendola per le spalle e cercando di infonderle un po’ di forza. La vide chiudere gli occhi prendendo un profondo respiro. Quando li riaprì si diresse verso la porta e scomparve oltre la stessa. Il piccolo genio era ora solo con i suoi pensieri. Un misto tra la gioia e la paura si stava abbattendo su di lui, quando sentì dei passi alle sue spalle. Si voltò per incontrare la figura di un uomo dall’espressione ormai distrutta. Non si dissero nulla, nemmeno quando tornò Penelope con una tazza di caffè anche per il collega.
«Dov’è JJ?» chiese lei non trovando la donna e scorgendo il detective LaMontagne seduto su una sedia poco distante da loro.
«Si sta occupando della trasfusione.» rispose il giovane ancora turbato. Sentì la mano di Penelope scorrere sul suo braccio e si lasciò scappare un piccolo sorriso rivolto alla collega, che lo ricambiò.
Dall’altra parte di quella porta JJ si era sottoposta all’esame che aveva dato il suo gruppo sanguigno compatibile con quello del figlio e quindi ora i medici stavano dando avvio alla trasfusione. Nel momento in cui era rimasta da sola con il dottore, gli aveva fatto una richiesta per lei importante. Sapeva che né Will né Spencer avrebbero fatto pressioni per avere dei chiarimenti riguardo a quello che era successo quel giorno, ma lei aveva bisogno di sapere. Non sarebbe cambiato nulla nei rapporti che i due uomini avevano con Henry, ma cercava delle risposte che non le potevano essere negate. Quando il chirurgo le diede il permesso, si alzò e torno nel corridoio dove la stavano aspettando tutti ansiosi di avere notizie del piccolo.
«Non me l’hanno fatto vedere...» disse riuscendo ad avvicinarsi soltanto a Penelope che la accolse tra le sue braccia. Le ore continuarono a passare pesanti e lente, le due donne si facevano forza a vicenda, mentre gli uomini giacevano sulle loro sedie in silenzio, persi nei loro pensieri.
Infine la porta si aprì e ancora una volta videro l’uomo in tenuta da sala operatoria raggiungerli. Ogni passo era scandito dal battito del cuore dei quattro presenti, il silenzio sembrò pesare fin quando il medico parlò.
«È fuori pericolo.» disse semplicemente sorridendo. JJ si lasciò andare ad un pianto liberatorio, mentre Penelope sfogò la tensione accumulata sorridendo tra le lacrime e stringendo la collega, e Spencer e Will, sempre a qualche passo di distanza, si sentirono leggermente sollevati.
Qualche minuto più tardi, il dottore si affacciò nuovamente alla porta richiamando l'agente Jareau, che era seduta accanto a Penelope, ormai finalmente più serena. La donna si alzò immediatamente sotto lo sguardo vigile dei due uomini e scomparve alla loro vista non appena varcò quella soglia. Si sentiva particolamente agitata quando il dottore le consegnò i risultati di quelle analisi prima di lasciarla sola. Tenne la busta tra le mani respitando accuratamente e volgendosi verso la vetrata oltre la quale poteva vedere, non vista, sia il detective LaMontagne che il dottor Reid. Aveva paura ad aprirla, ma doveva farlo. Lentamente sollevò con le dita sottili il lembo e tirò fuori il foglio di carta ripiegato. Lì ci sarebbe stata la verità, la pura e semplice verità. Un ultimo sospiro prima di allargare la pagina e lasciar scorrere gli occhi su quei risultati. Il mondo sembrò fermarsi quando, arrivata in fondo, rialzò di nuovo lo sguardo posandolo sull'unica persona che ora sapeva essere il padre di suo figlio.
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: Mary15389