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Autore: candidalametta    06/08/2010    2 recensioni
Due bambini,che si incontrano,con l'inevitabilità degli eventi predestinati.Come se il tempo aspettasse solo quel momento... nata da un sogno.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sono solo sogni

Che nascono dalla notte

E si annidano nel cuore

Per far nascere una storia

 

Un parco, prati verdi e una fontana allegra, un pomeriggio di inizio primavera,  con sprazzi di inverno sui rami più alti degli alberi.

E due bambini, che si incontrano, con l’inevitabilità degli eventi predestinati.

Come se il tempo aspettasse solo quel momento.

Hanno entrambi i capelli biondi, sottili di sole, il viso tondo e perfetto con occhi carichi di saggezza.

Si avvicinano con il sorriso timido di chi sta per fare un passo verso il proprio futuro senza rendersene conto, con l’incoscienza dell’infanzia vicina.

Hanno quattro anni o già di li, il bambino sembra più piccolo, perché la camicia chiara che lo copre è troppo larga e cade sulle manine, nascondendo anche i pantaloni strappati che indossa, lasciando nudi i piedi sul sentiero polveroso. La bambina sembra la bambola che ha lasciato sulla panchina accanto, con il vestito bianco che sembra fatto di nuvole.

Si prendono per mano senza esitare, e corrono a giocare su un prato mentre la madre della bimba li osserva sorridente, pensando che sono tanto simili da sembrare fratelli, usciti dal grembo della stessa giornata di primavera. Giocano insieme fin quando non scende la sera e la madre dolcemente richiama la bambina, che torna da lei, insieme a lui. Le loro mani indissolubilmente unite, come se niente al mondo potesse farli allontanare.

Ed è allora la madre decide, in un attimo di veggenza di portarlo con se, adottare quel bambino che sembra nato solo per stare con sua figlia.

 

Il piccolo cresce tranquillo, tra le pareti di una casa color panna, la bambina al suo fianco che ha il nome di una fata, mentre lui risponde solo al primo nome che lei gli ha dato, Mio. Non porta il cognome della famiglia, il padre, che lo tratta con l’accondiscendenza di un animale domestico, non ha voluto. Ma non c’è n’è bisogno, la madre lo ha accolto nel suo cuore, come un figlio in più da amare.

I bambini crescono, il tempo passa, lo spazio si trasforma e il paese cambia forma, ha allargato i confini.

Ora è in guerra.

I cieli fischiano degli aerei bassi, e nove anni sembrano troppo pochi per abbandonare la vita.

La famiglia riesce a fuggire, il bambino sparisce.

Nicholas si trasforma nel fantasma di una casa distrutta.

Passa il tempo.

 

 

Adesso la bambina ha ventun anni, ha tre sorelle che non le somigliano ma che ama, una nuova casa, la dove sorgeva la prima che le divise hanno distrutto.

Una nuova vita che non capisce.

Non riesce a sorridere se non su quel palco dove si esibisce come giovane ballerina, e quando le punte di gesso sfiorano il terreno è più facile non pensare ad un passato che non ricorda.

Mentre i suoi occhi sono sempre più scuri quando guarda quel muretto in fondo al giardino dove ha visto sparire un’ombra dai riflessi d’oro.

 

Fin quando un giorno sugli stessi mattoni consumati appare un ragazzo.

 

Ha i capelli scuri di polvere da sparo, come se gli anni di confusione gli fossero rimasti addosso, attaccati alla pelle troppo chiara per subire altre ferite. Quando alza lo sguardo dal cortile tinto di nuovo lei lo riconosce, perché in quegli occhi ci sono i suoi ricordi, quelli che ha perso nelle lacrime in quella notte di fuga.

Torna a prenderlo in quel giardino, come a riappropriarsi della sua vita, con la determinazione dell’eredità spontanea.

 

La madre è felice, il padre non capisce.

Perché sia tornato.

Dove sia stato.

 

Il ragazzo non parla.

Tiene dentro di se troppe parole, tutti i racconti di una vita assordata dalla confusione.

Chiuso nel suo angolo brucia delle cose non dette.

Mai da solo.

Sempre con lei al suo fianco.

Che adesso sorride.

Perché ha ritrovato quello che aveva perso, anche se non capisce quello che al bambino appare chiaro.

Dovranno separarsi di nuovo.

Perché il tempo scorre è c’è solo un ultimo saggio di danza prima di partire nuovamente, stavolta da sola, verso un teatro più grande del suo cuore.

E il ragazzo brucia, di quell’amore che non riesce a dimostrare, del forzato tentativo di non tendere la mano e tenerla a se, non lasciare che vada via.

Brucia di una febbre che parte da un cuore ferito.

Che grida silenziosamente di dolore.

E lei lo sente, quando all’ultima esibizione lui non viene, chiuso in una stanza senza finestre aspetta che il momento passi, sperando di morire per non farlo soffrire più. E quando lei apre quella porta e lo stringe a se comprende che il tormento è troppo grande.

La febbre dilaga come una coperta bruciante.

E non può salvarlo da sola, perché ormai è troppo tardi.

Cercando quell’aiuto così vicino alla sua mano, quello di un padre.

Ma quando ve lo porta c’è solo il rifiuto, per quel figlio non suo, quei doveri che non sente, quell’amore che non prova.

E la ragazza comprende che non è lui che può fare qualcosa, ma solo lei, portandolo via, trasportandolo in paese lontani, piedi di vento e salsedine.

 

Sentendolo peggiorare, sfinito dal tormento, ma con un sorriso nuovo sul volto, per una dichiarazione d’amore.

Chiedendosi per la prima volta se si riesca a sopravvivere non per tenacia ai giorni, ma per prolungare l’attimo e restare con lei.

 

Proseguendo un viaggio di lavori improbabili verso nuove lande, e ad un tratto una palude, in cui vive una donna che ha ospitato il ragazzo quando era solo un bambino.

Che con i suoi occhi da shamana vede la fine è vicina, una morte rapace che solo un cuore nuovo può scacciare.

La ballerina non esita, consegnandosi senza remore sul pagliericcio dove farà la magia.

Una cantilena, fumo di spezie bruciate, un ultimo rantolo.

E un sospiro.

Muore il Mio amore, con un sorriso innocente, tornando bambino.

Lei vive, senza lacrime, perché aveva solo bisogno di un cuore.

Il suo.

In cui adesso lui vive, in lei, ad un soffio dall’anima, senza più paura di essere ferito, senza più il timore di lasciarsi.

Per sempre insieme.


  
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