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Autore: Mannu    06/08/2010    0 recensioni
Le fatiche dei botanici sono state premiate: finalmente c'è una vera serra all'interno della stazione orbitante Apollo. Una struttura abbastanza piccola ma decisamente interessante: gli studenti universitari vi vengono condotti per mostrare loro in pratica come lo studio della botanica non sia tempo perduto. Titti e Malik sono tra questi studenti ma, complice la primavera artificiale della serra, non pensano affatto a studiare...
Genere: Fluff, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Nero su bianco'
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La serra
1.

- Non stare lì impalato, fai qualcosa! - sbottò lei strattonando istericamente la maniglia. Ma la porta della bussola rimase chiusa.
- Cosa dovrei fare secondo te? - fu la piccata risposta.
Lei sbatté un piede a terra in un gesto di stizza, ma senza produrre il minimo rumore, com'era brava a fare. Sbuffò dando un'ultima scrollata alla porta, che però era inamovibile. Il tecnico che li aveva accompagnati era stato chiarissimo: la bussola era a tenuta d'aria poiché il clima della serra doveva rimanere accuratamente controllato. La struttura della bussola era la medesima di quella di una banca, anche se i pannelli trasparenti non erano a prova di proiettile.
- Non è possibile – piagnucolò voltandosi verso di lui, il viso contratto in una smorfia di bambinesco disappunto.
- Si accorgeranno della nostra mancanza e torneranno a prenderci – la rassicurò. La guardò posare le piccole mani pallide sui fianchi carnosi e morbidi. Sospirò profondamente e lui si trattenne a stento dall'imitarla, affascinato.
- Speriamo...
La osservò, compiacendosi: gli piaceva molto, ogni giorno di più. Il bel viso paffuto, i capelli biondi con il ciuffo tinto di nero che cambiava ogni volta che lei rinnovava il colore, gli occhi azzurri capaci di incupirsi e rischiararsi, riflettendo i suoi pensieri. Era sinceramente dispiaciuto di vederla così turbata e, come per dimostrarle che gli stava a cuore la situazione, andò a strattonare un po' la maniglia e a interrogare la serratura. Quella rispose con un segnale acustico breve e sgraziato: era bloccata e tale sarebbe rimasta fino a nuovo ordine. Malik era cosciente di non essere tra coloro i quali avevano l'autorità di attivare quel meccanismo elettronico, ma cercò ugualmente di accedere al suo menù. Ottenne un altro brusco rifiuto e, per autodifesa, la serratura spense il pannello sensibile al tocco. Niente di grave, pensò lui: tutte le serrature elettroniche si comportavano così. Però quello era il segno che con la porta non c'era davvero niente che loro potessero fare.
Diede le spalle alla doppia porta e affrontò la serra. Come attività di laboratorio quel giorno era stata organizzata una visita alla serra dell'università, solo recentemente divenuta pienamente operativa. I docenti di planetologia e terraformazione ne parlavano da parecchio tempo, ma dal momento che stabilizzare l'habitat non era stato affatto semplice, la serra era rimasta a lungo inaccessibile agli studenti.
Era un ambiente straordinario. Abbastanza grande da ospitare anche piante dall'alto fusto di legno, era un trionfo di colori e di profumi. Ciò che l'aveva colpito più di tutto era stata proprio la mescolanza di odori, mai percepiti con quell'intensità. Era stato più volte al Parco di Amaterasu, ma laggiù non venivano raggiunte elevate concentrazioni di profumi. Su Apollo, la più grande stazione orbitante intorno al pianeta, non c'erano stagioni e il grande Parco di Amaterasu veniva mantenuto come un giardino zen da un esercito di tecnici che provvedevano alle necessità delle piante “installate”.
Nella serra era diverso. Come l'assistente aveva spiegato all'inizio della visita, lo scopo di quella struttura era di simulare l'ambiente naturale e di indurre la vegetazione a comportarsi di conseguenza. In quel momento nella serra era piena primavera: moltissime specie erano nella fase più intensa della loro vita. La fioritura a scopo riproduttivo. Di qui l'intensità di colori e profumi: il polline saturava l'aria calda, dando l'idea di poter essere raccolto con un cucchiaio e messo in tasca. Da quando aveva messo piede nella serra, a Malik prudeva il naso.
Forse la temperatura, ben superiore alla media della stazione; forse l'aria carica di odori; forse il semplice fatto di essere immersi in mezzo a quel tripudio di colori, di creature viventi mai viste prima così da vicino. O forse era solo perché lontani dall'aula, fuori dalle strutture universitarie: tutti quanti i suoi compagni di corso erano allegri, spensierati e poco inclini a seguire la presentazione dell'assistente del professore. Perfino Titti, ragazza seria, diligente e studiosa, dopo aver resistito più a lungo degli altri aveva finito col distrarsi. Dapprima un poco, concedendosi qualche commento e una risatina qui e là; poi lo aveva cercato per dargli un bacio. Un singolo, breve e fugace contatto tra labbra, senza un seguito immediato né spiegazione alcuna. Appena il tempo di accarezzarle le spalle tonde e morbide che gli era già sfuggita, alla ricerca di un posto da dove potesse seguire meglio la spiegazione.
Dunque anche Malik si era costretto a stare a sentire ciò che l'assistente del professore stava raccontando. Apprese alcune cose interessanti sulla serra: era alimentata autonomamente, controllata da un computer in base a un programma e non da una intelligenza artificiale come ci si sarebbe potuto aspettare. A sentire il docente, ciò era dovuto a problemi di fondi: la maggior parte del denaro era stato spesa per garantire il miglior rifornimento di campioni possibile. Infatti in un angolo torreggiava una pianta alta diversi metri e ricca di foglie piccole e verdissime. Aveva un odore particolare, molto intenso, e una caratteristica insolita: il tronco era bianco e grigio, con delle... righe orizzontali scure, quasi nere. Non riusciva a rammentarsi il nome, però era certo che trasportare quell'esemplare dal pianeta fin lì doveva essere stata un'impresa. Così come doveva esserlo stata anche portare il terriccio. La serra, contrariamente a quelle usate per la produzione industriale di vegetali per l'alimentazione umana, non era dotata di nemmeno una vasca idroponica. Erano stati mostrati agli studenti dei contenitori con dei vasetti colmi d'acqua, ospitanti ognuno dei piccolissimi esemplari di specie diverse, ma era stato spiegato loro che si trattava di una specie di nursery per neonati. Appena possibile quegli esemplari sarebbero stati trasferiti nel terreno. Anche in questo caso Malik si era scordato il termine giusto per definire quell'operazione.
Dal momento che la spiegazione era terminata con un discreto anticipo, gli studenti erano stati lasciati liberi di gironzolare nella serra a piacimento. Senza nemmeno sapere com'era potuto succedere, Malik si era trovato appartato con Titti, stretto tra le sue morbide braccia e circondato da vegetazione fitta e odorosa. Erano rimasti così, avvinghiati, bocca sulla bocca, persi uno dentro l'altra tanto a lungo che quando Titti si rese conto del silenzio era ormai troppo tardi. Erano rimasti chiusi dentro.
   
 
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