Storie originali > Horror
Ricorda la storia  |      
Autore: Oscar_    06/08/2010    7 recensioni
Avete mai pensato che forse non sareste mai dovuti esistere? Ci sono vari modi per accorgersene, io ho sperimentato il peggiore in assoluto...
Genere: Malinconico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Presenze

 

 

 

 

 


 

 

 

 

The end

 

 

 

 

Ero seduto lì, sul tetto della mia enorme e splendida villa, a contemplare il meraviglioso spettacolo che il cielo offre al tramonto:

C'è un'esplosione di colori, che si espandono ovunque, trapassando i vetri, le tende, persino l'acqua, sono colori molto caldi, come l'arancione, che prevale, ma anche il rosa, il giallo e varie sfumature di quest'ultimi. Sembra di vivere in un film romantico, mancherebbero solo le rose rosse ed uno splendido cavaliere! Ma cosa vado pensando... Ora non mi trovo qui per raccontare di pensieri caldi e tranquilli, mi trovo qui per narrare della sventura che accadde in quel tranquillo giorno troppo comune per accorgersi della minaccia che incombeva. Decisi di scendere dal tetto, cominciava ad imbrunire, oramai il sole era sparito fra le colline tinte di rosso e rimanevano solo le sue sfumature d'arancione e rosa sparse nel paesaggio insolitamente vasto, non mi ero mai accorto di quanto fosse grande ed immenso il panorama, se osservato da una posizione più rialzata. Nello scendere dal tetto quasi inciampai su di una tegola che i muratori andati via da poche ore avrebbero dovuto sistemare, che rabbia che mi fanno certe persone. Rientrai dalla finestra della mia camera in casa, ed osservai la stanza in quel momento:

Sfumature di rosso ed arancione esplodevano in ogni angolo, donando alla stanza un aspetto più caloroso di quanto fosse realmente, mi facevano sentire... Abbastanza rilassato. Scorsi le prime ombre dietro i mobili ed uscii dalla porta, per poi dirigermi al piano inferiore, da mia madre in cucina, che stava appunto preparando la cena.

- Mamma, cosa si mangia stasera? - Le chiesi avvicinandomi ai fornelli, dove sembrava alquanto indaffarata.

- Mi spiace, è una sorpresa! Fammi un favore, prendi i soldi in camera tua e vammi a comprare un litro di latte, stasera come dessert c'è la torta, ma manca il latte. Su, vai! -

Mi diressi di nuovo di sopra dopo aver annuito alla richiesta di mia madre e una volta nella mia stanza presi il portafogli dal cassetto della mia grande scrivania, che veramente invece che contenere libri e quaderni per il mio studio, contenevano di tutto e di più, dopodiché mi voltai ma senza richiudere il cassetto ed accesi la luce della stanza, non era rimasto quasi più nulla delle calde sfumature rosee di qualche minuto prima e non si vedeva granché. Dopo aver acceso la luce artificiale vedevo tutto meglio. Mi accorsi però di una luce intensa vicino all'armadio, e non era una lampada o una delle mie torce, era una luce diversa, più... Calda, accogliente. Mi avvicinai cauto e la luce rimase immobile, quasi mi stesse aspettando. Appena le fui davanti un fascio di luce si allungò dalla figura, intuii fosse un braccio e alla fine di esso (nella mano probabilmente) v'era qualcosa di metallico, che rifletteva la luce emanata dalla figura e mi costringeva a socchiudere gli occhi più di quanto non lo fossero già. Esitai, la figura voleva forse porgermi quell'oggetto? Non lo sapevo, magari mi stava puntando un'arma contro, o magari era qualcosa che avrei dovuto usare per difendermi, già, ma difendermi da cosa? Comunque afferrai l'oggetto e mi accorsi che era estremamente tiepido, non caldo, non bollente, non scottante, solo estremamente e piacevolmente tiepido. La luce si spense improvvisamente ed io rimasi immobile, con in mano quella che a tutti gli effetti sembrava essere un'arma, un pugnale per l'esattezza. Allora la mia ultima teoria era esatta! Quella presenza voleva mettermi in guardia da qualcosa, ma da cosa? Da un assassino? Da una persona? Da un familiare? Da un amico? Poteva essere da chiunque e da qualunque cosa.

- Ehi? Ti sei perso nel corridoio? Vai a prendere il latte! Mi serve! - Strillò mia madre dal piano di sotto.

- Ecco, esco! -

Misi il pugnale, che mi accorsi poco dopo, era d'oro bianco, in una scatola del cassetto da dove avevo preso i soldi. Non avevo tempo per pensare. Uscii di fretta e presi la bicicletta, imboccai il sentiero per il paese e mi avviai pedalando come un razzo. Nel frattempo tentai di ragionare. "Perché mai una presenza, o qualunque cosa fosse quella, mi dovrebbe donare un pugnale? Di sicuro era per mettermi in guardi da qualcosa, o meglio, da qualcuno, già, ma chi, è il punto. Lo conosco? Mi è vicino? Cosa vuole? Accidenti, non riesco proprio a pensare! Magari è stato solo un semplice dono, sì, forse è così. Ma rimane sempre la domanda, perché me lo ha donato? Perché proprio a me? Mha, non risolverò nulla continuando a domandarmelo." Arrivai in paese che era già praticamente buio, il discount stava chiudendo in quel momento.

- No signore aspetti! - Gridai all'uomo che stava abbassando la saracinesca, quello si fermò un attimo e mi guardò con occhi ostili.

- Ragazzo, ma sai che ore sono? - Mi disse l'uomo con voce gelida.

- No, signore, sono sprovvisto d'orologio. - L'uomo sospirò pesantemente.

- Bhe sono le nove meno venti! E il negozio doveva essere chiuso da ben quaranta minuti, ma visto che tutto il paese è venuto qui a fare provviste per l'inverno, che si prospetta alquanto rigido, io ho dovuto fare degli straordinari che nessuno mi pagherà! Quindi adesso va' a casa e torna domattina. Sai? Anche io ho una famiglia che mi aspetta e non posso star qui ancora, visto che sono ben dodici ore che ci sono. Potevi passare prima. - Disse rigido.

- Ma signore... A me serviva solo un litro di latte! - Gli risposi cercando di essere il più convincente possibile.

- Hai una madre ragazzo? O vivi per strada? - Mi disse l'uomo guardandomi con compassione.

- Sì! Ho una madre! Infatti proprio lei mi ha mandato a prendere il latte! Vuole preparare una torta stasera!! Ed ha bisogno del latte. -

- Uff, okay. Entra prendi un litro di latte ed esci. - Disse stanco.

Io mi affrettai ad entrare. Dentro al discount non si vedeva nulla, le luci erano state staccate, però riconobbi il fresco che veniva dal banco frigo e mi ci diressi. Presi un cartone di latte da un litro e ritornai all'uscita, dove l'uomo mi aspettava, pazientemente. 

- Ecco, grazie signore. Si riposi bene e saluti alla famiglia. - Gli misi in mano una banconota da cinque e lo salutai con un cenno, correndo verso il punto in cui avevo lasciato la bici prima, mi accorsi che non c'era. La cercai intorno per qualche minuto, ma poi intuii che qualche ladruncolo di strada me l'aveva rubata. 

"Ne hanno più bisogno loro. Addio bici." Pensai incamminandomi sul sentiero.

Oramai era buio pesto, non si vedeva praticamente nulla, solo i contorni dei grandi cespugli ed alberi che costeggiavano il sentiero. Quella sera non c'era nemmeno vento, l'unico rumore che si sentiva era quello dei miei passi frettolosi, non mi pareva una bella situazione, e poi il latte cominciava lentamente a riscaldarsi. Finalmente arrivai davanti a casa. Era strano però, tutte le luci erano spente, tranne quella della soffitta, non ci feci caso più di tanto ed entrai. Un'altra cosa strana, la porta era socchiusa, ma io mi ricordavo d'averla sbattuta e chiusa prima, quand'ero uscito. Non feci caso nemmeno a quello e mi avviai nella cucina. Mia madre non era là, i fornelli erano spenti e sul tavolo c'era la cena pronta, ma per una persona sola. Forse era andata a riposare. Misi il latte nel frigo e salii di sopra, ma prima di cominciare a salire gli scalini mi tolsi le scarpe, poteva anche essere entrato qualcuno. Salii gli scalini lentamente e non facendone scricchiolare neanche uno, arrivai al piano di sopra, mi guardai attorno, non sembrava esserci nessuno, nemmeno mia madre. Mi diressi nella camera dal letto dei miei, o meglio di mia madre solo, adesso. Sbirciai dalla serratura, la luce era spenta, e non si vedeva nulla. Aprii lentamente la porta, dentro non c'era niente tranne i soliti mobili. Sentii un rumore dal bagno e la porta s'aprì, da dentro ne uscì un uomo enorme e minaccioso. L'uomo si diresse a grandi passi verso di me, io non attesi oltre, corsi a più non perdifiato in camera ed aprii il cassetto dov'era riposta la scatola col pugnale, tolsi il coperchio scaraventandolo all'altro capo della stanza e fissai l'interno della scatola sconvolto:

Era vuota. 

Ma com'era possibile? Forse l'uomo aveva preso il pugnale, sì, doveva essere così. Ma adesso come avrei fatto?! Intanto l'uomo era entrato in camera mia e si stava avvicinando pericolosamente a me, tentando l'impossibile gli lanciai la scatola vuota in testa e quello si sbilanciò leggermente, nulla di più. Corsi verso la porta ed uscii velocemente, sempre correndo arrivai davanti alle scale, e mi voltai un momento, l'uomo si stava avvicinando, non ebbi tempo di fare nulla, con due salti riuscii a scendere tutte le scale e mi ritrovai sul pavimento del piano di sotto, lanciai uno sguardo in alto, l'uomo cominciava a scendere la prima rampa. Non sapevo cosa fare. Sicuramente dovevo nascondermi, ma dove?! In un momento realizzai che forse la presenza aveva dato a me il pugnale solo perché mi aveva scambiato per il vero ricevente, ed il vero ricevente magari era l'uomo, sì ma rimaneva una domanda:

Chi era quell'uomo?! 

Aveva finito la prima rampa e stava cominciando la seconda, corsi in salone disperato e mi accovacciai (non so come) sotto al divano, trattenendo il respiro e rimanendo in ascolto. Per fortuna sotto al divano non c'era polvere, mia madre aveva spazzato proprio ieri. L'uomo finì le scale, non sentii nessun rumore per un po', intuii che stava cercando di capire dov'ero. Io però non mi mossi di un centimetro e rimasi accovacciato sotto al divano, trattenendo il respiro senza difficoltà, in fondo, al corso di nuoto avevo imparato a trattenerlo per molto tempo. Finalmente dopo un'ansiosa attesa sentii i passi dell'uomo andare verso la cucina, il più silenziosamente possibile respirai, e quanto mi sembrò, l'uomo non mi sentì. Mi sembrava di star giocando a nascondino, ma se non fossi riuscito a tanarmi in tempo, e mi fossi fatto trovare, avrei perso per sempre. L'uomo tornò al piano di sopra dopo avermi cercato in cucina e in camera da pranzo. Io potei uscire lentamente da sotto al divano, mi sentivo strano però, quasi pesante. Uscii dalla casa e mi diressi alla palude, non so esattamente perché. Mi sedetti su una sedia arrugginita che dava davanti alla palude e cercai di riordinare gli eventi, senza risultati. Improvvisamente un fruscio dal fitto della palude attirò la mia attenzione, qualcosa si stava avvicinando a me, ma ormai non aveva più senso nulla, attesi immobile che quel qualcosa venisse illuminato dal lampione mal funzionante che si trovava vicino a me, era una figura intensamente bianca, quella che mi aveva donato il pugnale, forse. In preda alla rabbia mi misi a strillargli contro:

- A cosa è servito darmi quel pugnale se non ho potuto usarlo?! A cosa è servito?? E poi cosa vuoi?! Dov'è mia madre?!?! Accidenti!! - Mi presi la testa fra le mani e piansi, sfogando la paura, l'ansia e la rabbia accumulate nelle ultime due ore.

La presenza sembrò tentare di consolarmi in qualche modo, almeno a me sembrò così. Poi mi toccò e in quel momento la mia vista si offuscò, fino a che non vidi tutto nero e mi sentii cadere sul suolo gelido ed umido. 

Ero morto? Ma perché? Che senso aveva tutto questo?? Nessuno. 

Quindi io avevo perso la vita senza senso? Oppure un senso c'era...? Chissà. Mi resi conto poco dopo che io ero diventato una presenza come quella che mi aveva donato il pugnale. 

Qualche minuto dopo rientrai in casa e quell'uomo mi parlò, spiegandomi che io ero destinato a diventare una presenza già dalla nascita, ma che mia madre e mio padre mi avevano sempre protetto affinché ciò non accadesse, realmente io non sarei neanche dovuto esistere, e la presenza di qualche ora prima mi aveva donato quel pugnale per porre fine alla mia esistenza e non per difendermi da qualcuno. Gli chiesi poi (a gesti) che cosa avrei dovuto fare adesso, e lui mi disse che avrei dovuto trattare del giorno della mia morte a qualcuno, scrivendoglielo. Dopodiché avrei smesso di esistere e sarei diventato solo un alito di vento durante l'autunno.

Non avrei sentito nulla, tranne le carezze dell'aria sul mio corpo adesso inesistente.

 

 

 

The end__

 

 

 

 

Salve a tutti, questa era la mia prima fiction, spero vivamente che vi sia piaciuta, se vi va commentate, mi farà piacere sapere cosa posso migliorare. 

Grazie per aver letto!

Oscar_


   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Oscar_