Okay, questa one-shot è nata realmente dal nulla: sognando un po’ prima di partire in vacanza. L’ho scritta fino a pochi momenti prima che l’aereo partisse e durante tutta la settimana non ho fatto altro che pensare a una degna conclusione.
Per chi seguiva l’altra mia ff, per il momento è in pausa, causa mancanze di ispirazione. Spero che con l’inizio della scuola, la mia mente torni ad essere quella di sempre e si rimetta in moto.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa. Anche se breve, credo che farà sognare le accanite fan Robsten come me! La situazione è un po’ irreale, perché sappiamo tutte che Rob non era a LA il giorno del suo compleanno e perlopiù non era con Kristen, però… RECENSITE!
HAPPY BIRTHDAY, MR PATTINSON!
Ero steso
sul fianco destro. Mi voltai dall’altra parte.
Quella notte
non riuscivo proprio a prendere sonno. Come sempre accadeva durante la notte
antecedente al mio compleanno da ormai 24 anni.
Ventiquattro anni… ottomilasettecentosessanta giorni di vita.
Mi faceva
una certa impressione pensare che erano passati così tanti giorni dal mio primo
respiro. Mi sentivo un vecchio, ormai.
Ricordavo
poco e niente dei miei primi anni di vita. La mia infanzia era quasi una buco
nero nella mia memoria. Ricordavo soltanto qualche flash, dato soprattutto
dalle milioni di fotografie che mia madre adorava scattare a me e alle mie
sorelle. Sicuramente, non appena il sole sarebbe sorto nella piovosa Londra,
avrei ricevuto le telefonate dei mie genitori e delle mie sorelle. e come al
solito ci commuoveremo insieme, ricordando i miei vecchi compleanni.
Era sempre
così, ogni anno… specialmente da quando ero via da
casa.
Quel
compleanno, però, era speciale.
Mi rivoltai
verso destra e incontrai delle splendide guance un po’ colorite per il forte
caldo di LA di maggio. Dormiva pacificamente. Avevo imparato a conoscere, in
quelli ultimi mesi, il suo sonno: neanche un carro armato avrebbe potuto svegliarla!
I suoi
capelli, ormai di nuovo castani, erano sparpagliati disordinatamente sul
cuscino. Le mani unite sotto la testa, le gambe al petto.
Era
splendida, anche quando dormiva. Anche quando quelle due splendide pozze verdi
erano coperte dalle sottili palpebre. Anche quando si agitava nel sonno per un brutto
sogno.
Lei era
splendida, sempre.
Guardai
l’orologio sul comodino.
3:43.
In quel
momento compivo esattamente 24 anni. In quel momento, 24 anni prima, feci
sentire a una mamma Claire stremata la mia voce, per la prima volta. In quel
momento, 8760 giorni primi, nacqui.
Mi alzai dal
materasso, cercando di non far rumore. Strisciavo i piedi per terra, per evitare
di svegliarla. Mi sentivo come un fuggitivo!
Raggiunsi il
balcone e mi accesi una sigaretta. Era l’unico modo per calmarmi, oltre le
coccole di Kris.
Avevo
acquistato quella villetta nella periferia di Los Angeles soltanto pochi mesi
prima. Ormai gran parte della mia attuale vita era a Los Angeles e ritenevo
inutile continuare a vivere per settimane di “vacanza” in una solitaria camera
d’albergo. Spesso, prima di acquistare la villa, avevo trascorso la notte a
casa dei genitori di Kristen, nella camera degli
ospiti, ma non volevo continuare ad approfittare della bontà di Jules! Dunque,
l’acquisto di quella piccola abitazione mi era sembrata la migliore soluzione
ai miei problemi. Inutile dire che Kristen
trascorreva la maggior parte delle notti nel mio letto…
ma era una delle mie intenzione nel momento della firma del contratto!
La notte losangeliana era abbastanza fredda…
il quartiere era silenzioso, si udivano soltanto motori di automobili in lontananza…
D’un tratto,
delle sottili braccia mi abbracciarono da dietro. Il suo profumo mi inondò le narici. L’avrei riconosciuto tra mille!
Mi girai
dolcemente, catturando le sue labbra tra le mie. Fu un bacio dolce, lento. Le
sue labbra erano morbide come la seta, nonostante stesse in continuazione a
mordicchiarli per il nervosismo.
L’abbracciai
stretta a me, come per riscaldarci entrambi. Indossava una mia vecchia camicia:
conoscevo la sua ossessione verso i miei vestiti, adorava indossarli,
nonostante fossero di 3 taglie più grandi. Era un modo per conservare il mio
profumo anche quando eravamo obbligati a trascorrere settimane e settimane
lontani, diceva. Ma era anche un modo per far uscire la nostra relazione allo
scoperto! Sapevo che all’occhio attentissimo di milioni di fans
sparse in tutto il mondo, questo nostro scambio d’abiti non sfuggiva, ma non me
ne importava. Se avessi potuto fare di testa mia, avrei gridato al mondo intero
quanto amavo quella donna che avevo la fortuna di avere tra le braccia. Secondo
la Summit e le nostre agenzie, però, rivelare la nostra storia avrebbe potuto
avere un effetto negativo sul successo della Saga e di conseguenza sulla nostra
carriera.
Ci
staccammo, dopo un tempo indeterminato, per riprendere fiato. I nostri sguardi
si incatenarono nuovamente: cielo contro smeraldo.
-Buon
compleanno, signor Pattinson!- mi sussurrò con la
voce ancora impastata dal sonno, mentre un piccolissimo sorriso spuntò dalle
sue labbra.
-Non riesci
a dormire.- non era una domanda. Lei mi conosceva troppo bene e sapeva delle
mie notti insonni. Non ebbi, perciò, bisogno di risponderle.
Mi prese per
mano e mi fece sedere sul pavimento del balcone, sistemandosi tra le mie gambe,
con la schiena appoggiata al mio petto totalmente scoperto. Il nostro sguardo
si spostò automaticamente al cielo. Era un’abitudine che avevamo preso a
Vancouver (per quanto il freddo clima canadese ce lo permettesse!), quella di
passare le nottate a osservare le Stelle. Restavamo in silenzio anche per tutta
la notte. Ciò, però, non ci disturbava affatto: non era uno di quei silenzi
imbarazzanti. Era un silenzio di riflessione, carico comunque di significati.
Ognuno era immerso nei proprio pensieri e nelle proprie preoccupazioni, a volte
anche uguali.
Nonostante
le milioni di luci di una stranamente buia Los Angeles, quella notte si
riuscivano a distinguere varie Stelle. Il cielo era colmo di puntini bianchi e
argento, alcuni più grandi e altri più piccoli. Ma nonostante il paesaggio al
di sopra del mio capo fosse da togliere il fiato, la mia attenzione fu come al
solito catturata dai caratteri del suo viso. Era completamente rilassato, ma
sereno. Segno che probabilmente era felice, anche se aveva sonno.
D’un tratto
rabbrividì, per poi sbadigliare, contagiando anche me. Mi sollevai e la presi
in braccio, raggiungendo il letto. Eravamo entrambi piuttosto infreddoliti,
dunque tirai la coperta su di noi e l’abbracciai stretta per trasmetterci il
nostro calore corporeo reciprocamente. Voltò il viso verso di me e iniziò a
baciarmi il petto. Partiva dalla gola per poi arrivare sino ai miei pochi e
deboli addominali. I suoi baci e le sue carezze mi provocarono più brividi di
quanti me ne avesse provocati il freddo pungente.
Le baciai la
pelle scoperta del collo, attirandola verso di me. Scesi verso tutto il
decolté, risalendo non appena toccai il bordo della sua/mia camicia.
Mordicchiai la pelle dietro l’orecchio, sapendo che quel mio gesto le provocava
un immenso piacere.
-Rob…- sussurrò, non rovinando per niente
l’atmosfera che si stava creando nella nostra bolla privata.
Percorsi la
sua mascella con la mia bocca, fino ad arrivare alle tanto desiderate labbra.
Quel bacio fu diverso da quello precedente: ci stavamo nuovamente facendo
prendere dalla passione.
-Mmh, mmh… - emisi dei rumori che dovevano rappresentare la mia
risposta al suo richiamo. Sapevo, però, che qualunque frase avessi pronunciato,
sarebbe stata priva di senso compiuto, dato che la mia stessa logica era andata
a farsi un giretto al Luna Park.
Il bacio
continuava beato, acquistando sempre più passione. Era stata lei a iniziare
quel contatto e sarebbe stata lei a
concluderlo. Io, per il momento, non avevo la intenzione di rinunciare a quelle
così preziose labbra. Erano ormai fondamentali per la mia esistenza, per la mia
salute mentale! Quando, al mattino, non la trovavo stesa al mio fianco, perché
aveva dormito nel suo albergo o dai suoi genitori, ero sempre irritabile sinché
le mie labbra non incontravano le sue, anche per pochi attimi. Quando, invece,
io mi trovavo dall’altra parte del mondo rispetto a lei, avevo bisogno della
mia dose mattutina di Kristen’s Voice per iniziare
decentemente la giornata.
Le sue mani
scendevano percorrendo la linea di quelli che sarebbero dovuti essere i miei
addominali, fino ad arrivare al bordo dei boxer. La mia camicia che lei
indossava era già finita sul pavimento e aveva rivelato una Kristen
irrimediabilmente nuda.
Dopo aver
giocato ripetutamente con l’elastico dei miei boxer, li abbassò completamente.
Con quel suo gesto, ci immerse nel rosso tunnel senza uscita.