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Autore: JKiryu    07/08/2010    3 recensioni
[SpadexGiotto]
"Il mio nome? Non importa. Consideratemi solo un'ombra errante, una vaga illusione che si aggirava spersa alla ricerca di qualcosa che, probabilmente, non avrebbe mai ottenuto."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daemon Spade, Giotto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Camminai per un altro po' sull'erba bagnata, circondato soltanto dagli alberi che, in silenzio, restavano immobili a scrutarmi. Sentivo la pioggia bagnarmi i capelli e scendermi lungo il viso, andando ad inzuppare i miei abiti già fradici.

Il mio nome? Non importa. Consideratemi solo un'ombra errante, una vaga illusione che si aggirava spersa alla ricerca di qualcosa che, probabilmente, non avrebbe mai ottenuto. Un povero inetto, o meglio, un eterno sognatore che credeva ancora che in questo mondo si potesse ottenere ciò che si voleva. Modestamente credo di rendere abbastanza giustizia a questi termini, potrei davvero essere il significato di tali aggettivi fatto a persona. E poi non rimanevano altro che il mio egoismo e il mio orgoglio, ai quali dovevo fare i miei più sinceri ringraziamenti per essere diventato intollerante a me stesso. Esatto, mi odiavo con tutto il cuore. Odiavo come riuscivo ad illudermi che lui mi avrebbe dato ascolto, quando invece sapevo benissimo che non l'avrebbe mai fatto. Che stupido!

Eccomi qua, signori e signore, il peggiore dei bugiardi, talmente scarso che non riusciva a convincere nessuno se non se stesso!

Mi fermai proprio mentre pensavo a queste parole, togliendo, senza neanche accorgermene, dalla tasca l'orologio, per controllare l'ora. Un gesto che quotidianamente compievo svariate volte, ma che, in quel preciso momento, contribuì soltanto ad accrescere la mia inquietudine.
“Giuro eterna amicizia...”

Scandii una ad una le parole incise all'interno di esso, con fare teatrale. Buffo come erano saltate fuori all'improvviso, soprattutto in vista di ciò che stavo per fare. Giurare? Promettere? A che era servito? Assolutamente a niente, soltanto ad inasprire i miei sensi di colpa.
Sentii la rabbia salirmi alla testa. Avrei lanciato volentieri quello stupido ninnolo se non fosse stato per quella, all'apparenza, impercettibile presenza. Impercettibile per tutti tranne che per me ovviamente.
“A cosa devo questa visita inaspettata, Primo?”
Chiusi di scatto l'orologio e lo rimisi al suo posto, dopo di che mi voltai indietro, incrociando lo sguardo di colui che era la causa di ogni mio pensiero. Se ne stava li, in piedi, fissandomi con quegli occhi limpidi che quasi sembravano voler accusare la mia anima marcia e corrotta.

“E' così strano andare in cerca di qualcuno che non si fa vedere da giorni?”

“Ne sono passati soltanto due.” Risposi. “Dovreste essere ormai abituato alle mie assenze.”

Avanzò verso di me con passo deciso, nessuna incertezza in lui. Si fermò soltanto quando fu a meno di un metro da me, continuando a squadrarmi serio in volto. Non che avessi paura, ma quel suo atteggiamento incuteva comunque un certo timore. Non sapevi mai cosa ti potevi aspettare dal famigerato Boss della Famiglia Vongola, Giotto in persona.

“Lo so, infatti devo essere ammattito.” Ridacchiò appena. “Ma ho avuto come un brutto presentimento... Qualcosa mi ha detto che se non ti avessi cercato non ti avrei più rivisto.”

Sospirai rassegnato, incrociando le braccia al petto. “Il vostro super intuito non sbaglia mai, vero?” Lo vidi cambiare espressione, sembrava come se non capisse ciò che stavo dicendo. Come non dargli torto? In fondo ero io quello che stava per abbandonarlo, almeno l'avrei finita una volta per tutte con le mie turbe mentali.
“Sarò schietto, ho intenzione di lasciare la Famiglia e restituire l'anello della nebbia.” Non dovevo aver ripensamenti. “Sono stufo di te e delle tue sciocche manie di pacifismo, non ne voglio più sapere. Potresti essere il più temuto, la persona più importante tra le Famiglie mafiose e invece ti perdi in stupidi ideali come l'amicizia e il rispetto! Non esistono tali valori, esiste soltanto la legge del più forte che a sua volta schiaccia il più debole. Non sei degno di stare a capo dei Vongola, tu non sei il Boss che fa per me.”

Mi avrebbe odiato, mi avrebbe rinnegato come suo Guardiano. Mi avrebbe scacciato da lui, permettendomi così di stare in pace con me stesso. E invece...

“Almeno in queste circostanze riesci a non darmi del Voi.” Sorrise, come se niente fosse.

“Vedi?!” Iniziai ad urlare, perdendo completamente il controllo di me. “Cosa vuoi dimostrare essendo sempre così gentile e cordiale? Vuoi che tutti abbiano una buona considerazione di te? Vuoi che tutti ti amino?! Sei solo un folle egocentrico!!”

Rimase immobile senza batter ciglio, ascoltando ogni mia singola parola, prima di rispondermi.

“E' così sbagliato desiderare un futuro felice per tutti quanti?”

Non riuscii a controbattere immediatamente. Possibile che non capisse che ciò che voleva era un' utopia? Non esisteva che tutti potessero essere felici nella vita, era impossibile! Sappiamo bene tutti quanti che la felicità di qualcuno si basa sulla sofferenza di un altro, non c'è bisogno di essere dei geni per capirlo! Ma lui no, non era intenzionato ad aprire gli occhi. Viveva nel suo mondo pieno di valori e di sogni, dove tutti potevano essere senza preoccupazioni. Ma sapete una cosa? Era proprio questo ciò che mi attirava in lui, quella voglia di non arrendersi neanche davanti all'impossibile, quel coraggio di combattere gli ostacoli ad ogni costo, senza che nessuno potesse impedirglielo.

“So che non cambierai mai idea. Ma resta il fatto che è comunque un sogno inarrivabile.”

“Avrai anche tu qualcosa di impossibile che vuoi realizzare.”

Sospirai ancora una volta, riprendendo l'orologio dal taschino e rileggendo tra me e me di nuovo le parole incise su di esso. Amicizia? Niente di più falso. Era molto di più ciò che volevo da lui. Volevo che fosse solo e soltanto mio, ecco qual era il mio sogno irrealizzabile. Un'ambizione troppo esagerata affinché potesse avverarsi. E ripensare a ciò non faceva altro che turbarmi ancora di più.

“Non sono un tipo da fantasie. Quando mi accorgo che qualcosa è troppo per me, ci rinuncio, punto e basta. Non sono come te che crede di poter spaccare il mondo con la sola forza dei buoni sentimenti.” L'orologio si richiuse in un suono metallico e rifinì per la seconda volta nella mia tasca. Giotto mi guardò e sorrise, come se non stessi facendo niente di male, poi improvvisamente il suo sguardo si rabbuiò, incrociando il mio.
“E' davvero un addio questo?”

“Pare proprio di si.” Mi avvicinai di più a lui. “Ma prima voglio che tu sappia una cosa.”

Gli presi il viso tra le mani e lo baciai a fior di labbra. Sapevo bene che quel gesto avrebbe portato delle conseguenze, belle o brutte che fossero, ma non mi importava. Volevo farlo e basta. Mi sfilai l'anello della Nebbia, l'unica cosa che mi legava ancora a lui, e glielo posai tra le mani.

“Sei tu la mia utopia.”

Ebbi soltanto il tempo di vedere la sua espressione attonita, prima che mi voltassi e me ne andassi via, lontano da lui. Non volevo sapere cosa avesse pensato, che cosa avesse fatto... Non volevo sapere niente. Semplicemente da quel giorno non lo rividi più.

Sentii parlare molte altre volte di Giotto e dei suoi Guardiani, di quel che facevano per aiutare gli altri e robe simili. Poi arrivò il fatidico giorno in cui tutto questo cessò di esistere, quando dovette abbandonare il suo posto di Boss in modo che gli succedesse qualcun altro. E fu da quel momento che iniziò la sanguinaria storia della famiglia Vongola, colma di violenza e oppressione.


“Dove sono andati a finire i tuoi ideali adesso, eh?”

Sono passati anni da quel giorno eppure ogni cosa è rimasta impressa come un marchio a fuoco nella mia memoria . Ancora ricordo parola per parola quel che ci dicemmo, e più ci ripenso e più mi sembrano così inutili i suoi ragionamenti. Cosa ci aveva guadagnato? Niente. La felicità non dura in eterno. Ma in fondo i sogni irraggiungibili sono belli proprio perché sono tali...
“Daemon Spade, il capo vuole tutti nel suo ufficio.”
“Dì al Secondo che il Guardiano della Nebbia sta arrivando.”

Chi sono adesso? Sono soltanto l'illusione di me stesso che cerca di convincersi che se fosse stato vicino a colui che amava lo avrebbe consumato con la sua riprovevole esistenza. Un involucro vuoto fatto soltanto di rammarico e tristezza. Avevo ragione io, per fare in modo che tu fossi felice un debole come me alla fine doveva soffrire, non è vero, Giotto?

   
 
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