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Autore: waytotheend    07/08/2010    6 recensioni
La macchina di Cloe buca una ruota ed Emily si ritrova ad essere in ritardo per gli allenamenti e la puntualità per Sasha è tutto. Decisa ad arrivare alla Rock il prima possibile, Emily si avvia a piedi ma per fortuna, lungo il tragitto, incontra il suo salvatore. [Make It or Break It] Spoiler 2x05 I Won't Dance Don't Ask Me
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Need a Ride?
Fandom: Make It Or Break It
Personaggi: Emily Kmetko; Austin Tucker
Raiting: Verde
Avvertimenti: OneShot, Missing Moment, Spoiler 2x05 I Won't Dance Don't Ask Me
Summary: La macchina di Cloe buca una ruota ed Emily si ritrova ad essere in ritardo per gli allenamenti e la puntualità per Sasha è tutto. Decisa ad arrivare alla Rock il prima possibile, Emily si avvia a piedi ma per fortuna, lungo il tragitto, incontra il suo salvatore.
Note: Ok, sappiamo tutti che Emily&Damon sono un binomio indivisibile, ma mi sono lasciata conquistare dal fascino di Zane Holtz e alla fine ho deciso di scrivere questa piccola oneshot che è un missing moment per la puntata 2x05 I Won't Dance, Don't Ask Me dove Austin da un passaggio in moto ad Emily. Ora, mi rendo conto che per essere un Missing Moment non dovrebbe essere in niente diversa dal telefilm per quanto riguarda i personaggi, quindi al posto di farla dal punto di vista di Emily, è in terza persona più verso Austin.

 


Need a Ride?

Cloe stava canticchiando una vecchia canzone che passava alla radio ed Emily stava ripassando mentalmente i suoi esercizi alle parallele quando sentirono uno scoppio e la macchina cominciò a sbandare.

“Oddio!” Cloe urlò, serrando la sua presa sul volante come a cercare di tenere l'auto sotto controllo. Premette con forza sui freni e l'auto si fermò poco prima di andare a sbattere contro i bidoni di una casa. “Emily, stai bene?” chiese subito voltandosi verso la figlia.

La ragazza annuì e sospirò. “Perché deve succederci qualcosa ogni giorno?” chiese esasperata prima di aprire lo sportello e scendere dall'auto. Guardò prima la ruota di dietro e poi quella di davanti dal suo lato della macchina e finì con il dare un calcio a quest'ultima. “Dannazione!” esclamò furente mettendo le mani sui fianchi in un gesto di nervosismo che aveva da sempre.

Cloe aprì lo sportello e fece il giro sospirando atterrita quando notò la gomma a terra. “Non ci voleva proprio. Siamo già in ritardo sulla nostra tabella di marcia.”

Emily la fulminò con lo sguardo prima di andare ad aprire il cofano e prendere la borsa della palestra. “Noi non ce l'abbiamo una tabella di marcia, Mamma” disse in fine tornando a starle di fronte. “E' il motivo per cui siamo sempre in ritardo. Sasha mi ucciderà se...”

“Oh suvvia, sei la seconda della Rock, non si arrabbierà con te.” Cloe agitò un mano in aria cercando di minimizzare la faccenda e tranquillizzare sua figlia. Dopo qualche secondo corrugò la fronte. “Perché hai preso la tua borsa?”

“Vado a piedi. Noi non sappiamo cambiare una ruota e con il tempo che ci vorrà mentre cerchiamo qualcuno che lo sappia fare, sarò irrimediabilmente in ritardo.” Emily si aggiustò la sacca sulla spalla e fece un profondo respiro. Sapeva che non era di certo colpa di sua madre se avevano bucato, ma non voleva fare tardi di nuovo e doveva sbrigarsi. “Ho il passo svelto arriverò sicuramente prima.”

“Emily,” Cloe sospirò e prese a guardarsi attorno. “Andiamo a bussare a quella casa,” disse indicando la villetta a cui per poco non investivano i bidoni. “Che ne dici? Troveremo sicuramente qualcuno che sappia cambiare la ruota e riusciremo ad arrivare in tempo alla Rock o almeno con il minimo di ritardo possibile.”

Emily apprezzava davvero il modo in cui sua madre cercava sempre di non abbattersi davanti alle difficoltà ma quel suo modo di fare era anche uno dei motivi per cui si erano sempre trovate nei pasticci e lei era stata costretta a prendere il ruolo dell'adulta in casa più di una volta.

“Mamma,” disse salendo sul marciapiede. “Ci metterò molto di meno a piedi, tu resta qui e fatti dare una mano ma io devo proprio andare.”

Dopo qualche secondo di lotta di sguardi come solo madre e figlia sanno fare, Cloe finalmente annuì. “Va bene,” gesticolò spazientita cominciando ad avviarsi su per il vialetto della casa. “Io vado a vedere se trovo un uomo in grado di fare il suo dovere, tu avviati pure. Ma,” si voltò puntandole un dito al viso, “Appena ho la macchina sistemata, vengo in palestra ad accertarmi che tu stia bene. Inteso?”

Emily annuì sorridendo. “Ok. Ci vediamo dopo,” salutò sua madre con un gesto della mano e le voltò le spalle cominciando a camminare verso la palestra.

Prese il suo MP3 dalla sacca della Rock e si infilò le cuffiette lasciando che la nuova canzone di Damon, quella che gli aveva sentito provare a Parigi, le riempisse la mente.

Ormai sapeva anche le parole a memoria e riusciva a trovare conforto in quella voce e non solo a provare tristezza nel sapere che sarebbe passato molto prima di poter rivedere il suo ragazzo... o almeno quello che era stato il suo ragazzo.

Era tanto presa dalla musica, che non si accorse dell'avvicinarsi di una motocicletta.

Austin Tucker, quella mattina, aveva deciso di cambiare strada e di allungare un po' il tragitto per la palestra in modo da poter essere elegantemente in ritardo.

Dalla sua moto vide una macchina parcheggiata diagonalmente sul vialetto di una casa. Si chiese brevemente dove avesse preso la patente chiunque la stesse guidando prima di proseguire per la sua strada.

Il suo solito sorriso beffardo gli si dipinse in volto quando notò la ragazza che camminava sul marciapiede qualche metro più avanti. L'avrebbe riconosciuta ovunque. La sua cara Emily Kmetko che stava ancora cercando di decifrare.

Perché con lui era quasi sempre fredda e sarcastica, ma in qualche modo aveva fatto breccia nel cuore di un ragazzo come Damon Young e glielo aveva ridotto in pezzi e tutto quello lo incuriosiva all'infinito.

Decelerò fino a quando non le stava guidando affianco. Si alzò la visiera ed urlò il suo nome.

Tra la voce di Austin attutita dal casco e le cuffie nelle orecchie, Emily non sentì nulla e continuo a camminare.

Austin suonò il clacson della moto e scosse la testa ridendo. Era certo che a chiunque li guardasse in quel momento, sarebbero sembrati una coppia che aveva litigato.

Lei, la tipica ragazza ferita e arrabbiata che ignorava il proprio fidanzato e lui, il ragazzo che non si da per vinto e andava dietro alla propria fidanzata.

Finì con il fermare la moto proprio quando Emily si fermava per attraversare la strada sfilandosi finalmente le cuffiette. Quando si voltò verso sinistra, si ritrovò faccia a faccia con Austin che si sfilò il casco. Il sorriso era ancora al suo posto.

“Kmetko! Ti ho inseguito per gli ultimi dieci minuti urlando il tuo nome.”

Tipico di lui esagerare le cose, si disse Emily. “Tucker,” disse prima di riprendere a camminare.

“Aspetta,” disse in fretta lui. “Ti serve un passaggio?” Chiese mentre scendeva già dalla moto e alzava il sellino per prendere il secondo casco che portava sempre con sé.

“Grazie ma sono apposto,” gli rispose la ginnasta guardando prima lui e poi il casco che le stava offrendo.

“Era la tua macchina quella “parcheggiata”,” e fece il segno delle virgolette in aria facendo sorridere Emily, “all'inizio della strada?”

“Di mia madre,” rispose mentre si decideva a spegnere l'MP3 e rimetterlo nella borsa. “Abbiamo bucato e sono già in ritardo.”

“Allora non sei apposto,” disse Austin, imitando il suo tono di voce sarcasticamente. “Hai bisogno di un passaggio e io, Austin Tucker, sono pronto a dartelo...” si fermò per un attimo guardandola dritto negli occhi. “Avverti anche tu un leggero senso di deja-vù Ms. Kmetko?”

Emily roteò gli occhi ma afferrò lo stesso il casco. “Ovvio che si,” rispose con lo stesso tono canzonatorio che usava sempre il ragazzo. “Io sono la damigella in difficoltà, e tu il mio cavaliere nell'armatura splendente.”

Austin rise mentre montava di nuovo sulla moto e l'accendeva. Diede un colpo di gas facendola rombare e Emily si ritrovò ancora una volta a guardarlo con uno sguardo che diceva più o meno sono-così-non-impressionata.

Si infilò il casco e montò in sella dietro di lui. “Reggiti forte Kmetko, saremo a destinazione in pochi minuti,” disse infilandosi a sua volta in casco.

Emily gli passò le braccia in vita e lo strinse delicatamente ma quando il ragazzo diede un colpo di acceleratore, si ritrovò a serrare la presa. Non era mai stata su una moto prima e si ritrovò sorpresa a sentire l'adrenalina salirle dentro mentre Austin accelerava sempre di più.

Era certa che se fossero stati da un'altra parte dove lei non avrebbe dovuto indossare il casco, si sarebbe lasciata andare ad una risata piena e gioiosa. Si sentì incredibilmente felice per quei minuti che passarono sulla moto.

Austin accelerava un po' di più ogni volta che trovavano la strada vuota e il suo sorriso si allargava ogni volta, sentendo le braccia attorno alla sua vita stringersi ad ogni accelerata.

Gli sarebbe piaciuto poterla portare lungo una di quelle vie californiane che costeggiavano l'oceano per tenerla senza casco e sentirla ridere perché era certo che si stesse divertendo tanto quanto lui in quel momento.

La moto voltò nella strada della palestra e gradualmente decelerò.

Emily lasciò andare un po' la sua presa e Austin scosse la testa per un momento. Avvicinarsi alla Rock voleva dire che Emily stava ritornando in modalità ginnasta e questo lui lo sapeva.

Quando videro Lauren, Kaylie e Payson, i sorrisi lasciarono entrambi i volti e si ritrovarono a pensare la stessa cosa.

Festa finita.

 

   
 
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