ATTENZIONE: Questa storia
non mi appartiene, è una traduzione dall’inglese
di una fanfiction che mi è
piaciuta moltissimo. Ho chiesto il permesso all’autore per
poterla pubblicare
tradotta in italiano. Purtroppo non sono riuscita a creare un utente
specifico
per l’autore perché EFP permette di avere un solo
account con la stessa
e-mail…e io ho finito gli indirizzi e-mail disponibili. Se
questo va in qualche
modo contro le regole del sito, comunicatemelo e sarò lieta
di provvedere.
Titolo: Russia in the House
MD
Autore: Wednesday1990
Sito
originale: Fanfiction.net
Link
originale: http://www.fanfiction.net/s/6059391/1/Russia_in_the_House_MD
Traduzione:
artemis89
Russia in the House Medical Division
La
nazione russa stava attualmente camminando nei dintorni di
Princeton, l’aspetto un po’ singolare con la sua
lunga e pesante cappotto e la
sua sciarpa distintiva che sventolava nell'afoso vento di marzo. Per
qualche
ragione quel capitalista maiale-mangia-hamburger aveva deciso di non
tenere la
conferenza mondiale nella sua capitale, come avrebbe fatto qualsiasi
normale
nazione, e nemmeno a New York, dove si trovava la sede
dell’Onu, ma a
Princeton, New Jersey.
Quello
stupido voleva far vedere a tutti il Princeton-Plainsboro
Teaching Hospital che contava un impressionante numero di diagnosi di
malattie
singolari insieme ad un notevole implemento di innovative tecniche
mediche. Era
ovvio che America volesse dimostrare che il suo paese poteva ottenere
qualcosa
di più che distruggere i record di obesità e
stupidità. Tuttavia, sarebbe stato
meglio se potesse ottenere il suo scopo senza che a farne le spese
fossero le
altre nazioni. Sfortunatamente questa città era fatta
più per i college che per
i turisti, il che significava che era difficile per chiunque trovare un
ragionevole hotel (visto che qualsiasi cosa in America costava troppo).
Russia
borbotto ancora tra sé e sé, spaventando un poco
alcuni
passanti locali, e nascondendo la parte inferiore del volto nella
sciarpa. Il
suo cattivo umore migliorò leggermente quando
notò un piccolo parco e decise
che sarebbe stato più rilassante osservare le piccole anatre
nello stagno che
continuare a pensare alle cose che non poteva in alcun modo cambiare
(vedi
America…e anche Bielorussia).
Russia
si sedette calmo su una delle panchine vicino allo stagno e
la tensione che si era portato a dietro tutto il giorno
sparì.
“Ahhh~
Che bello se casa mia fosse più simile a qui~”
disse con
tristezza pensando alle sue terre spazzate dall’inverno che
erano ancora
ghiacciate, anche in marzo. Sfortunatamente per lui, e come per
qualsiasi
nazione che fosse così vicina ai Poli, la temperatura della
sua terra aveva un
effetto diretto sulla sua temperatura corporea, da qui i suoi pesanti
vestiti
invernali.
C’era
un'altra ragione per cui Russia ce l’aveva tanto con
America. Sebbene anch’egli avesse dei territori
nell’Artico era totalmente
immune a questo sfortunato effetto secondario, visto che
l’alta temperatura dei
territori americani sembravano bilanciarsi a vicenda, lasciandolo ad
una
normale temperatura corporea. E sembrava anche che Russia fosse
l’unica nazione
artica così pesantemente influenzata. Pensò con
tristezza alle altre nazioni
nordiche e al fratello invisibile, ma generalmente allegro di America.
Perché
era l’unico che aveva questi problemi con l’inverno
e con tutto quello che lo
riguardava? Russia rabbrividì leggermente quando
sentì una fitta familiare al
petto. Perché proprio lui?
Una
mano si appoggiò improvvisamente alla sua spalla e Russia si
riscosse dai suoi pensieri sempre più angosciati. I suoi
occhi si chiusero per
il dolore quando sentì nuovamente la fitta al petto.
“Hey,
tutto ok?” chiese la voce che Russia supponeva corrispondere
alla mano sulla spalla. Aprì gli occhi per guardare al folle
americano che
aveva avuto il coraggio di rivolgergli la parola.
I
suoi larghi occhi violetti si fissarono in quelli piccoli e
marroni di un affascinate uomo, che sembrava essere vicino alla
quarantina e
che aveva delle sopracciglia abbastanza vistose, sebbene niente di
LONTANAMENTE
paragonabili e quelle di Inghilterra. L’uomo sembrava intento
a fare jogging, a
giudicare dalla tuta che indossava e che aveva
“McGill” stampato sul davanti.
Russia aggrotto le sopracciglia mentre rifletteva su questo. La McGill
non era
un’università canadese? Magari questo tipo era
canadese…era abbastanza
difficile capire la differenza.
Russia
si riscosse quando l’uomo scosse nuovamente la sua spalla e
si rese conto che stava parlando con lui. Cominciò anche a
tirargli la sciarpa.
“-davvero,
sicuro di star bene? Magari ha troppo caldo, voglio
dire ci sono 70 gradi (Fahrenheit, circa 38°C) fuori oggi,
finirà per avere un
infarto. Lo sconosciuto continuò a tirargli i vestiti, ma
l’imponente nazione
ringhiò e afferrò la mano prima che potesse
continuare.
“Basta”
disse il russo al passante con tono minaccioso. Rabbrividì
di nuovo quando sentì un’altra andata di dolore.
“Hey,
si calmi, sono un dottore,” proclamò
l’uomo. “Il mio nome è
Dr. James Wilson, e lei ha davvero una brutta aria. Cosa
c’è che non va? Ha
bisogno dell’ospedale?”
“Nyet,”
insistette Russia, sebbene la sua stretta sul polso del
medico si fosse fatta più forte mentre il dolore si
intensificava
esponenzialmente. Il russo lasciò la presa al polso per
afferrarsi il cappotto
all’altezza del cuore. Si sorprese di sentirlo bagnato e
quando osservò le sue
dita si accorse che erano coperte di un rosso brillante. Il dottore
vicino a
lui trattenne il fiato all’improvviso, tirando fuori il
cellulare e iniziando a
telefonare.
L’ultima
cosa che Russia sentì prima di svenire fu il dottore che
lo mandava all’Ospedale di Princeton. Merda.
Ecco il primo capitolo.