Do I have to cry for you?
Why
?
Cosa combinavamo ?
Mi passai una mano dietro la testa, pensando a quella
domanda.
Bene, da dove cominciare ?
Sorrisi appena, sperando di
riuscire in qualche modo ad intaccare l’espressione furiosa di Byron.
Non ci riuscii. Neanche un
po’.
Il sorriso mi morì sulle
labbra e quando la porta del bagno si aprì lentamente, lasciando intravedere la
figura di un Robert in boxer, fradicio e titubante, non feci altro che puntare
il dito.
Lo puntai su di lui.
- E’ stata colpa sua!
-
- Cosa ? Mia ? Ma scherziamo
? –
- Lui ha cominciato a
spogliarsi! –
- E lei voleva unirsi a me!
–
- Ma ha cominciato lui!
–
- E lei ha tirato lo
sciacquone! –
- Ma lui aveva aperto
l’acqua! –
Byron aveva seguito i nostri
scambi di battute incredulo, spostando lo sguardo dall’uno
all’altro di volta in volta. Alla fine era crollato di nuovo sul letto,
scuotendo la testa.
Con un fischio portentoso ci
zittì entrambi.
- No. Fatemi capire. Con
calma. Fermatemi se sbaglio -
Annuii, fissando lo sguardo
su di lui.
Era stata un’ardua
impresa smettere di guardare Robert. Era, in quel momento più che mai, una
cosiddetta caramella per gli occhi: con tutte quelle goccioline che lo
percorrevano in lungo e in largo, i boxer aderenti come una seconda pelle e lo
sguardo nervoso ed irritato.
Benché molto probabilmente
era con me che ce l’aveva, non me ne importava.
In quel momento avrei voluto
solo essere il suo accappatoio.
Solo a quello riuscivo a
pensare.
- Vi ho rinchiusi assieme in
bagno e a voi, naturalmente, la prima cosa che vi viene in mente di fare è una
doccia assieme ?! Ma cosa diamine vi dice il cervello ? -
Sorrisi appena, scrollando
le spalle.
Lanciai un’occhiata a
Robert, come per chiedergli il permesso di parlare: lui annuì abbassando lo
sguardo ed agitando piano un piede.
- Byron… non te la
prendere dai. Non è andata proprio così: cioè, lui se la voleva fare. Ha preso
sì a spogliarsi, ma bluffava te lo assicuro -
Robert accennò ad un
mormorio di approvazione. Quando parlò lo fece con voce bassa:
- Sì, e non appena lei lo ha
capito, giustamente, mi ha chiesto se poteva unirsi a me -
C’era un fondo
considerevole di sarcasmo nella sua voce: fu quello a spingermi a continuare,
interrompendolo, con un pizzico non indifferente di malizia.
- E’ stato più o meno
a quel punto che tu, molto garbatamente, hai cominciato a tempestare la porta
con pugni disperati. Per avvalorare la tesi del malore poi, ho tirato lo
sciacquone… -
- Ma che bugiarda! Lo ha
fatto solo perché io mi ero messo sotto il getto dell’acqua. E’ un
demonio, Byron. Mi è quasi venuto un infarto tanto l’acqua era gelida! Un
demonio, te lo dico io –
Con sorpresa vidi le labbra
di Byron tendere leggermente verso l’alto.
Era un sorriso ?
Sbuffò, prendendo subito
dopo un respiro profondo:
- Lo so che è un demonio,
Rob. L’ho capito molto prima di te. Cosa ci vuoi fare ? -
Feci per ribattere ma
un’ombra oscurò il sorriso del biondino che riprese a parlare:
- Non ce l’avevo con
voi per quello che avete fatto in bagno, ragazzi. Potevate anche esservi uniti
in modo molto religioso nei pressi del lavandino per quanto mi riguarda. Il
fatto è che mentre voi vi divertivate in modo molto casto, io me ne stavo qui
con il rettore che non aveva idea di dove fosse la figlia. E la figlia, tu Giulia
se per caso lo avessi dimenticato, l’aveva metaforicamente affidata alla
mia supervisione. Che gli dovevo dire, ma non si preoccupi è nelle sicure mani
di un attore sull’onda del successo ? Roba da matti! -
Prese di nuovo un bel
respiro, prima di continuare il discorso, più stanco di prima:
- Stavo per mettermi a
gridare dopo aver ripetuto per l’ennesima volta che eri in bagno. Cioè se
eri in bagno saresti dovuta uscire, no ? E invece tu nemmeno mi sentivi…
che razza di situazione -
Sorrisi, tuffandomi fra le
sue braccia e scoccandogli un bacetto sulla guancia.
Byron ridacchiò, puntò gli
occhi nei miei e capii che mi aveva già perdonato dentro di sé.
Doveva dolo ammetterlo.
- Scusa, Byron. Scusa,
scusa, scusa! Davvero, non volevo. Pensa che ora è tutto a posto, no? Sorridi
dai. Sei ancora arrabbiato o mi hai perdonato? -
Byron si passò una mano fra
i capelli, fingendo un broncio che aveva perso di credulità.
Gli regalai un altro bacio,
più dolce del primo e sentii le sue difese cadere.
- Perdonata -
Gli scompigliai i capelli
con una mano e sospirai.
Grazie al cielo.
- Ma che brava, complimenti.
Ti fai infinocchiare così, Byron? Ha talento la ragazza, ma ti credevo più
forte. Hai ceduto troppo alla svelta, amico -
Mi voltai, in contemporanea
di Byron, verso Robert: se ne stava appoggiato al muro, mentre si frizionava i
capelli con un asciugamani, e sorrideva.
Guardava l’amico e
scuoteva la testa.
Byron non fu da meno, però.
Con gentilezza mi scostò,
avvicinandosi a Robert e strappandogli l’asciugamani di mano.
Prese a farla roteare per
aria, sotto lo sguardo divertito dell’amico:
- Io avrei ceduto troppo
alla svelta, Rob? Ma senti chi parla! E tu? Che fine ha fatto il timido
ragazzotto inglese che conoscevo, quello che non la guardava nemmeno negli
occhi una ragazza?! Da quando in qua tu prendi l’iniziativa? -
- Che iniziativa? –
- Che iniziativa? Quella di
spogliarti per fare la doccia! –
Robert scrollò le spalle,
come a dire che era una cosa da niente. Byron a quel punto smise di far roteare
l’asciugamani e, come fosse una frusta, l’abbatté sulla spalla
dell’altro.
- Ahio! Brutto figlio
di… -
Robert aveva afferrato il
pezzo di stoffa al volo, reimpossessandone.
Io li guardavo con tanto
d’occhi.
Era uno spettacolo
mozzafiato.
Il sogno di ogni donna,
probabilmente.
Con rammarico, tanto mio
quanto del neurone, sentii la mia voce che di propria iniziativa, senza alcuna
mia approvazione, fermava il loro bonario litigio.
Si bloccarono entrambi, con
un filo di fiatone, guardandomi senza capire.
C’era aspettativa e
curiosità in quello sguardo.
Decisi di non farli
attendere troppo.
- Una cosa ancora non me
l’avete spiegata in tutta questa storia -
Incrociai le braccia al
petto e presi posto sul letto.
- Che ci fa il surrogato di
vampiro qui? -
*