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Autore: Kicchina    11/08/2010    3 recensioni
[HBD Baka Usagi!][LaviAren][AU; OneShot; OOC]
"Lavi lo trovava... una persona davvero curiosa.
Era curioso il colore dei suoi capelli, era curiosa la cicatrice sul suo occhio, era curioso il fatto che la sua maglia avesse la manica destra corta e la sinistra lunga sino a coprirgli anche la mano, mentre fuori c'erano minimo 40 gradi."
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nome: Fallen Star
Pairing: LaviAren
Rating: Verde
Avvertenze: OneShot; Shounen'ai; AU; OOC
Note: HBD Baka Usagi! Anche se ormai è il giorno dopo, un po' mi dispiace, ma va bene uguale perché anche la fic è, tecnicamente, ambientata il giorno successivo... Non è un granché ed il titolo è scontato, la storia è di un banale assurdo, la fine, manco a dirlo, non mi piace... perché posto questo schifo? Per Lavi! LOL ditemi che ne pare a voi!


Fallen Star






Era tardi, ormai. La mezza, forse l'una passata.
Il grande parco al centro della città era avvolto dall'oscurità della notte e solo in lontananza si udivano ancora i rumori soffusi delle auto che, sporadiche, correvano sulla via poco trafficata che ne circondava l'esterno.
Era bello, lì. Silenzioso, solitario, quasi isolato. In quel punto, dove il verde faceva da padrone e di panchine e lampioni se ne vedevano uno ogni cento metri, erano pochi quelli che arrivavano ad avventurarsi.
Ovviamente, loro erano due di quei pochi.
Era stato Allen ad incamminarsi per primo.
- Sicuramente era di là! Lo ricordo bene, non è passato poi tanto tempo!
Quanto tempo fosse passato da che era stato l'ultima volta su quelle altalene che tanto gli piacevano, Lavi non lo sapeva; fatto stava, però, che indubbiamente non erano in quella direzione.
Allen gli camminava al fianco, le braccia lungo i fianchi ed il naso all'insù, oramai lo aveva realizzato anche da solo che si era perso.
- Mi capita spesso – aveva ammesso poco prima, un sospiro e la voce in un certo qual modo divertita – Di perdermi, intendo. Sai, il mio senso dell'orientamento non è un granché!
Lavi aveva riso. Con la sua risata cristallina e forse un po' rumorosa, aveva riso davvero di gusto: quello, affermò, lo aveva capito anche da solo.
Non si conoscevano da molto, a quel tempo. Da poche settimane prima, forse un mese.
Lavi si trovava al centro commerciale; non aveva bisogno di comprare nulla, ma stare tra la gente gli piaceva, ed osservarli era sempre interessante. Non era passata neanche mezz'ora che quella testa bianca era comparsa poco dietro di lui ed, afferrandogli la manica con la mano e guardandolo con occhi smarriti, gli aveva gentilmente chiesto se avesse idea di dove si trovasse e se fosse troppo lontano il settore degli alimentari.
Lavi lo aveva fissato incuriosito, poi si era guardato attorno ed aveva puntato deciso il dito.
“Gli alimentari – disse – sono da quella parte, nel market. Ma molto, molto in là. Indubbiamente ti conveniva entrare dalla porta nord.”
Il ragazzino lo aveva guardato con sguardo interrogativo ed aveva sussurrato:
“Perché, qui dove siamo?”
Nel settore sud. Lavi lo ricordava bene, perché Allen quasi si era messo a piangere mentre affermava di aver fatto il giro di mezzo centro commerciale senza nemmeno aver capito come e quando. Dopodiché lo aveva condotto sino alla sua meta ed, alla fine, gli aveva anche offerto quei mitarashi dango che tanto desiderava. Lavi lo trovava... una persona davvero curiosa.
Era curioso il colore dei suoi capelli, era curiosa la cicatrice sul suo occhio, era curioso il fatto che la sua maglia avesse la manica destra corta e la sinistra lunga sino a coprirgli anche la mano, mentre fuori c'erano minimo 40 gradi.
Aveva scoperto, poco dopo, tra una chiacchiera futile ed una risata, che il ragazzino tanto ragazzino non era. Aveva sì tre anni in meno di lui, ma era comunque un diciannovenne. A giudicare dal suo aspetto, non lo avrebbe mai detto.
Si erano tenuti in contatto dopo quel pomeriggio, si erano visti bene o male ogni giorno, avevano parlato. Avevano parlato tanto.
Lavi aveva imparato molto del suo nuovo amico, nulla di più o nulla di meno di informazioni base, quel braccio che tanto nascondeva ancora non lo aveva visto.
Ed ora erano lì, persi nel parco all'una di notte, mentre Allen si domandava se fossero mai davvero esistite, quelle altalene.
D'un tratto, il più piccolo alzò un dito verso l'alto con un verso di stupore, poi chiuse gli occhi e sorrise.
- Che succede? - aveva chiesto il rosso, alzando a sua volta il viso alla volta celeste.
- Una stella cadente! Esprimo un desiderio!
Glie lo aveva detto quella stessa sera, quando quell'assurda passeggiata era iniziata da poco più di un quarto d'ora.
“Sai, è il mio compleanno”
Così, senza motivo, lo aveva detto e basta, ed Allen aveva messo su prima un'espressione sorpresa e poi un broncio che Lavi aveva facilmente definito come adorabile. Ci era rimasto male, che non glie lo avesse detto prima.
“Ti avrei fatto un regalo!” aveva detto, ma Lavi non era d'accordo, ed alla fine poi si era risolto tutto su un cambio di argomento avvenuto più per caso, che altro.
A Lavi faceva piacere ricevere regali. Gli faceva piacere che la gente se ne ricordasse, adorava che preparassero feste a sorpresa o comprassero torte che nessuno avrebbe mai potuto finire. Gli piaceva che gli occhi fossero puntati su di lui, in un certo senso.
Però con Allen... semplicemente non lo aveva ritenuto importante. Anzi, più che altro se ne era dimenticato. Non gli aveva nascosto nulla, nel momento in cui gli era venuto in mente, a quel punto glie lo aveva detto.
Non poteva farci molto se in presenza del ragazzino i suoi pensieri non fossero mai puntati su sé stesso.
- Deve essere bello, no?
Nel silenzio, dopo aver riaperto gli occhi ed aver sorriso a quella stella ormai scomparsa, Allen aveva espresso ad alta voce questo suo pensiero, guardandolo felice, davvero felice.
Ed indubbiamente ci doveva essere un significato ed un ragionamento quantomeno articolato alle spalle di quella formulazione, ma Lavi proprio non lo riusciva a cogliere.
Probabilmente, Allen lo capì.
- Compiere gli anni oggi, intendo. La notte di San Lorenzo è una notte quasi magica!
Lavi alzò lo sguardo al cielo. Era limpido e la totale assenza di illuminazione lo rendeva puntellato di una quantità incredibile di stelle; mosse qualche passo in avanti, alzò le braccia dietro la nuca, sospirò.
- Mah... nulla di diverso da altre date!
Il più piccolo scosse la testa, si spostò nuovamente al suo fianco e ripresero a camminare.
- È la notte delle stelle cadenti, chissà quante volte te lo avranno detto! - lo guardò sorridente, poi un leggero rossore si fece largo sulle sue guance, ma, con il buio a circondarli, persino la vista acuta di Lavi gli permise a stento di distinguerlo – Io... io lo credo davvero, sai?
Il rosso lo guardò confuso. E poi pensò, seriamente, di essersi perso qualche pezzo del discorso, qualche pezzo consistente ed anche importante, perché improvvisamente gli parve come se Allen, sino a quell'istante, fosse stato preso dal parlare con tutt'altra persona e lui si fosse intromesso, pretendendo di partecipare, senza però conoscere l'argomento di discussione.
Era una sensazione alquanto spiacevole, considerando che lì erano solo in due.
- Detto cosa?
Allen, mentre snocciolava le parole per dar forma al pensiero, lo guardò con gli occhi sorpresi, gli occhi di una persona che sta affermando l'ovvio.
- Che devi essere una stella caduta!
Per uno come Lavi, sorriso perennemente stampato in volto e sulle labbra sempre la frase giusta da dire, arrossire non era proprio nella norma. Non gli era mai successo, non seriamente, non fino ad avere la sensazione di avere la faccia di una tonalità tra quella di un pomodoro e di un peperone davvero maturo.
Era una situazione nuova, ci mise parecchio per rendersene conto. Forse lo capì davvero solo quando vide gli occhi di Allen farsi sgranati e poi le sue guance ottenere una tinta molto simile alla propria.
- Non... non te lo avevano mai... detto?
Lavi scosse piano la testa, ed il più piccolo si portò le mani al volto. Il rosso fu certo di sentirlo pronunciare distintamente le parole“Dio che vergogna!” e gli venne da sorridere, mentre gli si riavvicinava con passo cadenzato.
- E tu... lo credi davvero?
Allen alzò di scatto il viso, ripuntando gli occhi in quello smeraldo di Lavi.
- Eh?
- L'hai detto tu, che lo credi davvero.
Era possibile che così tanto sangue potesse affluire al volto di una persona in un momento di imbarazzo? Lavi si disse di no, che probabilmente Allen era un'eccezione.
Il sorriso sul suo volto si ampliò ancora.
- I-io... sì, cioè, è quel che ho detto...
Gli prese una mano, il più grande; la mano destra, quella non coperta dalla stoffa della manica. Era una mano molto più piccola della sua, la pelle era più chiara ed era anche più fredda.
Stringerla tra le proprie dita gli mise addosso una piacevole sensazione di benessere.
- Forse sarebbe meglio trovare l'uscita e tornare a casa, cosa ne dici?
Allen si riprese piano, mentre Lavi lo trascinava verso una via che quasi sicuramente avevano già percorso, imboccandola al contrario. Se c'era una cosa che aveva imparato in quel breve periodo in cui si erano conosciuti era che Lavi era sempre in grado di ritrovare la strada che lui aveva smarrito, qualunque fosse il luogo o i chilometri percorsi.
O aveva una buona memoria, o un grande istinto. O forse entrambi. Fatto stava che Allen al suo fianco si sentiva sicuro, un po' come un marinaio in mare che si affida alle stelle, per restare in tema.
Sorrise, il più piccolo, ed il rosso ricambiò il sorriso, stringendogli di più la mano e guidandolo tra le vie alberate.
- Grazie. - aveva detto dopo poco Lavi – Per ciò che hai detto prima!
Allen distolse lo sguardo; gli aveva dato un senso di calore sentirgli pronunciare quella parola.
Non aveva potuto fargli un regalo, né gli aveva fatto gli auguri appena si erano visti quel giorno... dirgli ciò che realmente pensava, rifletté il ragazzo, dirgli la verità, era il minimo che potesse fare per quella persona in grado di brillare come la più luminosa delle stelle.

Owari

  
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