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Autore: ChelseaH    11/08/2010    3 recensioni
A Dougie piaceva quando era Harry a vezzeggiarlo e coccolarlo.
Era bello sapere di avere al proprio fianco qualcuno che lo capiva così bene e che sapeva sempre cosa fare per fargli tornare il sorriso sulle labbra, e difatti ora lui stava sorridendo. Era un sorriso timido e appena accennato ma sarebbe stato un sorrisone se non fossero stati in uno studio radiofonico nel bel mezzo di un’intervista e con una videocamera puntata in faccia. Ogni tanto temeva che la gente potesse leggergli in volto ciò che gli passava per la testa, che potesse leggergli negli occhi ciò che provava.
Per Harry.

[PUDD]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dougie Poynter, Harry Judd
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: I McFly non mi appartengono e con questa storia non intendo dare rappresentazione reale dei loro caratteri e/o delle loro azioni.


ATTENZIONE, SLASH.


NOTE: Storia scritta per la challenge Cielo d'estate - Set Cielo azzurro, indetta da FW.

Ulteriori note alla fine.



Make a wish Dougie Poynter.



1. Voler essere lei.

[#1. Esprimere un desiderio]


Gli sembrava passata una vita da quando avevano fatto un tour delle radio per promuovere un singolo in uscita, faceva tanto band agli esordi o band alla disperata ricerca di attenzione o semplicemente band che deve promuovere un singolo, cosa che loro erano.

Dougie non amava particolarmente stare in giro giorni trotterellando per tutta l’Inghilterra da una stazione radio all’altra; ore e ore di macchina, cinque minuti in diretta – dieci se c’era una canzone di mezzo, quindici se c’era anche la pubblicità – un altro quarto d’ora di chiacchiere a microfoni spenti, cinque minuti o giù di lì con le fan e poi di nuovo in macchina a riprendere la trafila da capo. A conti fatti non facevano nulla ma arrivavano a sera stremati, lui perfino annoiato. Le interviste radio – le interviste in generale – non erano roba per lui, di solito se ne stava in disparte tentando di passare il più possibile inosservato e apriva bocca solo se direttamente interpellato.

In quel momento erano a Wolverhampton, negli studi di Beacon Radio a chiacchierare con i dj in attesa di andare in onda o per meglio dire, Tom, Danny e Harry chiacchieravano con i dj mentre lui girava in tondo per la piccola stanza alla ricerca di qualcosa da bere o da sgranocchiare. Era più un modo per riempirsi la bocca e avere una scusa plausibile – l’educazione, tutti sanno che non si parla con la bocca piena – per starsene fuori dalla conversazione la quale per altro pareva un copione già sentito un numero indefinito di volte nelle ultime quarantotto ore.

“Ovviamente le domande principali ruoteranno intorno al singolo e al vostro nuovo sound.” stava dicendo James Carpenter, uno dei due conduttori e Tom gli spiegò in breve quello che poi avrebbe finito col ripetere in diretta.

“A cosa pensi?” Harry lo prese sottobraccio comparendo al suo fianco dal nulla e facendolo sobbalzare.

“Mi sembra di essere tornato sui banchi di scuola.” ripose lui continuando ad osservare Tom e il dj che parlavano, interrotti ogni tanto da Danny.

“E tu hai fatto tutti i compiti?” rise il batterista.

“Anche se non li avessi fatti ormai saprei la tiritera a memoria.” sbuffò Dougie, il cui umore quel giorno era in caduta libera.

“Quando esce Party Girl?” gli chiese a bruciapelo Harry atteggiandosi da illustre professore.

“Mai, perché il bassista morirà prima per noia.” replicò Dougie, stavolta sbadigliando.

“Allora uscirà per commemorarlo.” ridacchiò Harry, tornando poi dagli altri.

Tom parlava tutto concitato in preda all’emozione e il ragazzo si chiese come facesse l’amico ad essere ancora così entusiasta alla millesima – o forse perfino milionesima – volta che ripeteva gli stessi due concetti.

Party Girl, Dallas Austin, cinque settembre, nuovo sound, Taio Cruz, Super City... certo erano tutte cose molto emozionanti ma era emozionante averle vissute e prepararsi a viverne il seguito, non raccontarle per l’ennesima volta all’ennesimo conduttore radiofonico per poi ripeterle pari pari dieci minuti dopo durante l’ennesima diretta.

Sbadigliò nuovamente mentre Jon Wyer – l’altro dj – annunciò loro che sarebbero andati in diretta alla fine della canzone in onda in quel momento, per poi andare a prendere posto insieme al collega dietro al loro microfono. Danny e Tom si sistemarono in prossimità di un secondo microfono e Harry si sedette di fronte al terzo mentre lui, Dougie, andò a mettersi di fianco al batterista, in piedi e ben lontano da entrambi i microfoni a loro destinati.

La diretta iniziò e lui si stava domandando quanto sarebbe durata questa volta, senza prestare la minima attenzione alle domande dei conduttori o alle risposte che Tom e Danny stavano dando, quando Harry gli passò un braccio intorno alla vita e lo attirò a sé stringendolo forte.

Durò solo un attimo ma tanto bastò a risollevare il morale del bassista.

A Dougie piaceva essere vezzeggiato e coccolato, soprattutto quando il suo umore era un po’ ballerino come quel giorno.

A Dougie piaceva quando era Harry a vezzeggiarlo e coccolarlo.

Era bello sapere di avere al proprio fianco qualcuno che lo capiva così bene e che sapeva sempre cosa fare per fargli tornare il sorriso sulle labbra, e difatti ora lui stava sorridendo. Era un sorriso timido e appena accennato ma sarebbe stato un sorrisone se non fossero stati in uno studio radiofonico nel bel mezzo di un’intervista e con una videocamera puntata in faccia. Ogni tanto temeva che la gente potesse leggergli in volto ciò che gli passava per la testa, che potesse leggergli negli occhi ciò che provava.

Per Harry.

Harry era... non avrebbe saputo come definirlo, l’unica cosa che sapeva per certo era che il suo cuore batteva molto più forte di quanto avrebbe dovuto quando il batterista era nei paraggi e arrivava quasi a scoppiare quando l’altro compiva quei piccoli gesti come l’abbraccio di poco prima, che gli facevano capire quanto ci tenesse a lui.

Ed era sbagliato, era decisamente sbagliato.

Non eticamente sbagliato, non gliene sarebbe importato nulla in quel caso e comunque non era esattamente da Dougie Poynter piegarsi di fronte a un’etica bigotta come poteva essere quella che mal giudicava l’amore fra due persone dello stesso sesso. Era sbagliato perché Harry era il suo migliore amico, il suo migliore amico ignaro di tutto, il suo migliore amico ignaro di tutto e che per giunta stava con la stessa ragazza da un tempo così lungo che pareva risalire alla preistoria. Certo, lui e la ragazza in questione – Izzy Johnston – si erano mollati un paio di volte ma erano sempre tornati insieme a tempo di record, il che la diceva lunga.

Come se tutto ciò non bastasse, lui stesso aveva una ragazza e non era il tipo di ragazza che poteva passare inosservata agli occhi della stampa o dei paparazzi anzi, era il tipo di ragazza che ne attirava a stuoli a ogni passo che faceva. Francesca Sandford, faceva parte di una girlband chiamata The Saturdays e spesso lo trattava più come un pupazzetto da esibire che non come un ragazzo da amare. Anche loro si erano lasciati una volta – lei l’aveva tradito – ma alla fine erano tornati insieme dopo un incontro chiarificatore avvenuto sotto l’occhio vigile dei soliti obbiettivi indiscreti. A dirla tutta non avevano chiarito niente, lei era dispiaciuta, pentita, triste, depressa e molte altre cose che però non avevano portato a nessuna spiegazione concreta del suo comportamento, ma lui alla fine aveva deciso di darle un’altra chance perché, per ragioni sconosciute a lui per primo, le voleva veramente tanto bene.

C’era però un abisso fra voler bene a una persona e amare una persona e lui l’aveva compreso solo nel momento in cui aveva realizzato cosa provava per Harry. In condizioni normali si sarebbe sentito in colpa nei confronti di Frankie ma lei era la prima a non amarlo e lui era abbastanza sicuro di volerle molto più bene di quanto lei ne volesse a lui, per cui i rimorsi di coscienza potevano anche essere accantonati senza troppi patemi.

L’intervista durò in tutto una decina di minuti – pause comprese – poi si fermarono a scambiare altre quattro chiacchiere con i conduttori e il personale della stazione radio, uscirono a firmare qualche autografo e di nuovo sull’ormai familiare pullmino che li avrebbe portati alla prossima destinazione. Un copione perfetto che si ripeteva tre o quattro volte al giorno da ben due giorni e che gli fece tirare un sospiro di sollievo sentito quando la sua schiena toccò finalmente un morbido materasso in una camera d’albergo.

Si fece una doccia e mentre si rivestiva il telefono della stanza squillò.

“Serata dvd in camera mia?” la voce allegra di Tom lo accolse all’altro capo della cornetta.

“Ok.” fece spallucce Dougie, come se l’altro potesse vederlo.

“Perfetto, passa parola a Harry mentre io chiamo Danny.” Tom riappese senza attendere una risposta e Dougie finì di vestirsi e uscì dalla sua camera, diretto in quella di Harry.

Bussò e il batterista gli aprì la porta con il cellulare attaccato all’orecchio e, a giudicare dalla sua espressione, il biondo comprese che stava parlando con Izzy.

“Izz è arrivato Dougie, ci sentiamo più tardi?” le chiese, confermando i suoi sospetti.

Il bassista si sedette sul letto fingendo indifferenza, cosa nella quale era diventato piuttosto bravo. A differenza sua e di Frankie, Izzy e Harry si amavano sul serio e per quanto gli scocciasse ammetterlo, formavano anche una gran bella coppia.

“Ti amo anch’io, a dopo.” con queste parole Harry chiuse la chiamata e si sedette di fianco a lui sul letto.

“Che c’è?” gli chiese.

“Serata dvd in camera di Tom.” gli rese noto.

“Sappi che non potrei sopportare di nuovo Ritorno al Futuro.” lo ammonì Harry, come se spettasse a lui la scelta del film.

“Non preoccuparti, si è portato anche Peter Pan.” ridacchiò Dougie, stendendosi sul letto e assaporando di nuovo la morbidezza di quei materassi.

“Oggi sei proprio a pezzi!” esclamò Harry lasciandosi cadere sdraiato di fianco a lui.

“Perché non vivete insieme?” gli chiese Dougie, prendendolo in contropiede per il cambio di argomento improvviso.

“Eh?” domandò infatti l’altro, confuso.

“Tu e Izzy... perché non vivete insieme?”

Dougie non avrebbe saputo dire come gli fosse venuta in mente quella domanda e proprio in quel momento, ma era oggettivamente strano che i due non convivessero.

Stavano insieme da quasi cinque anni e perfino lui e Frankie che non avevano nessuna base solida sulla quale prendere una decisione simile, stavano meditando di prendere casa insieme e in realtà era come se vivessero già sotto lo stesso tetto dato che la ragazza tornava a casa sua sempre più raramente.

“Perché... – la risposta di Harry rimase sospesa nell’aria per qualche secondo, durante il quale il ragazzo si rimise seduto. – Non lo so perché, non ne abbiamo mai parlato.”

“Non ti piacerebbe?”

“Sì... credo di sì... ma stiamo bene così per ora e poi a lei piace dividere la casa con Olivia.” il tono del batterista era meditabondo, come se fosse la prima volta che si fermava a pensarci sopra. Olivia era una delle ex di Danny e lei e Izzy avevano legato molto fin da subito, rimanendo amiche anche dopo la rottura dei due.

“Sì, ma tu sei il suo ragazzo. Non penso che Olivia se la prenderebbe a male se lei decidesse di trasferirsi da te.”

“Come mai ti importa tanto?” gli chiese Harry, guardandolo incuriosito.

“Così.” fece spallucce Dougie, domandandosi cosa gli fosse preso per spingere Harry a riflettere sulla situazione domiciliare sua e della sua ragazza storica. Come minimo la mattina dopo l’amico si sarebbe svegliato dopo una notte di riflessioni e l’avrebbe chiamata per implorarla di trasferirsi all’istante da lui. O forse Dougie era troppo paranoico e si faceva troppi filmini mentali. O forse aveva solo sperato di sentirsi dire che non avevano ancora fatto quel passo perché in realtà era molto meno coinvolto in quella relazione di quanto sembrasse.

“Dai andiamo, Tom e Peter Pan ci aspettano!” così dicendo Harry si alzò e gli allungò una mano per aiutarlo a tirarsi su. E mentre uscivano dalla stanza, Dougie si ritrovò a desiderare di essere Izzy Johnston. Magari sarebbe stato ancora meglio essere al posto di Izzy Johnston, piuttosto che lei. In fondo era parecchio legato all’amico che risiedeva nei suoi boxer, non era sicuro di essere pronto a separarsene solo per poter avere Harry.

La cosa più assurda in tutta quella storia, era che non si poteva nemmeno definire gay o bisex, perché non era nessuna delle due cose.

Gli piacevano le ragazze, non gli piacevano i ragazzi.

Semplice e lineare.

Ma voleva bene a Frankie e amava Harry.

Cosa c’era di così sbagliato in lui?


NOTE.
L’intervista radio di cui si parla è quella fatta realmente per Beacon radio, il 4 agosto 2010. James Carpenter e John Wyer sono i conduttori della trasmissione a cui sono stati ospitati i ragazzi, e l’abbraccio Harry/Dougie è avvenuto realmente. E siccome le prove non guastano mai – soprattutto certe prove *_* - eccovi il video (http://www.youtube.com/watch?v=HmuM8KqBj_I&playnext=1&videos=eVCBQBx89ks).

La storia del dvd di Peter Pan è derivata da twitter e da tumbrl. Sul primo Harry sceglieva fra due film di cui uno era per l’appunto Peter Pan, e sul secondo Tom ha postato una foto dei dvd che si era portato da casa fra cui Peter Pan e l’immancabile Ritorno al Futuro.

   
 
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