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Autore: Alaire94    11/08/2010    5 recensioni
Si dice che tutte le donne vorrebero un amico gay, che sappia consigliare anche quando una semplice amica non riuscirebbe. Ma se questo tornasse da un viaggio in Inghilterra con un nuovo ragazzo?? Le cose si complicherebbero notevolmente ...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Fare conoscenza


Matthew e Luca, dopo quella presentazione si sedettero sulla panchina con noi. – Cosa si racconta di nuovo qui? – ci chiese Luca con un sorriso, forse felice di essere ritornato nel suo Paese.

– Proprio un cazzo, come al solito – rispose acida Francesca.

Luca non ebbe nessuna reazione: ormai conosceva bene Francesca, almeno quanto me e sapeva che quello era semplicemente il suo carattere. – La cosa non mi stupisce … - commentò.

– Sai … poi in estate, con questo caldo non c’è proprio nessuno qui – osservò Giulia. Io annuii, aveva perfettamente ragione: ogni giorno si faceva sempre le stesse cose, non c’era una novità neanche a pagarla oro. Però ora era tornato Luca dall’Inghilterra: avrebbe avuto un bel po’ di cose da raccontarci.

- Invece tu in Inghilterra cos’hai combinato a parte incontrare Matthew? – domandai.

– Oh, be' … abbiamo visitato la città … è così bella! – esclamò Luca con gli occhi luccicanti. Luca era davvero un incurabile amante dell’arte. - … poi con i miei amici abbiamo visitato le discoteche più cool di Londra, dove ho incontrato il mio amore – aggiunse, stringendo la mano a Matthew, che questa volta non sembrò imbarazzarsi, anzi: gli lanciò uno sguardo passionale con quegli intensi occhi azzurri e si avvicinò per avere un bacio. Luca non esitò e baciò Matthew. Nonostante la scena fosse piuttosto strana, io li trovai davvero carini insieme, addirittura non avevo mai visto Luca così contento con un ragazzo.

Francesca, invece, li guardava inorridita e sembrava davvero sul punto di vomitare. – Wow, come se oggi non ne avessi abbastanza di scene sdolcinate … ci mancava proprio quella fra due gay … - mi sussurrò all’orecchio.

Io la fulminai con lo sguardo. – E dai, Francy … non è carino – commentai, sottovoce.

Nel frattempo i due piccioncini si erano staccati da quel bacio e avevano cominciato a parlare a bassa voce in inglese. L’unica frase che riuscii a intercettare fu “I love you”, detta da Luca. Sorrisi. Era davvero bello vedere il proprio migliore amico così innamorato, oltretutto di un ragazzo inglese che era anche piuttosto carino. In un altro momento mi sarei fatta raccontare tutto per filo e per segno.

- Andiamo a prendere un gelato? Ne ho una voglia matta! – propose Giulia.

– Sì, non è una brutta idea! – commentò Francesca, alzandosi dalla panchina. Giulia cominciò a saltellare, entusiasta proprio come una bambina quando le si offre una caramella.

– Posso venire anche io? – chiese Luca. – Sapete … a Londra è venuta anche a me una voglia di gelato … - spiegò e le due amiche furono ben felici di accoglierlo.

– E tu, Ale? Non vieni? – chiese Francesca.

– No, no … vi aspetto qui: io non ho fame – risposi, mentre loro già si stavano allontanando verso il cancello.

Improvvisamente mi accorsi che neanche Matthew era andato con loro ed ora eravamo soli, ognuno all’estremità opposta della panchina.

Passò qualche secondo e un silenzio imbarazzante, anzi, molto imbarazzante, interrotto soltanto dai canti delle cicale, calò fra di noi. Non sapevo perché, ma questa volta non avevo proprio idea di cosa dire e ciò rendeva l’atmosfera piuttosto pesante. Eppure qualcuno doveva rompere il ghiaccio e probabilmente avrei dovuto essere io che, però, non ci riuscivo.

Altri secondi passarono e l’imbarazzo crebbe ancora di più. Matthew si guardava in giro convulsamente, evitando di guardarmi negli occhi, proprio come facevo io.

A quel punto non potevo più resistere: dovevo fare qualcosa per calmarmi. Aprii la borsa e ne tirai fuori il pacchetto di sigarette e l’accendino.

- Ti da fastidio? – chiesi, scandendo bene le parole e sperando che avesse capito. Non era proprio il massimo rompere il ghiaccio in quel modo, ma d’altronde non potevo fare altrimenti. Lui scosse la testa. Allora mi accesi una sigaretta in santa pace. A dire il vero non fumavo spesso, ma certe volte, soprattutto quando ero nervosa, non potevo farne a meno.

- How are you, Matthew? – chiesi, ora che mi ero rilassata.

I’m fine, but … non chiamare me Matthew, io sono Matt – rispose, nell’ultima parte con un forte accento inglese, per poi rivolgermi un sorriso confortevole.

Rimasi quasi sorpresa: era la prima volta che diceva una frase così lunga a qualcuno che non fosse Luca, mi sentii quasi onorata. – E tu chiamami Ale – dissi io ricambiando il sorriso. In fondo sembrava simpatico questo ragazzo inglese. – Do you like Italy? – chiesi, tanto per dire qualcosa, ma subito me ne pentii: era una domanda tanto stupida!

- I don’t know, because I’ve just arrived, but Ferrara is beautiful! - esclamò . Sembrava davvero contento di essere in Italia. Io ormai Ferrara non la trovavo così bella: una città piccola in cui non vi era nulla da fare, ma a quanto pareva suscitava un grande fascino negli stranieri.

- Have you visited Ferrara yet? – chiesi ancora. Altra domanda stupida e decisamente banale, ma d’altronde in quel caso era meglio dire cavolate che stare zitti.

- No … solo castello – rispose. Ora sembrava piuttosto disinvolto, non più tanto imbarazzato e anche io, effettivamente, mi sentivo abbastanza tranquilla. Infatti buttai a terra la sigaretta e la spensi con la scarpa: fumavo solo se era necessario, perché in fondo ci tenevo alla mia vita.

Guardai Matt negli occhi azzurro cielo. Sono proprio belli pensai, ma subito feci in modo di far scomparire quel pensiero: era pur sempre il ragazzo gay del mio migliore amico.

- Ti è piaciuto il castello? – domandai.

Lui mi guardò, perplesso. – Can you repeat? –

- Ti piace il castello? – ripetei con un sorriso, cercando di incoraggiarlo e fargli capire la mia disponibilità al dialogo. Matt questa volta capì e annuì con la testa.

- Luca parla … molto … di te – affermò, un po’ titubante. Sorrisi: ero contenta che Luca dimostrasse la sua amicizia per me anche agli altri.

He’s my best friend.

Matt sorrise. – Lui … - cominciò a dire, ma sembrava non trovare le parole. Io aspettai pazientemente che riuscisse a formulare la frase, in fondo lo capivo: era difficile parlare in una lingua che non si conosce ancora bene. – Lui vuole bene a te – disse infine.

– Anche io gli voglio bene – dissi con un sorriso. Lui ricambiò. Aveva un bel sorriso: coi denti bianchissimi e quelle piccole fossette che gli si formavano sulle guance.

Proprio in quel momento tornarono Francesca, Giulia e Luca. Sembravano tutti contenti, soprattutto Giulia che come al solito era entusiasta di qualunque cosa.

Luca si sedette nuovamente sulla panchina vicino a Matt e gli mise un braccio intorno al collo. – Allora? Avete fatto conoscenza voi due? – chiese Luca urlando come al solito. Non si vergognava proprio di niente … certe volte era davvero imbarazzante andare in giro con lui.

Matt annuì, un po’ imbarazzato. – E’ simpatica – affermò. Luca poi, guardò verso di me: voleva sapere cosa pensavo io.

– Anche Matt è simpatico – commentai.

Mentre Giulia e Francesca parlavano del più e del meno, io guardai il cellulare: erano le cinque e mezza. Improvvisamente mi venne in mente quella peste di mia sorella e la raccomandazione che mi aveva dato mamma prima che uscissi: “vieni a casa alle cinque, perché io devo andare via e tua sorella non può rimanere a casa da sola”.

- Cavolo! Sono già le cinque e mezza devo andare via! – esclamai, zittendo tutti.

– Noooo! Perché devi già andare? – si lamentò Giulia.

– Scusate, ma mia madre mi vuole a casa – mi giustificai, salendo in sella alla bici. – Ciao a tutti! – salutai, prima di sparire oltre il cancello del parco.

Mia sorella mi aspettava a casa, tutta intenta a giocare con le barbie. Sembrava tutto apparentemente normale, almeno finché non entrai in cucina. Vi erano briciole di pane ovunque e i muri schizzati di nutella. A quella visione subito mi alterai. – Angy! Cos’hai combinato?! Possibile che non ti si può lasciare sola un minuto?! – gridai.

Angy, però, mi raggiunse tutta felice, come se neanche avesse sentito ciò che avevo detto. Sorrise e chiese: - giochi con me? –

Buttai gli occhi al soffitto, esasperata. Sarebbero state ore infernali.

   
 
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