Fandom: Primeval
Pairing: Nick/Stephen
Rating: PG-13
Warning: Slash, spoiler per l'inizio della seconda stagione, stegosauri, mamme chiocce e piccoli pulcini piumosi (LOL)
Numero parole: 1996
Riassunto: “Ora vuoi giocare anche tu a fare la Mamma Chioccia?" "Soltanto se tu fai il piccolo pulcino piumoso.”
Disclaimer: Nessuna dei personaggi, luoghi o quant'altro menzionati in questa storia mi appartengono. Se fosse così, non manderebbero Primeval così presto di sera.
Note: Bleh. L'unico commento possibile a come ho scritto questa fic .w. cioè, non lo so, non mi ispira. E questi due mi hanno fatto innamorare
Cutter stava placidamente scribacchiando una delle tante ricerche che tanto amava portare a termine quanto odiava buttare su carta, seduto alla sua scrivania nell'ARC, quando la porta principale si aprì improvvisamente, rivelando uno Stephen Hart tremendamente contrariato sulla soglia che camminava sorreggendosi un braccio, seguito a ruota da Abby e Connor con le espressioni più preoccupate che Nick gli avesse mai visto in viso.
“Oh mio Dio, vi ho già detto che sto bene, sto-bene. Quindi andate a darvi una sistemata e lasciatemi in pace.” Nick si alzò dalla scrivania giusto in tempo per sentire Stephen borbottare quelle parole all'indirizzo dei due ragazzi, che gli rivolsero un'occhiata interrogativa prima di avviarsi insieme verso gli spogliatoi, guardandosi ogni tanto alle spalle come per controllare che il moro fosse ancora in piedi.
“Fatto a botte con un tritacarne?” lo avvicinò cautamente, temendo in qualche parte recondita del suo cervello che lo trattasse bruscamente come aveva fatto con gli altri due. Non che ci sarebbe potuto rimanere male, ovviamente. Nick Cutter non rimaneva male per queste sciocchezze.
In ogni caso, Stephen lo guardò per un momento, visibilmente indeciso se mandarlo a stendere o farsi dare una mano, poi si diede una raddrizzata poco convinta e si voltò completamente verso di lui, mozzandogli il fiato in gola. La manica del braccio che il suo compagno stava tenendo tanto stretto era totalmente coperta di sangue – Nick sperò ardentemente non fosse il suo – e strappata in più punti, da dove si intravedeva la pelle martoriata al di sotto.
“Stephen, che diavolo hai fatto al braccio?!” Nick lo interruppe prima che potesse rispondere alla sua battuta di prima, e si avventò sull'arto ferito, scacciando la mano che cercava di coprire la reale entità della ferita, e esaminandolo da tutti i punti di vista. Da quello che la stoffa distrutta e il sangue lasciavano vedere, Stephen doveva avere un taglio molto profondo di almeno quindici centimetri sull'avambraccio, da cui molto probabilmente proveniva buona parte del sangue che lo circondava. “Ma sei andato totalmente fuori di testa?! Devi andare in ospedale e farti medicare questa ferita immediatamente, dove diavolo siete stati mentre non guardavo?!”
Stephen sbuffò come un bambino delle elementari allo sfoggio di apprensione del professore, alzando gli occhi al cielo e strappando il braccio alle sue attenzioni – cosa che, dalla visibile smorfia di dolore che gli attraversò il viso, doveva essergli costata un certo sforzo -
“Volete piantarla di farne una tragedia tutti quanti? Sto benissimo, è soltanto un graffio, potete anche-” Nick non seppe come sarebbe finita quella frase perchè Stephen impallidì di colpo e smise di parlare, lasciandosi cadere con totale abbandono in avanti, dritto tra le sue braccia. La perdita di sangue stava cominciando a mostrare i suoi affascinanti effetti, apparentemente. Così imparava, quel testone, a fare l'eroe della situazione. Idiota.
“Allora, ti sembra ora di farti dare una mano?”
Stephen sembrò non curarsi della situazione un po' ambigua, con Nick che lo sosteneva tenendolo per le braccia e facendolo poggiare completamente contro il suo corpo per non farlo cadere – tutto questo nel mezzo del corridoio dell'ARC – anzi si accomodò con qualcosa di molto simile ad un miagolio nello spazio tra la spalla ed il collo di Nick, solleticandolo con quel poco di barba non fatta che aveva. “Ora vuoi giocare anche tu a fare la Mamma Chioccia?”
“Soltanto se tu fai il piccolo pulcino piumoso.”
Nick lo sentì sorridere sulla sua pelle, per poi annuire pigramente, strofinandogli la guancia sul collo nel processo. “Mh, potrebbe andare bene come cosa.”
“Allora dovrai muoverti, sono troppo vecchio per portarti di peso fino all'infermeria.”
Stephen stavolta rise apertamente, staccandosi lentamente da lui e cercando di rimettersi il più dritto possibile. Nick fece per chiedergli se riusciva davvero a procedere da solo – vecchio sì, ma non a quei livelli – ma Stephen lo precedette, puntandogli un dito di fronte al naso. “Sarai anche una mamma chioccia, ma posso ancora tenermi in piedi, grazie.” Sarebbe sembrato anche molto aggressivo se non avesse avuto sul viso quel mezzo ghigno che lo faceva sembrare il gatto che ha appena mangiato il canarino.
“Va bene, va bene, fai strada, pulcino suicida.” Nick si arrese e gli fece cenno con le mani di muoversi, e per un momento, un battito di ciglia mentre l'altro faceva per spostarsi dal suo spazio personale, sembrò come se volesse fermarsi un attimo, trasformare il suo ritirarsi in una carezza. La mano di Stephen indugiò per il più corto dei secondi ad un soffio dalla guancia di Nick, poi si spostò velocemente e il ragazzo era già avviato verso il corridoio, lanciandosi un Ti vuoi sbrigare? C'è gente ferita qui!, alle spalle.
Nick Cutter era sicuro di essersi perso qualcosa.
“Ow! Ma non puoi fare più piano?” L'esclamazione irritata di Stephen risuonò per l'intera infermeria, seguita subito da un altro sibilo di dolore. “Non puoi essere un tantino più delicato?”
Nick, piegato a passare un bendaggio strettissimo – la giusta punizione per voler fare l'eroe della situazione – attorno al braccio ferito dell'altro, alzò soltanto lo sguardo per rivolgergli una scettica alzata di sopracciglia per poi tornare al suo lavoro. “Potresti fare meno l'eroe e pensare alla tua salute fisica, così non dovrei essere delicato come un'infermierina. E trattarti male come al solito.”
“Non ho chiesto io ad uno stegosauro grande quanto un tir di camminarmi sopra. E non era previsto che entrambi quelli che avevamo catturato andassero fuori controllo. E smettila di guardarmi in quel modo.” Nick lo stava fissando con un sorrisetto divertito sulle labbra, con tutta l'aria di starsi divertendo un mondo per il suo monologo.
“Non ti ho mai sentito lamentarti in questo modo.”
“Questo lo dici tu-” Stephen si morse la lingua troncando la frase a metà, ma la frittata ormai era fatta. Aveva cercato in tutti i modi di tenere nascosto a Cutter tutte le cose che, provenendo da un'altra dimensione – sì, aveva finito per credergli anche lui a quel punto – non ricordava oppure non sapeva in generale. Per quello che riguardava loro due, almeno. Questa volta si era fatto scappare qualcosa di troppo.
Nick gli lanciò un'occhiata dubbiosa da sotto le ciglia. “In che senso?” Oh, l'espressione dello scienziato, quando capiva che c'era qualcosa che aveva bisogno di essere scoperto e, guarda caso, lui era proprio la persona adatta a farlo. L'ultima volta che l'aveva vista avevano trovato l'anomalia nella foresta di Dean.
“Niente di importante. Era tanto per dire.” Sperò con tutto il cuore di cavarsela rimanendo così sul vago. Non era proprio il momento di mettersi a dare spiegazioni dettagliate, almeno non dopo essere stato quasi schiacciato da un dinosauro e aver dato della mamma chioccia a Nick.
Fortunatamente, il suo compagno sembrò accontentarsi, visto che gli rivolse soltanto uno sguardo vagamente confuso e continuò il suo lavoro di fasciatura, che sembrava prendere un tempo davvero lunghissimo. Il pensiero che lo stesse facendo apposta sfiorò appena Stephen, prima che lo sopprimesse con una certa violenza. Questo Nick era diverso da quello a cui era abituato, e doveva ficcarselo in testa.
“Com'era il nostro rapporto qui? Voglio dire, prima che arrivassi io e cominciassi a fare guai.” Il basso accento scozzese gli mandò un incontrollato brivido lungo la schiena, e voltandosi si ritrovò a fissare dritto dentro gli occhi blu di Nick, un brillio curioso ad animarli.
Ora o mai più.
Stephen si schiarì la voce girandosi dall'altra parte, cercando di trovare le parole adatte per spiegare la situazione correttamente. La schiarì una seconda volta, tanto per essere sicuro che non lo tradisse proprio sul più bello, poi aprì bocca continuando a fissare il muro. “Avevamo una storia.” Conciso e dritto al punto, senza fronzoli. Quando la sua frase fu seguita dal silenzio, si sentì abbastanza incoraggiato per continuare. “Io e te intendo. Da quattro anni già, poi te ne sei andato attraverso l'anomalia, e quando sei tornato non ricordavi più nulla. Non mi sembrava il caso di dirti nulla. Fine.”
Il silenzio continuava, e stavolta Stephen cominciò a preoccuparsi. Lo aveva scioccato così tanto da fargli perdere la parola o la conoscenza? Avrebbe sentito il tonfo del corpo che cadeva a terra, in quel caso. Tentò un'occhiata alle sue spalle, trovandosi nella stessa esatta situazione di qualche minuto prima. Aveva dritto di fronte gli occhi blu ed enormi di Nick, resi ancora più grandi dallo stupore. Era completamente immobile, e lo fissava con la bocca leggermente aperta. Magari un oncia di tatto in più sarebbe stata utile.
Poi, proprio quando Stephen stava per scusarsi e inventarsi una cosa a caso per salvarsi da quella situazione, successe la cosa che meno si aspettava. Nick scoppiò improvvisamente a ridere, così di gusto da doversi appoggiare con i gomiti al lettino per stare in piedi.
Stephen si sentì abbastanza punto sul vivo. “Cosa ci trovi di tanto divertente?”
Nick non gli rispose subito ma lo guardò divertito per qualche secondo, arrivando quasi sul confine dell'imbarazzante, poi si raddrizzò e gli si mise di fronte, piegato con le mani sulle sue ginocchia per stare alla stessa altezza. “Stephen Hart, sei proprio un idiota con i fiocchi.”
E prima che Stephen avesse il tempo di replicare lo aveva già reso al silenzio con un bacio, dritto sulle labbra, mentre gli teneva la testa ferma con entrambe le mani. Ora era lui ad essere stupefatto.
“Perchè non me lo hai detto prima?” gli mormorò Nick ad un soffio dalla bocca, così vicino da poter sentire le sue labbra muoversi lentamente e il respiro caldo solleticargli la pelle. “Perchè hai aspettato così tanto?”
Per qualche motivo Stephen non seppe cosa rispondere. Già, perchè aveva aspettato? “Forse stavo aspettando che ricordassi. O non volevo che nel tuo tempo fossimo solo amici, o conoscenti, o- non so, avevo paura di sapere.”
Nick cominciò a ridacchiare di nuovo, baciandolo un'altra volta prima di poggiare la fronte delicatamente contro la sua. Era un gesto così conosciuto e così affettuoso da fargli stringere il cuore. “Sì. Sì, in effetti eravamo solo amici, nel mio tempo. Ma sono stato innamorato di te per così tanto tempo, Stephen, non ne hai nemmeno idea. E poi mi vieni a dire che qui siamo una coppia?” ridacchiò come se il solo pensiero fosse ridicolo. “Avresti potuto portarmi direttamente in paradiso.” Finì con un sorrisetto, accarezzando i corti capelli alla base del collo di Stephen e provocando uno strano suono molto felino dalla gola dell'interessato, che non perse occasione di allacciargli le braccia al collo e sollevarsi per rubargli un altro bacio.
“Dio, mi sei mancato così tanto.” gli mormorò con voce rotta tra un bacio e l'altro, passandogli le mani lungo tutto il corpo e sotto la maglietta per saggiarne la pelle senza impedimenti, facendo scorrere i polpastrelli su quei tratti che credeva di aver perso una volta per tutte. Nick non era da meno, non risparmiando nemmeno un centimetro ma restando a religiosa distanza dal braccio ferito.
“Non è proprio salutare per il tuo braccio, tutto questo movimento.” borbottò dopo un po', accennando con la testa all'arto leso e passandoci sopra un dito con la massima delicatezza possibile.
“Penso di potermela cavare anche con un braccio solo.”
“Oh, borioso, Hart, borioso!”
Per provare il suo punto, la mano libera di Stephen scese a slacciare il bottone dei jeans di Nick, rimanendo ad orbitare a mezz'aria in quella zona, proprio per dare la prova che sì, ce l'avrebbe fatta benissimo con un braccio solo, grazie mille.
“Ah beh, se la mettiamo così..”
“Abbiamo un sacco di cose da recuperare in questa materia, professore.”
Il ghigno sornione che si aprì piano, come fosse sottoposto al rallentatore, sul viso di Nick gli fece scorrere un brivido lunghissimo ed estremamente piacevole lungo tutto il corpo. Quello e ciò che inevitabilmente sarebbe venuto dopo erano cose familiari.
“Al tuo servizio, ragazzo.” E con quell'ultimo mormorio nell'accento più duro che riuscisse a tirare fuori, Nick lo spinse all'indietro sul lettino con una mano sul petto e il sorrisetto sempre al suo posto.
Avevano decisamente molte cose da recuperare.