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Autore: gemlye    11/08/2010    0 recensioni
questa è la storia di una ragazza, della sua storia d'amore e del suo passato. "Lucia era la classica ragazza che tutte avrebbero voluto come amica; leale, disponibile e simpatica, ma con uno strano segreto alle spalle".
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lucia si alzò come ogni mattina alle 6.15. La sveglia non aveva ancora suonato, ma nella sua testa il pensiero di quel trillare fastidioso l’aveva ridestata. Si toccò le tempie, aveva di nuovo mal di testa.“ Dovrei dormire di più. Non c’è giorno che non mi svegli con questo dolore”.  Entrò in doccia e regolò l’acqua in modo che fosse bollente. Il vapore appannò tutti i vetri e mentre passava una mano sullo specchio, intravide la sua figura. I capelli castani tendenti al rosso scuro erano appiccicati al viso, mentre i suoi occhi scuri risaltavano sulla carnagione chiara. Era magra, forse troppo, e non molto alta. Si considerava passabile, di certo non bellissima ma neppure brutta. Era la classica ragazza di diciotto anni che frequentava l’ultimo anno di liceo. Non aveva niente che la facesse notare da altri e non da meno gli altri non la guardavano di loro spontanea volontà. Tutto ciò era un sollievo per lei.
Alle 7.15 si accorse di essersi di nuovo incantata davanti allo specchio, così, dopo essersi vestita, scese per salutare i suoi genitori. Tommaso e Laura stavano ridendo e scherzando come due neo sposini. Sua madre era bionda, alta e con gli occhi chiari, tutto l’incontrario di com’era lei. A discapito delle apparenze era una donna con un grande carattere che non permetteva a nessuno di farle le scarpe; tendeva a nascondere il suo lato gentile, ma se la si conosceva si sapeva benissimo quanto potesse essere dolce. E proprio quando era con suo marito questo suo lato riemergeva. Era impossibile resistere a Tommaso; occhi e capelli scuri, perennemente abbronzato e fisico asciutto. Era un “bonaccione” sempre sorridente e pronto allo scherzo. Lucia non lo aveva mai visto triste e pregava ogni giorno di non vederlo mai.
Mentre la coppietta felice si abbracciava e baciava seduti a tavola c’erano Angela e Andrea i suoi adorabili fratelli. I due gemelli erano la soddisfazione della famiglia: biondi, occhi azzurri, alti..insomma dannatamente belli! Non solo, erano anche intelligenti, e s’intende più della media. Unica pecca: analizzavano tutto con estrema logica. Prima di lasciarsi andare ai sentimenti ci dovevano riflettere più e più volte. Ovviamente questo non faceva che alimentare le cattiverie che gli invidiosi facevano circolare. Erano una famiglia felice e soprattutto normale, almeno cercavano di esserlo; l’unica che si sentiva nella media era lei, Lucia. Non era invidiosa dei fratelli, anzi li adorava. Per quanto fossero critici, con la loro sorellona si potevano lasciare andare a coccole ed effusioni varie, trasformandosi in perfetti fratelli minori e non delle piccole pesti. Sì perché avevano solo dodici anni.
«Buongiorno famiglia» disse sedendosi di fronte ad Andrea. «Oh cara, finalmente ti sei svegliata! Sei sempre la solita pigrona..ma rimani la pigrona preferita di papà!» la salutò Tommaso. «Se hai mal di testa prenditi una pillola, è inutile soffrire» disse sua madre. I gemelli la guardarono come per capire con chi stesse parlando; cominciarono ad osservare i loro visi a vicenda, studiandosi, per poi lasciare perdere quando si voltarono verso loro sorella. «Non ho mal di testa mamma» rispose Lucia dopo aver messo via i biscotti. «Ah, oggi mi fermo fuori; non so a che ora torno. Ci sentiamo per telefono, ok?» continuò mentre spruzzava d’acqua il viso di Angela che stava lavando la sua tazza. «Come vuoi, basta che non ci fai preoccupare» rispose Laura. «Oh avanti, quando mai vi ho fatto preoccupare?!» Lucia ormai aveva scatenato una vera e propria guerra con i gemelli, che si facevano fregare facilmente visto che cercavano di trovare una via perfetta per colpire senza essere vittime a loro volta. «Già tesoro, quando mai ci hai fatto preoccupare» sussurrò sua madre con amarezza lasciando la stanza. Era già in ritardo per il lavoro e non aveva tempo per quei ricordi.
Mentre il padre cantava una canzone inventata per far ridere Angela, Lucia aiutava Andrea a prendere i libri nello scafale in alto della libreria prima di lasciarli scappare di corsa per andare a scuola. «Lulù, oggi non tornerai tardi vero? Mi hai promesso di giocare a Risiko stasera»«Tranquillo, non l’ho dimenticato. E poi questa è la serata giusta per batterti finalmente!» disse dandogli uno buffetto sulla testa. Andrea sorrise dolcemente cercando di reprimere l’eccitazione dovuta all’idea di giocare con la sorella. Poi finalmente uscirono tutti di casa lasciando per qualche attimo Lucia da sola a casa. Il mal di testa tornò prepotente. Forse avrebbe dovuto prendere davvero la pillola, ma il dolore la faceva sentire viva, perciò prese le chiavi della macchina e si diresse verso scuola.
Frequentava il liceo scientifico della sua città e dopo quattro anni non vedeva l’ora di finire l’ultimo anno. Le piaceva studiare ma odiava trascorrere le giornate sui libri perché quei maledetti dei prof. li riempivano di compiti. Le piaceva dire che studiava per se stessa ma in verità avrebbe voluto mollare tutto per cominciare a studiare ciò che più desiderava; peccato che per entrare a medicina serva il diploma. Quella settimana sarebbe stata particolarmente tranquilla così con due sue compagne di classe aveva deciso di passare la giornata a chiacchierare e fare compere. Carlotta e Samantha, o meglio Carl e Sam, la aspettavano all’ingresso. «Sempre in ritardo eh?» disse Sam «Già acida di prima mattina, non trovi Lu?» così ogni mattina le due ragazze la salutavano. Mentre parlavano del più e del meno e di quello che avrebbero combinato nel pomeriggio, entrarono in classe. Ovviamente erano sedute in tre parti diverse della classe come loro scelta; non si sarebbero mai concentrate a scuola se fossero state vicine e poi se si raccontavano tutto a scuola il pomeriggio di cosa avrebbero parlato? Così Lucia occupò posto vicino a Stefano. Stefano aveva una cotta per lei, e lei lo sapeva, ma non era proprio il suo tipo. Lui era dolce, buono, paziente, mentre a lei piacevano misteriosi e stronzi. Era un po’ masochista ma al cuore non si comanda. Era comunque un ottimo amico e a quanto pare a lui questo bastava. Trascorrevano le ore a parlare e a scherzare. Lui era famoso per le sue super battute che nessuno capiva, ma Lucia le adorava..forse perché le capiva solo lei.
La giornata passò tranquilla quando all’improvviso all’ultima ora bussarono alla porta. Tutti pensavano fosse l’ennesima circolare, invece entrò la preside con a seguito un ragazzo. «Cari studenti da oggi avrete un nuovo compagno di classe. Beh vi lascio alle presentazioni, arrivederci» e se ne andò.  Tutti lo guardarono con interesse. Aveva i capelli corti e scuri, un viso pulito e dalla forma quadrata. Un ragazzo classico se non fosse per quegli occhi color ghiaccio. Guardalo lasciava un senso d’inquietudine incredibile. «Salve mi sono da poco trasferito in questa città»detto ciò rimase in silenzio. Non disse altro, così tutti cominciarono a chiedergli il nome e altre domande in particolare le ragazze. Però lui si diresse verso la porta per uscire con la stessa espressione con cui era entrato. «Ehi ma chi cavolo ti credi di essere? Dicci almeno il tuo nome!» urlò un ragazzo. «Riccardo» Lucia si sorprese di quella parola..era stata lei a parlare. I compagni si girarono verso di lei. «Come scusa? Tu lo conosci?» «Si chiama Riccardo, non lo conosco, ma ne sono sicura». Il nuovo arrivato si voltò e la guardò ghignando. In quel momento Lucia si rese conto che lui non la stava guardando; lui non poteva guardarla. Non sapeva perché conoscesse il suo nome, non lo aveva mai visto, ma era certa di conoscerlo esattamente come sapeva che Riccardo era cieco.
  
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