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Autore: SummerRestlessness    11/08/2010    1 recensioni
Dopo un'estate devastante, di quelle che si ricordano per tutta la vita, Hayley si ritrova a fare i conti con le cicatrici di un amore impossibile... e indimenticabile.
Così, semplicemente si mette a fare l'unica cosa che le riesce e che le dà sollievo: scrivere.
Proprio allora, inizia a tenere una sorta di diario/corrispondenza con una sua cara amica, seguendo il principio per cui
"If I get it all down on paper,
it's no longer inside of me,
Threatening the life it belongs to".
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Hayley si era resa conto, tutt'ad un tratto, di aver bisogno di lui. 
Nelle ultime notti d'estate ormai fredde e stanche si chiede dove sia lui, perchè non sia lì con lei... perchè non sia tutto più semplice, perchè i chilometri sembrino un ostacolo così banale di fronte all'immensità di quelle sensazione e perchè in realtà siano ciò che inevitabilmente li tiene lontani... si chiede perchè non la chiami. Potrebbe semplicemente chiamarla.
Perchè anche solo risentire la sua voce le farebbe allo stesso tempo risentire quell'aria salata sul viso, le farebbe risentire il sole sulla pelle. Risentire la sua voce soprattutto significherebbe risentire quel calore che neanche il sole di fine agosto le può dare, il SUO calore.

Arrivò al tempo di guerra
dalle onde toccando la terra
lui sbarcò e tutti videro
la sua umanità.
Lei guardò quegli occhi sognanti
così vivi così penetranti
e di colpo lo amò
Si sentì spuntare le ali
quando infine le strinse le mani
lei senti nello stomaco
uno sfarfallio...

Hayley non avrebbe mai pensato che sarebbe capitato a lei. Hayley pensava che fossero tutti clichè quelli dei due ragazzi che si innamorano d'estate. Pensava che fosse roba da ragazzine, lei che una ragazzina lo era e che eppure non ci si era mai sentita. Hayley pensava che una settimana al mare non fosse abbastanza per innamorarsi.
Infatti, ad Hayley era bastato un secondo. Il secondo in cui lui, ignorando i suoi amici che aveva finalmente raggiunto al mare, aveva guardato lei e solo lei, aveva teso la mano verso la sua e con un sorriso incantato e quella sua voce roca, un po' stanca, strascicata aveva detto semplicemente : - Aiden.
Lei era riuscita a toccare quella mano con la sua e aveva risposto: - Hayley...
Quei due nomi, per la prima volta pronunciati l'uno vicino all'altro, sarebbero sembrati un presagio se loro due non fossero stati entrambi così ingenui e sprovveduti.
Avrebbero detto ad entrambi di non perdersi in quello sguardo, di volare via di lì, prima di bruciarsi le ali.
Invece, poco dopo, già inconsapevolmente inceneriti, sciolsero quel primo abbraccio di mani e fecero come se nulla fosse cambiato. Lui salutò finalmente i suoi amici e poi si presentò all'amica di lei. Lei lo guardò scherzare con gli altri ragazzi che aveva già conosciuto prima che arrivasse lui, guardò i loro visi cambiare e accendersi di sorrisi che sembrano essere stati portati da lui e lo guardò ancora e ancora, finchè il suo sguardo non si posò di nuovo su di lei.
- Vieni. - aveva detto semplicemente. Un po' timoroso di un rifiuto, un po' emozionato da quello che stava per avvenire o che forse era già avvenuto.
Non l'aveva toccata per tutto il tragitto sul bagnasciuga, non avevano parlato. Le loro mani si sfioravano di tanto in tanto ma entrambi fingevano di non accorgersene.
Erano quei primi contatti di pelle contro pelle, così importanti proprio perchè primi, che sembravano ogni volta piccole scosse elettriche.

Quella notte bagnò la felicità
di caldissime lacrime
che lasciò cadere in mare
ed aggiunse sale al sale

Hayley gli aveva detto di no, quando lui aveva provato a baciarla, la sera dopo. Erano sempre in spiaggia e gli occhi di lei si erano inumiditi di incertezza quando l'aveva guardato subito dopo. Non sapeva perchè non volesse baciarlo, non lo sapeva e piangeva. Aiden però l'aveva rassicurata, pensando di non essere abbastanza per lei, fraintendendo le sue lacrime. Hayley non sapeva perchè piangesse; le venne in mente solo più tardi che quel comportamento strano, quasi involontario avrebbe potuto essere un altro presagio, un avvertimento.

Di sicuro non lo pensò la sera dopo, quando, lontani dalla spiaggia, soli su una panchina, avevano finalmente fatto scontrare le loro labbra.
Una storia come tante, una panchina, un bacio, niente di più.

Hayley ben presto si sarebbe accorta di quante canzoni raccontino di quella storia, di quella panchina, di quel bacio.

Bambola, dolce bambola 
sognatrice per una notte,
tu che meriti bene, 
tu che stanotte tremavi
mi ascoltavi e sognavi...
Sognavi un angelo che ti accarezzava e il mondo che spariva...
volevi solo quella panchina e quell'aria che ci sfiorava...

   
 
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