Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: miseichan    11/08/2010    7 recensioni
“ Viscardi. Ho bisogno del tuo aiuto e non hai la minima idea di quanto mi costi dirtelo. Ho tantissimi difetti e uno di questi è l’orgoglio. Ci ho messo tre giorni per decidermi a venire da te. Ed ecco che entra in scena un altro dei troppi difetti di cui ti parlavo: sono una bugiarda patologica. Dico balle senza nemmeno rendermene conto, in continuazione… non ne vado fiera, ti assicuro. Avrei un problemino. Veramente nemmeno tanto piccolo, che non ho idea di come risolvere. Avrei voluto rimediare da sola ma era troppo tardi. Allora mi sono ricordata di te. Più precisamente di quando Daniela mi ha raccontato di te… e mi sono detta, perché no?”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2

Adorabile bugiarda

 

 

“ Ma che cavolo hai, Nardo?”

Il ragazzo sollevò lo sguardo dalla pagina del libro per incontrare quello di Santillo.

Una guancia poggiata alla mano, la matita dietro l’orecchio, l’osservava curioso.

“Cosa dovrei avere?” chiese, lasciando perdere Diderot, D’Alembert e la loro Encyclopédie.

Il rosso sorrise, fissandolo con l’aria di chi la sapeva lunga.

“ Sei distratto, Nardo. Assente, anzi. Completamente fra le nuvole, probabilmente anche in un’altra galassia. Non è da te. A che pensi, giovane?”

“ A niente” rispose, tassativo.

Giovanni sospirò, passandosi una mano sugli occhi. Ci voleva pazienza con Nardo.

Non era facile capirlo, ma con un po’ d’impegno si poteva tirargli fuori di bocca qualcosa.

“ Nardo… sto aspettando”

“ Per quanto mi riguarda, aspetterai ancora a lungo” ribattè Leonardo, distogliendo lo sguardo con uno sbuffo.

Giovanni scosse la testa, accarezzandosi i capelli rossissimi.

“ E dai! Tira fuori gli attributi e parla, che diamine. Preferisco ascoltare qualunque sciocchezza uscirà dalla tua bocca, piuttosto che la storia di questi due e della loro enciclopedia… proprio sfigati dovevano essere. A ragazze no, eh?”

Un sorrisetto esasperato sfuggì a Leonardo che lo guardò incerto sul da farsi.

Giovanni gli annuì con fare condiscendente, aspettando che si decidesse.

“ Va bene, ma è una stronzata lo sai” mormorò, aspettandosi che l’altro perdesse interesse.

Non successe.

“ E’ per quella tipa di stamattina. Continuo a pensare a lei. Non è assurdo?”

“ A Sherlock Holmes?” chiese Giovanni, per niente sorpreso.

“ Sì, a lei. Non so perché. E’ assurdo, vero?”

Giovanni scosse la testa, assottigliando gli occhi scuri.

“ Perché dovrebbe esserlo?”

“ Ma perché lo è! Si è presentata così, alle sei di mattina. Per chiedere aiuto e perché? Perché ha mentito alla migliore amica?! Cioè… che ne può importare a me?”

Giovanni sorrise, sornione.

“ Ti importa, ti importa… Diciamo che occhi blu era particolare, okay?”

“ Vedila come vuoi. Se pure la definisci particolare, a me che ne esce?” chiese, duro.

“ Ne esce che è una novità. E che non sei uno stronzo. E che quando qualcuno ti chiede aiuto tu non rimani indifferente. Anche se chi te lo chiede è vestito da Holmes”

Leonardo scosse la testa, contrariato.

“ Giò, ma che vuoi che faccia? Quella ha bisogno di uno psicologo, non di un attore”

“ Nardo… lo sai meglio di me che non è vero. E poi, come la metti con Daniela?”

“ Che c’entra?! A Daniela dovevo un favore! Ero in debito. Ed è stata cosa di una sera. Ma poi la conoscevo, santo Dio! Quest’altra, occhi blu come la chiami tu, ma chi la conosce? Ti pare mica che posso così accettare e fare la mia parte?”

Giovanni ghignò, divertito come non mai.

Se aveva ragione Leonardo era sulla buona strada, ancora qualche minuto sarebbe bastato.

“ Potrebbe essere divertente” mormorò, quasi a se stesso.

L’altro lo sentì e alzò gli occhi al cielo.

“ Cosa? Fingere di essere il ragazzo per una sconosciuta?” chiese, sarcastico.

“ Perché no? Io lo farei. Per occhi blu. E perché mi annoio. Tu no?”

Leonardo negò con il capo, con minore convinzione di prima.

Giovanni ne approfittò per rincarare la dose.

“ Non devi mica accettare subito. Chiamala, ti ha lasciato il numero, no? E vedi come va”

Ci fu un momento di silenzio, rotto solamente dalla voce del professore che indifferente al fatto che nessuno lo ascoltasse, continuava il suo monologo.

Giovanni si accomodò per bene sulla sedia, piegando le braccia dietro la testa.

Con la coda dell’occhio osservava l’amico che, occhi fissi sul banco, teneva con aria di noncuranza la mano nella tasca della giacca.

Leonardo si alzò, chiedendo al professore il permesso di uscire.

Senza attendere risposta lasciò l’aula, le dita strette attorno ad un foglietto bianco.

Raggiunse il corridoio, percorrendolo fino alla fine. Si fermò davanti alla finestra che dava sul cortile, lo sguardo perso sulle gocce di pioggia. Scendevano lente, disegnando linee nere sui vetri. Con un sospiro poggiò le spalle al muro.

E adesso?

Le idee confuse, afferrò il cellulare dalla tasca dei jeans senza essere davvero sicuro di quello che faceva. Aprì lo slide, osservando i tasti come fossero pericolosi.

Dannato Giovanni.

Come faceva  a convincerlo sempre? Scosse la testa, spiegando il foglietto di carta che stringeva fra le dita. Guardò le cifre nere, scritte in maniera frettolosa.

Senza più pensarci compose il numero.

Dopo un numero indefinito di squilli sentì il segnale di risposta.

“ Pronto?”

Leonardo prese aria, accorgendosi solo in quel momento di aver trattenuto il fiato fino a quel momento. Riconobbe subito la voce, ora tesa e perplessa.

“ Con chi parlo?” chiese Leonardo, ritrovando la solita sfrontatezza.

“ Erica” rispose la voce, sempre più esitante.

Leonardo sorrise, incamminandosi per il corridoio quasi vuoto. Erica.

“ Ecco, ora che abbiamo fatto anche le presentazioni, possiamo proseguire”

“ Viscardi!”

Era stato un singulto, quello di Erica. Leonardo sorrise, divertito.

“ Proprio io. Dove sei?”

“ In Antartide. Dove vuoi che sia?”

“ Ti ricordo principessa che tu conosci me, ma io non conosco te. Per quanto ne so puoi anche non frequentare la mia scuola” rispose, il tono di voce più severo.

“ Bagno delle ragazze” rispose Erica, rassegnata.

“ Già andiamo meglio. Mi dici di che piano?”

“ Certo che no. Preferisco essere mandata a quel paese per telefono”

Leonardo si fermò, aggrottando le sopracciglia.

“ Chi ti dice che voglia mandarti a quel paese?” chiese, il tono raddolcito.

“ Nessuno. Lo immagino. C’è anche la possibilità che tu mi stia avvertendo, in un eccesso di magnanimità, che hai avvisato della mia precaria sanità mentale l’ospedale più vicino”

Scuotendo la testa, Leonardo si guardò attorno, incontrando l’occhiata inquisitoria della bidella del piano. Fece spallucce, mostrandole il sorriso più angelico che avesse.

“ Per quanto preoccupato no, tranquilla, per l’internamento coatto c’è ancora tempo”

Erica non rispose subito.

“ Ci sei ancora?” chiese Leonardo, deluso che lei non avesse ribattuto.

“ Cosa vuoi allora?” replicò lei, la voce dura.

Leonardo rimase qualche attimo in silenzio, chiedendosi cosa voleva. Si appoggiò al muro, scivolando lentamente verso il basso, fino a trovarsi con il sedere per terra.

“ Non lo so”

“ Prego?” domandò la voce dall’altra parte.

“ Hai capito, non lo so. O meglio non ne sono sicuro” rispose, infastidito.

Erica soppesò quelle parole e non riuscì a tirarne fuori niente.

Non sapendo cosa dire, aspettò che a spiegarsi fosse lui.

“ Mi hai chiesto aiuto, giusto? E io non sono il tipo che si rifiuta. C’è tuttavia che non ti conosco e che fino a cinque minuti fa non sapevo nemmeno il tuo nome”

Leonardo sospirò, irritato per un qualcosa di indefinito.

Si aspettava che lei dicesse qualcosa, ma riusciva solo a sentire il respiro di lei.

“ Erica?”

“ Ci sono, ci sono. Senti Viscardi, te lo avevo già detto che era assurda come cosa. Non credevo nemmeno che avresti chiamato. Non sapevo cosa aspettarmi, capisci? Perché nemmeno io ti conosco. So il tuo nome e quello che si dice di te nei bagni, niente di più”

Leonardo chiuse gli occhi, reclinando la testa verso il muro.

“ E che si dice di me nei bagni?” domandò, cercando di allentare la tensione.

Erica ridacchiò e rispose con leggerezza.

“ Non credo ti convenga saperlo”

Leonardo sorrise e aprì appena gli occhi.

“ Allora facciamo così: quando esci di scuola fatti trovare a via Ferrara”

“ Perché?”

Il ragazzo sospirò, aspettandosi quella domanda.

“ Sempre perché tu, eh? Perché sì. Non ti assicuro niente ma c’è la possibilità che mi trovi lì. Nel caso ci sarebbe un fortuito incontro. E forse potremmo parlare”

Erica ridacchiò, in modo non proprio rilassato.

“ Ah, va bene allora. Un incontro fortuito mi fa sempre piacere. Soprattutto se poi ne ricavo anche una pizza e una birra” rispose in un sussurro.

“ Non prometto niente”

Leonardo fece per alzarsi, chiedendosi come mettere fine a quella conversazione.

Il suono della campanella li tolse dall’imbarazzo.

 

*

 

Da dove comincio?

Così per iniziare, sono stata veloce, eh? ^^

Come avrete capito, per chi è riuscito a leggere è chiaro, questo è il vero primo capitolo…

… che ve ne pare? Orrendo? Passabile?

Fatemi sapere vi prego! Siamo ad Agosto e non c’è quasi nessuno ^^

Il parere di voi pochi e importanti rimanenti mi è di vitale importanza! **

Scherzo. Grazie comunque, anche solo a chi legge! ^^

Un bacione e buone vacanze,

Sara

 

* Un grazie speciale a  _Jade_  che, angelo, mi ha commentato *

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: miseichan