Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance
Ricorda la storia  |      
Autore: imtheonekeepingyoualive    12/08/2010    7 recensioni
Dio, odiava quando faceva così. Odiava quando lo baciava.
No, in realtà gli piaceva da morire, ma non si rendeva conto che lo uccideva lentamente. Cazzo, lo amava così tanto che nemmeno sapeva dire quanto.
E tutto questo andava avanti da un annetto bello e buono, ormai era al limite e davvero Gerard sembrava non accorgersene minimamente. Per lui erano solo migliori amici, erano cantante e chitarrista, erano Gerard e Frank separati, non Gerard e Frank insieme.
[Appena appena un pò lime ad un certo punto. Parolacce a gogo. Fisime mentali :D]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
the lovesong writer Disclaimer: Tutto falso (nella mia mente no, ma nella realtà purtroppo sì ç_ç), non sono così (nella mia mente sì, ma nella realtà decisamente no) e non mi pagano (no, nemmeno nella mia mente lo fanno D:).



When he's all alone, the lovesong writer sings







"Allora ciao Frank, ci vediamo domani alle prove."
La voce eccitata di Gerard gli arrivò alle orecchie mentre appoggiava la sua amata Pansy sul letto, per alzarsi ed accompagnarlo al piano di sotto.
Alzò gli occhi giusto in tempo per vederlo sporgersi verso di lui -palmi delle mani aperte sul materasso per tenersi su- e per sentire il leggero bacio che gli lasciò sulle labbra aperte, le parole che stava per pronunciare che gli morirono in gola immediatamente.
E così come era arrivato, lo vide fuggire. Era in ritardo, in ritardo, continuava a ripetere fissando l'orologio al polso. Nemmeno sentì il ciao che gli mormorò, a voce bassa.
Dio, odiava quando faceva così. Odiava quando lo baciava.
No, in realtà gli piaceva da morire, ma non si rendeva conto che lo uccideva lentamente. Cazzo, lo amava così tanto che nemmeno sapeva dire quanto.
E tutto questo andava avanti da un annetto bello e buono, ormai era al limite e davvero Gerard sembrava non accorgersene minimamente. Per lui erano solo migliori amici, erano cantante e chitarrista, erano Gerard e Frank separati, non Gerard e Frank insieme.
Sospirò ed imbracciò la sua Pansy, come sempre. L'accarezzò per qualche secondo, ammirandola e poi inziò a suonare qualche nota, triste.
Ormai lo faceva ogni giorno, appena rimaneva solo, passava le notti a suonare e a cantare, aveva composto un mucchio di canzoni pensando a Gerard, riguardo a quello che provava per lui, canzoni d'amore.
Ma non le aveva mai fatte sentire a nessuno, nemmeno a sua madre quando gli chiedeva di mostrarle il suo duro lavoro perchè lo sentiva metterci il cuore mentre cantava, davvero era bravo il suo Frankie, ma negava sempre, scuotendo la testa: "Sono troppo personali mamma, scusa, ma non ci riesco."
E così l'unica che le sentiva era Pansy, che lo accompagnava con le sue corde e le sue note che sembravano campanelle nel silenzio della camera.

"Ooh oh can anyone hear me now?"*


Le prove finirono tra risa e schiamazzi. Erano tutti felici ed eccitati per la possibilità di incidere il loro primo cd con una casa discografica, dopo tanti concerti nella casa del soldato a Newark.
Non vedevano l'ora, sarebbe stato il coronamento di un sogno e davvero non stavano più nella pelle.
"Stasera usciamo?" Propose Mikey, riponendo il suo basso nella custodia con cura.
"A festeggiare?" Ridacchiò Gerard, dando un pugno scherzoso sulla spalla del fratello, che ricambiò un pò in ritardo, così che Gerard ebbe tutto il tempo di spostarsi.
"Anche, ma soprattutto perchè non mi va di stare a casa. Quindi, usciamo?"
"Sì, Mikey, sì, usciamo, d'accordo?"
"Se tu non vuoi venire puoi benissimo startene nella tua stanzetta a disegnare, eremita che non sei altro." Rimbeccò il minore, facendo sbuffare l'altro.
"I miei pastelli sono più simpatici di te, lo sai?"
"Infatti sento che ci parli spesso con loro."
"Ma la piantate? Siete allucinanti voi due, forza uscite. Dai! Mikey ce la fai a salire le scale o hai bisogno che ti spinga?" Arrivò Ray a mettere ordine nella confusione, con scarso effetto visto che iniziò anche lui a bisticciare con i fratelli Way, facendo ridacchiare Frank e Matt, che chiudevano la fila.
Tra una frecciatina e l'altra riuscirono ad uscire dallo scantinato in cui avevano cominciato a provare qualche settimana prima. Era piccolo, buio e sapeva di umidità, però era solo loro e questo bastava per riempirli di adrenalina e per far sì che ai loro occhi apparisse come il posto più bello ed intimo del mondo.
L'aveva trovato Frank, tramite alcune conoscenze di suo padre lì a Belleville e da allora ci passavano quanto più tempo possibile, quando uscivano da lì era come finire di nuovo nella realtà dopo un periodo fuori dal mondo.
Era quasi brutto.
Frank allungò la mano a prendere il pacchetto di sigarette dalla tasca posteriore dei pantaloni cercando nel frattempo anche l'accendino, ma senza trovarlo. Dio era già il terzo in due settimane che perdeva, non era possibile. Avrebbe dovuto incollarselo alle chiappe, di questo passo.
O comprarsi una fabbrica di accendini solo per sé.
"Ma porco cazzo!" Esclamò ad alta voce, facendo girare tutti a guardarlo.
"Che succede?" Gli chiese Gerard. Non potè impedirsi di alzare lo sguardo sul suo viso e quasi il suo cuore si sciolse.
Quanto era patetico, Dio Santo.
"Sicuro come l'oro ha perso l'accendino, ci scommetto le palle." Berciò il minore dei Way.
Frank per tutta risposta lo fulminò con lo sguardò e gli mostrò il dito medio, facendolo scoppiare a ridere. "Che cosa vi avevo detto!"
"Fanculo Mikey!"
"Stai tranquillo, te lo presto io l'accendino."
Di nuovo posò gli occhi su Gerard, che lo stava raggiungendo con il suo in mano. Gli posò un braccio sulle spalle -facendolo praticamente irrigidire e tremare allo stesso tempo- ed avvicinò la fiammella alla sigaretta fra le sue labbra.
Con fatica riuscì a dire a sé stesso che doveva aspirare un paio di volte se voleva che l'operazione avesse successo e la bocca gli si riempì di fumo. Allungò due dita verso la sigaretta e le chiuse attorno ad essa, per poterlo soffiare fuori con più libertà allontanando la piccola stecca.
Vedeva con la coda dell'occhio Gerard continuare a fissarlo e la cosa lo metteva enormemente a disagio, ma comunque cinse la sua vita con il braccio destro e lo fece sorridere.
Imitò la sua espressione, guardandolo, ed era fottutamente bello. Cristo, era cotto.
"Grazie Gee."
"Tutto per te, mio piccolo Frankie."
BUM. Addio cuore, mi sei stato tanto caro.
Sempre abbracciati così camminarono verso le auto, ognuno la propria -i fratelli Way logicamente erano venuti assieme, ed erano passati a prendere anche Frank che abitava non molto lontano da lì, quindi si separarono dagli altri due con l'appuntamento per la sera stessa alle nove a casa sua. Come sempre, d'altronde.
Gerard trafficò un pò nelle tasche con la mano destra, visto che il braccio sinistro era ancora impegnato a tenere stretto Frank e non sembrava intenzionato a staccarsi, in cerca delle chiavi della vettura. Mik, dall'altra parte della macchina, sbuffava.
"Non so dove si caccino sempre quelle strafottutissime chiavi ogni volta." Borbottò irritato.
Frank ridacchiò appena, divertito. Era sempre la stessa scena quando dovevano tornare a casa, due ore perse alla ricerca delle benedette chiavi.
"Non riesco a sentire bene di qui, Frank-" Lo chiamò Gerard a bassissima voce, facendolo sussultare di sorpresa.
"Sì?" Chiese, preoccupato. Si era forse accorto di come lo stava guardando? Ma no, impossibile, aveva il viso basso.
"Riesci ad infilarci la mano e controllare che non siano sul fondo, per favore?"
Spalancò gli occhi. Comecosacome?
"M-Ma non puoi usare la tua di mano? Basta che usi la sinistra."
Gerard mugugnò in risposta. "Mnoo, sto così comodo in questa posizione. Lo fai tu per piacere?"
E come poteva dire di no se lo guardava così fisso con quegli occhi maledetti, così verdi? Come?
Sospirò -più perchè sapeva che una volta che l'avesse toccato sarebbe stato completamente e definitivamente perso- e si girò verso di lui col corpo, per poter infilare per bene la mano sinistra nella tasca dei pantaloni di Gerard.
Sentì distintamente la linea della coscia dell'altro sotto il palmo della sua mano e deglutì con fatica. Aveva la bocca impastata, di già. Mosse un pò le dita sul fondo, sentendo il pacchetto di sigarette liscio sotto i polpastrelli, l'accendino e un cerchietto, piccolo. Era il portachiavi attaccato alle benedettissime chiavi, eccolo dov'era.
Maledetto Gerard Way dei suoi stivali. L'afferrò e lo estrasse, mettendolo proprio davanti al viso del più alto che, si accorse troppo tardi Frank, lo stava guardando con uno strano sorrisetto sulle labbra.
Arrossì di più e ringraziò che il sole stesse tramontando così che la luce aranciata coprisse le sue guance. "Eccole." Biascicò a fatica.
"Grazie." Disse l'altro, con un tono che gli aveva sentito spesso usare e che sempre gli provocava brividi incontrollati alla base della schiena.
"Adesso cazzo, torniamo a casa o dobbiamo rimanere qui tutta notte?" Gridò Mikey, facendoli risvegliare.
Dio, se n'era persino dimenticato di Mik dall'altra parte del veicolo. Buttò fuori l'aria con un lungo respiro e lo fissò.
Sembrava contrariato e molto molto irritato. Aveva anche ragione, però.
"Sì, Mik andiamo, quanto sei rompipalle Dio!"
E il braccio di Gerard alla fine si staccò, lasciandolo alle prese con una brutta sensazione, e salì nella parte posteriore senza proferire altra parola.
Per qualche minuto ci fu silenzio, Gerard canticchiava le canzoni che passavano alla radio e Mikey guardava fuori dal finestrino e Frank era ancora troppo impegnato a fare i conti con sé stesso abbracciato a Pansy, per partecipare, fino a quando Mik non si riscosse e si voltò verso di lui.
Frank aggrottò la fronte, confuso. "Mbeh?"
"Quando ci farai sentire quelle canzoni che hai composto?"
Lo guardò malissimo, gliel'aveva confidato in gran segreto e adesso lo diceva davanti a Gerard, quando non voleva neppure che sapesse che suonava altre canzoni che non fossero quelle del gruppo.
Maledetto quattrocchi bastardo. Gliel'avrebbe fatta pagare.
Quando sentì il verso di giubilio di Gerard poi, si sentì morire. Ecco, appunto.
"Cosa? Quali canzoni? Io le voglio sentire!"
"No davvero." Disse con voce atona.
"Perchè no?" Chiese questo, confuso.
"No, davvero, non sono niente di che."
"Ma non dire idiozie, Frank, saranno bellissime. Io le voglio sentire."
"Sono molto, troppo, personali. Davvero, meglio di no. Non ce la faccio."
Per qualche secondo ci fu un silenzio che lo fece quasi sprofondare nei sedili, ma Gerard riprese a parlare.
"Oh, okay, se non te la senti non insisto. Peccato però, ero curioso."
"Scusa..."
"Figurati, non sentirti obbligato. Se cambiassi idea, però, io sarei molto felice di sentirle."
"Lo so, grazie, te lo farò sapere."
Raggiunsero casa sua appena in tempo per toglierlo da quell'impiccio creato da Mikey-quattrocchi-Way che ben presto sarebbe morto strozzato dalle sue piccole manine.
Li salutò e si fiondò in casa. Lasciò Pansy sul letto e si fece una doccia, durante la quale pensò a Gerard, Gerard, le canzoni, Gerard, la sua gamba sotto la sua mano ed i suoi occhi.
Cenò con sua madre come ogni sera e poi ritornò in camera, per prepararsi ad uscire. Sapeva che dalle nove in poi sarebbero arrivati gli altri, quindi doveva farsi trovare pronto.
Scelse dei vestiti a caso e se li infilò, senza curarsi alla fine di come sarebbero stati assieme, non era uno che prestava molta attenzione a quei particolari.
Mentre ancora si stava mettendo la cera fra i capelli, il campanello suonò, sua madre gli urlò che erano i suoi amici e lui rispose -sempre rimanendo in camera- che lo sapeva e che sarebbe sceso.
Aveva appena afferrato il pacchetto di sigarette, il cellulare e le chiavi, che un rumore di passi veloci sulle scale gli fece alzare in viso dal pavimento dove giacevano i pantaloni che aveva nel pomeriggio e da cui aveva appena tirato fuori le cose.
Un Gerard sorridente gli si presentò davanti. Rimase fermo a guardarlo, abbagliato.
"Ciao Frankie, siamo in anticipo?" Proruppe questo, avvicinandolo.
Inspira. Espira. Inspira. Espira.
"No, no, siete in perfetto orario." Rispose, alzando le spalle in un gesto noncurante. "Uh, ciao Gerard." Ridacchiò.
L'altro rise e si sporse verso di lui, dopo essersi inginocchiato accanto. Come sempre gli lasciò un veloce bacio sulle labbra.
Ommadonna, cuore non smettere di battere.
"Sei pronto?" Averlo a pochi centimetri di distanza gli fece venire le vertigini.
Si limitò ad annuire perchè non ce la faceva a mettere due parole in fila.
"Posso venire in auto con te per favore?" Chiese Gerard, all'improvviso.
"Come mai? Certo che sì."
"Mikey ha portato la sua ragazza, quella che non mi piace per niente."
"Ma chi, quella che si droga?"
"Eh. Dio quanto vorrei che sparisse."
"Ma non si erano lasciati?"
"Evidentemente sono ritornati insieme, io non lo sapevo fino a che non me la sono ritrovata in macchina. Mikey dovrà sentirmi ancora, non ha capito l'ultima volta."
Frank sospirò. Mikey di merda che non ascoltava i suoi amici e suo fratello.
Quella non andava bene per lui, non andava bene per nessuno in realtà.
Ma Mikey era come un fratello, era uno dei suoi migliori amici, non poteva lasciarlo in balia di una cocainomane con le unghie lunghe.
"Vedrai che se ne renderà conto non appena gli avremo parlato per l'ennesima volta, Gee. Mik è un ragazzo intelligente, ci darà ascolto stavolta."
"Lo spero davvero. Dai, andiamo."
Gerard afferrò la sua mano e lo trascinò verso le scale. Sussultò appena per il contatto e si lasciò condurre placidamente, come un bambino. Sperò solo che non gli sudasse la mano, perchè faceva schifo quando succedeva.
Magari Gerard l'avrebbe mollata e non gliel'avrebbe mai più presa.
Arrivarono al piano inferiore e salutò tutti, tranne la ragazza di Mikey. Lei poteva andarsene in quell'istante e nessuno ne avrebbe sentito la mancanza, anzi.
Discussero un pò su dove volevano andare -Linda si affacciò due o tre volte per dire loro di stare attenti, di non bere, di essere tranquilli e soprattutto di non farla chiamare dalla polizia come quella volta in cui avevano fatto rissa con un altro gruppetto- e alla fine, dopo dieci minuti, uscirono tutti di casa.
Ray e Matt su due auto diverse, Mik e la sua fattomane preferita sulla macchina di Gerard -'Se fai qualcosa alla mia bambina io ti ammazzo, Mik, sappilo.'- ed i due rimanenti entrarono sull'auto di Frank.
Era strano guidare con Gerard seduto accanto, ma eccitante. Bastava averlo vicino.
Uscì dal vialetto di casa sua e si immise nella via principale, direttamente dietro a Mikey. Accompagnati dai Misfits arrivarono al locale, erano stati stranamente taciturni, Frank non sapeva cosa dire quando c'era Gerard nei paraggi ed il più grande sembrava intento a cantare.
Non che gli dispiacesse ascoltarlo, tutt'altro, e poi era una scusa ben accetta per stare con lui senza parlare di niente e senza farsi fondere il cervello per cercare qualcosa da dire.
Parcheggiò e, prima di scendere, Gerard gli riservò un sorriso che lo fece bloccare.
Prima che potesse riaversi, però, era già scomparso.


"Gee, non è che hai bevuto troppo?" Gli chiese, mentre con un braccio cercava di tenerlo su.
L'altro per tutta risposta gli rise nell'orecchio, quasi assordandolo. Sapeva di alcool come una bottiglia di vodka, Cristo.
"Nnooo."
"Io invece credo proprio di sì, sarà meglio che ti porti a casa." Gli rispose il più basso, cercando di non farlo inciampare nei suoi stessi piedi.
Con enorme fatica lo trattenne, barcollando insieme a lui verso il tavolo dove erano ancora seduti gli altri. Vide Mikey intento a baciare la sua ragazza e trattenne a stento una smorfia di disgusto mentre si avvicinava.
"Michael." Lo chiamò con voce ferma.
Questo si staccò dallo schifo e puntò lo sguardo annacquato su di loro. Subito sembrò riprendersi un pò, quando vide suo fratello che rideva come un idiota fra le sue braccia.
"Porto Gerard a casa con me, okay? Domani ve lo riporto, ma per stanotte è meglio se rimane con me, prima che vostra madre lo uccida una volta per tutte."
L'altro annuì, tirandosi su gli occhiali sul naso con un dito. "Vaa bennne, grrrazie Frrrankie."
Che bel gruppetto, sì. I due fratelli poi erano il fior fiore della compagnia.
"Ssè, prego. Salutami gli altri, lo farei io ma non so dove sono e questo qua pesa da morire. Noi andiamo, ciao. Gerard saluta Mikey."
Il più alto continuò a ridere ed alzò la mano che teneva il bicchiere mezzo vuoto, facendo schizzare dell'alcool in giro. Com'erano messi, maledizione.
Glielo afferrò e glielo strappò praticamente di mano, per poi lasciarlo sul tavolino. Lo trascinò via prima che potesse riprenderlo e portarselo di nuovo in giro.
"Gee, vieni dai, andiamo a casa." Gli diceva, vicino all'orecchio, con voce canterina, per convincerlo a muoversi.
Dopo qualche minuto l'altro cominciò a collaborare, almeno camminava un pò meglio e non si stava più uccidendo le braccia a forza di tenerlo su di peso.
Raggiunsero a fatica la vettura attraverso il parcheggio sterrato, saltando alcune pozze d'acqua melmose a terra e andando un pò a tentoni nel buio che c'era vicino alle siepi che separavano il parcheggio dal locale. Lasciò Gerard appoggiato alla fiancata mentre cercava le chiavi in tasca e quasi gli scivolò lungo per terra quando ebbe l'idea di staccare la mano da lui.
Per fortuna lo salvò con uno scatto e se lo ritrovò praticamente addosso.
Con fatica aprì la portiera del sedile del passeggero e lo fece accomodare. Gerard gli aveva messo le braccia attorno al collo e non voleva lasciarlo andare.
"Frrrank aspeeetta." Biascicò.
Chiuse gli occhi e cercò di staccare gli arti di Gerard dal suo collo con le mani, delicatamente. "Gee, devo guidare. Andiamo a casa mia, okay?"
"Frank tu mi piaci, lo sai?"
Sospirò. "Sì, anche tu mi piaci Gerard, è l'alcool a parlare. Dai, lasciami che mi metto al posto di guida."
"No, ddavverroo."
"Sì, certo, lo so."
E poi Gerard lo tirò verso di sé, con forza. Non se lo aspettava per niente e quindi quasi gli rovinò addosso, ma ebbe la prontezza di appoggiare le mani sulla carrozzeria dell'auto e riuscì a tenersi su.
Ma per poco perchè Gerard lo stava baciando. Ma un bacio con tutti i crismi, con tanto di lingua e dita fra i capelli.
Le ginocchia iniziarono a tremargli, non poteva farci niente, anche se sapeva che era per colpa dell'alcool che stava accadendo, era pur sempre Gerard che lo stava baciando così. E bene, per giunta.
Ricambiò il bacio con gli occhi serrati, senza poter opporre resistenza. Se il suo cervello diceva che così non poteva, il suo corpo diceva il contrario.
Ad un certo punto si staccarono, Frank ansimando rosso come un peperone e Gerard sorridente e con lo sguardo liquido.
Non disse niente e lo lasciò lì, correndo verso l'altra parte dell'auto. Aprì la portiera e ci si infilò dentro, per mettere in moto il più in fretta possibile.
"Gerard vieni dentro e chiudi la fottuta porta."
L'altro sembrò capire che non era aria e fece come gli era stato detto, senza dire nient'altro.
I venti minuti che li separavano da casa Iero furono i peggiori del mondo per Frank. Nel suo cervello si stavano combattendo duemila battaglie, non riusciva davvero più a capire cosa fare, cosa dire, Dio, Gerard lo mandava ai pazzi, e lo sapeva che da sobrio non sarebbero mai successe quelle cose e cazzo, gli era piaciuto così tanto che quasi aveva avuto un'erezione.
Sospirò e parcheggiò dietro la macchina di sua madre. Spense e scese immediatamente, per andare ad aprire al suo compagno.
"Stai dritto per piacere, però." Gli disse mentre cercava di aprire la porta di casa senza morire.
L'altro non disse nulla, si limitava a barcollare instabile sulle proprie gambe e, dopo qualche minuto di imprecazioni, riuscirono a chiudersi la porta d'ingresso alle spalle.
"Piano Gee, con calma." Gli mormorò quando iniziarono a salire le scale con difficoltà. Gerard era inciampato ed era caduto in avanti, aveva portato una mano sul gradino più in alto per evitare di farsi male e Frank l'aveva aiutato a tirarsi di nuovo su.
Finalmente arrivarono in camera sua, chiuse la porta e a piccoli passi raggiunsero il letto di Frank, dove adagiò il più grande. Non era la prima volta che Gerard dormiva da lui, soprattutto da ubriaco, ma ora era diverso.
Dopo quel bacio dentro di sé sapeva che avevano messo delle linee di demarcazione che avevano nettamente superato. Ed ormai non poteva più tornare indietro.
Gerard mugugnò qualcosa come se fosse contrariato, i capelli che gli coprivano metà volto e le mani abbandonate sul materasso. Frank sospirò e gli mise le gambe sul letto, per poi prendere a slacciargli le scarpe.
Una volta che entrambe le Converse furono a terra portò le mani sulla cintura dei pantaloni dell'altro, per aprirla. Non poteva dormire con quei jeans-seconda pelle che metteva sempre quando uscivano, l'ultima volta che era successo Gerard si era lamentato che gli era rimasto il segno per due giorni di seguito e che poteva spogliarlo, cosa gli sarebbe costato?
Certo, perchè non era lui che doveva vedere in mutande il ragazzo di cui era innamorato da un anno e che con solo un'occhiata poteva farlo svenire. No, infatti.
Con fatica riuscì a sbottonare anche i pantaloni, infilando poi le dita tra la stoffa e la carne per cercare di abbassarglieli. Erano parecchio stretti e quasi se lo tirò addosso, ma dopo qualche secondo erano già alle ginocchia.
"Frrrank." Ridacchiò Gerard, alzando una mano per scacciare le sue.
"Shht, c'è mia madre che dorme di là, abbassa la voce. Ti sto solamente togliendo i pantaloni, dai, alza la gamba." Gli rispose, sempre alle prese coi malefici gambali super stretti.
Sicuramente era così bianco perchè non passava il sangue, non poteva essere altrimenti. Quando finalmente riuscì a liberare entrambe le gambe di Gerard dai jeans, li lasciò tutti arrotolati ai piedi del letto, senza curarsi di piegarli o chissache.
"Togliti il giubbotto, Gerard. Ge- Ehi!" Gli scappò un urlo quando il più alto lo afferrò per il bavero della maglietta e lo trascinò sul letto insieme a lui.
Rimase fermo per mezzo secondo, troppo intontito dalla sorpresa e finì sulla schiena con Gerard ovunque. Tutta quella forza anche da ubriaco, dove l'aveva tirata fuori?
Come ogni volta che finiva per essere toccato da lui, perdeva un minimo di lucidità. Sentiva il viso avvampare, gli occhi inumidirsi di vergogna e balbettava parole sconnesse che volevano essere un invito a lasciarlo andare immediatamente.
"G-Gee asp- Aspet- Occazzomerda." Boccheggiò in cerca d'aria quando le mani fresche di Gerard superarono la barriera di stoffa della maglietta e gli finirono direttamente sulla pelle.
Ansimò incontrollabilmente perchè erano troppo belle da sentire addosso, anche se era tutto così sbagliato, avrebbe dovuto spingerlo via e rifugiarsi in bagno, ma non poteva, non riusciva, sapeva che Gerard era ubriaco e che probabilmente non sapeva nemmeno cosa stesse facendo e che domani avrebbe sicuramente dimenticato tutto, ma lui non riusciva.
Era Gerard, erano le sue mani, i suoi respiri e la sua lingua, era come mandare indietro un regalo che hai tanto atteso e voluto. Semplicemente pazzia.
E anche se sarebbe stato male l'indomani, decise di assecondarlo il minimo. Ricambiò il bacio, muovendo la lingua assieme alla sua, e lasciò che gli togliesse la maglietta.
Gemette buttando indietro la testa quando Gerard inziò a stuzzicargli i capezzoli con le dita, mentre nel frattempo gli mordeva l'orecchio. Gli accarezzò la schiena troppo preso dalle sue sensazioni per fare davvero qualcosa, era devastante quello che stava provando con cosi poco.
Lo sentì staccarsi un momento, per togliersi il giubbotto di pelle, e poi di nuovo percepì il suo peso addosso. Gerard lo ribaciò facendolo gemere nella sua bocca per l'eccitazione e quasi svenne quando una mano si abbassò verso il bacino, accarezzando la pelle dello stomaco e della pancia lungo il percorso verso il cavallo dei pantaloni, che nel frattempo si era gonfiato dolorosamente.
"Ah-" Gli uscì dalla bocca, quando le sottili dita del più grande tentarono di infilarsi sotto la cintura ed i jeans, facendolo tremare in maniera spaventosa. Erano ancora fredde sulla punta e sentirle lì, dove gli pareva ci fosse un fuoco acceso, era da manicomio.
"Slacciati i pantaloni, Frank..." Sussultò al sussurro che gli arrivò direttamente nell'orecchio, accompagnato dal soffio della sua bocca sulla pelle.
Cazzo cazzo cazzo.
Prese un respiro e allungò le mani tremanti a slacciarsi la cintura, che ben presto tintinnò, per poi passare al bottone e alla zip dei jeans. Appena capì che non c'era più nessun ostacolo ad impedirgli di infilare del tutto la mano dentro la stoffa, Gerard affondò completamente dentro, facendo urlicchiare Frank.
Accarezzò il membro ormai duro, sotto la stoffa dei boxer, facendolo mugolare e muovere. Sentì Gerard nascondere il viso nell'incavo del suo collo, ansimando appena e tutto questo gli fece rizzare i peli sulle braccia.
Stava per morire, probabilmente. Ma non si sarebbe lamentato se la fine fosse stata quella.
Quella mano lo stava mandando al Creatore in un modo atrocemente bello, sentiva distintamente le dita stringerlo ed andare su e giù, in un modo sensuale e lento.
Chiuse gli occhi, quando sentì il calore intensificarsi, i brividi aumentare ed i gemiti a stento trattenuti. Artigliò le dita alle lenzuola, inarcando la schiena per andare incontro a quella mano, spalancò la bocca per riprendere fiato quando...
Aprì di scatto gli occhi, contrariato e li puntò sulla mano di Gerard, ancora nei suoi pantaloni, però era fottutamente ferma. Ferma, capito?!
"G-Gerard?" Mormorò a voce strozzata, il fiato ancora corto. Nessuna risposta.
Aggrottò la fronte, puntellandosi poi sui gomiti per alzarsi con le spalle. Lo spostò sulla schiena e vide che il bastardo si era addormentato!
Addormentato!
Mentre gli faceva una sega. Cazzo, non era possibile.
Avrebbe voluto soffocarlo col cuscino, ma evitò. Avrebbe perso non solo il ragazzo che amava, ma pure il suo migliore amico e, non meno importante, il cantante della sua band.
Gli afferrò il polso e sfilò la mano dalle sue mutande, con un gesto stizzito. Si mise in piedi, ancora scosso -e con una evidente erezione che faceva capolino lì in basso- e sbuffando si chiuse in bagno.
In quel momento desiderava solo sterminare i Way, due fratelli senza cervello. Prima Mikey perchè era una rana dalla bocca larga e poi Gerard, perchè gli aveva fatto assaggiare un pezzettino del dolce più buono che potesse esserci e l'aveva lasciato a metà, insoddisfatto.
Aprì l'acqua nella doccia, sperando che sua madre non si svegliasse per il rumore e si spogliò, a disagio con sé stesso per l'ingombro al piano inferiore.
Ci si buttò sotto, quasi subito.
Dopo qualche secondo girò la manopola sull'acqua fredda, mentre si appoggiava con l'altra mano alle piastrelle della parete.
E poi prese a toccarsi, da solo. Come faceva spesso, pensando a Gerard.
Dio, se lo odiava.


Linda era uscita per andare a lavoro, mezz'oretta prima, e lo aveva lasciato al tavolo, alle prese con la sua colazione.
Aveva un aspetto cadaverico, sembrava uno zombie. Dopo essersi fatto la doccia era ritornato in camera e con enorme fatica si era messo a letto di fianco a Gerard, che imperterrito aveva continuato a dormire come se nulla fosse successo.
Ad un certo punto se lo era persino ritrovato abbracciato addosso, col caldo che faceva. Si era alzato verso le sette -cosa strana per lui, che normalmente dormiva fino a mezzogiorno- ed era sceso, per andare da sua madre che faceva colazione al piano inferiore.
Lei non credeva ai propri occhi, era davvero suo figlio quello che stava varcando la soglia della cucina?
E così era lì da solo, con la sua scodella di cereali e latte davanti alla faccia, con la televisione accesa e la testa da tutt'altra parte.
Quello che stava per succedere prima che Gerard si addormentasse con la mano nelle sue mutande, cos'era? Probabilmente un capriccio da ubriaco dell'altro, non poteva essere altrimenti.
Ma, lo sapeva, nel suo cuore ora l'idea di poter avere Gerard non voleva andarsene. Se prima ne era innamorato, ora ne era completamente perso.
Si era rovinato da solo.
Fece un verso triste ed appoggiò il mento alla mano, per poi sbuffare.
Cazzo, non ne andava bene una. Era mai possibile?
Fece un saltello sulla sedia quando la porta della cucina si aprì, facendolo spaventare. Ne entrò un Gerard assonnato, con i capelli disastrosi, la maglietta stropicciata ed i pantaloni aperti.
"Ouch la mia testa." Disse questi, sedendosi davanti a Frank per prendere subito a stropicciarsi la faccia.
Era un caso disperato. Lo guardò contrariato, mettendosi più dritto con la schiena. "Non ti farebbe così male se ieri sera non avessi bevuto come una spugna, Gerard."
"Non urlare Frank, ouch."
Lo guardò accasciarsi sul tavolo, con la testa affondata fra le braccia, i capelli sparsi.
"Non sto urlando, sono calmissimo. Anche se dovrei essere incazzato nero con te."
"Non è la prima volta che bevo, Frank. Se è perchè sono rimasto qui, non so nemmeno come ci sono arrivato. Mi ci hai portato tu di sicuro per non farmi uccidere da mia madre." La voce era ovattata per via della posizione in cui si trovava.
Frank sentì il cuore perdere un battito e chiuse gli occhi. Come aveva immaginato, non ricordava nulla di nulla.
Illuso lui a pensare che forse non era stato solo per via dei cocktail se era successo quello che era successo.
"Sì che ti ci ho portato io. Non ti reggevi nemmeno in piedi ieri sera al locale, ti ho dovuto tenere di peso per tutto il tragitto da lì fino a casa."
"Scusa."
"Ormai il danno è fatto."
Gli occhi verdi di Gerard si piantarono di nuovo nei suoi, d'improvviso, prima che potesse rendersene conto. Lo stava guardando mezzo confuso ed un pò irritato, per il fatto che lui fosse così arrabbiato senza che sapesse il perchè.
"Si può sapere perchè te la prendi tanto?" Gli chiese.
"Perchè stanotte mi hai fatto una sega, Gerard. Nel mio letto. Se non fossi praticamente svenuto con la mano ancora nelle mie mutande, non so dove saremmo arrivati." Gli buttò addosso, esausto.
Lo vide spalancare gli occhi, perdere -se possibile- colore e smettere di respirare. "C-Che cosa?"
"Mentre ti spogliavo mi hai preso e sbattuto a letto, non sono riuscito a liberarmi."
Non sono riuscito a liberarmi perchè non volevo, avrebbe dovuto dire ma non ebbe il coraggio di spingersi così in là.
"Occazzo Frank mi dispiace da morire, non so che mi sia preso, davvero."
"Sì, già, lascia stare, tanto per te dev'essere normale."
Stava diventando velenoso, più per il fatto che non si ricordasse nulla, che per altro. In fondo era stata una delle esperienze più importanti della sua vita e lo aveva fatto da bottiglia di vodka, quel maledetto.
Gerard lo guardò a bocca spalancata. "Che vorresti dire, che vado in giro a fare seghe a tutti?"
"Quando sei ubriaco forse sì."
"Cazzo sei un idiota, Frank." Gridò il più grande, alzandosi subito da tavola, furioso.
Fece altrettanto, facendo cozzare la sedia contro la parete dietro. "Tu sei un idiota, idiota!" Urlò, superando il tavolo per raggiungerlo dall'altra parte.
Gerard si scostò un pò, verso la porta, arrabbiato tanto quanto lui. 
"Bene, me ne vado!" Disse, dandogli la schiena
Frank non fece niente per fermarlo.
"Ciao!"
"Ciao!"
Lo guardò uscire dalla cucina ed aprire la porta d'ingresso, per poi sbattersela dietro le spalle.
Frank rimase lì fermo in mezzo alla cucina, ancora scosso per la discussione appena avuta, e già si sentiva male per quello che era successo.
Non voleva che finisse così, cioè, erano sempre i soliti. Quando succedeva qualcosa si davano uno addosso all'altro, cominciavano ad urlare, a volte erano arrivati alle mani persino, e rimanevano in attesa che l'altro si scusasse.
Di solito quello con la coscienza più sporca poi prendeva il coraggio a quattro mani e si chiariva con l'altro, ma stavolta non sapeva bene chi davvero avesse più colpa.
In fondo Gerard era ubriaco, non era in sé la notte prima. E lui non si sentiva così tanto male per avergli urlato contro da andare a scusarsi.
Sospirò, sentendo le membra farsi pesanti. Lasciò tutto com'era ed uscì dalla cucina per andare in camera sua a suonare un pò.
Si sedette sul letto, dopo aver preso Pansy dalla custodia, e se la mise sulle gambe incrociate.
Suonò qualche nota a caso, cercando un'emozione dentro di sé, e poco a poco arrivò a suonare quella canzone che lo tormentava da giorni, quella che aveva scritto pensando a loro.
Dopo quello che era successo quella stessa notte, aveva altro da aggiungere, altre parole da tirare fuori.
Puntò lo sguardo fuori dalla finestra, il cielo era limpido e azzurro, era una bella giornata di inizio ottobre, ma non rispecchiava per niente quello che sentiva dentro al petto. Era molto più una giornata di pioggia, di quelle grigie e spente, quando fa freddo e la felpa non basta a scaldarti.
Sospirò e socchiuse gli occhi, che si erano inumiditi per colpa della luce -e forse non solo per quello-.
Ritornò a guardare la chitarra, muovendo leggero le dita sul manico ed il plettro sulle corde, quelle più sottili.
Delle parole gli uscirono dalle labbra, a mezza voce.

"He whispers his secrets into a cheap guitar
With the flick of his wrist he turns words into melodies
Chords into church bells, fill up the allies"*

Sentì le lacrime aumentare, la voce gli si spezzò un pò e prese un respiro per calmarsi.
Le dita non smettevano di suonare note, Pansy era con lui.

"Lovers intwine in the heat of the night
And by dawn are apart in the shivering silences
We will pretend
That it's all just made up"*

Un paio di colpi alla porta lo fecero quasi strozzare, si fermò immediatamente, spaventato.
Era troppo preso dalla sua melodia, dalla sua canzone, si era perso in un suo mondo ed ora ci era stato ributtato di peso. Alzò gli occhi sulla porta, ora spalancata, e Gerard era lì, in piedi, un'espressione sorpresa sul viso ed un mazzo di rose rosse in mano.
Rimase fermo a respirare, la bocca ancora aperta dalle ultime parole che aveva cantato. Non riusciva a pensare a niente che non fosse lui, era tornato, era venuto a chiedergli scusa con un mazzo di rose.
Si riscosse solo quando quel bel boquet cadde a terra, qualche rosa perse un petalo. Seguì il percorso verso il basso con gli occhi, dispiaciuto.
Erano belle, peccato.
Ma subito dopo Gerard inginocchiato accanto a lui, fu più importante, perchè gli aveva preso la mano destra, quella con cui teneva il plettro e la stava stringendo fra le sue, fresche.
"Frank!" Disse, con tono quasi bisognoso. Di nuovo non riuscì a dire niente, era come se gli avessero mangiato le parole. "Frank, era questa la canzone che non potevi cantarmi? Era troppo personale, dicevi."
Abbassò lo sguardo su Pansy, non riusciva a sostenere quello dell'altro, annuì.
"E'- E' dedicata a noi, non è vero?" Gli chiese l'altro a bassa voce, come se in realtà già sapesse la risposta.
"Sì..."
"E come continua?"
"Uno dei due amanti finisce con cuore spezzato." Rispose, malinconico.
Sentì la stretta sulla mano farsi più forte. "Davvero?"
"L'altro è troppo lontano per sentire le sue grida d'amore."
"L'altro è inginocchiato di fronte a te Frank, ti sento benissimo. Dio, vorrei averlo capito prima, lo sai da quanto tempo ti amo e non ho avuto il coraggio di dirtelo perchè pensavo di essere solo un amico per te? Lo sai?"
Sentì il suo cuore sciogliersi come una candela accesa. Finalmente guardò i suoi occhi verdi, che stavano brillando. Esattamente come aveva sempre desiderato vederli.
"Come?" Domandò, incredulo.
"E' da quando Mikey mi ha presentato a te che mi piaci." Lo sentì ridacchiare e non riuscì a non imitarlo.
Cazzo stava per mettersi a piangere, era così felice, Dio.
Lasciò Pansy sul letto, facendola scivolare sulle sue gambe e successivamente poggiandola sul materasso, per portare la mano sul viso di Gerard.
Si specchiò per qualche secondo nei suoi grandi occhi chiari, sorridendo e poi lo baciò.
L'altro gli circondò la vita con le braccia, attirandoselo vicino. Gli gettò le braccia al collo, approfondendo il bacio.
Quando si staccarono erano rossi ed affannati. La cosa più bella del mondo.
"Canta per me, Frank."
"Lo sto già facendo."



The songs that he writes

Are too personal
He can't play them for anyone*





*The Lovesong Writer by Thursday.


Eccomi di ritorno con una Frerard, dopo mesi e mesi in cui ho scritto solo altro. Dire che sono soddisfatta non è vero, ma ormai ho capito che non lo sarò mai.
Quindi, non ho nulla da dire, solo: ASCOLTATE I THURSDAY, meritano. Davvero.

Grazie a chiunque sia arrivato fin qui, a presto si spera :D

XoXo Gerard <3
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > My Chemical Romance / Vai alla pagina dell'autore: imtheonekeepingyoualive