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Autore: _Ales    12/08/2010    2 recensioni
"Aaaaaa" lanciò un urletto festoso la piccola. "E' Natale! Auguri!!!" esclamò in estasi battendo le manine a più non posso. Quel gesto ricordò a Georg un amico di sua conoscenza. In quel momento capì che Sophie passava troppo tempo con lo zio Bill.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Georg Listing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazze!:)

Ed eccomi qui a pubblicare un'altra one shot! Spero vi piaccia!:)

Ovviamente ci tengo a precisare che questo mio scritto non vuole offendere la sensibilità di nessuno e non ha scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono e i loro caratteri non sono rappresentati in modo veritiero.

Buona lettura!:)

 

 

La stanza era buia. Nella sua oscurità s'intravedevano due figure rannicchiate sotto le coperte che sembravano dormire beatamente. Qualcuno, di lì a poco, sarebbe andato a disturbare la loro quiete.

Anzi, quel qualcuno si stava già muovendo con passi incerti, destreggiandosi nel più totale buio per non rovinare l'effetto sorpresa.

La porta si aprì con un impercettibile cigolio e l'ombra iniziò a camminare a tentoni, cercando di raggiungere il letto. Quando ritenne di essersi avvicinata abbastanza, vi si buttò sopra.

"MammaMammaMamma!" iniziò ad urlare l'esile figura che saltellava sul materasso come un grilletto.

"Papà! Dai papà, svegliati!" continuò con la sua vocina acuta, buttandosi a peso morto su una dele due figure stese.

Le coperte iniziarono a muoversi e ne uscirono un uomo e una donna.

Si guardarono sorridendosi amorevolmente.

L'uomo intrappolò la bambina tra le sue braccia.

"E questo è il buon giorno delle due e mezza del mattino!" esordì Georg scherzosamente controllando l'ora.

"Buon giorno, amore!" disse premuroso alla moglie, baciandola lievemente.

"E... Buon giorno, nanerottola!" continuò ironico guadagnandosi una linguaccia di Sophie.

"Aaaaaa" lanciò un urletto festoso la piccola.

"E' Natale! Auguri!!!" esclamò in estasi battendo le manine a più non posso.

Quel gesto ricordò a Georg un amico di sua conoscenza. In quel momento capì che Sophie passava troppo tempo con lo zio Bill.

Osservò sua figlia. Una cascata di riccioli dal color dell'oro ricadevano morbidi sulle spalline mentre un nasino alla francesina e due sprazzi di cielo riempivano il suo visino tondo. Sophie, la sua piccola Sophie.

"Allora signorina, non abbiamo ancora controllato se Babbo Natale ha lasciato un regalino?" domandò lui mettendosela in braccio.

Sul viso della bambina si aprì un sorriso enorme che lasciava vedere i suoi piccoli dentini da latte.

"Che dici, andiamo a controllare?" s'intromise lei.

La piccola annuì felice.

Scese dalle gambe di  Georg e come un fulmine si diresse in soggiorno.

Spacchettò il suo enorme regalo e, quando vide il passeggino per il suo bambolotto, andò ad abbracciare i genitori.

"GrazieGrazieGrazie!" cinguettava tra un bacino e l'altro.

"Mimì ha un passeggino! Che bello!" continuava dimenandosi tra le braccia di Elena.

"Adesso però è tardi! Bisogna fare la ninna, altrimenti Babbo Natale ci porta via il regalo!" disse Georg prendendo Sophie per la manina.

"Agli ordini, capitano" rispose seria la bambina imitando un saluto militare.

La portarono a letto e, dopo interminabili storie di fate e principesse, si abbandonò al sonno.

Rimasero a osservarla per un po' sullo stipite della porta.

 

"Amore, io..." cercò flebilmente di dire lei.

Lui non diede alcun segno di risposta, limitandosi a portare avanti la sua piacevole tortura sul collo.

Nella penombra della stanza il viso di lei sembrava ancora più pallido e preoccupato. La luce fioca dell' abat-jour  si posava sul suo volto, giocando ad una serie di effetti chiaro-scuro. I capelli, di un biondo cenere, erano raccolti in una morbida coda che lasciava cadere qua e là qualche ciocca ribelle. I suoi occhi chiari, quasi cristallini, erano lucidi. Il solito luccichio che vi splendeva dentro era stato accantonato violentemente dalla paura.

"Georg..." richiamò la sua attenzione con voce tremante.

A mala voglia lui alzò il viso quel tanto che bastava per guardarla negli occhi. Si riflessero l'una nell'altro.

Per un istante, Elena si perse nella perfezione di quei lineamenti.

I suoi capelli erano di un castano con dei riflessi chiari e mettevano in risalto le sue iridi color menta.

Improvvisamente sentì un nodo stringerle la gola e il naso pizzicarle. Non poteva piangere, non ora.

"Io...." tentò di pronunciare lei.

"Io sono incinta..." disse con voce sommessa, abbassando lo sguardo.

Chiuse gli occhi e due lacrime le solcarono le gote.

"Da quanto?" chiese lui vacillante.

"Tre settimane.."

Immaginò il mix di emozioni che si dipingevano sul viso di suo marito. Suo marito. Ancora le faceva strano chiamarlo così. Quasi le venne da sorridere al presentarsi di quei pensieri.

Fu solo un attimo però, perché quando riaprì gli occhi fu invasa nuovamente dalla paura.

"Non mi lascerai, vero?" domandò sull'orlo di una crisi di pianto.

Lui l'accolse tra le sue braccia, rassicurandola.

"Amore..  Io, noi..." iniziò a parlare.

Inspirò chiudendo gli occhi alla ricerca delle parole giuste.

"Amore... E' una cosa inaspettata. Né io né tu l'avevamo programmato, però è successo.."

"Lo so,  ma se io dovessi essere una pessima madre?" chiese tra i singhiozzi.

Lui la strinse a sé.

"Ehy, tu sarai una madre perfetta!" concluse dolcemente prendendole il viso tra le mani e sorridendole.

Non poté non lasciarsi trasportare da quel sorriso e, tranquillizzatasi, si accasciò sul suo petto, beandosi delle sue attenzioni. Avvertì la mano di lui scender sul suo corpo fino a posarsi sulla pancia con una delicatezza che la sorprese, quasi come se avesse paura di sfiorarla.

"Secondo te, è un maschietto o una femminuccia?" chiese lui baciandole la fronte.

"Non saprei, ma io vorrei che fosse una lei." rispose con voce soffice.

"Mm.. Potremo chiamarla Cristel, sempre se fosse una bimba. Che dici?"

"No. Sophie." annunciò lei sicura poggiando una mano su quella di lui e carezzandone il dorso.

 

Sorrise al ricordo di quella sera.

"Che c'è?" chiese lui sottovoce per non svegliare la piccola.

Lei scrollò le spalle.

Lui chiuse la porta della cameretta e la prese in braccio.

"Dai! Mettimi giù!" gli ripeteva in preda ad una risata fragorosa, dimenandosi tra le sue braccia.

La sistemò sul letto e la fece accoccolare sul suo petto.

"Allora, mi dici a che pensavi prima?" le domandò riprendendo il discorso lasciato in sospeso prima.

"Niente che tu già non sappia." rispose lei placida.

Georg la guardò interrogativo.

"Ti amo..." gli disse infine posandogli un leggero bacio sulle labbra.

"Anche io..."

Le prese una ciocca bionda e iniziò a farse la passare tra le dita.

"Ah! Amore..." continuò guardandola dritta negli occhi. "Buon Natale!"

Elena si specchiò nelle sue iridi chiare e, per l'ennesima volta in quella sera, si ritrovò a sorridere.

Lo baciò e mente le loro labbra s'incontravano iniziò a nevicare. I fiocchi aleggiavano in quello splendido cielo stellato, formando qua e là minuscoli vortici. Di certo il giorno dopo l'intera città sarebbe stata ricoperta di una soffice coltre bianca e loro si sarebbero divertiti a fare pupazzi di neve.

Sì, era proprio un buon Natale, quello.

 


Grazie a tutti quelli che hanno letto!:)

Un bacio,

Alessia.

   
 
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