Salve
ragazze!:)
Ed
eccomi qui a pubblicare un'altra one shot! Spero vi piaccia!:)
Ovviamente
ci tengo a precisare che questo mio scritto non vuole offendere la
sensibilità di nessuno e non ha scopo di lucro. I personaggi
non mi appartengono e i loro caratteri non sono rappresentati in modo
veritiero.
Buona
lettura!:)
La
stanza era buia. Nella sua oscurità s'intravedevano due
figure rannicchiate sotto le coperte che sembravano dormire beatamente.
Qualcuno, di lì a poco, sarebbe andato a disturbare la loro
quiete.
Anzi,
quel qualcuno si stava già muovendo con passi incerti,
destreggiandosi nel più totale buio per non rovinare
l'effetto sorpresa.
La
porta si aprì con un impercettibile cigolio e l'ombra
iniziò a camminare a tentoni, cercando di raggiungere il
letto. Quando ritenne di essersi avvicinata abbastanza, vi si
buttò sopra.
"MammaMammaMamma!"
iniziò ad urlare l'esile figura che saltellava sul materasso
come un grilletto.
"Papà!
Dai papà, svegliati!" continuò con la sua vocina
acuta, buttandosi a peso morto su una dele due figure stese.
Le
coperte iniziarono a muoversi e ne uscirono un uomo e una donna.
Si
guardarono sorridendosi amorevolmente.
L'uomo
intrappolò la bambina tra le sue braccia.
"E
questo è il buon giorno delle due e mezza del mattino!"
esordì Georg scherzosamente controllando l'ora.
"Buon
giorno, amore!" disse premuroso alla moglie, baciandola lievemente.
"E...
Buon giorno, nanerottola!" continuò ironico guadagnandosi
una linguaccia di Sophie.
"Aaaaaa"
lanciò un urletto festoso la piccola.
"E'
Natale! Auguri!!!" esclamò in estasi battendo le manine a
più non posso.
Quel
gesto ricordò a Georg un amico di sua conoscenza. In quel
momento capì che Sophie passava troppo tempo con lo zio Bill.
Osservò
sua figlia. Una cascata di riccioli dal color dell'oro ricadevano
morbidi sulle spalline mentre un nasino alla francesina e due sprazzi
di cielo riempivano il suo visino tondo. Sophie, la sua piccola Sophie.
"Allora
signorina, non abbiamo ancora controllato se Babbo Natale ha lasciato
un regalino?" domandò lui mettendosela in braccio.
Sul
viso della bambina si aprì un sorriso enorme che lasciava
vedere i suoi piccoli dentini da latte.
"Che
dici, andiamo a controllare?" s'intromise lei.
La
piccola annuì felice.
Scese
dalle gambe di Georg e come un fulmine si diresse in
soggiorno.
Spacchettò
il suo enorme regalo e, quando vide il passeggino per il suo
bambolotto, andò ad abbracciare i genitori.
"GrazieGrazieGrazie!"
cinguettava tra un bacino e l'altro.
"Mimì
ha un passeggino! Che bello!" continuava dimenandosi tra le braccia di
Elena.
"Adesso
però è tardi! Bisogna fare la ninna, altrimenti
Babbo Natale ci porta via il regalo!" disse Georg prendendo Sophie per
la manina.
"Agli
ordini, capitano" rispose seria la bambina imitando un saluto militare.
La
portarono a letto e, dopo interminabili storie di fate e principesse,
si abbandonò al sonno.
Rimasero
a osservarla per un po' sullo stipite della porta.
"Amore,
io..." cercò flebilmente di dire lei.
Lui
non diede alcun segno di risposta, limitandosi a portare avanti la sua
piacevole tortura sul collo.
Nella
penombra della stanza il viso di lei sembrava ancora più
pallido e preoccupato. La luce fioca dell' abat-jour si
posava sul suo volto, giocando ad una serie di effetti chiaro-scuro. I
capelli, di un biondo cenere, erano raccolti in una morbida coda che
lasciava cadere qua e là qualche ciocca ribelle. I suoi
occhi chiari, quasi cristallini, erano lucidi. Il solito luccichio che
vi splendeva dentro era stato accantonato violentemente dalla paura.
"Georg..."
richiamò la sua attenzione con voce tremante.
A mala
voglia lui alzò il viso quel tanto che bastava per guardarla
negli occhi. Si riflessero l'una nell'altro.
Per un
istante, Elena si perse nella perfezione di quei lineamenti.
I suoi
capelli erano di un castano con dei riflessi chiari e mettevano in
risalto le sue iridi color menta.
Improvvisamente
sentì un nodo stringerle la gola e il naso pizzicarle. Non
poteva piangere, non ora.
"Io...."
tentò di pronunciare lei.
"Io
sono incinta..." disse con voce sommessa, abbassando lo sguardo.
Chiuse
gli occhi e due lacrime le solcarono le gote.
"Da
quanto?" chiese lui vacillante.
"Tre
settimane.."
Immaginò
il mix di emozioni che si dipingevano sul viso di suo marito. Suo
marito. Ancora le faceva strano chiamarlo così. Quasi le
venne da sorridere al presentarsi di quei pensieri.
Fu
solo un attimo però, perché quando
riaprì gli occhi fu invasa nuovamente dalla paura.
"Non
mi lascerai, vero?" domandò sull'orlo di una crisi di pianto.
Lui
l'accolse tra le sue braccia, rassicurandola.
"Amore..
Io, noi..." iniziò a parlare.
Inspirò
chiudendo gli occhi alla ricerca delle parole giuste.
"Amore...
E' una cosa inaspettata. Né io né tu l'avevamo
programmato, però è successo.."
"Lo
so, ma se io dovessi essere una pessima madre?" chiese tra i
singhiozzi.
Lui la
strinse a sé.
"Ehy,
tu sarai una madre perfetta!" concluse dolcemente prendendole il viso
tra le mani e sorridendole.
Non
poté non lasciarsi trasportare da quel sorriso e,
tranquillizzatasi, si accasciò sul suo petto, beandosi delle
sue attenzioni. Avvertì la mano di lui scender sul suo corpo
fino a posarsi sulla pancia con una delicatezza che la sorprese, quasi
come se avesse paura di sfiorarla.
"Secondo
te, è un maschietto o una femminuccia?" chiese lui
baciandole la fronte.
"Non
saprei, ma io vorrei che fosse una lei." rispose con voce soffice.
"Mm..
Potremo chiamarla Cristel, sempre se fosse una bimba. Che dici?"
"No.
Sophie." annunciò lei sicura poggiando una mano su quella di
lui e carezzandone il dorso.
Sorrise
al ricordo di quella sera.
"Che
c'è?" chiese lui sottovoce per non svegliare la piccola.
Lei
scrollò le spalle.
Lui
chiuse la porta della cameretta e la prese in braccio.
"Dai!
Mettimi giù!" gli ripeteva in preda ad una risata fragorosa,
dimenandosi tra le sue braccia.
La
sistemò sul letto e la fece accoccolare sul suo petto.
"Allora,
mi dici a che pensavi prima?" le domandò riprendendo il
discorso lasciato in sospeso prima.
"Niente
che tu già non sappia." rispose lei placida.
Georg
la guardò interrogativo.
"Ti
amo..." gli disse infine posandogli un leggero bacio sulle labbra.
"Anche
io..."
Le
prese una ciocca bionda e iniziò a farse la passare tra le
dita.
"Ah!
Amore..." continuò guardandola dritta negli occhi. "Buon
Natale!"
Elena
si specchiò nelle sue iridi chiare e, per l'ennesima volta
in quella sera, si ritrovò a sorridere.
Lo
baciò e mente le loro labbra s'incontravano
iniziò a nevicare. I fiocchi aleggiavano in quello splendido
cielo stellato, formando qua e là minuscoli vortici. Di
certo il giorno dopo l'intera città sarebbe stata ricoperta
di una soffice coltre bianca e loro si sarebbero divertiti a fare
pupazzi di neve.
Sì,
era proprio un buon Natale, quello.
Grazie a tutti quelli che hanno
letto!:)
Un bacio,
Alessia.