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Autore: PSunshine    13/08/2010    6 recensioni
Mi sorrise dolcemente e mi baciò la fronte -Non credo al “per sempre”- sospirò guardandomi negli occhi -Però posso dirti... per sempre adesso- mormorò prima di unire le nostre labbra in un baciò che suggellò quella sorta di promessa.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heartbeats ~'
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I Tokio Hotel non mi appartengono (purtroppo D:) e questa fan fiction non è stata scritta a scopo di lucro.


Capitolo 1

Avvincente. Romantica. Colma di passione. Sono solo tre degli innumerevoli aggettivi che potrebbero essere usati per descrivere la mia storia.
Per molti potrebbe risultare frivola, ma vi posso assicurare che, avendola vissuta, non lo è affatto. Nell'ultimo periodo ho imparato miriadi di cose; prima fra tutte, ho imparato cos'è l'amore. No, non l'amore soltanto inteso tra ragazzo e ragazza. L'amore per la musica, per delle particolari abitudini, l'amore per gli amici.
La mia è una strana storia, che vorrei ricordare interamente per sempre. Vorrei ricordare anche i momenti dolorosi; ne ho vissuti parecchi, ma sono stati tutti seguiti da un importante insegnamento. Ma soprattutto, vorrei tenere bene a mente quelli felici, perchè con i bei ricordi, anche in un momento di buio totale, potremmo avere il nostro spiraglio di felicità, sapendo che qualcosa di bello potrebbe sempre accadere.

. . .

 

"Forever today, forever tonight, reset your eyes, erase your mind, I will never let you down... Join me forever now, forever now..."

Quelle parole risuonavano in tutto il palasport accompagnate dalle voci di migliaia di ragazze urlanti, tra le quali eravamo anche io e Leila, la mia migliore amica.
Sapevo che quella sarebbe stata l'ultima canzone del concerto, poiché questo era il secondo del tour alla quale assistevamo, e ora in noi si faceva largo, oltre alla gioia indescrivibile, anche un po' di malinconia.
Chissà quando avrei rivisto i miei quattro idoli, coloro che riuscivano a farmi sognare ed emozionare semplicemente grazie ad una canzone.
-Vielen Dank!- urlò Bill con la sua voce tremendamente perfetta, alzando un braccio in segno di saluto e mandando poi un bacio con la mano a tutte le sue fans.
Ultima tappa del tour, Amburgo, ecco dov'eravamo. Avevo fatto i salti mortali per poter esserci, ma per fortuna ci ero riuscita; certo, avevo dovuto fare a meno di un'importante lezione all'università soltanto per potermi assicurare un posto nelle prime file, ma ne era valsa la pena. Come sempre. Per vedere i Tokio Hotel ne sarebbe sempre valsa la pena.
-E' finito...- sentii Leila mugugnare mentre le luci del palasport si accendevano, e il dolore alle gambe per le 15 ore in piedi iniziava a farsi risentire.
-Già...- le presi una mano e andammo a sederci sugli spalti, ancora un po' scosse, decisamente accaldate, ma sicuramente felici.
La guardai e sorrisi -E' stato fantastico. Meglio dell'altro-
-Sono sempre uno meglio dell'altro- ridacchiò stiracchiandosi -Dio mio, credo di stare per perdere la sensibilità ai piedi-
-Dai andiamo- mi alzai e la tirai fuori con me, per comprare come al solito dei gadget per ricordarci la giornata, anche se non sarebbero stati quelli a farcela ricordare. Comprai una maglietta e un cuscino, l'ennesimo, e poi entrammo nella mia auto per tornare al nostro appartamento.
Durante il tragitto di ritorno nessuno parlò, perchè stava per iniziare il periodo "Post-Concerto", durante il quale eravamo entrambe parecchio irritabili e tendenti a crisi di pianto. Sì, avevamo vent'anni, ma ci trasformavamo immediatamente in ragazzine isteriche appena sentivamo il nome "Tokio Hotel" a pochi giorni dal concerto.
Appena arrivate a casa, andai subito a farmi una doccia calda per cercare di far passare almeno in parte il dolore agli arti superiori ed inferiori. Era incredibile il modo in cui le ragazze al concerto dei loro idoli potessero trasformarsi in bestie inferocite. Ma chi ero io per giudicare? Infondo anche io spintonavo parecchio per arrivare ad essere il più vicina possibile a loro.
Lasciai che l'acqua avesse il suo effetto benefico sul mio corpo mentre ripensavo che l'indomani mattina, come se non bastasse, non avrei potuto nemmeno farmi una bella dormita, poiché dovevo dare un esame di Italiano all'università. Avevo scelto di studiare lingue, e per fortuna non mi risultava difficile seguire i corsi; però sapere di dover dare un esame, reduce da poche ore di sonno e dopo aver trascorso un'intera giornata in piedi, non era il massimo delle aspettative.
Chiusi l'acqua e mi avvolsi in un accappatoio, andando a farmi una camomilla che avrebbe aiutata a prendere sonno, visto che le immagini del concerto erano ancora vivide nella mia mente e sapevo che non mi avrebbero lasciata in pace facilmente.
Mentre aspettavo che l'acqua si riscaldasse mi appoggiai al lavello e iniziai a canticchiare una canzone dei Panik, sperando in questo modo di scacciare l'immagine dei quattro dalla mia testa. Inutile dire che fu tutto invano, e quando mi misi a letto non riuscii a dormire per le successive due ore.
Quando la mattina mi svegliai ero esausta, proprio come se non avessi dormito affatto. Arrivai all'università come un'automa, ma per fortuna all'esame riuscii a strappare un ventotto. Quel giorno avevo deciso di prendere la metropolitana, poiché ero troppo nervosa per guidare l'auto. Sulla strada del ritorno andai a sedermi nell'unico posto vuoto, e mi sorressi la testa con la mano; di solito portavo sempre l'I-pod con me, ma stranamente l'avevo scordato a casa. E fu proprio questa strana dimenticanza a cambiare per sempre la mia vita.
-Hai sentito della festa al Roschinsky's?-
sentii una donna parlare al cellulare, e annoiata com'ero restai ad ascoltare la conversazione. Il Roschinky's era uno dei locali più alla moda di Amburgo, nel quartiere di St. Pauli, a "luci rosse".
-Sì, è privata, ovviamente. Dicono che ci saranno un sacco di pezzi grossi-
Mi sistemai meglio sul sedile, ancora un po' assonnata. La solita festa alla quale partecipavano modelle, attori e personaggi famosi. Insomma, eravamo ad Amburgo.
-Tipo? Beh, che ne so... ma lo sai, i soliti di quelle feste. I gruppetti musicali emergenti dove ci sono ragazzini arrapati che non sanno come divertirsi.-
Mi voltai a guardare la tipa incuriosita; non perchè fossi particolarmente interessata a sapere chi ci fosse, ma mi sembrava alquanto strano che si parlasse in quel modo di una festa al Roschinky's.
-Sì, infatti. Avrebbero dovuto lasciare a me l'organizzazione. Ma no, ovviamente- sbuffò sistemandosi il tailleur elegante -Hanno lasciato fare ad Elga Weiss-
Ah, ecco. Ora era tutto chiaro. Probabilmente era una tipa che per vivere organizzava queste feste, e qualcuno le aveva soffiato l'incarico. Ovvio che ne parlasse male.
-Ancora?!- la sentii dire svogliatamente -Non lo so chi ci sarà, diamine!-
Sarei rimasta volentieri ad ascoltare, era divertente il modo in cui la gente diventasse scontrosa parlando di un argomento che tocca particolarmente il proprio ego, ma la mia fermata era vicina, perciò mi alzai e mi ressi per non barcollare come al solito durante le fermate brusche.
-Senti, all'ultima festa della Weiss c'era quel gruppo lì... sì, quello formato dai quattro ragazzini viziati-
Proprio mentre stavo per scendere dalla metro mi fermai di colpo. Quattro ragazzini viziati?! E se fossero...
-Sì, i Tokio Hotel. Quindi non so, può darsi che ci siano... non ne ho idea-
Prima ancora che mi rendessi conto di ciò che avevo sentito, la metropolitana era già ripartita, ed io non ero scesa alla mia fermata.
Mi voltai verso la donna e restai a guardarla senza riuscire ad emettere nemmeno una vocale. Dovevo riuscire a parlare, dovevo capire come fare per poter partecipare alla festa.
Mi avvicinai titubante, ma una voce dentro di me urlava "Ma sei impazzita? Ti pare che i Tokio Hotel partecipino ad una festa del genere? E anche se fosse, quante probabilità hai che questa tipa se ne freghi dei tuoi desideri repressi da adolescente?"
Grazie ovviamente alla sfortuna che da sempre faceva parte di me, nel momento in cui decisi di avvicinarmi, la metropolitana si fermò e un'orda di ragazzini ci si infilò dentro.
Non sarei mai riuscita a farmi spazio per poterla raggiungere, e quando finalmente arrivai al suo posto, due fermate dopo, era già scesa.
-Ma che cazzo...- sbuffai sedendomi e afferrando il cellulare. Non solo avevo perso un'occasione che probabilmente avrei rimpianto per tutta la vita, ma per di più avevo anche saltato la mia fermata.
Riuscii ad arrivare a casa soltanto nel pomeriggio, poiché per tre ore i servizi pubblici erano rimasti chiusi per non so quale problema ed ero rimasta bloccata dall'altra parte della città.
Quando entrai in casa, Leila era seduta sul divano a fare zapping.
-Oh, finalmente!- esclamò appena mi vide.
-Quando deciderai a prendere la patente?!- sbuffai e mi lasciai cadere accanto a lei, rubandole la fetta di pizza che teneva in mano. -Avresti potuto venire tu a prendermi!-
-Ah certo, se vuoi che il tasso di incidenti ad Amburgo aumenti notevolmente, devi soltanto darmi un'auto-
La guardai male e morsi la pizza stendendomi e poggiando le gambe sulle sue.
-Ma come mai hai saltato la tua fermata?- rise guardandomi -A che diavolo pensavi?-
-Eh... non ci crederai mai!-
-Andiamo- disse Leila impaziente alzandosi dal divano e fissandomi.
Avevo appena finito di raccontarle tutto, e nel frattempo lei era rimasta immobile a guardarmi, senza dire una parola.
-Eh?- feci confusa.
-Melanie! Ma ti rendi conto dell'occasione?! Alza quel culo e vai a prepararti!-
Sgranai gli occhi allibita -Ma che diavolo dici? Anche se ci fossero sul serio, cosa molto improbabile, quante possibilità abbiamo che ci facciano entrare senza invito?-
-Di questo ce ne preoccuperemo più tardi. Ora muoviti-
Sbuffai e mi alzai -D'accordo, ma sia chiaro, io non voglio fare brutte figure mettendomi a pregare in ginocchio la sicurezza per farci entrare-
-Non ce ne sarà bisogno-
La guardai male e poi andai a fare una doccia. Una parte di me ci sperava sul serio, l'altra, scettica e realistica, avrebbe preferito restare a casa, davanti alla tv, magari con una bella ciotola di pop corn davanti.
Comunque sia decisi di assecondarla, e indossai un vestitino blu notte, corto e scollato dietro la schiena. Mi truccai giusto un po', non mi era mai piaciuto eccedere, e infilai un paio di scarpe a dècolletè.
Aprii l'anta dell'armadio e sistemai gli ultimi particolari. Non ero brutta, non lo ero mai stata, e ne ero consapevole. Non mi ero mai lamentata del mio corpo; ero bassina, ma magra e abbastanza formosa. Avevo dei capelli neri come la notte, e occhi cangianti. L'unica cosa che un po' m'infastidica era il mio naso, leggermente schiacciato e all'insù, definito da molti addirittura un pregio.
Presi la borsetta e uscii sedendomi sul divano mentre aspettavo la mia amica, che mi raggiunse poco dopo costretta in un abito nero e aderente, che le faceva risaltare ancora maggiormente il seno.
La fissai alzando un sopracciglio in modo eloquente -Non credo che Bill Kaulitz, colui che crede nell'amore a prima vista, si lasci affascinare da una quarta di seno-
Mi guardò per un po' seria, poi scoppiò in una fragorosa risata -Primo, non sono così fiduciosa da sperare che se Bill ci sarà guarderà me, e secondo... credi davvero che non sia esattamente come quel porco di suo fratello?!-
mi tirò in piedi e mi spinse sorridendo alla porta -Muoviti va'...-
Arrivammo al Roschinsky's verso le undici, ed effettivamente era in corso una festa. All'entrata c'era un omone che controllava ogni singolo invitato e faceva entrare solo chi era in lista. C'era poca fila, poiché scorreva molto velocemente, e quando Leila mi tirò nell'ultimo posto le rivolsi uno sguardo scocciato -Che scusa inventerai?-
-Non ne ho idea, ma reggimi il gioco-
Arrivate davanti all'uomo in smoking non avevamo ancora elaborato una scusa plausibile.
-Nomi?-
-Oh... i nomi, certo- disse Leila sorridendo nervosa -Ma insomma ce n'è proprio bisogno?-
Oh no. Pensai rimproverandola mentalmente. Odiavo quando iniziava a fare l'ochetta soltanto per ottenere ciò che desiderava.
-Forse... potresti fare una piccola eccezione...- sorrise maliziosa e si avvicinò all'uomo, che però fece un passo indietro senza battere ciglio -Nomi?-
-Non siamo in lista- ammisi incrociando le braccia al petto. Avrei preferito andare via di lì in fretta, piuttosto che umiliarmi ancora.
-No, infatti- mi appoggiò la mia amica -Ma andiamo... non mi dirai che non c'è nessun modo per convincerti a farci restare?-
-No, signorina, non c'è- ribattè lui leggermente stizzito -E farebbe meglio ad andarsene se non vuole che chiami la sicurezza-
-Il fatto è...- fece lei mentre entrava evidentemente nel pallone -Che... sa, noi non possiamo andarcene-
-Ah no?- lui la guardò e sorrise ironico -E perchè, di grazia, non potete andare via?-
-Perchè... beh... sa, noi siamo...- mi guardò in cerca d'aiuto, ma ricevette soltanto una mia scrollata di spalle -Siamo delle groupies-
Oddio, fa che non l'abbia detto davvero. La guardai, e poi guardai l'uomo che la fissava allibito. -E ti aspetti davvero che io ci creda?-
-E' così, sono pronta a giurarlo!-
-E sentiamo, sareste le groupies di...?-
No. Leila non farlo. -Dei gemelli Kaulitz, ovviamente!-
E' difficile spiegare che cosa accadde dopo. Il fatto è che sembra tutto un sogno, mentre in realtà è la pura e semplice verità. Ricordo che sentii delle risate divertite, dolci, ma anche un po' maliziose.
-Ah, davvero?- udii la sua voce prima ancora di vederlo. Era proprio come la ricordavo; bassa, calda, stranamente rassicurante. Cercando di mantenere la calma mi girai, e proprio alle mie spalle vidi Tom Kaulitz.
Leila si voltò di scatto, e l'unica cosa che riuscì a fare fu dischiudere le labbra sorpresa. Ero così presa dall'osservare Tom, che non mi ero accorta che accanto a lui c'era Bill e che dietro di loro c'erano anche Georg e Gustav.
-Eppure non ricordo di avervi mai viste...- continuò il chitarrista, facendo scorrere lo sguardo da me a lei, lentamente e squadrandoci per bene con un sorrisetto strafottente stampato sul volto.
-I-i-io veramente...- azzardò Leila, ma la precedetti dopo aver trovato chissà dove il coraggio di parlare.
-Perchè, pretendi di ricordare i nomi di tutte le ragazze che ti sei portato a letto?-
Quando parlai i suoi occhi si fermarono su di me, e sorrise fissandomi.
-No, non di tutte ma... penso che di una tipa come te mi ricorderei-
Disse fissandomi spudoratamente la scollatura dell'abito.
-Non sapevate proprio cosa inventarvi per riuscire ad imbucarvi, eh?- disse Bill sorridendo, e sistemandosi la giacca addosso.
-Oggi è il vostro giorno fortunato...- continuò Tom, e fece cenno alla guardia -Sono con noi-
Quest'ultimo annuì divertito, e si spostò lasciandoci passare. Tom posò una mano sulla mia schiena e mi spinse piano verso l'entrata. Rabbrividii al suo tocco, ma pensai che non l'avesse percepito. Soltanto quando entrammo nel locale ebbi il coraggio di girarmi a guardarli. Erano lì, davanti a me, perfetti come mai prima d'ora.
-Beh...- il chitarrista ci guardò e scrollò le spalle -Buon divertimento allora- ci sorrise, e poi sparì nella folla con suo fratello e i suoi due amici.
-Non ci posso credere...- sentii la voce della mia amica, ma non la guardavo. Ero troppo impegnata a fissare il punto in cui erano spariti mischiandosi tra gli altri.
-Ci sono sul serio- sussurrai.
-Ci hanno parlato-
-Siamo entrate grazie a loro...-
Ci guardammo, e senza dire niente scoppiammo a ridere e ci abbracciammo saltellando contente sui nostri tacchi da 10 centimetri.
-Dobbiamo trovarli!- fece lei guardandomi entusiasta.
-Trovarli?!-
-Sì! Devo riuscire a farmi Bill Kaulitz, altrimenti ti giuro che non torno a casa!-
-Mmmh, allora inizio a portarti il tuo cuscino qui!-
-Oddio come sei pessimista!- disse guardandosi intorno e sollevandosi sulle punte per guardare meglio -Quanta gente! Saremo minimo cento!-
-Dai, andiamo a ballare...- sorrisi e le presi la mano tirandola con me in pista.
Mi seguì, e iniziammo a ballare insieme, ridendo e scherzando come stupide.
Dopo qualche minuto ci eravamo completamente infilate nella pista, e ballavamo con chiunque ci capitasse a tiro; all'improvviso partì "Key" dei Devics, e proprio in quel momento vidi Tom che "ballava" con una ragazza. Sì, "ballava" tra virgolette, poiché più che altro lei gli si strusciava addosso in modo molto provocante.
Mi fermai e guardai Leila -Io ci vado-
-Dove?- seguì il mio sguardo e sbuffò -Te l'avevo detto di cercarli prima. Avranno trovato altre con cui passare la serata-
-Non mi frega- la guardai e sorrisi -Io ottengo sempre ciò che voglio- le sorrisi.
-Melanie... non mi piace il tuo sguardo. E' quello da pervertita-
-Aha...- risi guardandola -Non vogliamo far scoprire a Tom quella parte di me?-
le diedi un colpetto sulla spalla e sorrisi -A dopo! Va' a cercare Bill!-
mi feci largo tra la folla e arrivai proprio di fronte a lui e alla ragazza, iniziando a ballare da sola, muovendomi in modo seducente e seguendo il ritmo lento della canzone.
Lo vidi scorgermi tra la gente e restare a fissarmi per un po', mentre lo guardavo negli occhi e continuavo a ballare in quel modo tutt'altro che casto. Allungai lentamente un braccio verso di lui e sorrisi facendogli cenno con la mano di venire a ballare con me.
Sorrise leccandosi il piercing al labbro, e allontanando lentamente la ragazza da sé.
La vidi protestare, ma lui la ignorò completamente, ormai totalmente preso dal mio ballo, e mi si avvicinò portando una mano sul mio sedere, e tirandomi violentemente contro il suo corpo. Sorrisi, mentre migliaia di emozioni diverse si facevano largo in me, e restai a guardare i suoi occhi nocciola terribilmente profondi.
-Cerchi di provocarmi, dolcezza?- sorrise avvicinando il viso al mio e portando l'altra mano sul mio fianco.
-A quanto pare ci riesco parecchio bene...- gli sorrisi di rimando sfiorandogli la guancia con l'indice della mano destra, continuando a muovermi a ritmo di musica con il corpo completamente a contatto con il suo.
Annuì palpandomi per bene il sedere, e avvicinando le labbra al mio orecchio -Sì, direi di sì- mormorò sfiorandomi il lobo e scendendo delicatamente al collo.
Portai una mano sul suo collo chiudendo gli occhi, già completamente su di giri.
Era Tom Kaulitz. Tom Kaulitz! Da quanto tempo sognavo un momento simile?!
Sorrisi quando lo sentii mordicchiarmi il collo, mentre le sue mani esperte vagavano su tutto il mio corpo, fermandosi in particolare sul seno e sul sedere.
Sospirai scendendo con la mano che tenevo accanto al suo viso sul suo petto, per poi infilarla leggermente sotto la sua maglia, giocherellando con la sua cintura.
-Vieni con me- mi prese la mano e si fece largo tra la folla, andando nel corridoio del locale e premendo insistentemente il pulsante per richiamare l'ascensore.
Quando questo arrivò, mi spinse dentro la cabina e sorrise poggiandomi con la schiena contro la parete, pigiando il tasto di un piano che non vidi, per poi tornare a baciarmi il collo, infilando una mano sotto il mio vestito e accarezzandomi le gambe.
Quando arrivammo al piano delle camere d'hotel mi tirò fuori tenendomi per mano, e prese la chiave di una stanza dai jeans. Probabilmente, conoscendo le sue abitudini quotidiane, aveva già prenotato una camera in vista della serata.
Aprì la porta con uno scatto, e la richiuse quando fui dentro. Sorrise guardandomi e mi fece cenno di mettermi a letto, appendendo poi dietro la porta il cartellino "Don't disturb". Mi morsi il labbro sorridendo, mentre mi tornava alla mente una frase di "Reden", una loro canzone:

Das hab ich schon geklärt: don't disturb

Andai a stendermi sul letto senza staccargli un momento gli occhi di dosso, ed ebbi un fremito quando lo vidi camminare verso di me e contemporaneamente sfilarsi la camicia di dosso. Arrivò sul letto e si stese su di me, sistemandosi tra le mie gambe e accarezzandone l'interno coscia; avvicinò piano il suo viso al mio, baciando lievemente le mie labbra, per poi leccarle e schiudermele con le sue, iniziando a giocare con la mia lingua. Lo sentii sorridere quando si rese conto che avevo un piercing sulla lingua, spostando poi il viso accanto al mio.
-Mi piace il tuo piercing- sorrise baciandomi poi il collo.
-E a me piace il tuo- sussurrai spostandogli il viso verso il mio e baciandolo con passione, mordendogli ogni tanto il labbro e sospirando di piacere.
Infilò entrambe le mani sotto il mio vestito, sfilandomelo poi senza troppi problemi e guardando poi per un momento il mio corpo, che iniziò ad accarezzare con passione.
Gli sfilai la maglia e gli toccai il petto, scendendo fino a sbottonargli la cinta e i jeans, che lasciai cadere per terra noncurante. Premette il corpo contro il mio, e gemetti già sentendolo così voglioso.
Con un tocco mi sfilò il reggiseno, e senza perdere tempo anche gli slip, scendendo a lasciarmi una scia di baci umidi sul seno, passando poi per il torace fino al "punto nevralgico".
Gemetti stringendo il lenzuolo con una mano, sentendolo tornare dopo poco a baciarmi il collo mentre si toglieva impaziente i boxer. Riprese i jeans da terra e ne tirò fuori un preservativo, che gli presi di mano e di cui strappai l'involucro con i denti, sotto il suo sguardo a dir poco eccitato. Glielo misi e lo feci sistemare tra le mie gambe, gemendo quando entrò in me con una spinta decisa. Iniziò a muoversi, mentre i nostri gemiti si propagavano per la stanza, e continuò per molto, molto tempo.

  
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