Rose. Margherite. Persino girasoli.
Jo si guarda intorno, sinceramente
stupita dalla bellezza di quel giardino, che in fin dei conti è il giardino di
casa March. Si guarda intorno stupita, perché non avrebbe mai immaginato che questo
giorno sarebbe arrivato anche per lei. Non ci avrebbe mai sperato, e papà March
non è con lei per accompagnarla all’altare. A questo pensiero, Jo si rattrista,
ma basta la vista di Meg, la sua bellissima Meg, a restituirle il sorriso.
Meg è sempre stata la più bella
delle sorelle March: bella e completamente inconsapevole di esserlo. Meg trattiene
a sé i due gemelli, Daisy e Demi, mentre John, suo marito, sostiene Jo nella
camminata verso l’altare. Jo stringe un po’ di più il braccio del cognato, come
per assicurarsi che tutto sia ancora al proprio posto.
Casualmente, l’occhio le cade sulle
proprie unghie, rosicchiate come se di lì fosse passato un castoro. E quella
macchiolina d’inchiostro sul mignolo non è venuta via… eppure mamma March le ha
sfregato per ore le mani con un impiastro a base di succo di limone, proprio
per cercare di dare alle sue mani, che pure non sarebbero brutte, un aspetto
meno disastroso. Ma in fondo, Jo è Jo, anche con un lungo abito bianco cucito apposta
per lei da Hannah e margherite intrecciate tra i lunghi capelli scuri. Jo non
sarebbe Jo, senza le mani macchiate di inchiostro.
Jo alza lo sguardo, e incrocia
quello di Amy. Non sono mai andate d’accordo, loro due, nonostante i mille
tentativi di mamma March di tenerle unite. La rottura è stata quando Amy ha
bruciato il libro di Jo. Jo ha provato rabbia, dolore, frustrazione, come se in
quel camino fosse bruciata una parte di lei, non soltanto un mucchietto di
carta. Da allora, nonostante le apparenze, nulla è stato più lo stesso.
Amy era la cocca di Meg, e Beth era
la cocca di Jo. O forse era Jo ad essere la cocca di Beth. Beth era la voce
della coscienza, era l’acqua che spegneva i suoi bollenti spiriti, il vento che
riusciva a mutare la collera in sorriso. Nemmeno Beth è con lei, nel giorno più
importante. Ma Jo sa che Beth la sta guardando dal cielo, forse seduta sulle
ginocchia di papà March, com’era solita fare da bambina. Probabilmente con
loro, in un angolo, c’è anche la zia March, che continua a blaterare, incredula
che ‘Jo, quel maschiaccio’ stia veramente camminando verso l’altare, dove un
uomo meraviglioso è pronto a prenderla in moglie.
Lo sguardo di Jo incrocia quello di
Amy per un istante, prima che la sorella bionda lo distolga, fingendosi intenta
a controllare che le pieghe della gonna siano in ordine. Jo sa che quel
matrimonio segnerà la rottura definitiva, perché Laurie è sempre stato il
principe di Amy, ma ora sta per fare di Jo la propria regina.
Laurie. Jo sa che dovrebbe
avvicinarsi all’altare a testa bassa – glielo ha detto mamma March, mentre le
puliva le mani – e sforzarsi di sembrare pudica, perché è così che dovrebbe
essere una sposa, ma non riesce a non guardare il suo fidanzato e, soprattutto,
a non sorridere.
Quando si sono conosciuti, Laurie
aveva diciotto anni ed era circondato dal mistero.
“Si dice che sia stato educato in
Europa, cresciuto da giramondo e artisti!” aveva esclamato lei, emozionata.
“Oh, povero caro…” si era
scandalizzata Meg.
Ora, sono trascorsi otto anni, e
Laurie è uno splendido uomo, alto ed elegante come il nonno, sorridente e
gentile come immaginava fossero stati i genitori. È ancora Laurie. E nonostante
tutte le giovani donne del Massachusetts abbiano un debole per lui, lui vuole Jo. Jo, la ragazza con cui
aveva forsennatamente danzato al ballo dei Gardiner, fino a che lo sguardo
scandalizzato di Meg non li aveva indotti a fermarsi.
Probabilmente tra loro è iniziato
tutto quella sera.
E ora sta continuando, nella maniera
più fantastica che Jo avrebbe mai potuto immaginare. John la bacia sulla
guancia e la consegna a Laurie. Nessuno, tra i presenti, osa dubitare che Jo
possa essere finita nelle mani sbagliate.
Jo ripete quasi a pappagallo le parole
del reverendo, e sente Laurie fare lo stesso. Non ci sarebbe bisogno di tutto
questo cianciare, se bastasse amarsi per essere sposati. E soltanto Dio sa
quanto si amano Jo e Laurie.
Le loro mani tremano, mentre si
scambiano le fedi, all’interno delle quali è incisa la data del giorno più bello
delle loro vite, che da questo momento si fondono e diventano una. Gli occhi
neri di Jo fissano quelli nocciola di Laurie, senza battere nemmeno una volta
le palpebre, mentre il reverendo li presenta come il signor e la signora
Lawrence. A Jo manca il respiro, quando Laurie annulla la distanza tra loro e
la bacia, lì davanti a tutti, proprio come ha fatto quel pomeriggio al fiume,
quando l’ha pregata di renderlo l’uomo più felice della Terra.
Jo non sa far altro che sorridere,
mentre il vecchio Lawrence chiede al nipote di concedergli un ballo con la
sposa, mentre i gemelli sfuggono al controllo della madre e iniziano a
rincorrersi per il giardino, mentre tutti si avvicinano per dirle che è
bellissima e per augurare a lei e al marito tutta la felicità del mondo.
È una giornata perfetta: Jo non
inciampa nel vestito, non si macchia con la torta nuziale e non scivola su una
cacca di mucca. Jo è felice, Jo è completa, Jo è amata.
A Jo manca il respiro anche quella
notte, quando, nell’intimità della loro camera da letto, Laurie la bacia più
intensamente, allentando i lacci del suo abito e calciando via gli stivali. Le manca
il respiro quando lui le confessa di non essere mai stato di nessuna, perché ‘o
la mia Jo oppure niente’. Le manca il respiro quando la adagia sul grande letto
della loro nuova casa, tra le lenzuola fresche, e scivola su di lei come se
fosse la cosa più naturale del mondo. Le manca il respiro quando i loro corpi
si fondono per la prima volta, quando il silenzio della loro stanza è pieno dei
loro sussurri. Le manca il respiro quando comprende che la felicità è sempre
stata ad un passo da lei.