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Autore: RubyChubb    14/08/2010    2 recensioni
La classe scoppiò in un boato di risate, cosa più tipica della neve d’inverno, e i tre fecero finta di non aver sentito. La loro vita era in quel modo da quando i loro genitori li avevano messi al mondo, c’erano più che abituati. Danny era il parafulmine, quello a cui venivano scoccate le prime frecce; dopo di lui, veniva direttamente Tom, detto anche FletChin, per via della prominenza del suo mento, ed infine Dougie, più propriamente definito Handjob Station. Tutti quei soprannomi avevano il copyright Made in Judd, ovviamente, era stato lui ad averli inventati. Quello stronzo se lo erano portati dietro dal primo anno di scuola elementare, non potevano liberarsene fino al termine di quell’ultimo anno scolastico di liceo. Eppure, in fin dei conti Danny lo invidiava un po’. Aveva una vita facile, piaceva alle ragazze ed aveva tutto quello che voleva. Se ne fregava dei voti, del suo futuro, aveva il papà che lo aspettava a braccia aperte.
Sentì qualcosa bussare alle sue spalle e si voltò verso Dougie. Con un gesto veloce del dito indice il suo amico gli indicò la porta.
Oh no… Ci risiamo.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 8


Some people fight and some people fall



Non appena terminò la colazione, Alicia chiese subito di essere riportata a casa. Disse di voler studiare, di aver paura di prendere una sonora insufficienza all’interrogazione del giorno dopo e di aver bisogno di casa sua, delle quattro mura della sua stanza. Danny non poteva contraddirla: non riusciva a guardarla, a parlarle senza balbettare, a combinare danni in sua presenza.
Il giorno precedente si era sentito un’altra persona, completamente diverso dal suo vecchio modo di essere, ma adesso era tornato indietro di anni, a quando ne aveva avuti undici, con alla paura di mettere il naso fuori di casa, dove il mondo era un grande mostro pronto a divorarlo in un sol boccone.
Ti accompagno io!”, esclamò subito Vicky, “Così ti scollo mio fratello di dosso, ci stai?”
La proposta di sua sorella fu una doccia fredda accompagnata da un grande assegno da un milione di sterline. Era stato il regalo più brutto e più bello che Vicky poteva fargli. Alicia cercò una risposta guardando nella sua direzione, Danny non fece altro che rispedire la richiesta al mittente.
Ok…”, disse, “Vado a prendere le mie cose.”
Alicia uscì dalla cucina e salì le scale, Danny si occupò di sgomberare il tavolo dalle loro tazze vuote e sporche. Mentre le posava nel lavello, Vicky gli si avvicinò.
Cosa è successo?”, gli domandò a bassa voce.
Niente. Fatti i fatti tuoi.”, la zittì subito.
Danny, puoi parlarmene.”, insistette sua sorella, “Si vede lontano un miglio che avete litigato.”
Non abbiamo litigato.”, disse Danny, sottolineando con uno sguardo deciso e fermo ogni sua parola.
Va bene, ma qualcosa è successo ed entrambi ne soffrite.”
Era chiaro che non voleva parlarne, mA Vicky vedeva solo ciò che le piaceva di più. Comunque, Danny la conosceva abbastanza bene da doversi rassegnare ed accontentarla, era un cane che non mollava mai il suo osso.
So cosa c’è che non va nel mio caso.”, le disse, “Ma non so cosa c’è che non vada per lei.”
Ho capito.”, disse Vicky, “Per caso uno dei due ha detto di no all’altro?”
Danny sospirò. Era proprio così evidente? Altrimenti, avrebbe fatto meglio a trovarsi una maschera per nasconderlo. Le rispose annuendo.
Ok…”, fece lei, grattandosi la testa, “Ed è per questo che vi tenete il muso?”
Non è proprio… Per quello.”, le rispose, “Ma lascia stare, non puoi capire.”
Credimi.”, Vicky passò un braccio intorno alle sue spalle, “Posso capire più di quanto pensi.”
Solo perché la mamma ha fatto la spia e ti ha detto tutto quello che le ho confessato qualche giorno fa.”
Solo perché sono tua sorella e ti voglio bene.”, disse Vicky, “E non voglio vederti soffrire.”
Non è colpa di Alicia.”, si preparò a difenderla, ma non seppe come farlo, “Deve esserci… Qualcosa che non va.”
Vedrò cosa posso scoprire mentre la accompagno.”
Sua sorella gli dette un bacio sulla guancia.




Ho scelto farmacia perché non mi posso permettere di diventare dottore.”, disse Vicky, alla guida dell’auto, il cui modo di parlare e gesticolare era così uguale a quello di Jones che Alicia ne fu impressionata, “Tu hai qualche progetto per il tuo futuro?”
Beh… Non so.”, le rispose, sebbene non avesse avuto molta voglia di parlarne.
Se sei davvero brava con il disegno, perché non provi con qualche accademia di belle arti?”
Ci ho pensato.”, le rivelò senza alcuno scopo, “Ma non è così facile accedervi…”
Sarebbe magnifico studiare anche in altri paesi.”, continuò Vicky, “In Francia, in Italia...”
Puoi dirlo forte, lo sogno da quando avevo dieci anni.”
Svoltarono a sinistra dell’incrocio.
Mia nonna abita in Provenza.”, aggiunse Alicia.
E dove sarebbe?”, chiese Vicky, “Scusa la mia ignoranza in materie geografiche…”
E’ nel sud della Francia. Hai presente Cannes, Nizza… Montecarlo?”, provò a spiegarle, nominando le città più conosciute di quella zona meridionale del paese.
Wow! Favoloso!”, esclamò Vicky, “Voglio conoscere tua nonna, indipendentemente da come andranno le cose con mio fratello!”
Poi rise. Rise come Jones, sguaiatamente, con le mani alla bocca. Alicia non poté resistere e si lasciò sfuggire una smorfia che volle assomigliarle, ma che risultò essere solo una patetica riproduzione di un sorriso.
Ma dimmi”, si riprese Vicky, “ti ha davvero aiutato con la matematica? Ogni volta che ha cercato di spiegarla a me, il mio cervello è imploso! Meno male che alla fine riesco a cavarmela da sola…”
Sì, mi ha aiutata abbastanza.”, le disse, guardando fuori dal finestrino.
Ci fu un breve minuto di silenzio.
Stavano uscendo dalla città ed entrando nella periferia vicino alla campagna, era là che Alicia viveva. Aveva forti dubbi sul rimanere un’altra notte da Jones, forse avrebbe fatto meglio a restarsene a casa propria. Si sentiva stranamente vuota e passiva, come se tutto il resto del mondo avesse potuto scorrerle sulle spalle e fermarsi sul pavimento, senza toccarla in alcun modo.
Non tornerai stanotte, vero?”, le chiese Vicky a bruciapelo.
Alicia si voltò, volle vedere l’espressione sul volto della ragazza. Vicky le dimostrava comprensione.
Penso di no.”, le rispose senza mentirle.
Va bene, ma non farci stare troppo in pensiero.”, disse l’altra, “Spero che la tua decisione non sia dovuta alla scarsa capacità di mio fratello di farti sentire come a casa tua.”
Non ti preoccupare, sono stata molto bene.”, la tranquillizzò con un sorriso.
Era la pura verità.
Ci fa piacere averti con noi.”, continuò Vicky, “Soprattutto perché da quando ci sei tu, mio fratello sembra un’altra persona.”
Era stata Alicia stessa a notare quel cambiamento, figuriamoci la famiglia Jones. Vide il tetto della sua villetta spuntare in lontananza, erano quasi arrivate.
La mia è la terza casa sulla destra.”, le spiegò, così Vicky potè prepararsi ad accostare l’auto.
Vivi in un posto niente male!”, esclamò l’altra.
Già…”, le rispose.
Le zone residenziali sembravano belle a tutti gli occhi del mondo. Erano pulite, tutte le case avevano un bel giardino curato che confinava con i bei giardini curati dei vicini, e chi vi abitava aveva sempre un bel sorriso per gli stranieri di passaggio… E tutti erano felici[/i]. L’utilitaria si avvicinò al marciapiede.
Bene, ci siamo.”, disse Vicky, tirando il freno a mano.
Grazie mille per il passaggio.”, le fece Alicia.
Figurati, è stato un piacere.”, rispose l’altra, “Tornerai, vero?”
Sì… Certo.”, ma non sembrava convincente.
Voglio essere sincera con te, Alicia.”, disse allora Vicky, togliendosi la cintura di sicurezza ed accomodandosi sul sedile, “Quando ti ho detto che mio fratello sembra un’altra persona… Sul serio, Danny è cambiato da quando ci sei tu.”
Alicia si sentì lievemente atterrita da quelle parole, ma soprattutto dallo sguardo diretto e fermo di Vicky.
Sta davvero bene.”, continuò lei, “Non ti sto dicendo questo per convincerti di alcune cose… Non ho nessuno scopo da perseguire. Era solo per dirti che… Anche se è da poco che state insieme, sei diventata parte della famiglia.”
Famiglia. Parte della famiglia.
Benvenuta.”




Accese il computer, doveva assolutamente distrarsi. Lo studio non gli era utile, non era capace di isolargli la mente dal mondo esterno e se ne fregò della prossima interrogazione. Non avrebbe saputo rispondere alle domande ed avrebbe fatto una brutta figura, ma non sarebbe morto per quello. Alle spalle il letto, davanti a lui lo schermo del pc. Si concentrò sul suo desktop e, dopo che la connessione fu avviata, si stupì di chi trovò in linea.
Allie.

I’m RATLEG scrive:
Allie! Non pensavo di trovarti!

Molti attimi prima di una timida risposta.

BecauseTheNight scrive:
Ciao Rat… Come va? :-)

I’m RATLEG scrive:
Da schifo. A te?

BecauseTheNight scrive:
Non meglio.

I’m RATLEG scrive:
Sfogati :-) Come ai vecchi tempi… Non perdiamo tempo

Si guardò indietro e si rese conto di quanto avesse ignorato quella lontana amica, sebbene non lo avesse fatto con cattiveria.

BecauseTheNight scrive:
E’ che… Uff… Niente, lasciamo stare. Cosa ti è successo?

Ecco. Aveva passato la palla a lui, ma Danny non poteva risponderle, sapeva già che cosa sarebbe successo. L’aveva notato, da un bel pezzo a quella parte, benché non si fossero sentiti molto: ogni volta che le parlava di Alicia, Allie ne approfittava per andarsene oppure rispondeva con monosillabi trasmettendogli il chiaro messaggio ‘non me ne frega assolutamente niente’.
Danny non era uno scemo, l’aveva capito.

I’m RATLEG scrive:
L’ho chiesto prima io :-)

Altri lunghi minuti prima che pervenisse una risposta.

BecauseTheNight scrive:
Beh… Per farla molto breve… Ho un ragazzo, gli voglio bene… Ma non riesco ad essere sincera con lui.

Danny fu felice di sapere che anche Allie aveva trovato come lui qualcuno di speciale con cui condividere il proprio tempo, quella ragazza si meritava di essere davvero felice. Fu un po’ sorpreso, nelle ultime conversazioni lei non aveva accennato molto a questa persona, doveva essere una cosa nata non molto tempo prima.

I’m RATLEG scrive:
Perché?

BecauseTheNight scrive:
Perché… Non posso dirgli di Mark… Non ce la faccio, ho paura che non mi creda

I’m RATLEG scrive:
Con il tempo lo farai, ne sono certo, e lui ti crederà, non è come tuo padre… Da quanto tempo vi vedete?

BecauseTheNight scrive:
Da un mese ormai…

I’m RATLEG scrive:
Tra poco troverai il coraggio, Allie :-) E’ una cosa difficile ed ha il suo carico di emozioni con sé, ma gliene parlerai e tutto andrà per il verso giusto… Anche perché questa persona ha sicuramente qualcosa di speciale… Non è così?

BecauseTheNight scrive:
Sì, è così… Con lui sto bene, mi sono affezionata… Però…

I’m RATLEG scrive:
Però?

BecauseTheNight scrive:
E’ che… C’è anche un’altra persona… A cui non riesco a smettere di pensare.

Ahia, pensò Danny.

BecauseTheNight scrive:
Ci sono dei lunghi momenti in cui sto tremendamente bene con questo ragazzo… E non penso a nient’altro, a nessuno… Però mi capita anche di dirmi che non è l’altro… Non lo so, è difficile da spiegare…

I’m RATLEG scrive:
Dovresti prenderti del tempo per capire a chi tieni di più tra i due…

BecauseTheNight scrive:
So già rispondere a quella domanda

I’m RATLEG scrive:
E allora qual è il problema? Non capisco…

BecauseTheNight scrive:
Ogni tanto l’altro salta fuori e mi rovina… E’ questo il problema, insieme al fatto che non riesco a parlargli dello Stronzo… Ratleg, cosa devo fare?

Danny si prese il suo tempo per pensare. Quella situazione poteva sembrare per certi versi simile a quella che stava vivendo con Alicia, forse aiutando Allie poteva anche dare una mano a se stesso. Si chiese cosa sarebbe stato più giusto fare.

I’m RATLEG scrive:
Non lo so, devo essere sincero… Mi verrebbe da dirti di allontanarti da entrambi… Però… Scusami, non so aiutarti, sono una frana

BecauseTheNight scrive:
Non preoccuparti :-) risolverò questa cosa… Ora tocca a te

I’m RATLEG scrive:
Niente, la mia è solo una cavolata…

BecauseTheNight scrive:
Parlamene, Rat

I’m RATLEG scrive:
Beh… Lasciamo stare, tanto devo tornare sui libri e studiare…

BecauseTheNight scrive:
Come vuoi…

I’m RATLEG scrive:
Spero di trovarti presto… Ti mando un grosso bacio

BecauseTheNight scrive:
Prendi bene la mira! Ciao Ratleg!

Perché stava andando tutto a puttane? Con Alicia, con Allie, con Doug e Tom. Tutte le persone per lui importanti si stavano allontanando da lui, e non sapeva capire dove aveva sbagliato. Danny chiuse il pc e appoggiò la fronte tra le mani. Doveva trovare una risposta, altrimenti sarebbe impazzito. Non riusciva a privarsi di quelle persone, non voleva stare male, non poteva. Soprattutto, non era più capace di stare lontano da Alicia. Tra loro non era successo niente di irreparabile, a cui non esisteva una soluzione, ma sembrava proprio così. Quando era uscita di casa gli era parsa lontana mille miglia, come quando l’aveva conosciuta.
C’era qualcosa che non andava tra di loro. Era quella la sua tortura.
Non sei innocente.
Quella voce suonò amplificata dal fondo della sua testa, come gridata da un grandissimo megafono. Alicia gli teneva nascosto qualcosa, ed anche lui. Danny non era innocente.
Pensa. 
Era difficile, era troppo difficile pensare. Lei non era innocente e lui anche, entrambi erano colpevoli di qualcosa. Colpevoli della stessa cosa. Danny non gliene avrebbe mai parlato, o almeno era così che aveva deciso, perché se lo avesse fatto sarebbero cambiate molte cose. Tante cose.
Danny odiava perdere coloro che cambiavano la sua vita. Danny era realmente Danny solo insieme a quelle persone, tra cui c'erano Tom e Dougie, Allie, ed infine Alicia. Con loro smetteva di essere il ragazzo che tutti vedevano e conoscevano, a scuola così come in qualsiasi altra parte del mondo, escluse le mura di casa. Diventava se stesso, un Danny senza il suo guscio protettivo. Stava male al solo pensiero che qualcuno di loro poteva andarsene e non fare più ritorno, sebbene non fosse successo chissà quante altre volte; era bastata una sola occasione per segnarlo all’infinito.
A dieci anni aveva perso un genitore, a quanti altri bambini era capitato? A tantissimi, ad una marea di suoi coetanei, c’era addirittura chi non aveva mai conosciuto il proprio padre. Danny aveva passato tantissimo tempo con lui: era stato Alan, suo padre, ad iscriverlo alla squadra di calcio, ad insegnarli a pescare, ad usare un martello senza farsi del male. Era stato suo padre a mettere la regola: in camera quando i toni si fanno alti. Era stato suo padre a fare del male sua madre, per poi andarsene in una sola notte, senza più tornare.
Era stato suo padre a scatenare in un bambino di dieci anni la rabbia che solo un adulto poteva provare. A quell’età non riusciva a bere un bicchiere d’acqua senza farlo cadere a terra, per colpa delle sue mani che tremavano senza un’apparente ragione. A dieci anni si era ritrovato ad essere tremendamente aggressivo con chiunque avesse avuto la sfortuna di passargli accanto e sfiorarlo. A dieci anni aveva litigato con Vicky per una stupidata, per un camioncino che lei aveva rotto senza volerlo: era stato lui stesso a dimenticarlo in mezzo al corridoio, al piano di sopra, e lei vi aveva solo inciampato. A dieci anni si era ritrovato a scaricare la sua furia contro sua sorella, che aveva avuto i riflessi abbastanza pronti da tenersi stretta al passamano, o sarebbe rotolata giù dalle scale. Era stato lui a spingerla.
Quando sua madre era arrivata, spaventata dalle urla di Vicky, lo aveva guardato e lo aveva odiato. Forse era stato quello sguardo a farlo cambiare, forse era successo molto tempo prima, Danny non lo sapeva. Ad ogni modo, la rabbia si trasformò in paura. Diventò terrore di esplodere ancora, ed ancora. E di nuovo ancora.
A scuola, dove i suoi compagni lo prendevano continuamente in giro, tutti potevano diventare il suo prossimo bersaglio. Dougie e Tom lo erano già stati in più di una occasione. Per due anni consecutivi Danny studiò a casa con mamma, aiutati entrambi dalla figlia di uno dei suoi vicini. Si fece curare e ci volle un sacco di tempo prima di riuscire ad entrare in classe senza avere un attacco di panico, e comunque non era più il bambino di prima. Timido, riservato, quasi muto, ma comunque diligente nel suo lavoro di alunno.
Negli anni era migliorato, aveva concluso la terapia perché si era sentito soddisfatto dei risultati raggiunti. Aveva ripreso a giocare a calcio, Tom e Dougie gli erano stati accanto in ogni modo ed era nato il trio. Danny si era diviso tra il suo modo di essere con tutti e l’adolescente comune, che conosceva solo una ristretta cerchia di persone. In quegli stessi anni aveva deciso di mantenere così segreta questa parte della sua vita che Danny era diventato la cassaforte di se stesso. Vicky, Kathy ed il trio potevano accedervi, il resto del mondo ne rimaneva escluso ed andava perfettamente bene così. Quando diceva siamo tutti bravi a tenere dentro quello che ci fa star male’, Danny comprendeva tutto quello. Aveva dato una copia della chiave ad Allie, molto probabilmente perché la lontananza gli aveva facilitato le cose, ma non era altrettanto sicuro di volerlo fare con Alicia. Si sarebbe spaventata, pensando certamente che avrebbe potuto farle del male, ed era l’unica cosa al mondo che Danny non voleva che accadesse. Non avrebbe mai mosso un dito contro di lei, che era la persona a cui teneva di più al mondo.
Era quello il loro problema: non volevano essere reciprocamente sinceri, ognuno per i propri motivi.
Erano più di sei mesi che Danny non tornava con la mente ai suoi dieci anni, per il momento gli stava costando solo un buco nel petto e le lacrime agli occhi. Non era ancora in grado di guardarsi indietro nel tempo e lasciarsi tutto alle spalle, come poteva essere capace di tradurre tutto in parole e pretendere di essere capito?
Guardò l’ora, erano quasi le cinque. Alicia non lo aveva mai chiamato, né gli aveva mandato un messaggio. Prese il cellulare e lo fece al posto suo.
Pronto?”, rispose Alicia, dopo molti squilli andati a vuoto.
Hey… Ti stavo disturbando?”, le domandò.
No… Studiavo, ma non riesco a concentrarmi.”
Nemmeno io…”, e sospirò.
Senti… Per stasera, non penso di tornare da te.”, disse Alicia.
In fondo Danny lo sapeva, lo sospettava.
Va bene.”, rispose lui, “Non ti preoccupare. Terrò sempre il cellulare acceso, sai cosa devi fare.”
Certo.”
La chiamata sembrava destinata a chiudersi così, ma Danny non era capace di salutarla.
Io… Alicia…”, balbettò, e rinunciò.
Sentiva un nodo alla gola, una mano che premeva sulla sua trachea e non gli permetteva di respirare.
Ci vediamo domani.”, disse lei.
La linea venne chiusa. Avrebbe solo voluto dirle che le voleva bene, che gli mancava e che avrebbe voluto mettere fine a quella situazione. Non riusciva a perdere Alicia, così come sarebbe morto senza tutte quelle altre persone che gli permettevano di essere il vero Danny Jones, e non un fantoccio senza spina dorsale, con la paura del mondo.


.*.*.*.


Danny non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte, vuoi perché si era scatenato un temporale che aveva troncato in due il suo sonno, senza mai smettere di riempire la città di pioggia, lampi e vento; vuoi perché Alicia era a casa da sola e lui non riusciva a stare tranquillo. Si svegliò che sembrava uno zombie, la faccia riprodotta dallo specchio del bagno lo spaventò a morte: il naso era gonfio e rosso, così come gli occhi, solcati da profonde occhiaie.
No, non aveva pianto.
Non aveva fame, mangiò due fette biscottate e lo stomaco si chiuse, rifiutando il latte e qualsiasi altra cosa che Kathy aveva preparato per la sua colazione. Si vestì con lentezza, prese il bus perché la pioggia non aveva intenzione di andarsene e scese davanti alla scuola. Non rivolse un saluto a nessuno, tranne nel caso in cui venne obbligato dall’iniziativa degli altri.
Non era facile trovarlo di quell’umore così pessimo ed i suoi due amici lo notarono subito. Li incontrò all’entrata della scuola, erano insieme e sembravano aspettarlo.
Cosa è successo?”, gli domandò subito Tom.
Niente.”, lo zittì.
Non voleva parlare con loro, con cui aveva ancora in sospeso la questione del sabato scorso, né con nessun altro. Dougie non provò neanche a guardarlo, Tom si accontentò di quella risposta e Danny se li lasciò alle spalle, dirigendosi verso l’aula di letteratura. Era lunedì, quindi niente matematica, e non avrebbe visto Alicia, forse nemmeno durante la pausa pranzo; molto probabilmente lei se n’era rimasta a casa, come per evitarlo. Si sedette al suo banco e, dopo pochi minuti, la lezione iniziò.



Alicia arrivò con un’ora di ritardo, non aveva sentito la sveglia suonare. Il bello era che aveva passato la notte completamente insonne a guardare il soffitto sopra di sé. Si era ovviamente addormentata di prima mattina e lei, che aveva sempre avuto notevoli difficoltà nell’essere destata da una sveglia, aveva tirato dritto fino alle otto e mezza.
Si fece accordare il permesso di entrata posticipata dal preside e si sedette all’unico banco libero rimasto nell’aula di chimica. Proprio accanto a Judd. Sfortunatamente, infatti, non condivideva con lui solamente l’ora di matematica ma anche quella di chimica. Nella normalità dei casi occupavano angoli opposti della classe ma quel giorno, evidentemente, i suoi antenati avevano voluto punirla per aver ritardato.
Buongiorno santarellina.”, la accolse lui con un sorriso, “E’ un piacere averti accanto a me.”
Sono così contenta che sto per morire.”, volle zittirlo.
Se ne stette sugli attenti per tutta la lezione, pronta a scattare nel caso in cui lui avesse avuto l’intenzione di avvicinarsi troppo o importunarla, ma stranamente non accadde niente del genere. Judd se ne stava tranquillo sul suo sgabello, seguiva la lezione con pacato interesse e non la infastidì mai. Si chiese quale alieno si fosse impossessato di lui, quale fatto lo stesse spingendo a lasciarla in pace, ma quei dubbi la tormentarono per poco tempo. Si concentrò sui composti acetati e su tutte le altre questioni della sua vita.
Doveva parlare con Jones, chiedergli scusa per ciò che aveva fatto, e doveva farlo al più presto. Non voleva stare così male, non voleva soffrire. Ratleg glielo aveva detto: dovresti prenderti del tempo per capire a chi tieni di più tra i due… Era Jones quello a cui teneva, nonostante tutto. Cosa poteva darle Ratleg? Solo il sostegno di qualcuno che sapeva, nient’altro, ed Alicia lo aveva già capito. Ma non era quello il fuoco della questione, non più ormai…
Si passò la matita sulle labbra, il foglio davanti a lei si era riempito di disegni e scarabocchi. Lettere e parole.
Jones.”, sentì dire
Si voltò verso Judd, che aveva allungato gli occhi sul suo pezzo di carta, ed Alicia lo guardò con rabbia, non si doveva permettere di ficcanasare.
Fatti i fatti tuoi.”
L’altro alzò le spalle e tornò alla lezione, lei ai suoi pensieri.
Come aveva potuto essere così stupida da pensare che avrebbe potuto liberarsi di Mark in quel modo? Alicia avrebbe potuto scopare con chiunque, con tutta la scuola, con tutto il mondo, lui sarebbe comunque rimasto il suo incubo. L’unico modo di liberarsi di lui era farsi credere da suo padre, ma Adrian era cieco e Mark troppo bravo a nascondersi dietro a grandi sorrisi e maniere educate.
Alicia aveva anche pensato alla tattica del mantenere il controllo e non farsi spaventare, esattamente come accadeva con i tipi come Judd… La coda del suo occhi destro cadde sul suo compagno di banco. Alicia lo colse a guardarla, Judd ricambiò con un sorriso. Un sorriso amichevole. Non uno dei suoi, sprezzanti e pieni di boria.
Se ne stette a fissarlo stupita e perplessa, incapace di reagire, ma la campanella la svegliò: suonava ad intervalli regolari di un secondo l’uno, e non era ancora arrivata la fine dell’ora. Significava una sola cosa.
Ragazzi, esercitazione anti incendio!”, esclamò il professore di chimica.
Alicia sbuffò pesantemente e scese dal suo sgabello con l’intenzione di uscire dalla classe, trascinando i piedi.
Cosa stai facendo?”, le domandò Judd.
Vado verso il punto di ritrovo.”, gli disse con tono ovvio, “Cosa dovrei fare?”
Darmi la mano e starmi accanto, come da regolamento.”, rispose l’altro.
Era fuori discussione.
Scordatelo.”
Lewis…”, la chiamò lui, alzando le ciglia e adocchiandola nel suo vecchio modo, “Questa classe contiene acido a sufficienza per disinfettarti, una volta che tutto sarà finito.”
Judd! Lewis!”, li sgridò il professore, erano rimasti gli ultimi.
Con riluttanza infinita, Alicia allungò la mano e prese quella di Judd, ed uscirono insieme.



Ci mancava solo l’esercitazione anti incendio. Danny si alzò ed in automatico afferrò la mano della persona più vicina a lui, Debra Baker, una ragazza che aveva la sfortuna di avere un grosso apparecchio per i denti. Anche Danny ne aveva uno, pagato con l’ultimo assegno familiare che suo padre aveva spedito loro, ma fortunatamente non si vedeva, era montato all’interno della sua dentatura. Alicia lo aveva notato baciandolo, altrimenti sarebbe passato inosservato. Ogni cosa lo faceva pensare a lei, era una tortura.
Debra strinse la sua mano e gli mandò un mezzo sorriso imbarazzato, Danny ricambiò con stanchezza. Si misero in fila indiana e, una coppia per volta, uscirono dalla classe. Si ritrovarono in mezzo ad un fiume in piena, tutti gli alunni stavano marciando come automi verso la palestra del complesso scolastico, che li avrebbe accolti tutti. Avrebbero dovuto andarsene nel cortile esterno, ma fuori continuava a piovere e non potevano rischiare di prendersi una polmonite a causa di una stupida esercitazione.
Ci volle del tempo, ma con grande calma tutti entrarono nella palestra. Era immensa, potevano starci contemporaneamente otto classi diverse e non disturbarsi, era il complesso sportivo scolastico più grande di tutta Watford e continuava anche all’esterno. Quel liceo non ospitava più di settecento studenti, poteva sembrare uno spreco colossale, ma veniva utilizzata anche dai gruppi sportivi della zona. In piedi su una serie di materassi, il preside ed il suo vice si rivolgevano alla massa con un megafono e richiedevano silenzio, praticamente un’utopia. L’unica cosa che gli studenti rispettavano era l’imposizione di starsene seduti e la prima metà della palestra era per gran parte già occupata.
Che palle queste esercitazioni.”, disse Debra, toccandosi di capelli fulvi e mossi, “Fanno perdere un sacco di tempo e non servono a niente…”
Già…”, le rispose con poco interesse.
Come ti va la vita, Daniel?”, gli chiese.
Non aveva voglia di conversare, ma non voleva passare da maleducato.
Bene. A Te?”
Non c’è male, non mi lamento.”, disse Debra, “Ma sai, è tempo di verifiche semestrali e…”
La lasciò parlare, la conosceva come una gran chiacchierona e finché continuava a sproloquiare da sola, a lui non dispiaceva. Vide arrivare Tom e Dougie, si tenevano la mano e scherzavano, la campanella li aveva colti nel bel mezzo della lezione di informatica, che seguivano insieme. Si sedettero qualche fila davanti a lui e lo notarono, rivolgendogli un breve cenno di testa e un mezzo sorriso. Danny fece altrettanto, ma li abbandonò subito.
Non era loro due che voleva.
Danny?”, lo chiamò Debra.
Sì?”, si voltò verso di lei, colto nel pieno della sua distrazione.
Ti ho chiesto cosa fai per questo fine settimana.”
Mi vedo con la mia ragazza.”, le rispose, poi si spostò di nuovo alla ricerca di Alicia.
Ah… Non sapevo che ne avessi una.”, disse lei, “E… Chi è?”
Alicia.”
Pregò che fosse l’ultima cosa detta tra di loro.
Alicia?!”, esclamò invece Debra, “Alicia Lewis?”
Danny si voltò spazientito.
Sì, perché?”, le chiese, “C’è qualcosa che non va?”
Fu sufficiente per zittirla: Debra alzò le spalle e abbracciò le ginocchia, disinteressandosi e volgendo l’attenzione altrove. Danny ringraziò il cielo per aver avuto la faccia così di bronzo da trattarla male senza alcun rimorso, ma ebbe poco da essere contento.
Guarda, ecco la tua ragazza.”, disse di nuovo Debra, “E’ con Harry Judd, il suo ex.”
Gliela indicò con un sorriso piuttosto sprezzante.
Danny non poté fare a meno di ammutolirsi: Alicia stava facendo il suo ingresso nella palestra, teneva la mano di Harry e lo seguiva, in fila indiana come tutti gli altri intorno a loro. Si sedette nei pressi di Tom e Dougie e lì rimase, in compagnia di Judd. Danny non riusciva a toglierle gli occhi di dosso: la vide sorridere e tutto il mondo si frantumò. Cadde in frammenti sul pavimento e si fermò, diventando polvere. Ogni cosa saltò: piani, idee, progetti prossimi. Tutto venne cancellato perché non sarebbero stati niente senza di lei, Danny li aveva pensati per Alicia. Il concerto venne annullato: era ormai già lontano anche se vicinissimo, ci sarebbe stato il giorno seguente.
Forse fu il caso, forse si sentiva osservata, ma Alicia si accorse di lui ed interruppe la sua bella espressione, che pareva contenta. Danny voltò gli occhi altrove, dove il dolore era più lieve. Sentì il vecchio vuoto rabbioso crescere dentro di lui e si impose di calmarsi, nel mentre il preside era in consulta con i capoclasse per controllare la presenza di tutti gli alunni nella palestra.
Gli fu impossibile non tornare da lei, non resisteva, doveva vedere: Harry gli dava le spalle, non poteva notarlo, ma Alicia sì. Judd le parlava, gesticolava animatamente, c’erano alcuni dei suoi amici più stretti intorno a lui. Alicia lo ascoltava e sorrideva, ma non era lui che guardava. Teneva gli occhi dentro ai suoi, a quelli di Danny, e li lasciava per pochi attimi, solo per posarli sul suo fastidioso interlocutore. Danny non sapeva quale espressione potesse mostrare il proprio viso, ma se ritraeva anche un solo decimo del malessere che aveva dentro, sperò che Alicia lo stesse notando.
Potete lasciare la palestra e tornare nelle vostre aule!”, tuonò il preside con il suo megafono, “Tornate in aula! Se non lo farete, vi sospendo per un giorno! Mantenete la posizione, il compagno e siate ordinati!”
Andiamo!”, gli disse Debra, con la solita voce squillante, “E’ l’ora di tornare al lavoro.”
Sì…”, le rispose.
Lei tese la mano e lui la propria. Si alzò e si mise in fila con il resto del corpo studentesco.



Credi che l’abbia vista?”
Certo, cretino. E’ trasfigurato quando è arrivata con Judd.”
Proprio a lui doveva darla la mano!”
Poynter.”, lo calmò Tom, “Vedrai che si risolverà tutto.”
Entrambi avevano osservato ogni particolare, o meglio, Tom ne aveva notati più di Dougie. Insieme, però, avevano deciso di fare qualcosa per il loro amico. Non sapevano cosa fosse successo tra lui ed Alicia, ma qualcosa doveva pur essere capitato, altrimenti non Danny li avrebbe trattati come sconosciuti, quella mattina. Avevano messo il loro zampino nel malumore del loro amico, era ovvio, la scenata al telefono del sabato precedente era stata solo una patetica messa in scena guidata dalla loro gelosia. Se n’erano pentiti il giorno immediatamente successivo, quando la mamma di Poynter aveva detto ai due che Danny era venuto comunque al locale, anche se in compagnia di Alicia.
Erano gelosi marci di Jones, e allora? Oltretutto anche infantili e stupidi, ma troppo legati al vecchio Jones per poter rovinare tutto. Avevano passato troppe cose insieme, superato tante difficoltà. Danny era stato accanto ad entrambi, senza alcuna condizione: a Tom, quando i dottori avevano diagnosticato un tumore al seno a sua madre; a Dougie, quando aveva rischiato di ripetere l’anno scolastico. Non potevano voltare le spalle al loro migliore amico solo perché lui voleva passare del tempo insieme alla ragazza di cui era innamorato. In aggiunta, Danny non si era mai comportato come loro: era sempre stato contento e felice quando avevano trovato delle ragazze con cui uscire e divertirsi.
Cosa potevano fare allora per farsi perdonare? Chiedere scusa era troppo facile e banale, mentre l’occasione giusta si stava presentando davanti ai loro occhi. Danny ed Alicia sembravano aver litigato, potevano mettersi di buona lena e farli riappacificare!
Rimaniamo indietro.”, disse Tom, stringendo forte la mano di Dougie, “Ho in mente un’idea.”
Se continui a togliermi il sangue alle dita, ti do un calcio nelle palle.”, protestò Poynter.
Senza alcuna dolorosa rivoluzione, i due si intromisero nella folla ma restarono in disparte. Cercarono di non dare nell’occhio e contemporaneamente di non perdere di vista i due, Alicia e Judd, contornati dal gruppo di amici di lui, che sembravano avere tutti la loro solita intenzione, cioè uscire per ultimi. Danny era invece ormai fuori da ogni campo visivo.
Fecero modo di non farsi inghiottire dalla massa e per qualche momento persero il contatto con Alicia, poi videro il suo gruppo in avvicinamento.
Che stanno…”, borbottò poi Dougie.
Tom si voltò, scavalcò quella dozzina di persone con gli occhi. Nel frattempo varcarono la soglia della palestra, spinti dai chi alle loro spalle.
Vieni.”
Poynter lo strattonò ed uscirono dal fiume di studenti. Finsero di dirigersi verso i bagni, nessuno degli amici di Judd li notò. Una volta che furono tutti ad una certa distanza di sicurezza, i due si affacciarono nella palestra. Sandman, uno dei tanti bracci destri di Harry, se ne stava appoggiato all’entrata degli spogliatoi.



C’era tanta gente intorno ad Alicia, tante persone che l’avevano disprezzata e che certamente non avevano cambiato idea durante quella esercitazione anti incendio, nonostante avessero cercato di fare i simpaticoni. Dal primo all’ultimo, i ragazzi e le ragazze appartenenti al gruppetto di cui in principio anche lei aveva fatto parte, prima di rifiutare Judd, erano tornati improvvisamente ad essere suoi amici. Tutti. Semplicemente perché era apparsa mano nella mano con lui.
Era seduta tra loro: ridevano, scherzavano, si prendevano in giro e c’era chi si baciava, chi progettava per il fine settimana e chi la invitava alle prossime feste. Judd, accanto a lei, non voleva lasciarle la mano. Parlava con i suoi amici, si univa ai momenti di ilarità, ma le dita erano ancora intrecciate alle sue.
E Jones la guardava, da lontano, e vedeva i suoi occhi pieni di delusione. Alicia aveva trattenuto ogni sentimento, ogni voglia di alzarsi e correre da lui, ogni lacrima.
Potete lasciare la palestra e tornare nelle vostre aule!”, sentirono la voce metallica del preside, amplificata dal megafono, “Tornate in aula! Se non lo farete, vi sospendo per un giorno! Mantenete la posizione, il compagno e siate ordinati!”
Forza, su!”, esclamò Judd, che con un gesto rapido era balzato in piedi e l’aveva costretta ad alzarsi con altrettanta rapidità, “La chimica ci aspetta!”
Si trovò di nuovo circondata ed un’alta marea di voci entrò nelle sue orecchie; Alicia, che non era più alta del metro e sessantasette, si trovò nascosta tra decine di persone. Individuò i riccioli di Danny e volle seguirli, ma la sua mano era stretta in quella di Judd e lui non accennava a muoversi. Tutto il gruppo degli amici lasciò il resto del corpo studentesco uscire dalla palestra e si avviarono per ultimi. Judd aveva intavolato una conversazione con quel cazzone senza cervello di Sandman e, come previsto, non le permise di andarsene con gli altri.
Poi, quasi inaspettatamente si mossero, Alicia tirò un sospiro di sollievo. Camminarono verso l’uscita ma, prima di varcarne la soglia e lasciare la palestra, un’altrettanta improvvisata deviazione la fece ripiombare nel panico. Quasi senza accorgersene, Alicia si trovò all’interno degli spogliatoi maschili. Non ebbe il tempo di aggrapparsi a qualcosa né di gridare, fu tutto troppo veloce. Il buio di uno dei tanti sgabuzzini sopraffece la luce esterna.
Mi perdonerai per il cambio di programma.”, disse Judd, chiudendo la porta ed accendendo la piccola lampada, “Ma c’è una questione che devo sistemare.”
Judd, lasciami andare.”, disse Alicia con tono secco, che cercava di mascherare la sua paura.
Non voglio farti niente di male.”, si difese lui, con calma, “Voglio solo parlarti.”
Non… Non ho niente da dirti.”
Alicia, non ho la minima brutta intenzione!”, ripeté Judd.
Va bene, parla e lasciami andare.”
Invece di accontentarla, l’altro si spazientì ed alzò il volume.
Cazzo! Voglio solo parlarti e mi tratti come se volessi violentarti!”, Judd si infervorò, poi esitò, una mano sulla bocca, l’altra ferma sul fianco.
Alicia sentiva il proprio respiro aumentare di frequenza, e ad ogni boccata d’aria faticava ad incamerare ossigeno. Quella era la materializzazione del suo incubo, del terrore che la assaliva non appena Mark metteva piede dentro casa. Doveva uscire, trovare una via di fuga, scappare. I piedi erano dentro ad un blocco di cemento già fossilizzato, Alicia trovò solo la forza di indietreggiare ed appiattirsi al muro. Comunque, se non si fosse mossa da sola sarebbe stato Judd a costringerla: le venne incontro e la baciò, in un gesto rapido che Alicia non riuscì per l’ennesima volta ad evitare.
Scosse la testa, raccolse le forze e lo allontanò con una spinta. L’altro indietreggiò sorpreso.
Alicia sentì un rumore lontano, uno che pareva somigliare tanto al suo nome di battesimo. Judd si fece ancora avanti e ci provò di nuovo, ma lo respinse per la seconda volta. Alicia sentì a propria guancia colpita da una mano piena, da cinque dita aperte che le arrossarono il viso, e si trovò a boccheggiare contro la parete.
L’ho sempre saputo che eri solo una stronza.”, le vomitò addosso, “Una stronza puttana.”
Quel rumore lontano sembrò avvicinarsi.
Lewis? Sei lì dentro?”
La voce apparteneva ad uno degli amici di Jones, non riusciva a distinguere chi dei due con precisione. Nell’attimo in cui realizzò di conoscere quella persona, la stessa mano che l’aveva schiaffeggiata si fermò sulle sue labbra e la privò di ogni capacità di parlare. La bocca di Judd era vicina ai suoi occhi, Alicia poteva percepire la paura crescere in lui.
Te l’ho detto, Fletcher.”, era Sandman, “L’amichetta del tuo consorte sfigato non è qua.”
Fottiti, pezzo di merda.”
Hey! Metti giù le mani!”
Alicia!”
Alicia.
Fece appello al coraggio che le mancava. Urlò così forte che fu come farsi tagliare la gola, ma quelle che uscì fu solo un rantolo strozzato. Nessuno l’avrebbe mai sentita.
Alicia!”
La porta si mosse e si aprì, la luce degli spogliatoi entrò insieme alla faccia di Poynter, accompagnata dai suoi capelli biondastri e spettinati. Judd la liberò dal peso del proprio corpo.
Che gran figlio di puttana!”, esclamò Dougie, “Cosa cazzo volevi fare, Judd!”
Arrivò anche Fletcher.
Alicia!”, le fece.
Era stato lui a chiamarla, lo riconobbe; Tom riuscì a smuoverla dalla situazione di immobilismo in cui si trovava. Gli andò incontro ancora confusa e spaventata.
Dove… Dov’è Danny?”, gli chiese, trattenendo a stento le lacrime.
Dovrebbe essere rientrato in classe ma non lo so.”, le rispose, “Vuoi che ti accompagni?”
Annuì con un cenno di testa. Scortata dai migliori amici di Danny, Alicia uscì dalla palestra a viso basso, dietro di sé sentiva i passi di Judd e di Sandman. Vedeva i ragazzi guardarsi spesso indietro, controllare che gli altri non si avvicinassero troppo, mentre lei era occupata a proteggere se stessa stringendo le braccia al petto.
Stava per esplodere.
Danny!”
L’esclamazione forte di Dougie, alla sua sinistra, la obbligò a guardare davanti a sé. Jones era sulla soglia dell’aula, stava per entrare. Esitò nel vederli.
Danny! Aspetta!”, rinforzò allora Tom.
Sta per iniziare la lezione.”, disse lui.
Alicia sentì una mano amica premerle contro la schiena ed i passi aumentarono di velocità. Erano vicini, mancavano meno di cinque metri. Si voltò per un breve istante: Judd era sulla loro scia, sempre accompagnato da Sandman. Era come un incubo che non poteva finire.
Signor Jones!”, ascoltarono la voce di una professoressa che Alicia non conosceva, “Entri in classe o la lascio fuori.”
Danny, cazzo!”, insistette Poynter, “Fottitene della lezione!”
Jones fu incerto per la seconda volta. Alicia lo vide distintamente chiudere gli occhi, mordersi le labbra e abbandonare la soglia dell’aula. Venne loro incontro ma non sembrava comunque contento della decisione presa.
Non… Non potevate aspettare?”, chiese loro.
Le mani erano ferme sui fianchi, era scocciato. Alicia non era in grado di dire alcunché, ogni parola le moriva in gola, bloccata dal magone che la strozzava e che le impediva quasi di respirare. Era sull’orlo del baratro, doveva fare qualcosa. Doveva fargli capire.
Si avvicinò a lui, tese le mani e l'abbracciò. Scoppiò a piangere.
Ma… Cosa le avete fatto?”, chiese Jones ai suoi due amici.
Judd.”, disse Fletcher, ma Alicia non li ascoltava più.
Sentì la campanella suonare ancora, segnava la fine della lezione, ed il rumore assordante della confusione si riversò ancora nei corridoi.



Tom e Dougie li avevano visti andare verso gli spogliatoi, Sandman era rimasto a fare il palo. Si erano avvicinati, avevano cercato di entrare ma li aveva ostacolati. Due contro uno, alla fine Sandman si era piegato. Il resto della storia stava scatenando in lui l’impulso di alzarsi dal tavolo su cui era seduto, andare da Judd e riempirlo di pugni in viso. Sedutagli accanto, Alicia se ne stava davanti al suo vassoio, colmo di cibo ed ancora inviolato, così come il suo, quello di Tom e di Dougie. Nessuno dei quattro aveva fame, ma avevano comunque deciso di pranzare insieme a tutti gli altri.
Il braccio sinistro di Danny stringeva il fianco di Alicia, che fissava la sua bottiglietta d’acqua.
Vuoi andare a casa?”, le chiese.
Lei annuì con un breve cenno.
Ok, andiamo.”, la esortò ad alzarsi.
No, non ti preoccupare.”, disse Alicia con un sorriso, “Mi faccio venire a prendere.”
E da chi? Da un taxi?”
Danny, sto bene.”
Era inconcepibile.
Ti porto a casa mia.”, le fece, “Ti farai un bel bagno caldo e poi cercherai di dormire.”
Ma Danny…”
Dimmi di sì.”
Danny sentiva su di sé gli occhi dei suoi amici ma non badava loro. Alicia sospirò e si piegò alla sua volontà.
Ok…”
Bene.”, le disse sorridendo.
Si alzarono entrambi, ma prima che potessero allontanarsi insieme, Tom lo chiamò. Disse ad Alicia che l’avrebbe raggiunta al più presto e si trattenne con i suoi amici, tornando seduto davanti a loro.
Senti…”, disse Dougie, “Mi dispiace.”
Ci dispiace.”, lo corresse Tom, “C’ero anch’io quando Doug ti ha chiamato.”
E’ che… Lo sai… Il trio…”, balbettò l’altro.
Siamo dei coglioni, abbiamo sbagliato.”, aggiunse Tom, “E ci dispiace…”
Ci perdoni, vero?”, volle accertarsene Doug.
Danny rimase perplesso, ma non perché non avesse voluto perdonarli: lo aveva fatto già da tempo, anche prima che si fossero presi cura di Alicia. La sua incertezza era dovuta semplicemente a quei due scemi: ci sarebbero cascati ancora, ne era certo, ma li avrebbe scusati sempre. Il trio era il trio.
Siete due cretini.”, disse loro alzandosi, ma ridendo, “Se lo fate un’altra volta, vi castro.”
Tom si rivolse allora a Poynter.
Tieniti le palle.”, gli disse, “Quello fa sul serio.”
Li salutò con una pacca sulla spalla e raggiunse Alicia, che lo aspettava all’uscita della mensa. Una volta al sicuro, a casa, lasciò il bagno a sua completa e le disse di prendersi il tempo di cui aveva bisogno, di fare con calma. Nessuno tranne lui avrebbe potuto disturbarla: sua madre era al lavoro, Vicky a lezione, e Danny non aveva di certo l’idea di infastidirla.
Si sedette sul proprio letto e provò a rilassare i nervi. Per tutto il tempo passato in mensa aveva sentito gli occhi di Judd piantati sulla nuca, o forse era stata solo una sua stupida sensazione; non aveva fatto caso alla sua presenza, era stato troppo preoccupato per Alicia. Fortunatamente aveva avuto il buon senso di impedire a se stesso di scoppiare.
Accese lo stereo, vi infilò un cd a caso ed ascoltò. La musica aveva sempre avuto un buon effetto su di lui.

You know, a woman like you should be at home, that's where you belong
Watching out for someone who loves you true, who would never do you wrong
Just how much abuse will you be able to take?
Well, there's no way to tell by that first kiss
What's a sweetheart like you doin' in a dump like this?

Caro, vecchio Bob Dylan.
Qualche tempo dopo sentì lo scricchiolio del vecchio pavimento di legno ed alzò la testa verso la porta di camera, Danny si era disteso comodamente sul suo letto.
Già fatto?”, chiese ad Alicia.
Sì… Beh, non mi piace sprecare acqua.”, rispose lei, entrando nella stanza ed appoggiando la sua divisa sulla spalliera della poltroncina.
Non sarebbe stato uno spreco.”, la rimproverò.
Zitto, Jones.”, lo chetò Alicia, aggiungendo poi un sorriso.
Danny si sedette sul materasso e le fece segno di accomodarsi accanto a lui; lei lo seguì ed incrociò le gambe sulla coperta, ormai spiegazzata.
Se vuoi parlarne…”, le fece, “Ti ascolto volentieri.”
Alicia scosse la testa, ma poco dopo parlò.
Judd mi ha colto alla sprovvista.”, disse lei, guardando l’orlo lievemente sciupato della felpa che indossava.
Non ti ha fatto… Fatto del male, vero?”
Esitò ancora.
Mi ha… Mi ha…”, nascose il viso tra le mani ma non pianse, “Mi ha baciato… E mi ha dato uno schiaffo.”
Danny evitò di nascondere la rabbia in crescita esponenziale. Doveva controllarsi davanti a lei, era assolutamente necessario non perdere il controllo.
Non ti preoccupare.”, cercò di tranquillizzarla, “Ora è tutto finito.”
Ebbe quasi l’impressione di mentirle, non sapeva giustificare quella sensazione, ma l’abbracciò comunque. L’unica cosa certa di tutto quello era che Judd l’avrebbe pagata, prima o poi. Non sapeva dove avrebbe trovato il coraggio, ma era fiducioso: il solo pensiero di quello che le aveva fatto mandava in tilt le sue capacità razionali, cancellava ogni freno.
Ho davvero bisogno di dormire.”, disse Alicia.
Anch’io…”, le fece, “Ti lascio il letto, me ne vado di sotto.”
No…”
Danny rimase interdetto.
Vuoi che rimanga?”, le chiese, doveva aver capito male.
Sì.”
Li svegliò un’esclamazione piuttosto colorita di Vicky, almeno quattro ore dopo.


_______________________

Nota dell'autrice.
Dopo millenni aggiorno :D spero che qualcuno di voi si ricordi ancora cosa sta succedendo... Ringrazio comunque tutti quelli che mi hanno seguito finora! Prometto che aggiornerò con più costanza!
Ad ogni modo, la canzone citata qualche paragrafo sopra è Sweetheart like you, di Bob Dylan. Cercatela su YouTube, è eccezionale.

   
 
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