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Autore: Fiamma Drakon    15/08/2010    2 recensioni
- Gilbert? - ripeté, a voce un poco più alta.
Quest’ultimo si svegliò di soprassalto e si mise seduto, guardandosi intorno, finché non colse l’ombra accanto a lui, riconoscendone le fattezze.
- Vincent? Che cosa ci fai qui a quest’ora? - chiese, confuso.
Il minore strinse al petto il suo coniglietto, abbassando gli occhi con fare disagiato, come se stesse cercando il coraggio di rivelare qualcosa di intimo o di terribilmente imbarazzante.
- Posso... posso dormire con te? -
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gilbert Nightray, Vincent Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Espediente Un’ombra scivolò fuori una porta, chiudendola con lentezza, come se temesse che qualcuno potesse udirne il cigolio, quindi prese ad avanzare a passo felpato nel corridoio.
La luna illuminava fiocamente l’andito e la figura che lo stava attraversando: piccola, indossava un semplice vestito chiaro e teneva un coniglietto di pezza tra le braccia.
Giunse alla sua meta in pochi minuti: una porta chiusa in fondo al corridoio. Vi si fermò davanti alcuni attimi, poi si accostò e l’aprì quel tanto che gli occorreva a scivolarvi dentro.
All’interno, la luce argentea che rischiarava il mobilio rendeva anche distinguibili le ombre di ciò che era rimasto nelle tenebre. In particolare, l’attenzione del piccolo ospite era attirata dal profilo del letto a baldacchino, nel quale dormiva un bambino.
Il fanciullo sorrise, stringendo il coniglietto al petto, quindi procedette nella stanza, fino a trovarsi in piedi al fianco del letto.
Da quella distanza così ravvicinata, la debole luce che riverberava dall’esterno riusciva a rendere visibili i tratti del giovane beatamente assopito: i capelli erano una chiazza scura sul cuscino, il viso era rilassato, la bocca lievemente aperta per far uscire sommessi respiri, gli occhi dolcemente chiusi.
Era così innocente...
L’altro si chinò su di lui e gli prese una spalla, scuotendolo con delicatezza.
- Gil? Gilbert? - lo chiamò, in un labile sussurro.
Niente.
- Gilbert? - ripeté, a voce un poco più alta.
Quest’ultimo si svegliò di soprassalto e si mise seduto, guardandosi intorno, finché non colse l’ombra accanto a lui, riconoscendone le fattezze.
- Vincent? Che cosa ci fai qui a quest’ora? - chiese, confuso.
Il minore strinse al petto il suo coniglietto, abbassando gli occhi con fare disagiato, come se stesse cercando il coraggio di rivelare qualcosa di intimo o di terribilmente imbarazzante.
- Posso... posso dormire con te? - domandò con un filo di voce, senza smettere di tormentare il pupazzo.
Gilbert sbatté le palpebre, senza smettere di guardarlo.
- Dormire... con me? - ripeté.
Non era mai successo che suo fratello andasse a svegliarlo nel cuore della notte per chiedergli una cosa simile. No, non l’aveva mai svegliato e basta.
Continuò a guardarlo, aspettando una qualche risposta, che infine arrivò: - Sì... posso? -.
Sembrava terribilmente a disagio.
- Ma... che è successo? - volle sapere Gilbert.
Altri istanti di silenzio, poi Vincent rispose: - Ho... ho avuto un incubo -.
Fu quell’ultima risposta a convincere il maggiore a cedere: gli ricordava sé stesso quando andava da Oz per lo stesso motivo.
Si fece da parte e abbassò le lenzuola.
- Vieni, dai - lo esortò.
Il minore non se lo fece ripetere due volte e si apprestò a prender posto accanto all’altro.
- E ora dormi - lo ammonì bonariamente Gil, sdraiandosi.
- Okay... buonanotte - rispose Vince, imitandolo.
Quel che Gilbert non aveva colto nel fratello, era l’espressione furba e il sorrisino sghembo apparsi sul suo viso. Inoltre, non era affatto scosso, ma calmo e... felice.
L’incubo era solo un semplice espediente per poter dormire con lui.
   
 
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