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Autore: Sweden_    15/08/2010    1 recensioni
Svezia e Danimarca si ritrovano dopo tutti quegli anni passati distanti, e riescono finalmente a dichiarasi il loro amore. però c'è qualcosa che comunque li ostacola. [E' una role a due, in alcuni pezzi può sembrare staccata, perchè io ruolavo con Svezia e la mia amica con Danimarca.]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una solita giornata noiosa, a casa di Svezia. Tino era uscito per ritrovarsi con Norvegia, che in fondo era stato sempre il suo migliore amico, mentre Ber, era rimasto a casa a godersi quella fresca brezza estiva. Visto che non riusciva mai a starsene con le mani in mano, e l'Ikea era chiuse per l'estate, decise che era ora di riordinare finalmente la soffitta. Si mise un grembiule, e si armò con un piumino, salendo al piano di sopra, e preparandosi a spazzar via tutte le schifezze che c'erano lassù. Però non si ricordava più che tanti anni prima, appena sposato con Finlandia, in soffitta aveva riposto tutte le cianfrusaglie del suo vero amore: Danimarca. Sì, perchè dopo aver tradito tutti i Nordici, quell'idiota se n'era andato, forse per sempre. E Ber aveva raccolto tutti i suoi averi, per riporli in soffitta, sicuramente avrebbe fatto meglio a buttarli, ma per lui erano qualcosa di importante. Frugò tra vestiti, fumetti, fotografie, fino a quando trovò qualcosa molto importante per Den. Un ciondolo che gli aveva fatto suo madre. Prese la scusa del ciondolo, per andare in Danimarca. Così sarebbe arrivato dritto a casa di Den, l'avrebbe rivisto, gli avrebbe restituito il ciondolo e si sarebbe assicurato che stesse bene. Niente di più facile no? Scrisse velocemente una lettera a Tino che lasciò sul tavolo: "Moglie, devo uscire per qualche giorno, ho una cosa urgente da sistemare all'Ikea a sud del paese, tornerò presto. Tanti baci, il tuo Su-san." Mise quattro cose nello zaino, si assicurò che tutto fosse apposto, e si incamminò, per quel viaggio che forse gli avrebbe cambiato la vita. Tra le mano teneva stretto un fogliettino con il numero di cellulare dell'altro. Sperava solo che non l'avesse cambiato, ma, sinceramente, non era nemmeno sicuro di chiamarlo. In fondo ormai era grande e potente, non sarebbe stato poi così difficile rintracciarlo. Era seduto sulla sdraio in giardino per godersi quella splendida giornata, guardò l'orologio, era quasi ora di pranzo così decise che avrebbe fatto una grigliata. Andò in cucina e preparò l'occorrente per poi metterlo sulla griglia. Mentre la carne cuoceva lui si affrettò ad apparecchiare un immenso tavolo in noce, proprio quel tavolo che gli regalò tempo fa Ber, l'aveva egoisticamente preso quando se n'era andato. Apparecchiò ogni singolo posto come se di li a poco sarebbero dovuti arrivare degli ospiti, ma invece avrebbe mangiato da solo. Sospirò, per poi dirigersi verso la griglia e girare la carne sorseggiando con la mano destra della birra gelata. Appena il cibo fu pronto si precipitò a tavola per divorarlo. Poi dopo aver ritirato la tavola andò come di consueto in bagno e guardò il suo riflesso per qualche istante. Quel giorno era l'anniversario dell'anno della sua separazione dai nordici. Den era il solito orgoglioso e quindi non si lasciò trasportare dall'emozione, ma trattenne a stento una lacrima. In fondo la loro compagnia gli mancava, terribilmente. Ma più di tutti gli mancava Svezia, il suo amore nascosto. Si lavò il viso, per poi andare a stendersi sul divano. Era in viaggio solo dalla mattina, ed era già arrivato al porto, dove era situata la nave, che presto l'avrebbe portata in Danimarca. Mentre aspettava, chiamò per sicurezza Tino, non voleva che stesse in pensiero per lui, in fondo, ci teneva molto, anche se non proprio lo amava come diceva. Finita la chiamata, fissò titubante per qualche attimo, il foglietto bianco con il numero di Den, la voglia di chiamarlo era forte, ma non sapendo cosa dire, scartò subito quell'opzione. Decise di aspettare, l'avrebbe chiamato magari più tardi, varcato il confine dell'altro paese. La nave non ci mise tanto ad arrivare, si affrettò a salirci sopra, e dopo aver chiesto informazioni ai marinai, si diresse nella sua cuccetta. Ci voleva una notte per attraversare il mar Baltico, ma la cosa non lo toccava minimamente. Pur essendo ansioso di arrivare a casa di Den, sapeva che doveva aver pazienza, perchè a piedi fino a Copenaghen era un'altra giornata persa. Menomale che per arrivare fino al porto aveva chiesto un passaggio al suo titolare dei trasporti dell'Ikea, così che in mezza giornata fosse già la. Si rannicchiò in quel lettino, per poi addormentarsi con mille pensieri in testa, doveva riposarsi, sapeva che il viaggio era lungo, ma sapeva anche che la sera dopo, avrebbe rivisto Den. Stava sul divano a leggere un libro dell'orrore, quando un pensiero lo portò a fantasticare su una giornata simile a quella solo che era in compagnia degli altri nordici. Lui e Ber si tenevano per mano e Sve gli confessava i suoi sentimenti, a quella fantasia il cuore gli palpitò all'impazzata. Scosse il capo non voleva pensarci, non voleva pensare al fatto di aver abbandonato la persona a cui teneva di più. Guardò fuori dalla finestra e si accorse che il sole era già tramontato. Decise di andare a letto per riposarsi, magari così non ci avrebbe più pensato. Si alzò e andò a mettersi il pigiama, che consisteva solo ad un pantalone di una tuta. Si sdraiò sul letto ma non riuscì ad addormentarsi, era ancora scosso da quella fantasia. Erano passate le tre del mattino quando riuscì finalmente a chiudere occhio. La notte corse via velocemente. Ber si svegliò grazie al rumore che fece la nave, appena approdata in Danimarca. Era una bellissima mattinata, non faceva troppo caldo e tirava un bel venticello fresco. Sceso dalla nave, guardò stupefatto il paesaggio molto diverso dal suo paese. E dire che non erano nemmeno molto distanti! Ma non ci fece molto caso. Prese il cellulare, cercando la strada per Copenaghen, e si incammino, ancora con quel fogliettino tra le mani. Oramai mezzo giorno, si fermò in un bar vicino, per prendere qualcosa da mangiare. mentre aspettava, fissò un pò triste quel foglietto. Decise di chiamarlo, forse era il caso di avvisare, compose il numero, e aspettò. Il telefono dava libero, ma appena sentì che qualcuno aveva risposto, attaccò. Non ce la faceva proprio a sentirlo. Decise che gli avrebbe fatto "l'effetto sorpresa”. In fondo, aveva solo un ciondolo da restituirgli, niente di più... Anche se lui sperava accadesse qualcos’altro. Amava ancora Den, anche se non lo ammetteva. Ogni tanto lanciava un'occhiata al cellulare. Ben nascosta aveva una foto che lui e Den si erano fatti insieme, quella foto era forse il ricordo più prezioso che aveva. Era quasi mezzo giorno quando si svegliò per colpa di quel dannato cellulare, pensava fosse la sveglia, ma appena lo prese in mano vide un numero sconosciuto. Aveva cancellato i numeri dei nordici, non si ricordava per quale motivo. Comunque decise di rispondere, sentì solo il respiro di una persona, che poi chiuse la chiamata, ciò gli mise ansia. Che fosse stato uno dei nordici a contattarlo? Magari proprio il suo amato Su-san? No, impossibile. Appoggiò il telefono sul comodino per poi andare a farsi una doccia gelata. Dopodiché si diresse in cucina per pranzare, ma il pensiero che forse Ber l'avesse chiamato non gli usciva dalla testa. In più quella notte aveva dormito malissimo e ciò l'aveva fatto alzare di cattivo umore. Finito di pranzare, riprese il cammino. Aveva un espressione triste in viso fino a quando passò davanti ad un cartello: "Copenaghen - 15 minuti”*. Solo... 15 minuti? Non poteva aspettare, prese un tram al volo sedendosi in fondo. Mancava solo di trovare la casa di Den e finalmente l'avrebbe rivisto. Dopo tutto quel tempo... Chissà com'era diventato. Il tram si fermò. Sceso in strada, chiese informazioni ad una signora seduta col sua cane su una panchina. Cercò di essere il più gentile possibile, visto che non parlava perfettamente il danese. Chiese con sicurezza. Rispose in modo un pò arrogante ma non ci fece molto caso. Continuò, con educatezza. Rispose per poi alzarsi e andarsene. Che maleducata! Ma ciò non gli importava, senza accorgersene prese a correre e arrivò proprio davanti a quella villa. Si bloccò sbiancando. Poi si fece coraggio e suonò il campanello. Sentì un voce molto simile a quella di Den. La voce gli morì in gola, ma cercò di rispondere. . Stava per addentare una coscia di pollo quando il campanello gli suonò, ci mancavano anche i testimoni di Geova per rovinargli la giornata! Si alzò e seccato andò a rispondere al citofono. Appena sentì la voce di Berwald gli mancò il respiro, il cuore iniziò a palpitargli all'impazzata. Senza dire niente aprì il cancello e lo fece entrare in casa. Ancora non ci credeva, BERWALD era andato a trovarlo! Raggiunse la porta e lo fece accomodare. Era un po' imbarazzato. Fu l'unica cosa che riuscì a dire. Lo fissò esterrefatto. Non era cambiato di una virgola, il solito Den di sempre. Era felicissimo di vederlo, ma non doveva farglielo capire, e in quanto nascondere i sentimenti Ber era un campione. Tirò fuori il ciondolo e glielo mise in mano. Rispose, freddo come sempre. Quanto voleva fermarsi a passare un pò di tempo da lui, ma di certo non poteva autoinvitarsi a casa sua. Così si limitò a chiedergli un bicchiere d'acqua. Rispose guardandosi intorno. La casa era davvero bellissima. Deve essere davvero diventato molto potente. Si accorse che lo svedese lo stava fissando e arrossì di colpo. Era troppo orgoglioso per ammetterlo, ma era davvero sorpreso di vederlo e la voglia di abbracciarlo era tanta. < I-Il mio ciondolo! Pensavo che si fosse rotto. G-Grazie per avermelo riportato, ma non ti dovevi disturbare avresti potuto inviarmelo per posta...> Era venuto in Danimarca, solo per questo? No, Sve non era il tipo. Sicuramente c'era dell'altro. < Sarai stanco... S-se vuoi puoi restare un po' qui... Così ti riposi un po', comunque ora ti vado a prendere un po' d'acqua.> Gli sorrise, si era completamente dimenticato di essere ancora in pigiama. Il solito guastafeste. Mentre aspettava Den che era in cucina, iniziò a gironzolare intorno. Aveva tantissime cose in salotto, che richiamavano la cultura danese. Il suo sguardo però di soffermò sull'ascia appesa al camino. Era la stessa di quando avevano combattuto insieme, la stessa che lucidava sempre quando erano ancora tutti insieme, la sua prima ascia. Ebbe un flashback sul passato, la testa iniziò a duolergli. Non gli piaceva ripensare al passato. Soprattutto a quell'istante, quell'istante che faceva più male di tutti. Lui aveva davvero cercato in tutti modi di fermarlo... Ma non c'era riuscito. Aveva vinto lui. Lui che l'aveva risparmiato, senza ucciderlo. Era davvero il ricordo più brutto. Aprì il frigo, prese un bicchiere d'acqua e lo portò a Ber. Si avvicinò a lui notando che stava fissando l'ascia. Odiava rivangare il passato così cercò di cambiare argomento. Gli appoggiò gentilmente una mano sulla spalla e dopo aver consegnato il bicchiere allo svedese si sedette sul divano. Avrebbe tanto voluto ospitarlo, visto che era da tanto tempo che non si vedevano, ma non voleva obbligarlo ne tantomeno pregarlo in ginocchio. Non sapeva che fare, la decisione spettava solo allo svedese. Beve tutto d'un fiato il bicchier d'acqua, per poi posarlo sul tavolo. Si sedette anche lui sul divano, accanto, con lo sguardo sospeso. Non voleva arrivare a parlare di nuovo di questo, però il suo istinto non lo fermò. Voleva troppo tornare con lui, almeno vedersi un pò più spesso! Sapeva anche che però era orgoglioso, troppo orgoglioso. Non avrebbe mai accettato. Concluse con un aria un pò rattristata. Anche se aveva un aria poco rassicurante la sua vicinanza lo rassicurava, quanto avrebbe voluto tornare con loro, ma con che faccia si sarebbe ripresentato dai quattro? No, non poteva accettare. Appena sentì la notizia del matrimonio di Su il cuore smise di battergli in petto, non poteva crederci. Si era sposato, con quel bambino! Non voleva fargli capire ciò che provava. Riuscì a malapena ad accennare un sorriso storpiato. Or mai aveva perso anche l'ultima possibilità di stare con Ber. Però il fatto che quella notte si sarebbe fermato da lui lo rincuorava, almeno avrebbe potuto stargli un po' vicino. Lo sapeva, sapeva che sarebbe finito male. Ed era solo pomeriggio. Dannazione, aveva bisogno di lui! Ber era un tipo freddo e far scorpire così alla luce i suoi sentimenti, ci era riuscito solo con Fin. Però... Se non voleva perderlo, doveva fare qualcosa, e anche subito. Cercò di avviare una conversazione, magari sarebbe riuscito a rivelargli ciò che provava per lui. Fece un sorriso tirato, l'unica cosa che gli rimbombava in mente era lui. Solo lui, con quei suoi occhioni azzurri, e quei capelli sempre spettinati. Voleva stare insieme a lui, il più possibile. In verità aveva lottato tantissimo, soprattutto contro quel dannato di Olanda. Da quando se n'era andato tutti lo ignoravano, così si è dato da fare ed è riuscito a costruire una grande e potente nazione, ma nulla poteva colmare il vuoto che aveva nel suo petto, solo lui, Berwald era capace di fare ciò, anche se adesso era di un altro. E questa cosa gli faceva provare una sensazione di abbandono e solitudine, come quella che aveva provato appena si separò dai nordici. Senza rendersene conto iniziò a piangere silenziosamente bagnandosi tutto il viso. Appena se ne rese conto cerco di smettere ma più si asciugava le lacrime più esse continuavano imperterrite a solcargli il viso, così si appoggiò le mani sulla faccia lasciandosi andare e scoppiando definitivamente a piangere. Si girò di scatto, sentendolo piangere. Non ci credeva, non credeva che un uomo orgoglioso, fiero, forte come lui stesse piangendo. Ma la cosa che lo preoccupava era il perchè. Avrebbe tanto voluto abbracciarlo e stringerlo forte a sè. Ma sapeva che non poteva, i suoi sentimenti non erano ricambiati. Però... Diamine, non gli importava. Si avvicinò, e lo abbracciò lentamente, facendogli appoggiare la testa sul suo petto. E mentre gli accarezzava i capelli cercava di confortarlo. . Quando era agitato iniziava a mangiarsi le vocali, e Den lo sapeva bene. C-Cos?! L-Lo stava abbracciando! Questo lo fece piangere più forte, affondò il viso nel suo petto e si aggrappò alla sua giacca, Sve aveva detto che tutto si poteva risolvere, beh, non era assolutamente vero, lui or mai era sposato con Finlandia, ciò voleva dire che non lo amava e i sentimenti di una persona non si possono cambiare. Sapeva che tutto quel sentimentalismo aveva rovinato la situazione ma non riusciva a smettere di piangere, la testa iniziò a fargli male e si lasciò trasportare un po' troppo. < Su-san… M-m-mi manchi c-così tanto.> Resosi conto della enorme cavolata appena detta si staccò dall'abbraccio dello svedese e con uno sguardo terrorizzato ancora pieno di lacrime, si tappò la bocca. Si bloccò a quelle parole. Gli... Mancava? Gli mancava così tanto? Non ci credeva. Non capiva, non riusciva a capire se anche lui ricambiava quei sentimenti, Den era come un scatola cinese, chiusa per bene. E solo lui poteva aprirla. Ber, stava per esplodere. Doveva sapere cosa passava nella testa di quell'idiota. Sospirò, anche lui gli mancava, e questo era il momento giusto per farglielo sapere. Si mise una mano sul viso, togliendosi gli occhiali, e sfregandosi gli occhi lucidi. Sperava avesse capito cosa provava per lui. Perchè più di così Ber non riusciva dichiararsi. Era... Era una dichiarazione quella?! No, non era possibile! Lui stava con Tino. Il suo sguardo era più triste che mai, non voleva credergli. Continuava a piangere, non sapeva cosa fare. Dopo tutto Svezia non era il tipo da aprirsi così tanto. Forse , un fondo di verità c'era. Finalmente riuscì a calmarsi. Non capiva se era tonto, o semplicemente ingenuo. Gli aveva praticamente detto, che il suo cuore gli si era spezzato, in più mangiandosi le vocali. Lo amava, ma non riusciva a dirglielo. Così glielo disse in svedese. Sapeva che masticava la lingua, quindi avrebbe capito. Subito dopo si girò imbarazzato per ciò che aveva appena detto, ma era la verità, e non riusciva a vederlo così triste per lui. A quelle parole il suo viso si illuminò era talmente felice che scoppiò di nuovo a piangere e si buttò tra le braccia di Svezia. Era così imbarazzato che iniziò a parlare in danese. Ora sapeva che anche Ber lo amava, si sentiva il ragazzo più felice del'intero globo. E avrebbe passato un po' di tempo con lui. Ne era così entusiasta che lo strinse forte a se. Non avrebbe voluto più lasciarlo. Appena gli si gettò tra le braccia, arrossì un poco. Ebbene sì, Den era l’unico che riusciva a trasmettere al cuore dello svedese una forte emozione. Lo strinse forte, accarezzandogli il capo, e guardandolo. Un sorrisetto gli si stampò sul viso, era davvero felice. Ma sapeva bene che quella felicità sarebbe durata ben poco. Non poteva lasciare Fin, perché in Svezia bisogna pagare caro per il divorzio, e con pagare non si intende con il denaro. E non poteva nemmeno venire di nascosto in Danimarca a trovarlo, finita l’estate avrebbe ripreso a lavorare duramente. Doveva pensare ad una soluzione. Ma per ora si concentrava solo a coccolare l’altro, come non aveva mai fatto prima. Era così felice di stare tra le sue braccia che si dimenticò del resto del mondo. Anche se sapeva che Svezia non avrebbe mai lasciato Tino. Scosse il capo e cancellò quel brutto pensiero dalla testa, ora si voleva godere le sue attenzioni. Si strinse a lui aggrappandosi alla sua giacca. Su-san aveva un buonissimo odore, sapeva di pino silvestre. Una delle sue tante colonie che probabilmente si era messo per l'occasione. Era un uomo bellissimo, composto e sempre ordinato, non come lui che l'aveva accolto in casa sua mentre era ancora in pigiama. Ma ciò non gli importava più di tanto, ora il suo unico pensiero era di stare con lui il più tempo possibile. Coccolò un pò l'altro, ma quei bei pensieri pian piano se ne stavano andando dalla sua testa. Doveva fargli quella domanda. Voleva sapere se era stato lui a sbagliare oppure Den. Perchè lui lo amava, ma sapeva che il loro amore ormai era impossibile. Chiese facendosi ancora più serio. Era una cosa importante per lui. Voleva tutta la verità dal principio. Lui era stato troppo debole, tanto che se l'era fatto sfuggire dalle mani. Quando ancora erano insieme, era forse una delle persone a cui non avrebbe mai rinunciato. Ma se Den lo amava da prima... Forse l'aveva risparmiato solo perchè lo amava. Forse aveva risparmiato gli altri perchè era stato lui a chiederglielo. Nella test di Ber rimbombavano troppi pensieri negativi, che stavano rovinando quell'atmosfera romantica. Lo guardò esterrefatto, non sapeva che rispondere alla domanda dell'altro. Con un po' di imbarazzo lo fissò negli occhi e rispose. Così dicendo abbassò lo sguardo, era vero, si era pentito ogni singolo giorno di essersene andato dalla loro vecchia casa. Però ora era li con lui e sperava seriamente che le cose sarebbero cambiate in meglio. Si scosse. Se lo amava da prima non se ne sarebbe andato. La colpa allora era solo sua, Ber per una volta era stato la vittima. Si staccò da lui, alzandosi in piedi, fissando il vuoto. Si stava pentendo di essersi dichiarato. Non capiva perchè... Perchè l'aveva lasciato se tanto lo amava come diceva? Ber era un tipo abbastanza schietto. E quando era triste diventava pericoloso. Aveva paura di dire qualcosa che non pensava, ma in quel momento l'immagine di Den che lo abbandonava si materializzò nella sua testa. Gli venne una forte fitta nello stomaco. Forse aveva sbagliato a venire. Forse era meglio se rimaneva a casa, continuando a ricordare il Den che amava, il Den che non gli aveva mai fatto mancare nulla. Non voleva rendersi ridicolo piangendo, così decise che forse era il caso di andarsene. Detto ciò gli passo vicino, dirigendosi verso l'uscio. Che stupido, stava perdendo l'amore della sua vita solo perchè il suo carattere gli impediva di perdonarlo. Si tappò la bocca, ecco aveva rovinato tutto come al solito. Si mise a piangere, era disperato, non voleva farlo uscire dalla sua vita! Così lo fermò afferrandogli un braccio. Scoppiò ancora a piangere davanti allo svedese. Singhiozzava rumorosamente e così cercò di far spazio alle parole. Aveva bisogno di lui, soprattutto ora che aveva scoperto che il suo sentimento era ricambiato e sperava con tutto il cuore che Su-san potesse perdonarlo. La vista gli si offuscò per le troppe lacrime. Non aveva mai provato tante emozioni tutte assieme, solo Ber era capace di provocargli una sensazione simile. Anche se era colpa sua se lo svedese voleva andarsene. Si fermò davanti alla porta. Non riusciva a guardarlo negli occhi. Sapeva che se sarebbe restato gli avrebbe fatto ancora più male, perchè il loro amore era ostacolato. Fin troppo. Quindi scosse il capo, liberandosi dalla presa dell'altro. Si fece coraggio e si girò vero di lui. Vederlo piangere in quel modo lo faceva star male, ma sapeva che ciò che faceva era il meglio per lui. Prese un fazzoletto dalla tasca e gli asciugò le lacrime, poi glielo mise in mano. Gli accarezzò una guancia e gli diede un bacio sulla fronte. Detto ciò, gli mise nella mano una moneta svedese, sarebbe stato il suo ricordo di lui. Poi s’incamminò in quel lungo corridoio, trattenendo le lacrime. La voce gli si spezzo in gola. Gli corse in contro. < Non m'importa se per un ora sarò felice e poi dovrò soffrire per mesi, se quell'ora la passo con te.> Furono le uniche parole che riuscì ad emettere per poi accasciarsi sul pavimento, il pianto l'aveva stremato. Cercò di rialzarsi, ci riuscì ma barcollò addosso a Sve, così colse l'occasione per abbracciarlo aggrappandosi alla sua giacca. Singhiozzava, non voleva perdere l'unica occasione della sua vita. Per tutto questo tempo i loro sentimenti non sono cambiati e adesso avevano la possibilità di passare un po' di tempo insieme. Si liberò della sua presa e corse via. Però non se ne andò. Si mise con la schiena al muro fuori dalla porta. Con le lacrime che pian piano iniziarono a bagnargli il viso. Lui, proprio lui, che aveva pianto solo una volta. Quella volta che se n'era andato l'altro. Non riusciva a stare così. Iniziò a correre all'impazzata scordandosi lo zaino in veranda, non sapeva dove andare, ma continuava a correre, voleva lasciarsi il passato alle spalle, per stare insieme al suo Mathias, ma sapeva fin troppo bene che la cosa non era possibile. Si lasciò cadere a terra, era tardi, non c'era nessuno in strada. Era finito in una piazza desolata e stava cominciando a piovere. Ma lui non se ne rendeva conto. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era solo il suo D'nimarca. Appena vide Berwald iniziare a correre prese il suo zaino e lo insegui, fino a che lo perse di vista, ma continuò disperatamente a cercarlo, oltretutto stava diluviando e lui era uscito in pigiama, anche se non gli importava della sua salute quanto di quella dello svedese. Doveva trovarlo a tutti i costi, lo cercò in ogni strada nelle vicinanze di casa sua, anche se la stanchezza incominciava a farsi sentire. Erano da poco passate le due di notte quando si fermò in una stradina, dove si appoggiò al muro per riprendere fiato. Era completamente bagnato e infreddolito, temeva di aver preso la febbre. Con le poche forze che gli restavano alzò lo sguardo e davanti a lui vide una piccola piazzetta con una fontana al centro. In un angolo più nascosto c'era qualcosa, qualcosa di blu scuro. Si addentrò nella piazza e si accorse che nell'angolo, seduto su una panchina, c'era un uomo. Notò subito gli occhiali e capì che era Svezia. Gli corse incontro per poi inginocchiarsi davanti a lui e abbracciarlo. Era contento di vederlo, tanto da fargli venire le lacrime agli occhi. Vide Den abbracciarlo all'improvviso, era immerso nei suoi pensieri, tanto che si accorse solo dopo che era lui. Era in pigiama, bagnato e infreddolito. Proprio come temeva, stava soffrendo... Solo per colpa sua. Si tolse la giacca, e gliela mise sulle spalle. Era bagnata, ma almeno si sarebbe riscaldato un pò. Lo abbracciò forte, con lo sguardo perso, ormai aveva preso la sua decisione. Mentre lo stringeva forte a sè, scoppiò silenziosamente a piangere. Non l'avrebbe più lasciato a qualsiasi costo. Era la sua decisione. E non gli importava se gli altri l'avrebbero guardato con disprezzo... Soprattutto Tino. Den aveva più bisogno di lui, ed era questo ciò che contava. Abbandonare tutto per lui? Non ci credeva era felicissimo, ma poi si rese conto che era una cosa sbagliata, non poteva rinnegare ciò che lo faceva stare bene, per lui. Avrebbe voluto averlo sempre al suo fianco, ma sapeva a cosa sarebbe andato in contro Svezia. E non poteva permetterglielo. Non sapeva più quello che diceva, si contraddiceva e aveva iniziato a parlare a vanvera. Anche lui, anche lui stava piangendo. Dentro di se stava cercando in tutti i modi di auto convincersi che Tino l'avrebbe reso più felice di quanto potesse fare lui. Ma allora era davvero stupido. Perchè? Perchè non capiva che la sua vita senza lui non aveva minimamente senso? Appena aveva capito che i suoi sentimenti erano ricambiati, ciò che gli stava intorno non aveva più senso. C'era solo Den. Col suo sorriso da idiota, con i suoi occhi azzurri, con i suoi capelli color paglia. Danimarca. La persona che aveva aspettato così tanto, che aveva il suo cuore tra le mani, e dannazione Svezia non è un tipo da troppi sentimentalismi! E se riusciva a trasmettergli tutto questo, voleva dire che l'amore per lui era davvero immenso. Singhiozzò. A quelle parole scoppiò definitivamente a piangere, ma sta volta dalla gioia. Istintivamente alzò il viso e dopo averlo fissato negli occhi gli diede un bacio appassionato. Erano anni che i due aspettavano questo momento. E ora, finalmente, il sogno si stare nelle braccia dell'altro si era realizzato. Non disse nulla e concluso quel bacio che sembrava interminabile, si alzarono e camminarono fino a casa. Una volta arrivati in salotto Den accese il caminetto per riscaldarsi, subito dopo appoggiò la giaccia di Su-san su una sedia e si andò a sedere sul divano proprio vicino a lui. Per tutto il tragitto non fece altro che pensare a quel bacio. Arrivato a casa si tolse i vestiti bagnati, rimanendo solo in boxer, non che la cosa gli interessasse. Era troppo felice, anche se sembrava il solito antipatico di sempre. Si avvicinò all'altro e iniziò a baciarlo ancora con più passione. Quel bacio, che aveva aspettato da così tanto tempo... Era finalmente arrivato. Posò una mano sulla sua fronte scottava terribilmente a aveva il viso rosso, ma la sua espressione era impagabile, forse non l'aveva mai visto così... Felice. Cercò di sorridergli accarezzandogli i capelli ancora umidi. Disse con gentilezza per rassicurarlo. Lo prende in braccio e lo portò nella sua stanza posandolo sul letto e sedendosi accanto. Gli fece poi appoggiare il viso sulle sue gambe, accarezzandolo più volte. Era felice. Dannatamente felice. Ricambiò i baci dello svedese, il solo vederlo in boxer lo fece eccitare e gli fece alzare di qualche primo la temperatura, infatti iniziò a girargli la testa. Quando sentì che Ber lo stava portando di sopra si aggrappò saldamente a lui. I loro visi erano a qualche centimetro di distanza e lui si azzardò solo a sorridergli teneramente. Appena lo posò sul letto e gli fece mettere la testa sulle sue gambe lui prese una coperta e cercò di coprirlo il più possibile. Era felicissimo, ma allo stesso tempo stanchissimo. Cercava di tenere gli occhi aperti, anche se a volte li chiudeva per qualche istante. Voleva stare con il suo Sve, anche se aveva la febbre. Notava che era stanchissimo, ma cercava di combattere il sonno. Lo rassicurò, sdraiandosi anche lui accanto, stringendolo a sè. Non voleva mettergli paura come era successo con Fin, quindi cercò di fare un sorrisetto. Bene, Svezia che sorride? Queste era un'altro effetto che gli faceva Danimarca. Pian piano anche lui chiuse gli occhi, addormentandosi, con il suo amore accanto. Sapeva che il suo risveglio sarebbe stato splendido, ora doveva solo assicurarsi che l'altro stesse bene, il resto sarebbe venuto dopo. Niente gli avrebbe più impedito di stare con lui. Si avvicinò al suo viso e gli diede un bacio. Si strinse a lui per poi appoggiarsi al suo petto e cadere in un sonno profondo. Quella notte sognò tante cose: il loro primo incontro, la loro separazione e sognò anche quel magnifico giorno che era appena passato. Quando si risvegliò era quasi l'alba. Aprì lentamente gli occhi, per poi accorgersi che Su-san lo stava ancora abbracciando. Era così felice di stare tra le sue braccia, ma voleva fargli una piccola sorpresa, così si alzò senza far rumore e, dopo essersi lavato, sgattaiolò in cucina per preparargli la colazione. Sentì gli uccellini fischiettare, si svegliò, e lentamente aprì gli occhi. Visto che aveva dormito poco le testa gli girò un poco. La vista era offuscata, per via della luce mattutina che filtrava dalle finestre. Si girò, notando che il danese si era già probabilmente alzato. Si diresse in bagno, si fece velocemente una doccia, e si cambiò con gli unici vestiti che si era portato dietro. Si sedette un attimo sul letto a riflettere. Accese il cellulare, e notò che Tino l'aveva chiamato molte volte, e cerano anche diversi messaggi del tipo: "Su-san dove sei? Sono molto preoccupato... Per favore, quando accendi il cell contattami. Minä rakastan sinua, tuo Fin. ♥" Ma ber sapeva benissimo che se l'avrebbe chiamato sarebbe ritornato a prenderlo con la forza. Così lasciò il cellulare sul letto e si diresse in cucina pensieroso. Notò che Den era ai fornelli e stava cucinando qualcosa di sfizioso. Si limitò a salutarlo, rimanendo impalato sulla porta della cucina. Si girò di scatto. Gli sorrise come non aveva mai fatto. Mise le pietanza su un piatto da portata e lo appoggiò sul tavolo già apparecchiato con le posate d'argento. Si tolse il grembiulino e rimase solo con i pantaloni del pigiama. Aspettò che Su si sedesse al tavolo per poi incominciare a mangiare. Sperava che il cibo fosse buono almeno la metà di quello che gli preparava Tino. Cercò di sorridere, ma non era nel suo stile. Si sedette a tavola, e iniziò pian piano a mangiare tutto. La sua espressione era sempre la stessa, anche se trovava il cibo molto delizioso. Fece il segno dell'ok con il pollice. Era il suo modo per dire che era felice. E con Den lo era davvero. L'unica cosa che lo turbava era... Tino. Infondo era sua moglie, si stava comportando come un schifo. Doveva fare qualcosa, poi avrebbe continuato la sua vita con l'altro... Ma in fondo, Tino lo amava, e lui aveva amato l'altro in principio. Visto che non sapeva come fare, chiese un parere all'altro. Concluse con un tono freddo. Stava ingoiando un boccone, che a quella domanda gli andò di traverso. Bevve un po' di latte per poi riprendere fiato. Non sapeva come rispondere. Abbassò lo sguardo, lo sapeva benissimo che Fin era migliore di lui. Anche se sperava che sarebbe rimasto con lui. Sbuffò, quella mattina non si era alzato col verso giusto, era un pò irritato già per conto suo. Non voleva mentirgli, ma non voleva nemmeno che quel bellissimo sorriso diventasse una smorfia triste. Si alzò dal suo posto, e si avvicinò a lui per abbracciarlo da dietro, appoggiando delicatamente il mento sulla sua testa. Avrebbe voluto tanto che la cosa si risolvesse così, ma sapeva che non era possibile. Purtroppo. < A-Accetto...> Si accettava la sua proposta, dopo tutto Ber sarebbe stato disposto a rinunciare a tutto per lui. Beh anche Mathias era disposto a tutto per Su. Affogare il suo orgoglio e tornare a casa degli altri nordici non gli sembrava una cosa facile, però l'avrebbe fatto per il suo svedese. Non gl'importava neanche fare la parte della "puttana" e vederlo occasionalmente. Anche se sapeva benissimo che Su-san non poteva smettere di "accontentare" Fin, perchè, in caso contrario, il ragazzino avrebbe potuto insospettirsi; anche se solo il pensiero di Berwald assieme a Tino lo distruggeva. Vedeva che nei suoi occhi che non era molto sicuro, così cercò di rassicurarlo. Lo fece alzare e lo abbracciò con decisione sussurrandogli all'orecchio. E' vero. In fondo a tutti i nordici mancava la sua presenza. Lui non voleva costringerlo, ma era l'unico modo per restare con lui. Avrebbe fatto di tutto perchè si sentisse a suo agio, di tutto. E se c'era bisogno avrebbe sputato in faccia a Tino tutta la verità. Perchè, era molto angosciante per Su mantenere un genere di segreto. Però... Se era per il suo Den avrebbe fatto tutto. Aveva il viso rosso, era felice di poter stare con lui... Però avrebbe voluto restare qui ancora per un paio di giorni, così lo propose allo svedese. Sperava che avrebbe accettato, così avrebbero potuto passare un po' di tempo insieme. Restare lì un paio di giorni? Cosa avrebbe detto a Tino? Non sapeva cosa dire. Rispose un pò titubante, però avrebbe accontentato qualsiasi richiesta del danese. Tanto un paio di giorni non gli avrebbero cambiato di sicuro cambiato la vita. Almeno avrebbero passato un pò di tempo insieme, e chissà, magari sarebbe successo qualcosa di più, qualcosa che aspettava da tempo. Sorrise, era contentissimo di poter passare qualche giorno di completa tranquillità assieme a Su. Per ricompensarlo iniziò a baciarlo appassionatamente. Come non aveva mai fatto con nessuno. Si aggrappò alla sua maglietta, sentiva che stava iniziando ad eccitarsi, così avvicinò il suo viso al suo orecchio e sussurrò imbarazzatissimo Era talmente rosso che lo si poteva scambiare per un pomodoro danese coi capelli biondi. Un sorrisetto malizioso gli si stampò sul viso, ma non voleva correre troppo. Così si limitò ad annuire a seguirlo. Arrivati in camere si sedette sul letto, fissava un bellissimo quadro appeso alla parete. Poi fece avvicinare Den e iniziò a baciarlo con passione, infilando la lingua nella sua gola, aveva aspettato così tanto quel momento. Però lui era un tipo insaziabile, così decise che sarebbe stato l'altro a fare la prima mossa. Intanto gli accarezzava la schiena. Si sedette timidamente in braccio a Berwald e iniziò a baciarlo, il suo viso diventava sempre più rosso. Si stava eccitando sempre di più, per fortuna i pantaloni della tuta erano larghi così l'eccitazione non si notava molto. Continuava a baciarlo fin che la sua mano non scivolò dal suo petto fino ad arrivare sotto la cintura e iniziò a massaggiarlo. Sentiva che anche lo svedese si era eccitato, così gli slacciò la cintura e gli abbassò i pantaloni per poterlo massaggiare meglio. Vide che il danese prese l'iniziativa, la cosa gli piaceva. Gli sfiorò il membro già eccitato dai pantaloni della tuta, mentre lo lasciava fare. I suoi tocchi lo facevano drizzare sempre più, tanto che iniziò a gemere prima piano, poi sempre più forte. Ma decisamente non riusciva a controllarsi, era troppo bello per essere vero. Mentre si concentrava a godere selle sue attenzioni, squillò il cellulare. Ma la cosa non gli interessava, stava troppo bene per fermarlo, tanto che continuò a lasciar suonare il telefono, avvicinando il suo viso a quello del danese, per leccargli le labbra. Aveva infilato la mano nei suoi boxer e lo stava massaggiando sempre più velocemente, ma quando sentì il suono del cellulare fece un piccolo scatto con la mano e lentamente la tolse dai boxer. Appoggiò la fronte contro la spalla di Su-san. Sperava che gli dicesse che non gl'importava e chiedergli di riprendere in quello che stava facendo. Intanto gli diede dei bacini nell'incavo del collo. Quello stupido finlandese stava rovinando tutto. All’inizio non disse una parola, ma in quel momento, gli passò davanti tutta la sua storia con Tino. Quando si erano conosciuti, quando avevano iniziato ad amarsi, la prima volta che erano stati insieme. Una forte fitta gli venne alla testa. Non poteva buttare tutto questo, anche se amava davvero l’altro. Si alzò un istante e prese il telefono poi rispose. – SU-SAN! SU-SAN! D-DOVE SEI?! – Dall’altra parte si sentiva Tino. Aveva una voce triste e disperata, stava probabilmente piangendo. La cosa lo fece sentire tremendamente in colpa. Non poteva tradirlo così… Attaccò il telefono sospirando e guardando l’altro tristemente. In fondo, lo sapeva benissimo che non poteva lasciare Tino. Detto questo si avvicinò, e riprese a baciarlo con passione, sfiorandogli dolcemente il petto nudo con le mani, fino a stuzzicargli un capezzolo con le dita. Mentre l'altro stava parlando al telefono il danese iniziò a sentire un leggero dolore un po' più in basso della spalla sinistra. Quando Su pronunciò quelle parole il dolore aumentò di colpo, tanto che Den non poté fare altro che appoggiarsi una mano sul punto dolente. Finalmente Berwald aveva chiuso la chiamata con l'altro ed era ritornato da lui. Aveva ripreso a baciarlo, ma Mathias non era più tanto sicuro di volerlo fare con lui, ma or mai Sve era eccitato così non disse nulla e lo lasciò fare. Continuò a baciarlo dolcemente, per poi scendere a dargli sfiziosi bacetti sul collo. Succhiava la sua pelle, tanto che gli fece rimanere qualche segno rosso. Lo fece sdraiare e iniziò a leccargli un capezzolo mordendolo con delicatezza. Intanto con una mano scese sul petto fino all'elastico dei pantaloni. Riuscì con fatica a sfilarglieli, continuando a leccargli il petto, mentre con la mano gli massaggiava lentamente il membro da sopra i boxer. Notava che in lui c'era qualcosa che non andava, lo sentiva... Distante. Non voleva obbligarlo se non voleva così, guardandolo nel viso gli domandò qual'era il problema. Anche se sapeva benissimo qual'era la causa della sua malinconia. Ricambiò ogni suo bacio, cercando di nascondere la tristezza che gli aveva trasmesso la chiamata. Non era bravo a recitare, però per ora sembrava che lo svedese non si fosse accorto di nulla. Anche se era terribilmente eccitato c'era qualcosa che lo frenava. Alla domanda di Berwald arrossì terribilmente, non voleva rovinargli i "suoi momenti di gloria" non riusciva a mentire, soprattutto a lui, scostò lo sguardo per poi socchiudere gli occhi un po' incerto. Capì ovviamente quel'era la causa di tutto. Si vedeva che non voleva farlo, anche se non lo diceva esplicitamente. Così si fermò, e si alzò in piedi. Alla fine lo sapeva. Nulla sarebbe durato se non più di un giorno. Aveva un ostacolo più grande che un semplice amore in mezzo. Avevano una persona, Tino. E quella persona fino a poco tempo fa era tutto per Su. Quindi propose la sua decisione. Deglutì cercando di non piangere, era forte lui. Non voleva che quelle stupide lacrime di commozione gli bagnassero il viso. Non potevano fare altro. Dovevano restare amici, solo questo. Sperava che Den lo capisse. Il suo cuore intanto si stava lentamente strappando, perchè in fondo era lui che stava facendo il tutto. Però era il meglio per entrambi. Si alzò di scatto sbarrando gli occhi, non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Su-san lo voleva incoraggiare a tornare con Norvegia. Con le lacrime agli occhi si buttò su di lui per abbracciarlo poco più sopra del'ombelico. Si era lasciato andare e le lacrime iniziarono a solcargli il viso. Non gl'importava di Norvegia, lui voleva il suo Su-san. Dannazione non voleva perderlo, così prese coraggio e lo tirò verso di se per poi mettere le sue braccia attorno al suo collo. Lo abbracciò, ma non poteva permettere che si rovinasse la vita solo per stare con lui, così rispose in modo abbastanza sgarbato, anche se non era sua intenzione. Si fece serio come non mai. Se non accettava la sua proposta, allora la cosa sarebbe diventata più drastica. Sarebbe ripartito lo stesso giorno. In quel modo avrebbe sofferto, ma la sua vita sarebbe andata avanti. Sì, perchè Ber si preoccupava prima di tutto di lui, non doveva soffrire, star male... Proprio ora che era diventato forte e potente. Affondò il suo viso nel suo petto. Il loro non era un capriccio, era amore, di quelli veri che trovi solo una volta nella vita. Cercò di controbattere con voce agonizzante. Non voleva farsi scappare l'occasione di stare con lui. Era davvero disposto a diventare la sua puttana pur di passare del tempo con lui. In fondo sapeva che avrebbe sofferto, ma ciò non lo toccava minimamente. Allora era davvero un'idiota. Avrebbe dovuto mentire, anche se l'avrebbe fatto stare un pò male. Non si trattava di sesso, lui non voleva solo quello. Ber è un tipo da una relazione seria, che si può mostrare in pubblico. Aveva mentito, la sua faccia era comunque rimasta seria, nessun segno di cedimento. Ma dentro il suo cuore si era frantumato. Ma, non poteva permettersi che Den rinunciasse alla sua nazione, ai suoi amici, a qualcosa che aveva costruito con tanta fatica solo per una persona meschina come lui. Ber era freddo, insopportabile, antipatico. Non capiva come due persone potessero amarlo così tanto. Corse in bagno, e si chiuse dentro a chiave. Finalmente quelle lacrime tanto trattenute potevano uscire dai suoi occhi. Non poteva crederci, non voleva crederci! No, non poteva essere vero. Si staccò da quello che fino a qualche istante prima gli sembrava un amorevole abbraccio e si tappo la bocca con tutte e due le mani. A quel punto lo svedese se ne andò in bagno e lasciò Mathias da solo. Il ragazzo sconvolto scoppiò definitivamente a piangere rumorosamente e si lasciò cadere sul letto per poi abbracciare il cuscino. Era sconvolto, sapeva che non era vero e forse quella era la cosa che gli faceva meno male. Il fatto più grave era che non riusciva a far sciogliere quella barriera di ghiaccio per poter capire cosa provava davvero lo svedese. Sentiva il ragazzo piangere dall'altra stanza, il che lo faceva stare peggio. Decise che era ora di andare, perchè alla fine era tutta colpa sua. Era colpa sua se soffriva, perchè è stato lui a confessargli i suoi sentimenti. Lo sapeva, lo sapeva fin dall'inizio che la cosa non sarebbe andata a buon fine. Ma per capriccio, aveva pensato che la cosa si potesse risolvere, così. Cercò un pezzetto di carta e una penna e ci scrisse qualcosa velocemente. Poi si sistemò, si lavò la faccia e uscì dal bagno senza dire una parola. Afferrò lo zaino e si incamminò verso l'uscita. Disse senza farsi sentire. Posò la lettera sul divano e si fermò un istante davanti alla porta. Presto sarebbe corso via da quella casa e dalla vita del danese per sempre. Sentì la porta del bagno sbattere, così si girò ma Su-san era già sceso in salotto. Forse se ne voleva andare, così corse da lui per cercare di fermarlo. Scese velocemente le scale e lo raggiunse in tempo. Dal corridoio gridò con tutto il fiato che aveva in corpo. Gli corse in contro, ma sta volta si limitò a restargli a qualche passo di distanza. Le lacrime gli scendevano fino al mento, per poi finire sul parquet. Stringeva i pugni, avrebbe voluto abbracciarlo ma non era quello il momento. Si mise una mano al centro del petto. Dal potente e grandioso Mathias era passato al fragile e vulnerabile ragazzino. Scosse la testa. Si era promesso che non lo avrebbe più fatto soffrire. Detto ciò si affrettò ad uscire, non voleva ripensarci, Ber era un tipo deciso. Se sceglieva una cosa, quella era. Non sarebbe mai riuscito a rendere felice Mathias, e questa cosa non poteva sopportarla. Scappò fuori, correndo per le stradine, cercando di dimenticarlo. ma la cosa era impossibile... Era l'amore della sua vita, dannazione! Continuò a correre, non rendendosi conto dello scorrere del tempo. Den l'aveva seguito, sperava di averlo seminato. Presto avrebbe preso il primo aereo per Stoccolma e sarebbe ritornato a casa dal suo Tino. Anche se sentiva che da quel giorno le cose sarebbero cambiate. Appena lo svedese si mise a correre lo seguì. Era abbastanza distante da lui, ma riusciva a vederlo. Attraversò svariate volte la strada rischiando di essere investito, ma niente lo fermava e continuava la sua corsa. Dannazione Su-san era proprio veloce! Per fortuna la distanza tra loro stava diminuendo sempre più. Ecco! Doveva attraversare un ultimo pezzo di strada e poi l'avrebbe raggiunto. Sta volta fece attenzione, ma per lui fare attenzione equivaleva a guardare distrattamente. Così attraversò senza accorgersi che una macchina era a pochi metri di distanza. Così appena fu proprio in mezzo alla strada la macchina lo prese in pieno sbattendolo a terra. Pestò la testa e perse i sensi. L'ultima cosa che vide fu l'immagine sfocata di Sve che si allontanava. Si fermò per riprendere fiato, quando sentì delle vecchiette urlare. C'era stato un incidente. Si avvicinò e vide per terra privo di senso... MATHIAS?! Gli venne subito una fitta forte nella pancia. Si affrettò ad andare a soccorrerlo. Gli dava delle piccole pacche sulle guancie per farlo riprendere ma niente. Decise che aspettare l'ambulanza sarebbe stata una perdita di tempo, così lo prese sulle spalle e iniziò a correre in direzione dell'ospedale che era lì vicino, per fortuna. Si sentì ancora di più in colpa, se la cosa era grave, non se lo sarebbe mai perdonato. Solo in quel momento capì che Den senza di lui era davvero perso. Ormai non gli importava più di nulla, avrebbe lasciato tutto, pur di stare con lui. Sentiva delle voci confuse tra loro in lontananza che lo pregavano di svegliarsi, ma non riusciva nemmeno a muoversi. Riusciva ad avvertire una specie di calore attorno a se, sentiva qualcuno che lo aveva preso in braccio. L'unico che aveva tanta forza... Era Su-san. Che fosse proprio lui? Lo sperava tanto. Sapeva che l'avrebbe portato all'ospedale dove l'avrebbero tenuto in osservazione. Oltre a quella calda presenza sentiva anche un odore strano... Un odore di sangue. Infatti, a causa dell'impatto, il ragazzo stava perdendo un po' di sangue dalla testa. Sperava che avrebbe rivisto almeno un ultima volta il suo Berwald. Si affrettò a portarlo all'ospedale. I medici dissero che lo dovevano operare urgentemente alla testa, perchè aveva un taglio abbastanza profondo, così lo portarono in sala operatoria. Ber, continuava a sedersi, alzarsi, camminare avanti indietro davanti alla stanza dove lo stavano operando. Fece questo per ben 5 ore. Era preoccupato, rattristato, si sentiva in colpa. Se fosse stato con lui questo non sarebbe successo. Aveva bisogno di Den, del suo Den. Il pianto non gli dava tregua. Sentì squillare tutto d'un tratto il cellulare era Fin. Rispose, ma non si sentiva ancora pronto a dirgli la verità. Finita la chiamata scoppiò di nuovo a piangere, non ce la faceva più. Avrebbe voluto buttare giù quella porta ed entrare per vedere cosa stava succedendo. Sentiva sempre della gente che parlava, probabilmente medici. Dannazione la testa gli faceva così male e ancora non riusciva ne a muoversi ne a svegliarsi! Cercò in tutti i modi di aprire gli occhi, ma riuscì solamente a socchiuderli e a vedere che era in una sala operatoria. Un uomo con un camice bianco gli mise una mascherina dalla quale fuoriusciva del gas che lo fece addormentare. Pensò tra se e se prima di riaddormentarsi. Non capiva la gravità della situazione. Dopo svariate ore di vuoto completo si risvegliò. Notò subito che era notte inoltrata, poi aprì meglio gli occhi per notare che Su-san era seduto su una sedia accanto a lui. Stava dormendo. La sua espressione era così pacifica. Non voleva disturbarlo, così cercò di tirarsi su da solo, ma ogni volta arrivava ad un certo punto e le braccia gli cedevano. I medici avevano detto che l'operazione era andata a buon fine, la cosa lo rassicurò tantissimo. Da quel momento non l'avrebbe mai più lasciato solo. Aveva chiesto il permesso di restargli accanto, e i medici avevano acconsentito. Così, rimase li, in quella saletta tutta bianca e asettica, ad aspettare il suo risveglio. Ma era tardi, e Ber era terribilmente stanco, così che senza accorgersene si addormentò beato, e felice. Non si rese minimamente conto di quanto tempo fosse trascorso, quando sentì dei rumori, e lentamente aprì gli occhi. Vide che Den si muoveva. Si era ripreso! Sussurrando cercò di parlargli. Sorrise dandogli un bacino sulla fronte, era ancora stremato, ma vedeva che si stava riprendendo. La cosa gli riempì il cuore di gioia. Notò che lo svedese si stava svegliando, anche se le occhiaie sotto i suoi occhi dimostravano che era terribilmente stanco. Cercò di alzarsi, ma niente. Continuava a cadere, le braccia proprio non volevano reggerlo. Così si limitò a cedergli una parte del lettino. < -Si vede che sei Stanco. Forza sdraiati accanto a me.> Gli sorrise. Quando lo svedese annunciò la notizia il cuore di Den scoppiò dalla gioia, anche se non lo dimostrava per la troppa stanchezza. Si fece piccolo piccolo per cercare di offrire maggior spazio al suo salvatore. Sorrise. E per la prima volta dopo tanto tempo, quello era un sorriso vero. L'importante era che Den stesse bene. Gli strinse forte a mano, mentre stava seduto su quella poltroncina con la testa appoggiata al muro. Chiuse anche lui gli occhi, con quel sorriso che proprio non voleva andarsene dalla sua faccia. Anche se avrebbe dovuto lasciare per sempre il suo paese, abbandonare Tino, i nordici... Ormai non gli importava più. Aveva finalmente capito che la sua vita senza quel danese rompiscatole non aveva senso. Lui... Lo completava in qualche modo. Sì, lo completava, perchè da quel momento, non ci sarebbe stato nessun Berwald senza Mathias, e nessun Mathias senza Berwald.
  
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