Sono le sei del mattino. Mi devo alzare. So di doverlo fare, ma non voglio... I miei hanno programmato una giornata solo per noi tre dopo mi dovranno dire una cosa molto importante. Che cosa sarà? Non ci ho dormito la notte per pensare a cosa mi devono dire.

"Allora ti è piaciuta la giornata di shopping?"

"si, mamma ma davvero non mi fate aspettare tanto, che mi dovete dire?"

"Ah si, ecco. Sai quando tu avevi due mesi una famiglia venne qui in Italia per dare in adozione una bambina. Loro potevano permettersi solo una figlia ma ne sono nate due. In parole povere, sei stata adottata."

ADOTTATA. Quella parola risuonò nella mia testa come fosse un autoparlante. Esattamente come quello dell'aereo che dice "...ripeto...". Impossibile che fossi stata adottata. Una lacrima solcò il mio viso. Ciò voleva dire che la mia famiglia non era la mia VERA famiglia. Che i miei amati nonni non sono quelli veri. O i cugini, o gli zii. E... peggio chi può dire che il mio nome sia quello giusto. Magari i miei genitori biologici mi avevano dato un altro nome. Continuavo a piangere in silenzio pensando a cosa mi aspettava.

"Domani verranno a prenderti da scuola. Poi passerai due settimane con loro, infine dovrai scegliere"

"E' terribile"

"Mi dispiace ma è cosi...".

La notte non riuscii a dormire. Per fortuna il giorno dopo ne avrei potuto parlare con i miei amici. Forse loro potevano capire la mia situazione.
Sfortunatamente, almeno per me, la giornata scolastica finì subito. Eravamo pronti a uscire quando, Bella la mia migliore amica (la chiamavamo così per distinguerci), mi fermò per parlarmi.

"Immagina, Rose. Sei figlia del Brangelina"

"Ma come ti vengono queste battute?"

"Dai è possibile" subitò attaccò Alice affianco a me

"Magari sono figlia di un attore famoso che ha una moglie famosa, che ha fatto un film che ci piace tanto. E poi hanno detto che ho una gemella"

"Che figata!!! Una seconda Rose sai che palle"

"Grazie, Alì"

"Comunque mi hanno detto che quelli che non riconosco, sono i miei veri genitori"

"Buona fortuna!" urlarono in coro. Io mi fermai a guardare fuori al cancello e le mie best si fermarono con me.

Ad un certo punto iniziai a piangere singhiozzando. Non me ne accorgevo neanche. Le ragazze mi chiesero chi avevo visto e se era qualcuno che non mi sarei mai aspettato. Ed era così.
"Rose. Perchè piangi mi stai facendo preoccupare". A quel punto indicai un punto e loro videro subito e si misero a piangere. Non potevano essere Peter Facinelli e Jennie Garth. Era totalmente impossibile.
Sentivo nella mia mente una canzone dei Muse che dice esattamente "è tempo di correre via" e cosi feci. Mi andai a rifugiare in palestra. Lì non mi avrebbero mai trovata ma non ero cosi codarda da rimanere chiusa lì dentro. Trovai il coraggio ed uscii

.
"Ehi ti senti meglio?" le ragazze non si erano mosse da dove stavano e infatti neanche quei due. Se ne erano andati tutti e la scuola ormai era vuota.

Mi avvicinai e iniziai a parlare, speranzosa che loro non capissero:

"Allora, siete voi?"

"Si." com'era bella la sua voce. Così melodiosa. Pensavo fosse un sogno e chiesi a me stessa di svegliarmi. Ma evidentemente non era così.

"Ti hanno già detto cosa dovrai fare?"

"Si, dovrò passare due settimane con voi e poi sceglierò con chi restare"

"Esatto. Qualsiasi risposta andrà bene per noi."

"Mi fa piacere."

"Allora sali o no sulla macchina. Non mordiamo mica".

Wow battuta un pò troppo eccessiva. Almeno se la stai facendo a me. Alzai un angolo della bocca come a mostrare un sorriso e Jennie un istante dopo mi tese la mano come se io la dovevo prendere. Lascia perdere la mano e probabilmente lei se la prese. Guardai altrove per capire quale fosse la "macchina". Okay. Sto per svenire. Possibile che l'auto in cui io dovevo salire era una Volvo XC60 uguale a quella di New Moon? No, mi sarò sbagliata...

"Io in quella macchina non ci salgo"

"Perchè?" risposero insieme

"Perchè...perchè... insomma dai ci siamo capiti", Peter si mise a ridere e io feci una faccia strana

"Dai andiamo"

"Un attimo, ho completamente dimenticato le mie amiche"

"Certo, vai a salutarle"

"Torno subito". Ero assolutamente troppo presa da questa storia dei nuovi genitori che mi ero dimenticata delle mie amiche che erano ancora lì; immobili come statue.

"Ragazze io devo andare con loro".

"Certo vai li devi conoscere. Se così si può dire"

"Tra due settimane torno però"

"Rose, aspetta. Ma poi cosa dovrai fare?"

"Sentite ragazze so che è brutto, ma dovrò scegliere"

"Tra chi? Noi e loro?"

"Si ma c'è tempo per scegliere ragazze, vi voglio bene"

"Anche noi". Qualsiasi scelta io dovessi fare, avrei fatto male a qualcuno. Meglio non pensarci. Saliamo sulla Volvo.

Quella macchina sembrava una delle tende di Harry Potter. Da fuori è grande ma da dentro ancora di più. < Forza Giulia fai un respiro profondo che ce la puoi fare >.

"Allora, ti piace la macchina?"

"Se mi piace? Sono mesi che non faccio altro che sognarmela di notte"

"Sono contento". Non ci sarei mai riuscita. Non potevo farcela a chiamarli mamma e papà.

"Allora, diciamo innanzitutto che il tuo nome non è il tuo nome"

"Emh..."

"Tu non ti chiami come pensi di chiamarti"

"E come mi chiamo allora?"

"Nicole Julia..."

"NO. Non dirlo"

"Che cosa?"

"Il cognome. Devo prima essere lucida"

"Come vuoi".