Guardarono entrambi la proprietaria della locanda con diversi tipi d'imbarazzo stampati in volto. Le guance di Aerith si erano colorate di rossore accennato, ma dal modo in cui arricciava le labbra sembrava stesse già elaborando la giusta maniera per uscire in fretta da quella situazione. Cloud aveva incrociato le mani sul petto e si limitava a fissare la tizia con gli occhi di chi si sente leggermente più disposto a compiere un omicidio senza dover per forza essere pagato: però il fatto che deglutisse senza motivo e che dovesse mettere più impegno nel mantenersi inespressivo gli dava l'idea che gli stesse succedendo di nuovo quella cosa fastidiosa e sconosciuta. Palese disagio, celato molto abilmente.
« No, signorina, si sbaglia.» Aerith si
affrettò a puntualizzare, sporgendosi appena sul bancone
« Non siamo...insieme. Lui
è...» inciampò a fatica su queste
parole «...siamo amici.»
La tizia spostò lo sguardo perplesso prima sul volto
arrossato di lei,
poi sugli occhi luminosi ed rannuvolati di lui, resistendo al suo
cipiglio giusto qualche secondo prima di aprire bocca per rivolgersi di
nuovo a quella fra i due che sembrava più disposta al
dialogo.
« Oh, scusatemi.» si giustificò veloce
la proprietaria, iniziando a
giocherellare in un riflesso nervoso con la matita spuntata che se ne
stava adagiata fra i suoi capelli, dietro il padiglione auricolare
«
Devo aver frainteso.» farfugliò qualcosa mentre
fingeva di sistemare
delle cartacce sul suo bancone sbrecciato.
Aerith si rilassò, tornando composta e tranquilla al suo
fianco. In fin
dei conti non era successo niente di così terribile, erano
solo stati
scambiati per una coppietta di innamorati in cerca di un luogo
appartato in cui passare la notte. Era solo stata offerta loro una
camera con un letto a due piazze, per sbaglio.
Lo sguardo di Cloud divenne ancora più penetrante e la
proprietaria
accelerò il ritmo con cui spostava e strappava cartacce
ingiallite.
L'impressione era che quello strano uomo dai capelli biondi potesse
piombarle addosso da un momento all'altro, impugnando quell'enorme
spada dall'aspetto decisamente pesante. E la cosa
ancora più spaventosa,
a parte il taglio dei suoi occhi, era che camminasse perfettamente
diritto nonostante quell'affare smisurato gli gravasse sulle spalle.
«...allora, cosa posso fare per voi?»
azzardò ancora la donna, evidentemente nel panico.
Cloud batté velocemente le palpebre, spostando appena lo
sguardo su
Aerith. Gli aveva afferrato un polso e lo stava stringendo fra le dita
con tutta la forza di cui pareva essere capace, squadrandolo bieco con
un cipiglio che sembrava gridargli smettila di fissarla in
quel modo! Si starà convincendo che tu voglia ucciderla!
Cloud obbedì con un po' d' esitazione, ma guardò
altrove. Aerith sfoderò verso la proprietaria il migliore
dei suoi sorrisi:
« Vogliamo solo riposarci per la notte, quindi una doppia va
bene. Due
letti separati. Se ne avete libere.» postillò,
guardandosi attorno con
aria perplessa. Niente sembrava turbare Aerith più di tanto.
Lei diceva
ci sono abituata. Sono cresciuta qui. Cloud
annuiva silenziosamente con fare remissivo, pensando nel frattempo che
questo non avrebbe cambiato niente (e che quindi avrebbe continuato a
comportarsi come voleva - proteggendola - e preoccuparsi per lei quasi
quanto per Tifa.)
La donna al bancone sembrò stranamente contenta ed
impaziente di dare
loro una stanza qualsiasi e di levarseli in fretta di torno, dopo aver
intascato il pagamento anticipato - dieci gil che Aerith aveva
insistito a pagare, facendo alterare Cloud molto più di
quanto lui
desse effettivamente a vedere -
Quando poi si chiusero nella minuscola camera doppia, si ritrovarono
davanti ad un solo squallido
giaciglio con la trapunta rattoppata. L'altro letto non era un letto,
ma un materasso con una molla scoperta che spuntava dall'imbottitura,
sistemato alla meno peggio su di una branda arrugginita. Il tutto ben
stipato in un angolo invaso dalla muffa - una florida piantagione di
funghi d'umido - dove una finestrina con il vetro crepato mostrava una
squallida visuale del Settore 6.
Cloud sobbalzò nel rendersi conto che della gente accampata
là fuori - esattamente in corrispondenza di quella maledetta
finestra - aveva già iniziato ad avvicinarsi incuriosita,
magari
decidendo che quel quadrato di vetro sarebbe stato il loro
intrattenimento da lì al sorgere del sole. Cloud si
avventò sulla
finestra, abbassando in un solo gesto sia le tapparelle divelte che le
tende mangiate dalle tarme. Deglutì di un pacato sollievo,
almeno forse
in quel modo Aerith poteva dormire senza sentirsi osservata anche di
notte. Poi, quando si voltò nuovamente verso di lei, la vide
seduta
sulla brandina - tastando il materasso come se stesse valutando l'idea
di dormirci - e a quel punto gli salì di nuovo il sangue al
volto.
« Ovviamente stai scherzando.» disse,
riattraversando il misero metro quadro di stanza per andarle vicino.
Aerith lo guardò con gli occhi grandi come piattini:
« Io?»
« Alzati.» le ordinò, con tono
più brusco del necessario, muovendo un gesto rapido in
direzione del vero letto «
Lì.» non capiva il motivo per cui quella
discussione fosse anche semplicemente iniziata.
Aerith corrugò la fronte in un'espressione decisa, piantando
i piedi per terra:
« Dovresti lasciare che le pulci ti succhino il sangue fino a
prosciugarti solo perché io mi vesto di rosa?»
ribatté, sempre quel
filo più combattiva di quanto fosse giusto, dal punto di
vista di
Cloud.
« Non fare storie.» la interruppe, parecchio
acido, indicando con più vigore il letto « Tu
dormi dove io decido.»
« Non credo proprio,...ehi!» le sue lamentele ed il
suo dimenarsi non
impedirono a Cloud di avvicinarsi e di passare le braccia dietro la sua
schiena e nell'incavo delle ginocchia; la spostò di peso sul
materasso
duro ed asciutto, depositandocela sopra come fosse un prezioso e
fragile soprammobile di vetro. Aerith fece appena in tempo a
ricomporsi, tirandosi i lembi del vestito sulle gambe scoperte:
« Cloud, ma per chi mi prendi? Sono capace di camminare da
sola!»
protestò, sporgendosi oltre il bordo del letto « e
soprattutto, sono
abbastanza responsabile da capire quale sia il
modo migliore per...!»
Cloud la ignorò, voltandole le spalle, sollevando la Buster
e
poggiandola in bilico sul muro, vicino all'asta che Aerith aveva
già
depositato là vicino. Si sfilò anche la borsa
delle Materia e la lasciò
cadere sul pavimento, un attimo prima di sedersi sulla brandina.
Scivolò sull'imbottitura bitorzoluta fino a poggiare la
schiena contro
la parete e a quel punto intrecciò le braccia sul petto,
assumendo una
postura statica che lo faceva assomigliare più ad una statua
che ad un
essere umano. Non si sarebbe più mosso di lì.
Aerith protestò ancora per qualche istante, guardandolo con
gli occhi
verdi pieni di determinazione, ma poi sospirò e le si
incurvarono le
spalle.
« Sei un uomo insopportabile, Cloud.» decise,
gattonando fino al bordo
del letto e poi inciampando appena nel vestito quando ci si mise
seduta. Lo disse con tono rassegnato e con una nota canzonatoria che
dava l'idea che in fondo non ci credesse affatto.
Poi Cloud vide che stava iniziando a sciogliersi la treccia e prese a
fissare molto intensamente la molla che
squarciava il suo materasso.
« Non sbirciare, razza di maniaco!» Aerith lo
sibilò con un accento di
malcelato divertimento nella voce, mentre tirava il separè
bucherellato
in fondo alla stanzetta e si passava una mano fra i capelli mossi.
Cloud, davvero, pensò che non
l'avrebbe capita mai.
Maledetto bugigattolo pieno di ragnatele. Una
donna non poteva
neppure spogliarsi in santa pace senza temere che qualcuno la spiasse
di nascosto. Cloud si concentrò con maggiore interesse sul
metallo a
spirale.
Aerith poteva star certa che lui non avrebbe smesso un solo istante di
vegliare su di lei.
...maledizione, Tifa è...! Fu un
pensiero d'urgenza che
gli arrivò nell'eco di quelli rivolti ad Aerith, proprio
mentre la
sentiva camminare a piedi nudi - a piedi nudi! -
e rifugiarsi sotto le coperte.
« Ora puoi guardare.» annunciò,
tranquilla. Cloud sollevò gli occhi
lentamente e vide che sotto quella trapunta enorme spuntava solo il suo
volto ovale carezzato dai lunghi capelli sciolti. Sentì
l'inspiegabile
ed improvviso bisogno di guardare altrove, anche se ormai lei era al
sicuro da qualsiasi occhiata indiscreta. Gli sembrava di pretendere
troppo.
Ci fu qualche istante di silenzio; Aerith batteva le palpebre
lentamente, avvolgendosi sempre più stretta nella coperta,
mentre
ciocche di capelli si distendevano disordinatamente sul cuscino. Un
lungo cerotto le copriva la pelle appena sotto lo zigomo, a nascondere
un graffio abbastanza brutto che si era fatta cadendo in avanti quando
un tizio l'aveva malamente urtata in mezzo alla strada. Aveva rifiutato
orgogliosamente l'aiuto di Cloud e si era curata da sola, usando una
delle Materia che aveva preso in prestito.
L'ex-SOLDIER le studiò il volto con un nuovo, tenero
interesse, mentre
coglieva nei suoi lineamenti una stanchezza estrema che le impediva di
tenere gli occhi aperti.
Aerith correva e cadeva, si rialzava, faceva qualche altro passo e lo
raggiungeva di nuovo, senza mostrare alcun segno di affaticamento. La
scrutò attentamente, credendo quasi che quel semplice
contatto fra i
loro occhi - perché pure i suoi, verdissimi, lo guardavano
di rimando,
anche se spesso le palpebre pesanti li nascondevano per lunghi momenti
- potesse aiutarlo a capire qualcosa in più di quella
ragazza.
« Tu non dormi, Cloud?» domandò lei dopo
un po', con la voce soffocata dalla stoffa del cuscino.
Lui batté le palpebre, mettendo a fuoco non solo lei, ma
anche tutto il
resto della stanza. Le tapparelle e le tende erano immobili.
« Non pensare a me.» rispose, laconico, a voce
bassa. Aerith ridacchiò appena, mentre si sforzava di
risollevare le palpebre:
« Ehi, SOLDIER, se non chiudi quegli occhi che brillano come
fari mi
terrai sveglia tutta la notte...» lei non lo avrebbe mai
ammesso. Non
si era fermata un attimo da quando si era alzata quella mattina,
vestendosi dei suoi abiti femminili fra le mura sicure di casa sua,
aveva corso a perdifiato avanti e indietro nei bassifondi, senza
lamentarsi una sola volta. Ora si ritrovava a dormire in una stanza
squallida assieme alla sua improvvisata guardia del corpo, inseguendo
dei malavitosi, invischiata in una faccenda pericolosa - per lei -
quasi quanto lo era stata quella caduta dal reattore per lui.
Cloud modificò appena la posizione delle braccia. Non
esisteva una sola
scusa al Pianeta che potesse convincerlo a chiudere gli occhi, quella
notte. Si era già preparato, immobile com'era sulla brandina
- a non
staccarle gli occhi di dosso neppure per un istante, sfruttando le
percezioni accentuate dalla Materia che ribolliva nelle sue vene per
cogliere e soffocare qualsiasi fruscio, qualsiasi scricchiolio,
qualsiasi cosa che potesse disturbarla o esporla al pericolo. Una notte
di veglia - o due - poteva permettersele. Anche tre. Non era di certo
la prima volta.
«...scusa.» non gli venne in mente altro modo per
rispondere e si limitò ad abbassare appena lo sguardo.
« Dormi, razza di zuccone in armatura...» lo
ammonì, soffocando uno
sbadiglio «...non sei preoccupato per Tifa? Domani dovremo
svegliarci
presto per cercarla.»
Gli tornò di colpo in mente la tranquillità con
cui Aerith si era
offerta di intrattenere gli zotici che bighellonavano di fronte
all'Honeybee Manor mentre lui chiedeva informazioni al tizio di fronte
all'entrata. A dire il vero aveva ascoltato e compreso metà
di ciò che
gli era stato detto e poi si era quasi caricato Aerith in spalla ed
aveva voltato l'angolo ricordandosi appena di mormorare un
ringraziamento.
Accidenti, Tifa... ! Dove ti hanno rinchiusa? Vorrei solo
portare te e Aerith fuori di qui...
« Non riesco ancora a capire il motivo...»
bisbigliò, un po' incerto, evitando di guardarla.
« Mmh?»
«...perché sei venuta? Tifa...è una
cosa di cui dovrei occuparmi da solo...»
Aerith sbuffò appena; Cloud pensò che se fosse
stata più sveglia,
allora forse avrebbe iniziato un'altra delle sue offese ramanzine.
« Ci deve essere per forza un motivo?» disse lei,
semplicemente, senza
aprire gli occhi, con la voce che diventava sempre più lenta
« Lei è
amica tua e tieni a lei. Lei è in pericolo, è
stata portata su di un
carro nel posto più terrificante di tutta Midgar,
soprattutto per una
donna. Dovrei fare l'indifferente?» ma com'era possibile?
Cos'aveva in
testa?
Cloud scosse il capo come a scacciare pensieri spiacevoli:
« Dovresti rimanere in un posto dove io possa assicurarmi che
tu stia
bene.» sancì, con decisione, irrigidendosi
maggiormente nella sua
posizione scomoda, con le gambe incrociate.
« Sei una guardia del corpo molto apprensiva.» lo
sgridò debolmente, ma
poi sul volto le si disegnò un piccolo sorriso «
Non che mi dispiaccia.
Ma stanotte dormi, Cloud. Io sto bene.»
Cloud esitò qualche secondo prima di annuire:
«...si.» lo disse con tono convinto, anche se non
lo pensava affatto.
«...domani proveremo ad andare alla Mansion del don. Non so
se per
fortuna o sfortuna, ma il carro aveva le insegne di
Corneo...»
«...si.»
Una lunga pausa. Aerith respirava tranquillamente, Cloud la guardava
tenendo gli occhi socchiusi per non disturbarla con il bagliore del
Mako e per farle credere che in un modo o nell'altro, anche lui stava
cercando di prendere sonno. Con gli occhi chiusi, quella ragazza
sembrava così indifesa e fragile da non assomigliare neppure
lontanamente a quella strana ed incomprensibile creatura che faceva far
capriole - d'angoscia, di fredda e asfissiante angoscia
- allo stomaco, al cuore ed ai neuroni di Cloud.
«...e guarda di non provare ad imbrogliarmi!»
aggiunse lei dopo un po',
nel bel mezzo del suo sfinito dormiveglia «...se rimani
sveglio me ne
accorgerò e allora sarò costretta a cantarti una
ninna nanna fino a
farti cadere morto stecchito e assonnato.»
«...si.»
Ma poi Aerith si addormentò profondamente, con la sua sagoma
confusa
sotto le coperte che si sollevava ed abbassava ad intervalli regolari,
le labbra dischiuse, mentre la luce del neon si spegneva piano,
sfrigolando.
Gli occhi di Cloud
rimasero aperti durante tutta la notte, e lei non diede segno di
accorgersene.
(xxx)
Nota dell'autrice:
Grazie Necrysia, zack_fair,
grazie the one winged angel, il fatto che tu segua le mie storie con così tanto interesse mi rende davvero felice e
poter leggere puntualmente le tue recensioni è il regalo più bello che tu possa farmi!
Grazie Youffie
Non ho altro da dire! - al prossimo capitolo xD