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Autore: _JaneClod    17/08/2010    1 recensioni
Una ragazza matura e innamorata dell'amore. Un ragazzo pazzerellone e che all'amore non ci crede affatto! Come andrà a finire? Leggete e lo scoprirete! :) Presto metterò gli altri capitoli.Spero vi piaccia e vi prego recensite! Ditemi se e dove sbaglio,mi fa piacere potermi migliorare ^^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incontro


Ho sempre voluto essere come il vento,leggiadra ed invisibile. Invece ero la ragazzina più imbranata di tutto l’universo e venivo subito notata. In realtà ero piuttosto carina,e quindi abbastanza gettonata tra i ragazzi della mia scuola. Non che mi interessasse molto,non badavo a i ragazzi. Mi interessavo allo studio e all’arte,tutto il resto veniva dopo. Si avevo degli amici,ma non ho mai preso molto sul serio l’amicizia. Ricordo che quando ero piccola,stavo ore e ore a sognare la mia metà e il nostro primo incontro,poi passavo tutto il resto del tempo ad organizzare spensierata il matrimonio tra Ken e Barbie. Ogni giorno immaginavo un possibile pretendente differente,lo stesso valeva per il luogo d’incontro e tutto il resto. Giuro ho provato tutte le possibili combinazioni,ma mai ho immaginato uno come lui. Semplicemente perché odiavo il verde e i capelli marroni mi sembravano troppi banali,quindi pensavo che mai e poi mai mi sarei potuta innamorare di un ragazzo con gli occhi di un colore che odiavo e i capelli di uno scontassimo castano. Ma da bambina non sapevo che quando ti innamori cambia tutto,cambia radicalmente il modo di vedere le cose. Da quando mi sono innamorata di lui,il verde è diventato il mio colore preferito! E mi sono resa conto che i capelli marroni sono particolarissimi,perché studiandoli bene,ti accorgi che contengono migliaia di riflessi e sfumature diverse,che variano da persona a persona. La cosa strana era che a me quel tipo dagli occhi verde intenso,non piaceva affatto. Non mi piaceva il suo modo di comportarsi,il suo modo di ragionare,l’unica cosa che apprezzavo in lui era il coraggio. Forse è stato proprio questo a farmi innamorare di lui,nella mia vita ne ho conosciuta davvero poca di gente coraggiosa e l’unica cosa che odio sono i vigliacchi.
Comunque,il giorno in cui tutto ebbe inizio era un sabato pomeriggio e pioveva a dirotto. Io ero uscita per andare a studiare da Emily,una mia amica. Dopo aver passato il pomeriggio da lei,mentre tornavo a casa venni colta da un terribile acquazzone. Non avevo un ombrello con me,così pensai di ripararmi sotto la pensilina che stava alla fermata degli autobus,vicino casa di Emily,sperando che la pioggia passasse il più in fretta possibile. Ci misi un po’ ad accorgermi che di fianco a me c’era un’altra persona,un ragazzo. Lui non sembrava essersi accorto di me,stava leggendo cor aria annoiata un libro,credo sulla copertina ci fosse scritto geometria o qualcosa del genere,insomma,qualcosa che riguardava la scuola. Ad un tratto si girò verso di me,e per la prima volta vidi i suoi bellissimi occhi verdi,anche se quel giorno non ci vidi niente di speciale.
- Cos’hai da fissare? - mi chiese con aria irritata. Ahi! Non mi ero resa affatto conto di fissarlo,così per la vergogna arrossì da capo a piede,come mi era solito.
- Niente stavo osservando … il tuo libro,ecco! - dissi imbarazzata. - deve essere interessante! - la scusa più stupida e poco credibile che mi sarei mai potuta inventare,ma l‘ho già anticipato,ero la ragazzina più imbranata dell’universo. Lui ridacchiò.
- Ti piace la geografia?! - disse ridendo.
- Bhe,è sempre meglio della geometria … non trovi? - risposi titubante.
- Non posso darti torto - sorrise. - Quale autobus aspetti? - aggiunse.
- Oh,in realtà non aspetto nessun autobus,sono qui solo per ripararmi dalla pioggia! - sorrisi.  - Wow,devi essere uno studente modello per studiare anche mentre aspetti l’autobus! - esclamai. Lui cominciò a ridere di gusto.
- In realtà sto studiando per i corsi di recuperò! - mi sentì una totale idiota,per non aver tenuto la bocca chiusa. Fortunatamente in quel preciso istante arrivò l’autobus che lui aspettava.
- Io vado! Sei simpatica ragazza! - sorrise salendo.

***

I professori ci avevano caricato più del solito,mi toccava passare interi pomeriggi a studiare,se non volevo essere bocciato! Io odiavo la scuola! Non si preannunciava niente di buono per quella settimana. Mai e poi mai avrei immaginato quello che il destino aveva i serbo per me. Io non ho mai creduto all’amore,intendo quello vero. Per me l’amore esisteva sì,ma non quello eterno,per me era solo un sentimento effimero destinato a svanire con il tempo,una bella sensazione,ma,niente di più. Pensavo questo solo perché non avevo mai sentito sulla mia pelle la sua forza. Sono sempre stato un ragazzo testardo,era difficile che cambiassi idea,ma soprattutto,non ho mai avuto paura di difendere le cose in cui credevo. Ed una cosa un cui credevo era che l’amore vero non esistesse. Sono stato costretto a ricredermi.
Stavo andando a prendere alcuni miei amici per uscire. Sì,in realtà sarei dovuto restare a casa a studiare,ma avevano insistito così tanto perché andassi con loro … odio studiare,ed era una così bella giornata,è stato più forte di me non ho resistito! Comunque,ero in motorino ed ero soprappensiero,tant’è che non mi accorsi di aver superato la mia metà,così mentre guidavo,voltai la testa verso casa di Filippo,imprecando come un demente. Ero sempre con la testa rivolta indietro quando all’improvviso - Boom! - ,Oh,merda! Ho investito una tipa in bici! Il motorino nell’impatto era sbandato,ed io ero caduto per terra. Fortunatamente avevo il casco,e ci rimedia solo un ginocchio sbucciato. Mi rialzai subito per soccorrere la ragazza. Intanto tutte le macchine si erano fermate intorno al luogo dell’impatto,alcuni suonavano il clacson come impazziti,altri scendevano per vedere come stava la giovane. Era stesa sull’asfalto e aveva una ferita sulla fronte,non sapevo se aveva perso i sensi o era morta. E giuro,ebbi una paura tremenda di averla uccisa,per un millesimo di secondo pensai di darmela a gambe,ma fuggire davanti alle difficoltà non è da me. Mi feci coraggio e a passo svelto mi incamminai verso la ragazza. Dovetti oltrepassare il nugolo di gente che nel frattempo le si era formato intorno. Un uomo era inginocchiato vicino a lei e le stava sentendo il polso,probabilmente era un dottore.
- Come sta? - chiesi all’uomo.
- Lei chi è,ragazzo? - mi chiese.
- Bhe .. Io sono il tipo che l’ha investita - confessai imbarazzato. Lui mi guardo serio per un attimo.
- Bhe, è viva,ha solo perso i sensi. Penso stia bene,probabilmente si sarà rotta qualche osso,ma non credo sia niente di grave. Le basterà qualche giorno in ospedale - mi rassicurò. Tirai un sospiro di sollievo. Meno male!
- Avete chiamato l’ambulanza? - chiesi al medico.
- Sta arrivando - rispose. Ed ecco che sentì il rumore delle sirene dell’ambulanza. Scesero gli infermieri con la barella e l’ha caricarono su.
- Sarebbe carino se andassi con lei,non credi? - mi disse il dottore.
- Giusto … -  farfuglia. E salì sull’ambulanza.

***

Dove mi trovavo? Sembrava una stanza di un ospedale,ma cosa ci facevo in una stanza d’ospedale? Il rumore della porta che si spalancava,mi distolse dalla mia confusione.
- Oh! Ti sei svegliata finalmente! - ma chi era quel ragazzo? - Ehm,ciao … Io sono Eric - aggiunse un po’ titubante.
- Cosa ci fai qui? Ma soprattutto,cosa ci faccio io qui?- quasi urlai.
- Non ricordi nulla?? - mi chiese. Vuoto totale.
- No ricordo solo che stava andando in bicicletta da mia nonna e … - ci dovetti riflettere un po’ prima di arrivarci. - Sono sta investita da un brutto idiota in motorino! Ora ricordo! Dov’è quell’imbecille?? È scappato,immagino! Brutto cane vigliacco! Guarda,appena lo scovo giuro che mi faccio risarcire,dovrà pagare per quello che ha fatto ed anche profumatamente! - urlavo. - comunque,non mi hai ancora detto cosa ci fai qui - chiesi d’un tratto a quel ragazzo sconosciuto.
- L’ho ammetto … sono l’imbecille che ti ha investito - sorrise imbarazzato. A me invece veniva da piangere. Solo io riuscivo a fare certe figure. Abbassai la testa e mi misi la mano in fronte. Solo allora mi resi conto che il mio braccio era ingessato. E non solo quello anche tutte e due le gambe!
- Scusa … tanto - farfugliai fissando le mie ingessature.
- E di cosa! - rise - Hai tutte le ragioni di questo mondo per darmi dell’imbecille,ti ho investita! Sono io che devo chiederti scusa - aggiunse poi serio. Aveva ragione,era lui il pazzo che mi aveva investita. Feci una smorfia. - Bhe,tu non ti presenti? Dovresti dirmi come ti chiami e dovresti anche darmi un numero per rintracciare la tua famiglia - mi disse. Già!
- Mi chiamo Anastasia e puoi … - mi interruppi guardandolo. Mi ricordava qualcuno. - Sai la tua fisionomia mi è familiare! - ma chi? Poi mi illuminai. - Tu sei il tizio che stava alla fermata dell’autobus! Sì,quello che studiava geografia! - lui mi fissò con aria dubbiosa. Ecco ho fatto un’altra figuraccia,pensai.
- Sì! Mi ricordo di te,la ragazza a cui piace la geometria! - rise. Meno male,non mi ero sbagliata. Poi improvvisamente mi passo per la testa uno pensiero piuttosto fuori luogo: quel ragazzo era affascinante. Scacciai immediatamente via questo pensiero. Mi aveva appena investita,da come parlava sembrava anche piuttosto superficiale e per di più indossava una felpa verde. Bleah! Io detestavo il verde! Bhe,si,era carino,ma ne ho visti di meglio. Ad un certo punto entrò il dottore per visitarmi. Ne approfittai per dargli il numero dei miei genitori.
- Bene,si è fatto tardi! Io vado,mi raccomando Anastasia,rimettiti presto! - disse … Eric,giusto?
- Sì,comunque ti chiedo un ultimo favore!Solo domani,torna! Così discutiamo del risarcimento - lo avvertì.
- Certo - sospirò. Ero sicura che non sarebbe venuto. Rimasi sorpresa,quando il pomeriggio del giorno dopo,lui si presentò. E si presentò anche il giorno dopo,e il giorno dopo ancora. Rimasi all’ospedale per quindici giorni e non ricordo un giorno in cui lui non venne a trovarmi. Si può dire che ormai eravamo diventati buoni amici,anche se mi faceva innervosire spesso. Con lui stavo bene e … riuscivo a confidarmi. E credo che anche lui provasse lo stesso verso di me. Quando venni dimessa,quasi mi dispiacque. Bhe,in realtà no,ma solo perché non sapevo cosa mi aspettava.
  
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