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Autore: alister_    17/08/2010    2 recensioni
A volte le parole perdono di significato. Specie nella solitudine.
[Reira centric]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Reira Serizawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Tu sei come la stella polare-, continuava a ripeterle, incessantemente. Ogni volta che esitava, lui riproponeva quella frase, forte del carisma che trapelava dalla sua voce mascolina.

-Quando schiudi le labbra e lasci uscire la voce-, continuava, cercando di catturare i suoi occhi in una morsa magnetica, -inizi a splendere. E non di una luce qualsiasi. Non sei una stella normale, Reira: sei la più brillante-.

E lei, lei annuiva con un accenno di sorriso a queste parole, lasciando dondolare i capelli lunghi e fluenti lungo il corpo magro.

“ La stella polare”, si ripeteva a mente, quando entrava nella sua camera d’albergo, sola. E le parole di conforto di Takumi lentamente perdevano d’intensità, soffocate dalle immagini di corpi intrecciati che la sua mente produceva in modo autonomo. E si trovava a pensare che forse dei respiri affannati l’avrebbero consolata di più di tante poetiche similitudini.

“La stella polare”, si ripeteva a mente, quando, dopo l’ennesimo festino, andava a recuperare Ren privo di sensi da qualche parte. Accanto a lui c’era sempre l’immancabile bustina vuota, e lei si chiedeva perchè, se davvero era come l’astro che aiuta ad orientarsi ogni navigatore, non riuscisse in alcun modo ad indicargli la retta via. Sprigionava luce, ma questa luce non sembrava mai essere sufficiente a fare qualcosa di buono.

“La stella polare”, si ripeteva a mente, mentre contava le banconote da dare a Shin e quelle parole le sembravano più che mai senza senso. La sua voce le procurava soldi e lei usava il denaro per comprare quel calore che nessuno le voleva dare, per paura di offuscare la sua lucentezza. Non c’era nulla di poetico nell’ alimentare il circolo della prostituzione giovanile.

“La stella polare”, si ripeteva a mente, mentre osservava con occhi attenti quella ragazza che cantava con grinta e carisma dietro le schermo della tv. A vederla così, energica e vibrante come lei non era da tempo, si chiedeva quale nuova menzogna Takumi si sarebbe inventato di lì a breve per rassicurarla della sua supremazia. Non capiva che ciò che invidiava veramente a Nana era la luce che si accendeva negli occhi di Ren ogni volta che veniva fatto il suo nome.

“La stella polare”, si ripetè a mente, mentre con un sorriso abbassava lo schermo del portatile. Le parole dell’ultima mail ancora campeggiavano limpide nella sua memoria quando i suoi occhi iniziarono a vagare attraverso la volta stellata che si estendeva oltre il vetro. In quel momento Shin, in montagna per il suo ritiro, stava osservando le stesso cielo, magari cercando proprio la stella polare.
“Di notte si vedono miliardi di stelle. Mi sento felice. Quando vedo qualcosa che luccica, penso sempre a te, Reira”.

-La stella polare!-, esclamò, facendo sussultare Mari che lavorava alle sue spalle. Sì, luccicava, luccicava davvero tanto, ed era sicura che anche Shin la stesse guardando, proprio in quel momento.
“Il filo rosso del destino…”, pensò giocherellando distrattamente con l’accendino che portava al collo. E per la prima volta, credette davvero di essere come la stella polare. Perché le menzogne di Takumi attraverso Shin diventavano una verità dolcissima.



Nota: la citazione in corsivo è tratta dal volume 11 di “Nana” e appartiene ad Ai Yazawa e agli aventi diritto.
Uff, puff! Non pensavo di portare a termine il set, e invece ce la faccio in extremis! Chissà perchè stasera m'ispirava "Nana": questo è un tributo a Reira, il personaggio che più amo nel manga della Yazawa.

   
 
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