Memories of our World
First Memory† Cold and Sorrow (1st. part)
Cose
che vanno, cose che tornano, no, non cose ma ricordi che ronzano come le vespe
quando le chiudi dentro un vaso: sono fastidiosi tutti quei pensieri che
girano, secoli e secoli in cui ho accumulato voci, sensazioni, tanti piccoli
ritratti delle persone che in momento o nell’altro sono state importanti, un
po’ come un ripostiglio strapieno. Fin troppo pieno come lo sgabuzzino di casa
mia, quello vero intendo che non ho mai voluto ripulire e che devo ripulire
prima che la porta ceda. Invece sono in giro a far niente, non è certo la
giornata adatta a passeggiare con questo freddo da lupi e mezzo metro di neve,
del resto ai primi di gennaio è ovvio. Eppure sto girando da ore per un parco
deserto, non c’è anima viva soltanto i corvi che hanno eletto le panchine e i
pergolati spogli a loro posto di vedetta, non si danno neppure pena di volare
via al mio passaggio. Ma che bestie sfacciate! Non li ho mai sopportati i
corvi, del resto quando te li ritrovi che banchettano con quello che resta dei
tuoi amici finisci con odiarli!
Ormai
conosco questo posto come le mie tasche e l’atmosfera è fin troppo cupa per i
miei gusti, tanto vale andare a scaldarsi le ossa in qualche locale prima di
diventare un magnifico pupazzo di neve! Attraverso a passo di marcia i vialetti
mal spalati cercando di bagnarmi il meno possibile, già ho la luna per traverso
se poi ci si mette pure il Generale Inverno andiamo benone; manco a dirlo il
passaggio è letteralmente bloccato da un muro di neve. Mi toccherà fare il giro
lungo per la pista di pattinaggio, non che la cosa mi entusiasmi ma non posso
fare altro: di solito evito il laghetto ghiacciato come la peste inventando
scuse una più assurda dell’altra, ci sono pessime esperienze legate al ghiaccio
che davvero non voglio rivangare. Non ora che gli elementi pare si siano messi
d’accordo per farmi perdere la pazienza.
Non
so come faccia la gente a trovare bello e romantico un posto del genere: il
laghetto si trova esattamente al centro del parco circondato da siepi e
alberelli sifilitici addobbati per le feste natalizie appena passate con lucine
colorate e festoni che il vento gelido e tagliente fa sventolare tristemente
come fossero ragnatele rotte, qua è la sono state appese bandierine e coccarde
che le continue bufere hanno strappato dai rami e sparso a terra, e pensare che
pochi giorni fa era tutto così allegro con le bancarelle di dolci caldi, le
famigliole a caccia di regali e perfino una mostra di sculture di ghiaccio; ora
resta solo la vecchia giostra che il vecchio proprietario si ostina a tenere
aperta nella speranza che arrivi qualche cliente e quel che rimane delle
decorazioni. Per farla breve un immagine desolante e patetica che mi ricorda
tanto un vecchio campo di battaglia, quel
campo di battaglia …
C’era un gran silenzio, si
sentiva solo il gelido vento del nord sibilare tra gli alberi come un gatto
arrabbiato portando grandi fiocchi di neve, i cavalieri si muovevano
altrettanto silenziosi quasi non avessero avuto consistenza, erano maestri
nell’avanzare come ombre anche con addosso le pesanti armature per poi sbucare
all’improvviso di fronte al nemico con una furia e un impeto che avrebbe fatto
paura a un demonio. Trucchi appresi negli abbaglianti deserti d’Oltremare e poi
adattati alle desolate lande nordiche.
“Chissà perché quando
succede qualcosa di grosso c’è sempre un tempo tremendo, magari una pioggia da
infradiciarti fino alle ossa ovviamente accompagnata da tuoni da farti
letteralmente tremare la terra sotto i piedi o una tempesta di neve, manco
volesse dire la sua però mi piace, la neve intendo! Ci nasconde così possiamo
fare una bella sorpresa ai barbari! Mi immagino le loro facce a vederci
arrivare all’improvviso come i fantasmi! Sarà magnifico vero Gran Maestro?” la
piccola Nazione non riusciva a trattenere il suo entusiasmo e, nonostante gli
ordini di stare in assoluto silenzio, aveva preso a tirare con insistenza il
mantello bianco e nero del cavaliere a capo del gruppo accompagnando ogni
strattone con una risatina acuta finché il severo combattente si era abbassato
e gli aveva scompigliato i capelli color acciaio.
Alcuni nuovi arrivati
nell’Ordine si chiedevano come mai il Gran Maestro dei Cavalieri Teutonici,
famoso per essere un tipo freddo e intransigente, si comportasse come un nonno
affettuoso con quello strano vivacissimo ragazzino. La risposta era tanto
semplice quanto incredibile: la piccola peste dai grandi occhi magenta era la
personificazione del Regno che i crociati del nord avevano strappato ai pagani,
ne era la prova il fatto che quella vivacissima creatura avesse circa duecento
anni ma ne dimostrava a mala pena dieci.
Fatto sta che quella era la primissima volta
che Gilbert – così lo aveva chiamato il primo Gran Maestro- andava in
battaglia, troppo giovane per partecipare alle Crociate assieme alle altre
Nazioni, quell’insignificante imboscata sulle rive di un laghetto dal nome
impronunciabile sarebbe stata il suo battesimo alle armi: ai suoi occhi pareva
una cosa epica e magnifica come le storie degli antichi eroi. Non sapeva ancora
cosa fosse la guerra ma l’avrebbe imparato presto.
Ecco
appunto, come dicevo certe volte non è affatto bello avere secoli di storia che
letteralmente ti pesano addosso: le persone normali dimenticano, le Nazioni no,
è parte della nostra natura ricordare eventi accaduti secoli fa come fossero
capitati solo ieri; certe cose scritte nei libri io le ho vissute davvero sulla
mia pelle e di alcune ho perfino la prova,
non parlo della robaccia ammuffita che si trova nei musei, intendo ferite che hanno
lasciato segni indelebili e che a volte fanno ancora male. Siamo praticamente
immortali ma questo non vuol dire che siamo anche invulnerabili, semplicemente
le armi tradizionali non possono ucciderci ma proviamo dolore come qualsiasi
essere vivente; personalmente ho ricevuto un centinaio di colpi mortali senza
contare le volte che ho rischiato di scomparire. Eh già, le Nazioni non muoiono
ma smettono di esistere e sono le persone normali a decretare la loro fine: non
è ironico che basti un tratto di penna per … esattamente cosa accade in quel
momento nessuno lo sa, alcuni di noi cadono in un sonno profondo nell’attesa di
diventare qualcos’altro, altri perdono la memoria e tornano piccoli o
semplicemente spariscono … chissà …
No,
momento, che razza di pensieri contorti sto facendo? Non è da me farmi certi
incasinamenti esistenziali, tutta colpa di questo dannatissimo lago e – tanto
per cambiare- di quello stramaledetto pazzo fuori di testa!
Dopo ore di marcia
attraverso le terre contese, erano finalmente giunti sulle gelide rive dove
avrebbe dovuto esserci l’accampamento dei pagani e invece niente, neanche una
misera capanna e questo non era normale: l’entusiasmo del piccolo Gilbert si
sciolse come neve al sole sostituito da un crescente timore, stava per accadere
qualcosa di terribile e lui lo sentiva. Non che sapesse prevedere il futuro –
quello sì sarebbe stato utile- semplicemente era come se la terra gli parlasse,
peccato che a lui arrivassero solo strani presentimenti o, peggio ancora,
incubi terrificanti. All’inizio si era spaventato e, dopo aver tenuto sveglia
l’intera commanderia per settimane inutilmente, aveva chiesto aiuto alle altre Nazioni, a dirla tutta si era
presentato in lacrime alla porta dell’unico in grado di venirne a capo – se
solo ci fosse stato ancora il Vecchio non si sarebbe dovuto abbassare a pregare
quell’antipatico bacia rospi!- non ci aveva ricavato altro che un discorso
complicato e una serie di rimproveri sui suoi modi selvatici e poco cortesi …
che poteva farci se era cresciuto tra i boschi e non alla corte dei Signori di
Provenza? Tutto quel viaggio per sentirsi dire chissà cosa sull’amor sacro che
unisce le Nazioni alla Terra e robe simili … almeno adesso sapeva di non essere
pazzo o malato o indemoniato o qualche altra cosa orribile! Ciò non toglie che
era una cosa inutile e pure poco piacevole,
avere presentimenti pochi attimi prima che le cose accadano, ormai il guaio era
fatto e non si poteva farci più niente!
E sta volta il guaio era
enorme e aveva l’aspetto di un centinaio di barbari sbucati dal nulla alle
spalle dei cavalieri, la situazione si era invertita e ora erano i crociati del
nord ad essere in trappola tra le armi nemiche e il ghiaccio troppo sottile per
reggere il loro peso, come se non bastasse ora la neve cadeva sempre più fitta.
Però la tempesta non pareva disturbare minimamente i pagani che, anzi, avevano
approfittato della situazione per bersagliare i cavalieri con frecce e
quadrelle.
Dovevano indietreggiare
per limitare i danni e questo significava tentare la sorte sul lago gelato,
così avrebbero avuto abbastanza spazio per far fruttare le micidiali tecniche
di spada per cui erano famosi e temuti in Oltremare.
La piccola Nazione non
sapeva cosa fare, nonostante l’addestramento e tutto aveva una gran paura, i
cavalieri attorno a lui cadevano uno dopo l’altro e non poteva farci niente;
aveva visto il Gran Maestro gridargli di scappare prima di sparire
letteralmente nella tempesta ma come faceva se non sapeva neppure dove con
tutta quella neve che gli impediva di vedere ad un metro di distanza? Altro che
aquila, in quel momento gli sembrava di essere un pulcino debole e indifeso!
Che rabbia!
Lui, il magnifico, non
poteva certo starsene lì a tremare, doveva reagire e combattere, forse non era
molto ma almeno avrebbe venduto cara la pelle, il Gran Maestro si era
sacrificato per dargli una possibilità, per tutti i santi!
Cercando di ignorare le
grida di battaglia e il vento gelido e tagliente che si infilava sotto il
mantello, prese a correre verso quella che gli sembrava essere la riva più
vicina; aveva la spada in pugno ed era ben deciso ad usarla contro qualsiasi
maledetto pagano gli avesse sbarrato la strada, Iddio gli era testimone, non si
sarebbe arreso! Mai! Avanzando alla
cieca sul ghiaccio era caduto più volte, si era graffiato ma non gli era
importato, andò avanti e avanti senza curarsi del fiato che non voleva entrare
e delle lacrime che, invece, premevano per uscire; si fermò solo quando andò
letteralmente a sbattere contro
qualcuno, magari aveva sbagliato e invece che allontanarsi era finito in mezzo
alla battaglia …
Alzò lo sguardo pensando
di ritrovarsi davanti un gigantesco barbaro o un Cavaliere, invece no: che ci
faceva lì un ragazzino, era sbucato dalla neve come un fantasma e quel sorriso
poi, era totalmente fuori luogo e in un certo senso sbagliato! Nessuno sano di
mente se ne sarebbe stato a guardare una scena simile con quell’aria innocente
e quasi curiosa, per tutti i santi!
“Ciao!” fece
l’apparizione, sorrideva rigirandosi tra le mani una frusta dall’aspetto
particolarmente efficace “Non sei un po’ troppo piccolino per metterti contro
di me?” decisamente non era molto normale quello strano tipo “Mi metto contro a
chi mi pare e poi sono abbastanza grande per prendere a calci un pagano
bastardo come te!” ringhiò Gilbert sentendosi punto su vivo, non sopportava
essere sottovalutato e oltretutto stava riprendendo coraggio: bastava liberarsi
di quello ed era fatta …
“Ma che cattivo! E io che
volevo che diventassimo amici …” ora sembrava dispiaciuto il nuovo arrivato “Fa
niente … vorrà dire che dovrò insegnarti le buone maniere! Non posso certo
portarmi a casa un cucciolo selvatico come te! Mi faresti disperare!” non
prometteva niente di buono quel tono falsamente gentile e, per buona misura, il
piccolo crociato si preparò ad attaccare.
Rieccola quella strana
sensazione, come se si trovasse di fronte qualcuno di familiare anzi simile: ma
sì, come aveva fatto a non capirlo subito che quel ragazzino inquietante era
un’altra Nazione? Magari uno dei nordici a giudicare dall’aria sbiadita … che
importa, poteva essere pure Satana in persona e si sarebbe trovato comunque il
suo magnifico spadone piantato nelle regioni vitali per avergli rovinato il
battesimo d’arme!
Non aveva la minima idea
di quanto ci fosse andato vicino ma al momento non lo sapeva, non ancora
almeno.
“Ah sì?E allora
provaci,bastardo, che ti faccio secco!” ormai non aveva neanche più paura, se
quella doveva essere la sua fine allora sarebbe stata magnifica, così si lanciò
all’attacco come una furia. Il nuovo arrivato non pareva particolarmente
impressionato dall’impeto del piccolo Gilbert, anzi lo guardava curioso mentre
l’altro lo tempestava di fendenti per altro abilmente parati con fulminei colpi
di frusta. Tutti. Alla fine si era trovato a terra senza forze, non aveva
neppure più la spada – gli era stata strappata di mano a metà duello- si era
difeso con tutto il coraggio di cui era capace ma non era servito a niente,
l’altro non aveva avuto la minima pietà.
“Ma poverino! Mi hai fatto
arrabbiare … però in fondo è colpa tua che mi hai trattato male, da?” cinguettò
il nuovo arrivato sollevando il piccoletto da terra come fosse una bambola di
pezza e guardandolo dritto negli occhi; per la prima volta nella sua vita il
piccolo Cavaliere temette davvero di sparire, anzi di venire brutalmente
eliminato. “Ti avevo detto che non puoi metterti contro di me … non mi sono
neanche divertito … che peccato! Mi hai stancato: sei piccolo, debole e inutile
… Lascerò che sia il Generale a finirti
… Non farà male, sarà dolce come addormentarsi … è un bel modo di andarsene o
sbaglio?E poi chi prova ad opporsi al volere della Grande Madre Russia finisce
per sparire, non lo sapevi?” lo disse con un tono di infantile disappunto da
dare i brividi, quasi fosse una specie di gioco noioso. Poi scomparve nella tormenta
lasciando il piccolo cavaliere al suo destino.
Non riusciva neppure a
muoversi, il piccolo Gilbert, aveva messo ogni goccia di energia in quel
combattimento e le profonde ferite che quel pazzo e la sua maledetta frusta gli
avevano procurato bruciavano in modo insopportabile quasi che invece che sul
ghiaccio fosse disteso sui carboni ardenti, soffriva terribilmente non solo per
la sua debolezza ma anche per i Cavalieri che si erano sacrificati per
consentirgli di mettersi in salvo. Forse Russia aveva ragione, insomma non si
era accorto in tempo dell’imboscata, non aveva poteri o talenti, non sapeva
neppure combattere decentemente, anche se fosse riuscito a scappare non sarebbe
servito a niente: era solo un peso per l’Ordine,forse sarebbe stato meglio per
tutti se … non terminò mai quel pensiero perché la neve lo accolse nel suo
gelido abbraccio.
Hello everyone! Stavolta uso il mio spazio-follia per spiegare un paio di cose su questa storia anzi storie: ho intenzione di mettere insieme una raccolta ambientata o comunque legata al medioevo con protagoniste un po' tutte le Nazioni. Per quanto riguarda il genere alternerò storie drammatiche e commedie a mio capriccio.
Prima che qualcuno me lo chieda non ci sarà romanticismo, in alcuna forma: non sono assolutamente il tipo e, a dirla tutta, non ho ancora abbastanza esperienza per scrivere racconti d'amore!
COME SEMPRE ASPETTO CONSIGLI, SUGGERIMENTI E QUANT'ALTRO PASSI PER LE VOSTRE TESTOLINE CONTORTE!
See ya!!