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Autore: cassiana    18/08/2010    2 recensioni
Kathryn Janeway è al suo primo anno di Accademia, le amiche la convincono ad assistere a un match di pugilato e lei farà un incontro inaspettato.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chakotay, Kathryn Janeway, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Academy years'
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Girls Just Wanna Have Fun Nota: scritta per la BDT @ fanfic100_ita  col prompt 088. Scuola 
Time line: Pre-canon: ambientata ai tempi dell’Accademia, quindi circa una ventina d’anni prima della storia originale, una sorta di what if.
Alfa!Chakotay/Matricola!Kathryn Janeway.
Alcune delle notizie le ho tratte dal libro Mosaico di Jery Taylor. 


Disclaimer: i personaggi non mi appartengono ma sono dei rispettivi autori. La storia è scritta senza scopo di lucro.



Girls Just Wanna Have Fun  

        


               I vialetti attorno agli edifici dell’Accademia della Flotta Stellare erano affollati di studenti che andavano e venivano dalle lezioni o erano riuniti in gruppo a chiacchierare. Si era nel pieno dell’anno accademico e per quanto il sole di San Francisco invogliasse ad attività più divertenti che non lo studio, la maggior parte dei cadetti era invece impegnato a lavorare duramente per conseguire i propri obbiettivi. In particolare una matricola camminava velocemente verso la biblioteca con diversi padd tra le braccia e la lunga treccia che sbatteva indolente sulle scapole. Era al suo primo anno e il suo stato d’animo ondeggiava tra l’eccitazione intellettuale e la nostalgia di casa. Non pensava che l’Indiana le sarebbe mancato tanto, con i suoi filari di grano e cotone e il suo clima umido e afoso. Forse sentiva la mancanza della madre e di Phoebe, nessuno riusciva a capirla bene come loro e con nessuno si sentiva in confidenza come con la sorella. Ora che ci pensava le pesava la solitudine, a parte la sua compagna di stanza e qualche altra collega di corso non si poteva dire che fosse popolare. Fece spallucce, non che la cosa la interessasse poi davvero, era troppo impegnata con lo studio per darsi alla vita mondana. Ma ciò che veramente addolorava la ragazza era pensare al padre: quello era il loro sogno. Lei si era impegnata per tutta la vita per compiacerlo e renderlo orgoglioso di lei. E lui lo era forse, ma ora era talmente impegnato con quel programma segreto che si era allontanato sempre più da lei e dai progetti che avevano coltivato insieme. Non l’aveva nemmeno accompagnata quando era andata ad iscriversi all’Accademia. Ed erano intere settimane che non si faceva vivo, nemmeno con un messaggio come aveva fatto l’ultima volta. La ragazza sospirò. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si accorse che un gruppetto di ragazze le si era avvicinato.
            - Hey Kath!
La chiamò una, mentre un’altra le tirava scherzosamente la treccia. Kathryn si riscosse dai suoi pensieri, contrariata, ma sorrise quando riconobbe di chi si trattava:
            - Ciao ragazze!
Erano Lettie, Rhaella e Sandy, le sue migliori amiche, le uniche, in effetti. Lettie, la sua compagna di stanza, era una ragazza bruna e snella; proveniva da un’aristocratica famiglia bostoniana e nonostante ciò sembrava condividere con lei parecchie cose. Sandy era una ragazzona dal viso lentigginoso e splendidi lunghi capelli biondi e boccolosi. La piccola Rhaella proveniva dalla colonia di Marte, il viso innocente e la corta zazzera rosso sabbia nascondevano in realtà una delle menti più perverse che Kathryn avesse mai conosciuto, in una ragazza della sua età.
            - Allora, vieni con noi all’Owlie?
Chiese Sandy infilandole un braccio sotto l’ascella e quasi trascinandola con sé. Kathryn cercò di puntare i piedi e scosse la testa:
            - Non posso, devo andare in biblioteca a studiare.
La piccola marziana sbuffò:
            - Sai che novità…
            - Ci sono gli esami di fine semestre e la settimana prossima ho un test con Hendricks…
cercò d’insistere Kathryn. Ma Rhaella le si era appesa all’altro braccio mentre Lettie esclamava:
            - Una piccola pausa ti farà bene, dai Kath…Rhael ha qualcosa da raccontarci.
La ragazza annuì con un sorriso furbo e Kathryn fu quasi portata di peso al Night Owl, la caffetteria dove le compagne erano solite passare i pomeriggi. Il locale a quell’ora era pieno ma le amiche riuscirono ad infilarsi in uno dei tavolini d’angolo, ordinarono frappè e cappuccini e caffè nero per Kathryn. Sandy osservando il suo frappè al doppio cioccolato arricciò il naso:
            - Non riesco proprio a capire come riesci a bere quella roba.
            - Mi aiuta a mantenermi lucida.
Rispose per l’ennesima volta Kathryn con un sorriso. Le ragazze chiacchierarono degli studi per qualche minuto: Sandy e Lettie erano alle prese con l’esobiologia, materia affascinate, non fosse stata insegnata da uno scorbutico docente klingon.
            - A proposito, avete visto il nuovo istruttore di tattica avanzata?
Domandò Rhaella sporgendosi in avanti ed abbassando la voce. Kathryn scosse la testa:
            - Non è nel mio piano di studi.
            - Io si! – saltò su entusiasta Sandy – ed è un figo da paura!
            - Sandy, per te sono tutti fighi da paura.
Puntualizzò Lettie mentre le altre scoppiavano a ridere. Ma poi lei stessa dovette confessare di avere visto quel particolare docente ed esserne rimasta parecchio colpita. Lo descrisse sommariamente: alto, prestante e bruno.
            - E credo sia di origini native americane.
Concluse la ragazza. Kathryn bevve un’altra sorsata di caffè e senza scomporsi disse la sua:
            - Secondo me vi state entusiasmando per niente. Qui sono tutti alti e prestanti.
Ed era vero, nonostante la diversità di razze e addirittura specie presenti a San Francisco, la fauna maschile che frequentava l’Accademia era sempre stata famosa per la prestanza e il carisma intellettuale che contraddistingueva i suoi esemplari.
            - La nostra Katie non ha occhi che per un certo cadetto Riker…
Insinuò maliziosa Rhaella il che fece arrossire immediatamente Kathryn che protestò con vigore, ma le altre sapevano bene come stavano le cose e anche lei purtroppo. Non avrebbe mai potuto aspirare ad un tipo come William Riker, brillante, bellissimo e che era sempre accompagnato da ragazze stupende e quelle come lei non le notava nemmeno. Per fortuna le amiche erano tornate al discorso di prima, ricominciando a tessere le lodi del nuovo insegnante di cui non sapevano il nome ma del quale avevano parecchie altre notizie:
            - …e sapete cosa si dice di chi ha i piedi grandi!
Concluse Lettie facendo l’occhiolino e provocando uno scoppio di risate. Rhaella sembrava confusa così Sandy le spiegò a bassa voce:
            - Qui si dice che chi ha i piedi grandi ha anche…sai…
Al che la marziana si illuminò in viso e allargò le mani in un gesto esplicativo. Le ragazze risero di nuovo. Qualcuno dagli altri tavoli si voltò verso di loro, compreso un gruppo di cadetti col quale iniziarono un divertente scambio di battute piccanti. Poi Rhaella con l’espressione più innocente del mondo li mise tutti a posto facendone anche arrossire un paio. Sandy compiaciuta per come era finita la piccola disputa si chinò in avanti e torturandosi una ciocca di capelli continuò il discorso interrotto poco prima:
            - E ho scoperto anche un’altra cosa: il nostro amico è un pugile.
            - E stasera ha un incontro. – s’intromise Lettie - Pensavamo di andare a buttare un’occhiata.
            - Non capisco cosa ci sia di divertente nel vedere due uomini che si picchiano.
Replicò Kathryn lievemente sorpresa dall’interesse delle amiche per quello sport cruento.
            - Il fatto che siano due uomini mezzi nudi che si picchiano, ovvio!
Esclamò Rhaella finendo rumorosamente il suo frappè alla fragola e banana. Sandy le diede una gomitata scandalizzata ma sotto sotto rideva anche lei. Kathryn scosse il capo e sollevò gli occhi, poi Lettie proseguì:
            - Dai, dev’essere divertente, vieni anche tu?
Kathryn bevve l’ultimo sorso di caffè e cominciò a scuotere negativamente la testa:
            - Non posso. Devo proprio studiare stasera: ci sono gli esami…
            - …di fine semestre!
Conclusero per lei in coro le amiche.
            - E una verifica la settimana prossima.
Continuò lei testarda. Poi guardò l’orologio come a sottolineare il concetto e cominciò a raccogliere le sue cose. Rhaella e Sandy sembravano deluse:
            - Dai Kath, per una volta che non ti ammazzi di lavoro non succede niente!
            - E divertiti, non sei una monaca vulcaniana!
Cercarono di convincerla le due amiche, ma il loro comportamento indispettì ancora di più Kathryn che sgusciò fuori dal suo posto. Le due ragazze cominciarono allora a prenderla in giro chiamandola secchiona, sgobbona, vulchi e altri epiteti simili. Kathryn le salutò senza far vedere loro di essersela presa e uscì dal locale. Lettie, dopo aver lanciato alle amiche un’occhiataccia, la seguì fuori e la fermò col fiato grosso.
            - Kath, hey Katie!
Kathryn si voltò, il viso scuro ma stoicamente decisa a non far trapelare quanto ci fosse rimasta male. L’amica le prese una mano e si scusò per le altre:
            - Lo sai come sono fatte, sono un po’ superficiali ma in fondo sono brave ragazze. E poi loro non possono capire la pressione a cui sei sottoposta con tuo padre e tutto il resto.
Già suo padre e tutto il resto. Lettie era l’unica a cui aveva raccontato i suoi problemi famigliari e solo perché lei a sua volta una sera le aveva confessato di quanto la invidiasse: i genitori non avevano voluto che si arruolasse ed era dall’inizio dell’anno che non parlava con loro. In un certo senso le due ragazze erano nella stessa situazione con la differenza, però, che visto che Kathryn faceva Janeway di cognome tutti si aspettavano il massimo da lei. Ma l’unico a cui lei tenesse davvero dimostrare quanto si stesse impegnando era via e sembrava non nutrire più il minimo interesse per la figlia.
            - Allora, verrai? Ci tengo!
Il viso di Lettie era così speranzoso che Kathryn si aprì in un sorriso:
            - Vedrò quello che posso fare.
            - Favoloso! Ci vediamo alla palestra grande alle nove!
Poi le diede un bacio sulla guancia e tornò dentro, mentre Kathryn si avviava verso la biblioteca.

            Erano le nove e qualche minuto: fino all’ultimo Kathryn era stata indecisa se uscire o meno. Aveva studiato le lezioni del giorno, si era avvantaggiata su quelle della prossima settimana e aveva lavorato per il test che l’aspettava. Alle otto e mezza si era guardata intorno, l’alloggio era vuoto: Lettie era già andata via, a cena con le altre, la consolle era tristemente silenziosa e lei non aveva più voglia di studiare, né di rimuginare da sola per tutta la sera sul padre o su William Riker. Alla fine si era decisa a prepararsi: si era rifatta la treccia, si era infilata un paio di pantaloni scuri, una camicetta celeste e il giubbetto dell’Accademia. Le uniche concessioni alla femminilità erano state il suo amato paio di stivaletti neri e il burro di cacao alla fragola che portava sempre con se. Poi era scappata fuori ed era corsa fino alla palestra. Arrivata davanti al portone del grande edificio trovò le amiche che l’aspettavano quasi incredule di vederla lì. Lettie la prese sottobraccio ribadendo alle altre che era sicura che alla fine Kathryn si sarebbe decisa ad uscire. Kathryn da parte sua notò che le tre amiche si erano tirate a lucido, si erano truccate e indossavano gonne corte o magliette scollate. La palestra era gremita, l’incontro era piuttosto importante a quanto sembrava.
            - Sembra che non sia mai stato sconfitto.
Le informò Sandy che sembrava la più informata del gruppo anche se nessuno di loro aveva ancora capito come si chiamasse il tipo. Le ragazze trovarono i propri posti, sulle gradinate più in alto. Lettie si alzò subito dopo e quasi costrinse Kathryn a seguirla per comprare le bibite e lei capì che doveva parlarle da sola. In fila ad uno dei replicatori Lettie informò l’amica che la madre si era finalmente decisa a chiamarla. Kathryn era contenta per lei, sapeva quanto quella situazione addolorasse l’amica e le chiese di cosa avessero parlato. Lettie fece spallucce: le solite cose, ma era stato un passo importante, sperava. Kathryn sorrise e le diede un buffetto su una spalla.
        Quando tornarono ai loro posti l’incontro era già iniziato:
        - Chi è il nostro campione?
Chiese Kathryn sporgendosi un po’ in avanti, le indicarono il ragazzo sulla destra del ring.
        - E’ o no favoloso?
Gridò Rhaella per sovrastare la confusione che le circondava. Kathryn dovette ammettere che anche da lì il loro beniamino faceva un’ottima figura: la pelle bronzea lucida di sudore sembrava quasi brillare sotto le forti luci della palestra e le lunghe gambe danzavano intorno all’avversario, un grosso irlandese dai capelli rossi. Le ragazze non capivano granché di quello che stava accadendo sul ring: i due pugili ondeggiavano l’uno intorno all’altro ora allungando un colpo ora ritirandosi dietro i guantoni. Kathryn osservò che l’irlandese tendeva a farsi sotto con pugni potenti che però non riuscivano a passare la guardia alzata dell’indiano. A sua volta questi danzava intorno all’avversario con l’intento di stancarlo e quando questi si distraeva gli allungava un colpo in pieno viso. Da dove erano loro non si vedeva ma Kathryn era pronta a scommettere che stavano volando sangue e sudore. La cosa la disgustò leggermente, ma avvertì anche un piccolo brivido di eccitazione senza che ne capisse il motivo.
        - Come si chiamano i colpi che tirano?
Chiese suo malgrado incuriosita alle amiche, ma nessuna sapeva molto sull’argomento. In compenso erano come ipnotizzate dallo spettacolo e ogni volta che il loro campione metteva a segno un colpo urlavano il loro entusiasmo. Kathryn invece stava cominciando ad annoiarsi, si osservò intorno in cerca di qualcosa di più interessante da guardare e quasi si pentì di essere uscita. Alla terza ripresa il grosso irlandese cadde al tappeto come un sacco di patate. Sandy, Rhaella e Lettie urlarono di nuovo con entusiasmo e si precipitarono fuori dai loro posti, trascinandola con loro. Le gradinate si stavano svuotando e Kathryn fu travolta dalla piccola folla. Per fortuna Lettie la teneva per mano e praticamente correndo si precipitarono giù verso il ring.
            - Ma dove stiamo correndo!
Urlò Kathryn irritata al che Rhaella le gridò di rimando che stavano andando agli spogliatoi. Erano matte! Le rimproverò Kathryn incredula e Lettie alzò le spalle e rise. Riuscirono ad infilarsi in uno dei corridoi che portavano agli spogliatoi, ma dopo pochi metri Kathryn fu separata dalle altre. Vagò per un po’ lungo i passaggi interni dell’edificio in cerca delle amiche. Non aveva mai frequentato quella palestra e non aveva più la minima idea di dove si trovasse: i corridoi le sembravano tutti uguali ed erano diventati stranamente deserti. Senza perdersi d’animo Kathryn cercò le indicazioni per l’uscita più vicina curiosando nel frattempo dietro le porte aperte nel caso ci fossero le altre tre matte. Dopo non sapeva più quanto tempo riuscì a trovare un’uscita alla fine di un lungo corridoio spoglio, doveva essere uno degli ingressi  laterali pensò. Si fermò un momento a ritoccarsi il burro di cacao quando una porta dietro di sé sbatté rumorosa. Kathryn si girò su se stessa e vide il tizio a cui le amiche stavano dando la caccia: l’ironia della situazione la divertì. Il ragazzo stava fischiettando e come c’era d’aspettarsi non l’aveva ancora notata. In un momento Kathryn l’aveva squadrato da capo a piedi: i capelli neri ancora umidi, gli occhi scuri ombreggiati da folte ciglia, il naso storto, le labbra piene, le lunghe gambe inguainate in un paio di pantaloni di tela blu e la maglietta bianca che gli aderiva al torace muscoloso. In un secondo lo classificò come il classico pallone gonfiato arrogante. Quando si accorse di lei il tipo smise di fischiettare sorpreso:
            - Hey bambolina, non puoi stare qui!
L’avvisò fermandosi davanti a lei. Kathryn si ficcò le mani in tasca e ignorando il vezzeggiativo rispose distaccata:
        - Stavo cercando le mie amiche.
        - Spero non siano le stesse da cui sto scappando io!
E sorrise. In quel momento buona parte dell’impassibilità di Kathryn si sgretolò: cavolo! Quello non era un sorriso, quello era l’arcobaleno dopo la tempesta, una salva di fuochi d’artificio, una supernova che esplodeva, un’arma impropria: avrebbe dovuto avere un porto d’armi per poter sfoderare quelle fossette!
        - Senti dolcezza: vorresti avere qualcosa da raccontare alle tue amiche?
Continuò lui chinandosi verso di lei.
        - Cioè…
Kathryn spalancò gli occhi quando lui poggiò le labbra sulle sue cogliendola impreparata. Sentì il sangue rimbombare nelle orecchie e le guance diventare bollenti: ci mancò poco che aprisse la bocca e si aggrappasse a lui. E quando lui si staccò rimpianse per un istante il calore di quelle labbra e si scoprì a pensare che era durato troppo poco.
        - Mmmh, sei dolce davvero!
Mormorò lui facendole l’occhiolino. Kathryn era furiosa, come si permetteva quel bastardo! Ma lui aveva già ricominciato a fischiettare e stava incamminandosi verso l’uscita. Prima di aprire la porta si voltò un attimo:
        - Ci vediamo in giro, piccola!
        - Non chiamarmi piccola!
Gridò di rimando Kathryn rabbiosa alla sua schiena, ma non poté fare a meno di toccarsi le labbra con le dita. 

   
        Il Capitano Janeway raggiunse il suo ufficiale esecutivo in tenuta da pugilato:
        - Come vanno gli allenamenti, sei sempre il Terrore Tatuato?
Chakotay sogghignò:
        - Quarantaquattro vittorie e tre sconfitte: direi di si!
Kathryn scosse il capo sorridendo, Chakotay controllò che nei corridoi non ci fosse nessuno e le scoccò un breve bacio sulle labbra.
        - Ci vediamo in giro.
La salutò facendole l’occhiolino e sparendo dietro le porte scorrevoli di uno dei ponti ologrammi. Kathryn sorridendo si accarezzò le labbra: chissà se Chakotay ricordava di avere rubato tanti anni prima nello stesso modo un bacio a quella matricola imbronciata.

   
 
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