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Autore: EffieSamadhi    18/08/2010    9 recensioni
Come Teddy chiede a Jo di diventare sua moglie. Perché io me li sono sempre visti perfetti l'uno per l'altra, acciderbolina.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Piccole Donne... Secondo Me'
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Te Amaré [Piccole Donne]

“Teddy!”

Sempre la solita Jo. Le ore trascorse insieme alla zia March non hanno cambiato nemmeno di una virgola il suo meraviglioso carattere. Si getta tra le mie braccia come una moglie che saluta il marito tornato dalla guerra, ma so di dovermi trattenere dal baciarla.

“Jo! Come sta la mia sorellina?”

“Oh, annoiata e stanca di leggere per quella vecchia befana della zia March. Non vedevo l’ora che tornassi, Teddy. Mi sei mancato.”

“Anche tu mi sei mancata, Jo” sussurro.

Mi ritrovo ad accarezzarle il viso, desiderando di farle quella domanda. Ma con Jo ci vuole tempo, bisogna prendere le cose alla larga e pian piano avvicinarsi al nocciolo della questione. Mi stacco da lei.

“Sai, il college era una vera noia.”

“Stai scherzando, spero. Con tutti quei meravigliosi corsi da seguire, con tutte quelle cose da imparare…”
“Beh, senza di te a rallegrare le lezioni, era tutto maledettamente tedioso.”

“Dubito che i tuoi insegnanti avrebbero gradito assistere alla mia lettura di una commedia di Molière” scherza.

Rido, immaginando quale espressione potrebbero assumere i miei illustri docenti se Jo decidesse di interpretare al loro cospetto Il malato immaginario.

“Anche qui è tutto tremendamente pesante, da quando sei andato via. Insomma, Meg è tutta presa dalle faccende di casa e dai gemelli, Amy è diventata la dama di compagnia di zia March, e senza Beth…”

La voce le muore in gola. Sta cercando di non piangere.

“Comunque sia, ti costringerò ad insegnarmi tutto ciò che hai imparato in questi mesi al college. Altrimenti rimarrò indietro e non capirò un accidente di ciò che dici.”

“Oh, Jo, non ho imparato niente che valga la pena di insegnare. Erano cose talmente noiose che le ho già dimenticate.”

“Oh, Teddy…” mi apostrofa, quasi sorridendo, mentre i lunghi capelli le oscillano sulla schiena.

Improvvisamente mi abbandono ai ricordi. “Non dimenticherò mai quando hai venduto i tuoi capelli per comprare a tua madre il biglietto ferroviario per raggiungere tuo padre.”

Sorride. “Soltanto perché non volevo andare da zia March a chiedere l’elemosina.”

“Tu e il tuo orgoglio.”

“L’orgoglio dei March.”

L’orgoglio di Jo, vorrei ribattere, ma qualcosa mi trattiene. Nei suoi occhi vedo un’altra lacrima.

“Non so se tuo nonno te lo ha telegrafato, ma mio padre…”

“Lo so. John mi ha scritto. Disse che Meg era distrutta.”

“Per settimane non ha fatto altro che sfornare torte” mi informa sorridendo. “Anche Amy non l’ha presa bene. Mamma invece… insomma, non dico che fosse felice, ma era… serena. Ha detto che papà aveva avuto una vita fantastica e una famiglia meravigliosa.”

“E’ vero.”

“Non mi sento una figlia meravigliosa.”

“Lo sei stata. Lui era fiero di te. Era fiero di tutte voi.”

“Come puoi esserne certo?”

“Si vedeva. Glielo si leggeva negli occhi quando vi guardava, quando parlava di voi. Adorava tutte quante.”

Non risponde.

“Allora… chi ti accompagnerà all’altare, quando arriverà il tuo grande giorno?”

Scrolla le spalle. “Nessuno. Però mi taglierò i capelli e mi vestirò da maschio quando arriverà il momento di Amy, così la accompagnerò io.”

“Ho sempre pensato che in qualità di fratello maggiore, toccasse a me scortare Amy.”

“Ho sempre pensato che al matrimonio di Amy saresti stato lo sposo.”

“Perché?”

“Perché Meg è troppo vecchia, e poi è già sposata, e Beth non c’è più.”

“Resti sempre tu.”

“Io non mi sposerò mai. Tantomeno con te, Teddy.”

Forse fare quella domanda non sarà così difficile. “Perché no? Io e te siamo sempre andati d’accordo.”

“Perché sposarsi è una cosa seria.”

“Non pensi che noi potremmo essere persone serie?”
“Io posso essere una persona seria, e tu anche. Ma non insieme.”

“Quindi, se io ti chiedessi di diventare mia moglie, tu diresti di no perché non mi prenderesti sul serio?”

“Che discorsi sono, Teddy?”

“Dimmelo tu.”

“Oh, Teddy, non so nemmeno come siamo arrivati a…”

“Rispondi alla mia domanda, Jo.”

“Ma…”

“Rispondi, Jo. Se ti chiedessi di diventare mia moglie, che cosa penseresti?”

“Penserei che stai scherzando. Come quella volta che…”

“Perché lo penseresti?”
“Perché tu ed io scherziamo su ogni cosa.”

“Va bene. Quindi se ti dicessi ‘Jo March, vuoi sposarmi?’…”

“…scoppierei a ridere.”

Forse fare quella domanda sarà la cosa più difficile mai fatta in vita mia. Mi appoggio alla balaustra e dal ponte osservo l’acqua del fiume.

“Teddy?”

“Sì?”

“Perché mi hai fatto quella domanda?”

Faccio spallucce. “Non lo so. Era un modo come un altro per conversare, credo.”

“Ti hanno insegnato anche questo, al college? A fare conversazione con i vecchi amici?”

Il suo sorriso mi contagia. “Jo?”

“Sì?”
“Prima ho mentito. Al college ho imparato una cosa importante che mi piacerebbe insegnarti.”

“Cioè?”

“Ho imparato che i fatti contano più delle parole.”

“E che cosa…”

La sua voce si spegne quando le nostre labbra si incontrano. Faccio scivolare le mie mani sulla sua schiena, anche se non c’è alcun bisogno di trattenerla. Non mi sta rifiutando.

“Che cosa significa questo?” mormora, quando tra noi si crea di nuovo un po’ di spazio.

“Se te lo dicessi, non mi crederesti.”

La lascio andare e raccolgo una margherita. Lo stelo è lungo e resistente, e riesco ad annodarlo attorno al suo anulare sinistro.

“Teddy…”

“Jo, c’è un’altra cosa che ho imparato al college.”

“Che… che cosa?”

“Che la mia vita ha un senso solo se posso riderne con te.”

“Teddy…”

“Jo, non parlare. Se vuoi rifiutarmi, strappa quel fiore e calpestalo fino a distruggerlo.”

“Teddy…”

“Jo, non…”

“Teddy, lasciami parlare.”

“Scusa.”

Guarda la margherita, la cui corolla si restringe al sopraggiungere della notte, poi torna a fissare me. “Pensavo che dovremmo rendere la cosa ufficiale, prima che uno dei due cambi idea.”

   
 
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