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Autore: PerseoeAndromeda    19/08/2010    8 recensioni
Una piccola, semplice, fanfic senza troppe pretese giusto per festeggiare l'ombrosa fenice. Da chi può venire il regalo più bello se non dall'adorato fratellino? ^^ Come rating ho messo giallo solo perché c'è qualche riferimento incestuoso ma niente di spinto, il tutto è trattato in maniera fluffosa e delicata :P
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Pegasus Seiya, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN SORRISO CHE CATTURA IL SOLE

UN SORRISO CHE CATTURA IL SOLE

 

“E meno male che dovrebbe essere la metà di agosto, sembra che sia già cominciato l'autunno” brontolò il ragazzo che passeggiava dietro al compagno, i capelli castani resi ancor più scarmigliati dagli sbuffi di vento che si erano alzati quella mattina senza più trovar riposo.

Il compagno davanti a lui non gli rispose, ma si fermò e sollevò lo sguardo, incontrando la chioma di un alto faggio che danzava nel vento come una verde ballerina. Seiya interruppe a sua volta i propri passi e portò lo sguardo preoccupato sul fratello, incontrandone il delizioso profilo, il naso dolcemente disegnato e un poco all'insù, tratti fin troppo teneri, che conferivano a quel volto gentile un aspetto da eterno bambino.

“Shun...” sospirò, accostandosi all'altro giovane per posargli una mano sulla spalla. A quel tocco, il corpo aggraziato del malinconico ragazzo si sciolse in un sospiro eppure, nel momento in cui il suo volto si abbassò per incontrare quello di Seiya, le labbra sorridevano sotto agli occhi lucidi.

Il compagno e fratello, tuttavia, non si lasciò incantare:

“Non cercare di fingere una tranquillità che non provi, ti conosco troppo bene e i tuoi occhi non sanno mentire... e credo persino di indovinare cosa stai pensando!”

Un altro sospiro, seguito dal mesto abbassarsi del volto, mentre le braccia di Shun si stringevano al corpo nel momento in cui un tuono rimbombava nell'aria. Non che avesse paura, lui, guerriero dall'animo nobile che tante volte aveva immolato lo spirito e il corpo per perseguire un ideale di Giustizia; si trattava di un riflesso condizionato dal suo umore.

“Oggi è il giorno in cui Ikki-Niisan è nato... e questo clima, quest'atmosfera, riflettono ciò che lui ha dentro... non riesce a trovare in sé un raggio di sole ed è ciò che io vorrei donargli per il suo compleanno... tutto ciò di cui avrebbe bisogno... e tutto ciò che non ho alcuna possibilità di procurargli.”

Gli occhi d'ambra di Seiya si sgranarono in tutta la loro grandezza, sul suo viso abbronzato si dipinse un'espressione di puro stupore, immediatamente seguita da una risatina condiscendente:

“Sei proprio uno sciocchino Shun-kun, non ti rendi conto che quel che definisci il dono più difficile è in realtà il più semplice che potresti fare ad Ikki.”

Fu quindi Shun ad esternare un'espressione di stupore e i suoi occhi di smeraldo si fissarono su Seiya, limpidi e puri; il fratello si chiese una volta di più come avesse potuto, quello straordinario ragazzo, attraversare esperienze tanto atroci, subire e suo malgrado apportare tanta violenza, mantenendosi, nonostante tutto, incorrotto e innocente. Prese una mano del compagno nella sua e lo forzò a muoversi:

“Vieni con me, te lo dimostrerò!”

Il ragazzo non oppose resistenza e si lasciò trascinare con la solita fiducia che riservava ai fratelli tanto amati, ma non riusciva assolutamente a capire cosa Seiya avesse inteso dire né cosa avesse in mente di fare. Camminarono mano nella mano ed era chiaro come il vivace brunetto stesse cercando qualcosa... o qualcuno.

“Dove stiamo andando?” si decise a chiedere Shun dopo che, da un po', girovagavano nel parco di Villa Kido apparentemente senza meta.

“Non lo so neanche io, dobbiamo trovare un certo orsacchiotto rintanato in qualche tana segreta.”

“Intendi Ikki-Niisan?”

“Ah, ma allora lo sai usare l'intuito” ridacchiò Seiya, tirando il fratello accanto a sé e scompigliandogli affettuosamente i capelli dorati, provocando nel giovane un'esclamazione stizzita.

“Non so se sia il caso di disturbarlo” protestò Shun, stringendo le dita sul polso di Seiya per allontanare la mano dell'altro dai propri capelli, dimenticando tuttavia di lasciarla andare subito dopo, “lo sai come è fatto quando vuole restare isolato, potrebbe reagire male se invadiamo i suoi spazi!”

“Sono sicuro che questa volta farà un'eccezione!”

Senza ammettere ulteriori repliche, Seiya strappò il proprio braccio dalla stretta di Shun e gli riafferrò la mano, intenzionato a continuare il proprio ruolo di guida.

 

 

***

 

Non era giornata da trascorrere in mezzo agli altri, Ikki era perfettamente consapevole di cosa sarebbe accaduto se solo avesse osato mostrarsi: innumerevoli braccia che avrebbero fatto a gara per abbracciarlo, gratificarlo di pacche affettuose, battute idiote al solo scopo di augurargli buon compleanno.

Cosa c'era di così terribile? Ikki si strinse nelle spalle: non sapeva spiegarselo, semplicemente lo infastidiva oltre ogni livello di sopportazione. Non voleva averli tra i piedi, non voleva avere nessuno tra i piedi, neanche i suoi fratelli... tanto meno i suoi fratelli nei momenti in cui gli sarebbe stato impossibile difendersi dalle loro manifestazioni d'affetto. Le temeva forse più di quanto avesse mai temuto ogni scontro violento. Esagerato? Forse... che importava? Lui era esagerato in tutto, soprattutto nella sua incapacità di affrontare i buoni sentimenti che gli altri gli rivolgevano. Riteneva di non meritarli, così risultavano ipocriti alle sue percezioni e lui detestava l'ipocrisia.

“Anche Shun mi sembra ipocrita?” si chiese mentre, lo sguardo rivolto al cielo coperto di nubi nere, si sdraiava sul prato, le mani incrociate sotto la nuca, incurante dei lampi, dei tuoni, della pioggerella che cominciava a cadere.

La risposta era no, ne era certo eppure, la dolcezza del fratello minore, l'abnegazione nei suoi confronti, in qualche modo lo facevano sentire male... perché lui non sarebbe mai riuscito a restituire a Shun ciò che Shun dava a lui, senza chiedere nulla in cambio. E questa incapacità di instaurare un rapporto completamente alla pari lo metteva a disagio in maniera insopportabile, lui che era sempre stato considerato il più forte era sempre più consapevole delle proprie debolezze e di quanto il piccolo Shun, così sottovalutato, così apparentemente debole ad un approccio superficiale, l'avesse invece, in ogni singolo istante, surclassato in dignità e forza interiore.

“Dignitoso nella sua intensità emotiva, saggio oltre ogni dire nell'accettare gli altri e se stesso... il mio angelo... la mia coscienza... il mio amore...”

Sussultò a ciò che la sua mente aveva materializzato... il suo amore... quella parola lo terrorizzava per il modo in cui aveva preso forma... con sconcertante naturalezza... con struggente intensità... amore in tutti i sensi, che travalicavano il legame fraterno. Si ritrovò seduto, il respiro accelerato, gli occhi che fissavano il vuoto davanti a sé, mentre la pioggia tamburellava sul prato, sulle foglie e sul suo corpo ormai fradicio.

Portò una mano a tirarsi indietro i capelli, non potendo fare a meno di sorridere ironicamente: era la confessione più sincera che avesse mai fatto a se stesso... ed era una confessione folle, tanto per non smentire la sua natura contorta. L'aspetto della faccenda che più lo inquietava era che tale, spontanea rivelazione dei propri sentimenti non lo spaventava affatto... e non la rifiutava... era pazzo d'amore per lui, per quel fratello meraviglioso dallo sguardo di smeraldo e dall'animo bello come i suoi occhi, cosa poteva esserci di male? Non era forse la dimostrazione che anche lui sapeva amare? Cosa importava in quale modo tale amore si manifestasse?

Un fruscio d'erba rivelò la presenza che si avvicinava alle sue spalle e lui non ebbe bisogno di voltarsi e neanche di indovinare per riconoscere l'aura di coloro che osavano invadere la sua privacy; chinò il capo, senza spegnere il ghigno sulle labbra, gli occhi chiusi in un'espressione sardonica.

“E' inutile che tentiate di nascondervi, vi ho sentiti, tanto vale che la smettiate di spiarmi e vi facciate avanti.”

“Non avevamo nessuna intenzione di spiarti, razza di asociale, ti cercavamo per...”

“Per farmi gli auguri di compleanno, lo so” concluse Ikki alzandosi e voltandosi verso un imbronciato Seiya, evidentemente seccato per l'accoglienza, ma consapevole che non avrebbe potuto riceverne una migliore dal più grande dei suoi fratelli.

“Siete prevedibili” concluse Ikki con la medesima impressione ed allargando un braccio in un atteggiamento che voleva apparire rassegnato e canzonatorio, poi incontrò il volto di Shun, che era rimasto immobile, poco dietro a Seiya e lo guardava, incerto, perplesso, evidentemente incapace di prendere una risoluzione, sempre timoroso all'idea di scontentare colui che era l'oggetto d'adorazione di tutta la sua esistenza.

Ikki sospirò tra sé.

“Ah, Shun... perché sei sempre così maledettamente insicuro? E tanto disarmante da sconfiggere ogni mio tentativo di mantenere intatto il mio cinismo... sei sempre più forte per me, troppo perché io possa resisterti.”

Seiya sembrò accorgersi di quello scambio di sguardi tra i due e sorrise tra sé; la sua mano era ancora stretta intorno a quella di Shun e tirò il ragazzo fino a portarlo esattamente faccia a faccia con Ikki.

“Vi lascio soli” disse poi indietreggiando di qualche passo.

Quindi si voltò, con un ultimo cenno di saluto e scomparve tra gli alberi, lasciando un Ikki perplesso a seguire i suoi ultimi movimenti visibili, le sopracciglia aggrondate.

“Cosa diavolo si è messo in testa quella pulce insopportabile?”

“Niisan...” lo rimproverò dolcemente la voce di Shun il quale, dal canto suo, non riusciva a distogliere lo sguardo dal fratello maggiore, come fosse preda di un misterioso incantamento.

“Non è forse vero che è insopportabile?” ribatté Ikki distrattamente, riportando la propria attenzione sul ragazzo davanti a sé, con il risultato di dimenticare quasi del tutto l'argomento della conversazione. Shun scosse piano il capo, ma era evidente come anche lui si stesse, irrimediabilmente, distraendo.

Ikki non poté farci nulla quando la sua mano si sollevò, non poté impedirlo, neanche nel momento in cui essa si posò sulla guancia di Shun che, a quel tocco, fremette come scosso dal vento che soffiava intorno a loro. La scusa architettata da quella mano ardimentosa fu allontanare le gocce di pioggia che correvano lungo la pelle del viso candido, ma Ikki provava un piacere strano nel tenerla posata lì, a lungo.

“Hai freddo?” chiese il maggiore, in un soffio, rendendosi conto che Shun tremava e sentendosi stupido per quella domanda. Era un temporale estivo, non faceva freddo, in quanto sacri guerrieri erano entrati in contatto con luoghi e climi ben più proibitivi. Non era il freddo a far tremare Shun, ma quella tempesta emotiva che, se ne accorse sconvolto, faceva tremare nel medesimo modo lui stesso.

Shun scosse il capo e lo abbassò; sembrò voler dire qualcosa, ma le parole non uscirono.

“Cosa ti tormenta, Otooto?”

A quella parola che evidenziava il loro legame fraterno, appena sussurrata, lieve come la carezza che, insistente, si posava sulla sua guancia, un tremito più violento attraversò le membra del più giovane, che trovò tuttavia la forza di tirare fuori, seppur incerta, la propria voce, senza però che il volto si sollevasse, rintanandosi anzi, se possibile, ancor più tra le spalle:

“Oggi è il tuo compleanno... c'è vento, fa freddo... piove... come nel tuo cuore... e non posso regalarti nulla che possa portare un po' di sereno intorno a te... perché il sole non si può catturare...”

La gola di Ikki si strinse e, di colpo, non era certo che fosse solo pioggia quella che scorreva lungo le sue guance; d'altronde il rovescio estivo stava andando, lentamente, esaurendosi. L'altra mano di Ikki andò a far compagnia alla prima, sul viso del fratello, allo scopo di sollevarlo, perché desiderava guardare quegli occhi tanto straordinari nella loro singolare bellezza, occhi che nutrivano i suoi sogni. Nel momento in cui i loro sguardi si incrociarono, un fascio di luce si fece largo tra le nubi.

“L'hai appena fatto” mormorò Ikki.

“Che cosa?” sussultò Shun, con l'espressione mutatasi in un punto interrogativo.

“L'unico regalo che vorrei da te, adesso, è un sorriso.”

Il ragazzo più piccolo lo scrutò per qualche istante ma, quasi subito, incapace di resistere ad un simile invito, piegò le proprie labbra delicate e strinse un poco gli occhi luminosi, nel più spontaneo e tenero dei sorrisi.

“Eccolo... il più bello dei regali” sussurrò Ikki passando un dito, un poco tremante, sulle labbra del fratello.

Mentre nel cielo le nubi lasciavano, pian piano, spazio al sereno, una figura che non si era mai realmente allontanata, spiava la scena da dietro un albero e si portò una mano alla bocca per soffocare una risatina.

“Io lo sapevo” rifletté Seiya, “quei due sono fin troppo prevedibili.” Poi sollevò lo sguardo al cielo e si fece serio, come sapeva essere anche un monello par lui nei momenti di maggior riflessione. “Però che il sereno tornasse così in fretta anche intorno a tutti noi, non me lo aspettavo... evidentemente, il sole attendeva di venire catturato dal sorriso di Shun... ed è così triste pensare che lui non potrà mai essere felice come sa rendere felici gli altri.”

Mise le mani in tasca, sospirò e, questa volta, si allontanò davvero dai due fratelli, sentendosi fin troppo invadente; il loro esclusivo rapporto era qualcosa di talmente sacro che nessun altro membro della loro numerosa famiglia avrebbe potuto prendervi parte... e avevano così tanto tempo da recuperare, nella speranza che più alcuna minaccia tentasse ancora di oscurare il sole per l'eternità.

   
 
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