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Autore: Fiamma Drakon    19/08/2010    2 recensioni
Tutto era iniziato il giorno prima, a cena, con un commento di Oz: - Mi dispiace di essermi perso tanto di te, Gil... ma almeno per il mio compleanno saremo insieme! -.
Dal tono con cui l’aveva detto, sembrava non importargli granché della festa in sé, quanto piuttosto del fatto di potergli stare vicino, ma per il Nightray era diverso.

[Lieve Shonen-ai]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gilbert Nightray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Birthday Gilbert era in giro per Leverru, il cappello calcato forse troppo sul capo, come a nascondersi da qualcuno. Camminava soprappensiero, osservando le vetrine, a disagio.
Tutto era iniziato il giorno prima, a cena, con un commento di Oz: - Mi dispiace di essermi perso tanto di te, Gil... ma almeno per il mio compleanno saremo insieme! -.
Dal tono con cui l’aveva detto, sembrava non importargli granché della festa in sé, quanto piuttosto del fatto di potergli stare vicino, ma per il Nightray era diverso.
In quei dieci anni, durante la sua assenza, il giorno del compleanno del suo padrone si era sempre recato di nascosto alla villa dei Bezarius, nella chiesa dove tutto aveva avuto inizio, e lì aveva trascorso la ricorrenza, in un silenzio irreale e pieno di tristi ricordi.
Ma quella volta, con tutti gli avvenimenti che si erano verificati, tra cui la tanto attesa ricomparsa di Oz, si era dimenticato della festa, e ciò gli bruciava immensamente: non riusciva ad accettare di aver tralasciato un’occasione di tale importanza.
Perciò voleva almeno in parte rimediare. Ecco il motivo per cui era lì: voleva trovare qualcosa di carino da regalargli, ora che aveva nuovamente la tanto sospirata possibilità di vederlo e, soprattutto, poterglielo consegnare.
Il problema, però, era trovare qualcosa che potesse piacergli. Il suo primo pensiero era corso ad un libro, più precisamente alla serie che tanto l’aveva appassionato prima della loro brusca separazione. La saga di Holy Knight era andata parecchio avanti durante la sua assenza, per cui probabilmente gli avrebbe fatto piacere poter continuare a leggerla, però... come idea gli sembrava troppo banale.
Bella, sì, ma decisamente scontata.
Dopo quella prima idea... be’, non ne aveva avute altre, il che non gli dava certamente una mano, così si era arreso a ripiegare sull’ovvietà, però sorgeva anche lì una complicazione, e cioè che lui non ricordava dove fosse la libreria.
Qualche volta andando in giro o facendo la spesa ci era passato, ma non più di tanto e adesso non si ricordava più la via.
Continuava a camminare, infilandosi in stradine secondarie sperando di sbucare in quella giusta, attraversando la città da un capo all’altro senza nemmeno rendersene conto.
Quella sera, Oscar aveva in programma una festa per il nipote e il moro doveva assolutamente farcela a trovare un regalo entro l’ora di cena. Ne andava del suo orgoglio.
Dopo mezzo pomeriggio passato a girare sempre per le stesse strade, iniziò a darsi per vinto e a pensare a qualcos’altro da regalare ad Oz.
Sovrappensiero, si avventurò in una stretta stradina poco illuminata e proseguì all’interno finché non si rese conto di essere arrivato in un punto dove non era ancora passato.
Si guardò intorno e, con suo grande stupore, notò l’insegna della libreria ad una ventina di metri da dove si trovava.
Era da non credere che fosse riuscito a trovarla così, per puro e semplice caso, dopo mezza giornata passata a cercarla.
Non si tediò più di tanto con certi pensieri inutili, piuttosto si avviò a grandi falcate verso l’entrata e la varcò con altrettanta rapidità.
Non era molto grande, in compenso le pareti erano completamente nascoste da grandi scaffalature piene zeppe di libri catalogati per genere.
Dato che non aveva la più pallida idea di quale fosse il genere del libro che stava cercando, si mise a girarli tutti, uno alla volta, finché, quasi in fondo, lo trovò.
Decisamente sollevato di essere riuscito nell’impresa in tempo, si avviò verso il bancone dietro cui c’era una ragazzina dall’aria simpatica.
Era quasi arrivato, quando un’altra cosa, vicino alla commessa, attirò la sua attenzione.
Più guardava quell’oggetto, più si convinceva che sarebbe stato il regalo perfetto. Se non altro, non banale quanto quel libro.
Guardò l’orologio: sì, aveva tempo sufficiente per sistemarlo a dovere.
Fece dietrofront, ripose il libro dove l’aveva trovato e prese invece l’oggetto delle sue attenzioni.
A casa dovrei avere della carta da pacchi e l’occorrente per terminarlo, rifletté, mentre la ragazza glielo metteva in una busta bianca.
Uscì dal negozio e si avviò velocemente verso casa sua.

Pareva che non fosse stato l’unico a preoccuparsi del regalo, ma doveva aspettarselo: Oz era benvoluto da tutti.
Quello che non si aspettava era di vederne così tanti ammonticchiati su un tavolino a parte, riservato.
Gilbert, in piedi davanti ad esso, estrasse da una tasca interna dell’impermeabile il suo pacchetto, quindi fece per posarlo assieme agli altri sperando di non farsi vedere, quando...
- Neeee, Gil che combini ~ ♥? -.
L’imprevisto arrivo di Break alle sue spalle, con quella sua vocetta cantilenante e molto, infinitamente snervante, lo fece sobbalzare e fermare. Proprio in quel momento doveva arrivare?!
- Sparisci! - sbottò il moro, senza riuscire a trattenersi.
- Che cosa nascondi ~? - domandò ancora l’albino, protendendosi sulla sua spalla, cercando di sbirciare che cosa stesse tenendo in mano.
- Ooooh, Gil ha un re...! -.
Gilbert gli tappò la bocca, intimandogli con gli occhi il silenzio.
- Almeno per una volta, sta’ zitto - gli sibilò in aggiunta, cercando d’essere il più chiaro possibile, quindi tolse la mano dalla bocca dell’uomo.
- Ti vergogni, neee? Che cosa dolce ♥ - mormorò quello, quindi si allontanò con andatura saltellante.
Sembrava stranamente felice.
Però aveva effettivamente colto nel segno: il Nightray titubava tanto a sistemare il suo pacchetto assieme agli altri perché adesso gli pareva irrimediabilmente stupido, al contrario di qualche ora fa, quando ancora era eccitato al solo pensiero di come l’avrebbe trovato Oz.
Dopo vari minuti di tira e molla, optò per tenerlo con sé e, in caso si fosse presentata l’occasione di stare loro due da soli, gliel’avrebbe dato. Inutile dire che dubitava fortemente che una simile situazione si sarebbe verificata, almeno in quel frangente.
Oz era seduto su un divano più in là, tra Alice e Sharon, suo zio Oscar era impegnato in chiacchiere con Reim e Break si era appena aggiunto. Si sentiva... di troppo, e ciò lo faceva star male.
- Ehi, Gil! -.
A chiamarlo era stato il giovane Bezarius, che gli faceva esplicitamente segno di avvicinarsi. E così fece.
La festa proseguì con la cena e, dopo il dessert, i regali.
Oz si sedette al centro del divano che aveva occupato anche all’inizio della serata, Break prese posto sul bracciolo alla sua destra, accavallando le gambe, sorridendogli in modo lezioso.
Dall’altro lato prese posto Alice, mentre gli altri si sistemavano all’intorno.
Gilbert rimase in piedi vicino ad Oscar e Reim.
Menomale che non gli ho preso quel libro, commentò tra sé e sé il Nightray, quando vide apparire sotto la carta del primo pacco, il regalo di Oscar, la copertina del volume di Holy Knight che aveva programmato di comprargli. E menomale che non gli aveva preso neppure i seguenti, contenuti in altri pacchi sempre incartati nello stesso, identico modo, tutti dello stesso mittente.
In pratica, suo zio gli aveva regalato tutta la serie.
Poi fu il turno del regalo di Sharon, ossia un elegante completo nero che Oz parve apprezzare in modo particolare.
Gilbert si sentiva sprofondare regalo dopo regalo.
Poi fu la volta di quello di Break, un barattolino di latta colorato contenente i biscotti preferiti del biondo. Che altro ci si poteva aspettare da uno che passa metà del giorno a mangiare dolci e pasticcini?
Quello di Reim fu l’ultimo.
Mentre stava per scartarlo, Gilbert si sentì precipitare in un disagio esagerato e arretrò, dileguandosi senza essere scorto da nessuno.
Attraversò la stanza adiacente e proseguì finché non si trovò su un grande balcone. L’aria notturna era frizzante e gelida. Fu come un toccasana per il suo coraggio a pezzi.
Si sentì improvvisamente rinvigorito e si appoggiò alla ringhiera, sostenendo il capo con le mani, osservando la notte attorno a sé.
- Ah, sei qui -.
Sobbalzò e si volse di scatto, sgranando gli occhi al vedere il profilo di Oz, comparso misteriosamente alle sue spalle, stagliarsi contro la luce proveniente dall’interno.
- Oz... - sussurrò, allibito.
- Mi stavo chiedendo dove fossi andato a cacciarti... - commentò il biondo, avvicinandosi a lui, poggiando i gomiti sulla balconata - ... insomma, non ti vedevo più e zio Oscar non si era nemmeno accorto che te ne eri andato... -.
L’altro semplicemente tacque, a disagio per essere stato sorpreso in quel momento di debolezza. Si sentiva come se fosse stato colto in flagrante mentre ammazzava qualcuno.
Oz si volse verso di lui e gli sorrise candidamente, in modo vagamente fanciullesco e comprensivo.
- Allora, cosa non va Gil? - domandò.
Azzeccava sempre, quando si trattava di vedere i problemi negli altri. Ci riusciva soprattutto con lui, ma forse era perché erano cresciuti insieme.
Fatto stava comunque che non poteva nascondergli niente e ciò lo frustrava.
Oz sospirò.
- È tipico del Gilbert che conosco il nascondere ciò che lo fa sentire in imbarazzo - commentò, in tono quasi casuale.
Il moro si sentì avvampare letteralmente e tentò di occultare la cosa girandosi dalla parte opposta.
- Gil so che sei diventato tutto rosso... - lo riprese il biondo, un’inflessione vagamente divertita nella voce.
- N-no... - tentò di opporglisi il Nightray.
- Allora voltati... -.
Rilassò le spalle di getto e si volse, incrociando l’espressione da “tanto io lo sapevo” tipica del giovane Bezarius, quel suo sorrisetto un po’ ironico stampato in faccia.
Prima che potesse pentirsi o addirittura ripensarci, Gilbert estrasse dall’impermeabile il suo pacchetto e lo porse al biondo.
- Un... regalo? - domandò quest’ultimo, prendendolo in mano con espressione lievemente accigliata.
Esaminò l’oggetto con perplessità: era un poco pesante e non era niente di morbido, o quantomeno fragile, a giudicare dalla consistenza. La carta era semplice, di un bell’azzurro intenso, racchiusa da un nastro dorato che pareva averne passate di tutti i colori per prendere quella gradevole forma a fiore.
Era in un certo senso evidente che Gilbert, col tempo, aveva perso un po’ di quell’abilità che aveva sempre avuto per certi tipi di lavoretti.
Si appoggiò con la schiena alla ringhiera, quindi prese tranquillamente a spacchettare, sotto l’attento e decisamente disagiato sguardo del moro, che seguiva ogni suo movimento con scrupoloso interesse.
Infine, emerse il suo regalo e dalle labbra di Oz sfuggì un sorpreso: - Oooooh... -.
Tra le mani reggeva un libro poco voluminoso dalla copertina di velluto nero, molto semplice e forse per questo ancora più bella.
Ma la sorpresa vera, alla quale Gilbert non poté far altro che star lì immobile e arrossire per l’imbarazzo, la vide quando lo aprì: sulla testata della prima pagina, scritto con una grafia particolare e decisamente curata, era scritto “Album di Ricordi”.
Sotto, come a dimostrazione di ciò, c’era una foto che ritraeva un Oz e un Gilbert bambini nel giardino di casa Bezarius, mentre il minore tentava di sfuggire all’altro, che reggeva per la collottola un micio dal pelo chiaro e un fiocco rosso attorno al collo.
Il Nightray si lambiccava per cercare di capire dall’espressione del biondo se il regalo gli fosse piaciuto o meno.
Aveva frugato in ogni più insulso angolo di casa e messo a soqquadro i restanti album di foto per trovare quelle più adatte ad essere inserite lì dentro. A suo parere la cosa più bella che avevano in comune erano i ricordi dell’infanzia passata insieme, soprattutto dopo la loro lunga separazione forzata.
Per lui quei ricordi erano i più importanti che aveva, quelli a cui non avrebbe rinunciato mai, per niente al mondo, ma dirlo ad Oz era fuori discussione.
Aveva timore di chiedere se il regalo gli fosse piaciuto o meno, perché temeva la risposta: quelli raccolti lì dentro erano per la maggior parte ricordi privati, intimi quasi, che lui in quel momento quasi si vergognava di aver messo lì in bella mostra su una pagina.
Oz scorreva il libro, senza pronunziarsi. Di tanto in tanto un sorriso gli brillava sulle labbra, altre volte erano gli occhi a manifestare un certo divertimento.
Sembrava contento.
Infine, chiudendo l’album, alzò gli occhi su Gilbert e gli sorrise, quindi gli si avvicinò e, inaspettatamente, lo abbracciò.
Gilbert tornò bambino per un attimo, quando Oz lo abbracciava per fargli coraggio ogni volta che andava da lui a notte fonda, dopo un incubo.
Era una sensazione così nostalgica e piacevole, quella che provava in quel momento, che avrebbe voluto non finisse mai.
D’istinto, quasi, allungò le braccia a cingerlo a sua volta, tenendolo stretto a sé.
- Grazie, Gil. È bellissimo - sussurrò Oz, alzando il viso verso il suo, puntando gli occhi nei suoi, catturandoli per un lungo ed intenso istante.
- ... p-prego... - replicò il moro, leggermente in imbarazzo per la situazione... intima.
Oz si staccò da lui, che si affrettò a liberarlo dal suo abbraccio, ed il suo sorriso si allargò, mentre faceva la cosa che più adorava: scompigliare affettuosamente i capelli di Gilbert, anche se dovette mettersi in punta di piedi per farlo.
- Era più facile quando eri più basso... - osservò il biondo, ironico.
Il moro distolse gli occhi, imbarazzato.
- Rientriamo, dai. Qui fuori inizia a far freddo - lo esortò Oz, prendendolo per una manica e tirandolo verso l’interno.
- Oz... - sussurrò il Nightray, con un filo di voce.
- Sì? - chiese il Bezarius, ormai già dentro.
- ... buon compleanno -.
   
 
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