FlashFiction

Non aveva mai avuto una famiglia e non gli era mai davvero importato.
Era sempre stato convinto che non si potesse sentire la mancanza di qualcosa che non si era mai avuta.
Eppure pochi ordini avevano smontato quella fragile certezza dal basso delle fondamenta.
Lineari, precisi, diretti ad indicare un lavoro sotto copertura.

Non aveva mai avuto una famiglia, ma gli era stato dato un fratello. Lelouch.
Lelouch che aveva indossato la maschera di Zero, aveva fatto eliminare decine e decine di uomini - uomini giusti -, ma che per lui, il ragazzo del culto, l’orfano senza famiglia, aveva sempre avuto un sorriso, un gesto gentile, una parola.
Lentamente, maturò l’idea che, in fondo, del Geass non gli importasse poi molto, finché fosse rimasto al suo fianco, abbandonandosi alla dolce bugia di chiamarlo ‘fratello’.

Non aveva mai avuto una famiglia e Lelouch aveva colmato quel vuoto.
Ora sapeva che avrebbe sentito la mancanza dell’affetto, della complicità, di ciò che c’era stato.
Per questo, lei non gliel’avrebbe portato via.
Poteva vantare un legame di sangue, ma dov’era, lei, mentre l’imperatore disponeva di Lelouch e dell’intera Ashford Academy a suo piacimento? 

Dov’erano i modi gentili, l’ingenuità, la fiducia in un mondo migliore, l’educazione di chiamare ‘giapponesi’ gli Eleven?
Dov’era Nunnally vi Britannia?

Aveva una famiglia. Una famiglia a cui teneva.
Lei l’aveva persa, lui l’aveva trovata. Chi trova tiene.
Se la bella Nunnally si fosse avvicinata, se Lelouch le fosse andato incontro, l’avrebbe uccisa.

Era la principessa pedina mandata a uccidere come Euphemia prima di lei.
Perché Zero esisteva per lei e lei soltanto.
Uccidere lei avrebbe risparmiato Lelouch.

Aveva una famiglia. Un fratello.
E un moto di cieca gelosia chiuso a chiave in un giardino immaginario.
Qualche volta, nell’inconscio del sogno, ne apriva la porta. Nunnally era lì, tra calendule e farfalle.
Si voltava verso di lui come sentendone il respiro. Gli sorrideva, mentre lui si concedeva qualche istante sulla soglia.

Una carezza.
Un omaggio alla sua bellezza.

Poi la uccideva.