Era ormai notte nel vampiresco antro, nel buio rifugio della sua
casa: la parte riservata a lui e a pochi altri. Nessun occhio indiscreto
avrebbe potuto guardare, nel momento più odioso della giornata: ora Mana avrebbe
visto il suo volto non più giovane, togliendo il trucco che nascondeva i segni
del tempo. Il mascara, l’ombretto e la cipria compatta che lo rendevano
invidiabile da quasi vent’anni. La bambola perfetta
La giornata passata veniva dimenticata,
in quel momento, talmente si sentiva a disagio con se stesso. La parte più dura
per la sua psiche stava per arrivare.
Davanti all’ampio lo specchio ovale, poteva vedere la sua figura
dal busto in su e ammirare la sua linea sempre
impeccabile, ammirarla meglio dopo essersi sfilato la veste da camera. La pelle
sempre diafana e mantenuta liscia da costose creme, il fisico magro e privo di
muscoli lo rendeva delicato, insieme ai piatti capezzoli.
Tolse le lenti a contatto. Gli occhi tornarono scuri e non erano
più messi in risalto dal trucco.
Prese un dischetto di cotone e lo struccante. Con delicatezza
ora rimuoveva la sua maschera diurna.
La fronte resa regolare diventava più scura, dopo due passate di
cotone.
Gli occhi adornati di nero e blu divennero piccoli. Davano
l'impressione di perdersi nel viso.
Il naso, come la fronte, divenne subito un poco più scuro.
Le labbra rese falsamente carnose tornarono piccole e tenere.
Pochi semplici gesti che lo spaventavano a morte, che mostravano
il tempo.
Negli ultimi tempi credeva che con la notte arrivassero davvero i
demoni: erano tutte le persone senza trucco. Molti gli avevano detto di
smetterla, che le sue erano solo fisime, eppure continuava a non sopportare che
il suo volto perfetto fosse stato ferito dalle appena accennate rughe. Voleva
mettere fine al tempo, governarlo come i Moi Dix Mois, la sua linea di moda e
il suo lavoro in generale.
La vasca di marmo nero era già piena. Vi si immerse
liberando i capelli dalla lacca, purificandosi con sali e saponi inebrianti
finché l’acqua non era fredda. Profumi riempivano piacevolmente l’aria,
rilassandolo. Osservare il suo corpo gli permetteva ancora di potersi vantare
della sua bellezza. Ogni centimetro del suo corpo era perfettamente liscio,
proporzionato come a lui piaceva.
Cercava sempre di temporeggiare: temeva lo specchio, inevitabile
ostacolo da lì al sontuoso letto a baldacchino. A volte arrivava ad avere la
pelle d’oca prima di alzarsi, asciugarsi e andare a coricarsi. Prese coraggio, si alzò e si asciugò in fretta per evitare
lo specchio. Non si rimise la veste da camera.
Aveva sempre un escort per passare il
tempo. Gli asciugava i capelli con dolcezza e poi a volte facevano l’amore, a volte semplicemente dormiva. Si era particolarmente
affezionato a un certo Shinji, che cercava di avere
disponibile ogni notte. Nessuno lo possedeva bene come lui, con tutte quelle
cure e attenzioni.
Anche quella notte era lì per lui, per renderlo felice. I tinti
capelli color platino si confondevano con la pelle grazie alla luce soffusa
delle candele. I tratti del viso erano meravigliosi: occhi a mandorla e
mascelle forti. Gli aveva detto di essere per metà tedesco.
Mana si lasciò asciugare i capelli, tra baci e carezze
provocanti. Cercava di scostare le sue mani: quella sera si sentiva
particolarmente giù di morale.
Finito il lavoro col phon, Shinji
cercò di convincerlo a parole.
-Non ti fa bene caro. Se solo mi permettessi di entrare dentro
di te, forse potresti rilassarti…-
Lo fece coricare con le buone ma Mana si mise su un fianco,
dandogli le spalle.
-Voglio morire Shinji. Non voglio
morire più vecchio di così.-
Il biondo lo fece voltare tirandolo per la spalla. Era la prima
volta che parlava davanti a lui.
-Mi ucciderai tu? Sei così caro, ma non abbastanza.-
Schiettezza lacerante l’animo. Mana era fatto
così: ormai non usava mezze parole da molto tempo.
-Vuoi piacere anche al tuo assassino, essere un idolo anche per
lui? Per me già lo sei…-
Lo strinse a se, avvicinandosi a un suo orecchio e mordendolo.
Mana si spostò i capelli, permettendogli di morsicarlo meglio: -sarebbe
un favore. Potresti salvarti solo se il conte Dracula mi mordesse e mi rendesse
immortale e bello per sempre.-
-Potresti morire così allora, dissanguato…-
Iniziò a morderlo. Un uomo sconosciuto apparve dal nulla.
Fulmineo, saltò su di lui.
Non ci volle molto. Entrambi lo morsero, succhiarono forte uno
dal collo, l’altro dal petto. Lo sconosciuto ferì il suo petto e attirò
violentemente la bocca di Mana verso il sangue libero di uscire.
Sentiva i suoi sensi svanire, la
morte giungere…
-…
Mana… Svegliati tesoro, non è nulla!-
Si
svegliò tra le braccia di Shinji. La luce del sole
entrava a stento dalle finestre socchiuse.
-Devo
andare a lavoro, è già molto tardi. La colazione dovrebbe essere ancora calda-,
lo baciò in fretta sulla guancia, -spero di rivederti stanotte-.
Se
ne andò via. Teneva tanto a lui e nemmeno lo aveva consolato.
Uscì
sul terrazzo. Il sole bruciava la sua pelle sempre protetta, ma non moriva come
i vampiri.
Quanto
avrebbe voluto essere cenere.
“Fiorendo in
abbondanza, stanotte manderò tutto a monte
E mostrami la
prova della tua realtà, ora, davanti ai miei occhi
Il maligno
riflette nel tremolio delle fiamme
E se loro
cancellano l’ombra, lui la vomita…
Ora, come nel
raduno della luce?”
†Moi Dix Mois, Dixanadu†