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Autore: Rota    21/08/2010    2 recensioni
La purificazione del mondo, l’eliminazione di ogni singolo uomo, la stessa compiacenza nel vedere la felicità tingersi sul viso dell’amato Re Rasen… Inutili elementi di una trama dalle fondamenta fragili e dai risvolti banali.
La facilità con cui muoveva le mani senza trovare alcun ostacolo gli dava quasi la nausea.

[CytomanderViral]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Re Celesti, Viral
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CytomanderViral.
Non chiedete perché, non ne vale la pena.
E’ lunga da spiegare.
Si è scritta da sola, praticamente. E non me ne pento nella maniera più assoluta.

La dedico a XShade, perché LO SA LEI XD






Insonnia – Altro non era che…





Altro non era che semplice noia. Tutto, tutto quanto.
Si schiacciava così facilmente la testa degli esseri umani che quasi gli dava noia. Anche vedere quel sangue da lontano, mentre gli altri Uomini Bestia facevano il lavoro al posto suo, non dava alcun appagamento né alla carne né allo spirito. Alla fin fine, calpestare quei luridi insetti, tanto chiassosi e rumorosi, non portava un seppur lieve piacere a distendere le membra.
La purificazione del mondo, l’eliminazione di ogni singolo uomo, la stessa compiacenza nel vedere la felicità tingersi sul viso dell’amato Re Rasen… Inutili elementi di una trama dalle fondamenta fragili e dai risvolti banali.
La facilità con cui muoveva le mani senza trovare alcun ostacolo gli dava quasi la nausea.
Eppure pareva che a Adiane piacesse, tutto quello. La regina celeste non era mai stanca, non era mai insoddisfatta. La gioia del Re era la sua gioia, il suo progetto ultimo la fonte primaria di felicità. Così come per tutte le altre Bestie. Era evidente che assecondasse con dovizia e devozione un unico precetto: vivere per lui. Questo la rendeva quasi immortale, sicuramente distante, agli occhi di Viral.
Ma la sua inadeguatezza stava forse solo nel fatto che gli risultava nauseante l’odore delle budella flaccide che uscivano da un ventre sventrato con precisione. Probabilmente, era solo quello.

Altro non era che semplice incomprensione. Tutto, tutto quanto.
Di come si riuscisse ad accettare di non poter neanche comprendere perché ci si muovesse in tal modo. O forse ignorare cosa nascondesse l’intenzione del proprio divino Superiore.
Ma non era forse umano porsi delle domande?
Loro non erano umani, Viral non era umano. Questo gli diceva ogni volta, con educazione sempre meno paziente, il minaccioso cipiglio severo del Re. Lui, ad ucciderlo, non ci avrebbe pensato manco mezza volta, se solo avesse pensato di voltargli le spalle.
Le pecore possono solo belare, ammassandosi in gruppo e facendosi guidare dal bastone saggio del padrone.
Avrebbe continuato ad uccidere, avrebbe continuato a tingersi le mani di rosso.
Vomitando rabbia, urlando bestemmie a quel Dio fasullo morto nelle fiamme dell’invidia umana. Fatta carne e fatto cadavere, come tutto quel chelorotoccavano.
Sfacelo e devastazione. Solo questo nelle sue mani.
Quel che manteneva nella mente era, però, ben altro. Dubbi, per lo più.

Altro non era che semplice spreco. Tutti, tutto quanto.
Lo era l’acredine con cui impregnava le parole, lo era la rabbia con cui si rivolgeva ai propri compagni quando si avvicinavano troppo a lui – o a quei luridi vermi parassiti e mortali che si aggrappavano ai suoi vestiti chiedendo pietà, grondando sangue da ogni dove.
Spreco di tempo, spreco inutile.
L’essenza delle cose continuava a sfuggirgli, e allora non trovava sensato continuare a considerarle proprie.
Nel mentre, bastava chiudere gli occhi e ghignare, maledicendo ogni fottuto pezzo di merda che gli rubava attimi preziosi. Magari segandolo in due, magari mangiandogli la testa.
Cose così, per cercare divertimento laddove trovava solamente pena infinita.
Guardare avanti e indietro pareva uguale, in quel presente che non aveva colori se non un rosso puzzolente e un nero che devastava tutto, una notte che durava da troppo tempo e l’avrebbe portato alla pazzia.
Vile villano, non avrebbe dovuto aspirare ad una Luna pallida. Probabilmente, si sarebbe accecato, troppo abituato a losche e rintanate tane segrete.

Altro non era che semplice irritazione. Tutto, tutto quanto.
Lo sguardo di Cytomander era qualcosa che sopportava ancora meno delle sue stesse risa isteriche e acute da uccello impagliato. Il generale dell’Aria era un fastidio, quel suo sguardo era un fastidio, la sua intera persona era un fastidio.
Anche lui, perfetta pecorella bianca, capro espiatorio all’interno di una macelleria a cielo aperto.
-Pensi di valere poco più di un grammo di carne? Non guardare la gente dall’alto in basso, Viral! Alla fin fine, siamo burattini nelle mani del Re. Tutti!-
Era fastidioso, perché si permetteva di scuotere il suo animo assopito con frasi che gli frastornavano la mente, gli scuotevano la coscienza con superbia e sarcasmo. Lontano, alto di una consapevolezza che gli aveva fatto piegare la testa sconfitta.
Aveva solo capito prima, per questo si permetteva di arriderlo di un’innocenza che non poteva fare sua.
Sorrideva, nell’uccidere un insetto nero particolarmente vivace – godeva nel farlo, trapassando l’intoccabile col semplice desiderio. Sorrideva, nascondendo dietro quella maschera da clown ghignante un’essenza tanto tetra da far spavento.
Quel maledetto buco nero sarebbe stato capace di risucchiare qualsiasi cosa, facendola sua.
Come era già successo.

Altro non era che semplice insonnia. Tutto, tutto quanto.
Quel che lo teneva sveglio di notte, a lasciarsi arrovellare da domande illecite e dubbi proibiti.
Uccidere non bastava, c’era sempre quell’attimo di troppo che lasciava il tempo per pensare. Anche nella preghiera di uno di loro – di un uomo – c’era un poco dell’incubo che apriva gli occhi di notte, con un soprassalto notevole.
Viral non aveva mai dormito una notte intera.
Ed era sempre insonnia quella che lo faceva arrotolare tra le coperte, pensando ad altro – pensando a come gemere, magari, perché delle mani scivolavano lungo il corpo e un sorriso superbo si appoggiava sulle labbra spalancate. Oh, Cytomander si divertiva, anche lì, anche in mezzo alle sue gambe, anche nella sua bocca e sulla sua pelle.
Per lui non era altro che un gioco. Lui dormiva la notte, quando lo desiderava.
Lasciandolo poi da solo sul materasso, ancora più straccio di prima, ancora più rabbioso.
Ancora più bisognoso di un sano e lungo riposo.

Altro non era che semplice epifania, alla fin fine.
Bastava continuare a ballare senza fermarsi, in un vortice che avrebbe annullato tutto.
Il Re non era nulla, gli uomini non erano nulla, Cytomander non era nulla, lui stesso non era nulla.
Solo un sogno vissuto ad occhi aperti.

Allora nel caos imperante – forse – sarebbe anche riuscito ad addormentarsi, dimenticandosi di quel ghigno maledetto.
   
 
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