Mi piaceva stare lassù. Tutti vestiti di bianco, tutti così dolci. Amavo davvero quel posto. Non amavo mio padre, però. Non ho mai capito perchè dovesse essere così onnipotente. Così spocchioso. Con quella sua odiosa barba bianca che gli arrivava fino ai piedi. Lassù io ero il più bello. Ero un... come lo chiamate oggi? Ah, sì: tronista.
Io non volevo nulla, solo un po' di libertà. Ma questo i grandi non lo capiscono. Non riusciranno mai a capirlo, neanche fra un milione di anni.
Quando vivevo ancora con mio padre, ricordo, che compravo molti libri. A lui non piaceva. Un modo inutile di spendere la mia paghetta settimanale. Adoravo anche la musica, molto. Ma lui non voleva che io comprassi qualche strumento.
Poi un giorno accadde.
Litigammo. Litigammo. Litigammo.
Milioni, miliardi di anni dopo i libri avrebbero detto che io soffrivo di megalomanismo, che volevo raggiungere a tutti i costi l'apoteosi.
Non era vero.
Volevo solo essere me stesso, senza seguire i Suoi stupidi ordini.
Questo nuovo posto mi spaventa. Sembra un grande caminetto fumante, solo che gli spiedini siamo noi.
Ho raccontato agli altri la mia storia, in un luogo che sembra una specie di sede degli “Alcolisti Anonimi”. Hanno detto che io ho ragione. Era la prima volta che mi danno ragione, è una sensazione più che favolosa.
Gli altri mi hanno nominato loro capo, dicono che sono uno a posto.
Ora mi trovo meglio qui.
A volte le fiamme sono meglio delle nuvole.