Non
inizierò la storia con una mia descrizione, come si
è solito fare nei
libri. Non ho niente di speciale, sono uguale a mille altre ragazze, e
comunque
non sarebbe rilevante. La società di oggi impone di dare
importanza solo
all’aspetto fisico; ma io non ci riesco, quando ho una parte
di me che sanguina
senza sosta.
Ma andiamo con ordine. L’ordine è sempre utile,
soprattutto quando nel tuo
animo alberga il caos più totale.
Questa
mattina sono andata a scuola, come al solito, come ogni dannata
mattina che preferirei trascorrere nella protezione delle mie lenzuola.
Loro
non giudicano, non ti fanno soffrire.
Tu sì. Anche oggi eri bello come sempre, con quegli occhi
così profondamente
espressivi, e quel sorriso che sei pronto a donare a tutti, tranne che
a me.
Non voglio incrociare il tuo sguardo, cadrei in un vortice senza fine,
e tu
vedresti solo una stupida che ti fissa come una maniaca.
Mi nascondo dietro una colonna. Tu passi oltre senza nemmeno notare la
mia
presenza.
Dai una pacca ad un tuo amico, baci sulla guancia una sconosciuta, che
sembra
non svenire a quel gesto, incomprensibilmente, come sarebbe successo a
me.
Entri in classe e sparisci dalla mia vista. A malincuore mi allontano,
saluto
la gente, simulo un sorriso, che non è più
sincero da quando sei entrato nella
mia vita.
Ricordo benissimo quel fatale giorno. Di solito, nei telefilm succede
sempre
che il bellone di turno arriva in una nuova scuola, ed
inspiegabilmente, contro
tutte le leggi della fisica, della statistica, della meccanica, TUTTO,
si
innamora della sfigata cronica.
Dispiace deludervi, non è andata così. Lui esiste
da sempre.
E per “sempre”, prendo come riferimento il mio
tempo interiore: inaffidabile,
insensato, ma che scorre come linfa dentro di me. E tu esisti da
sempre, per
me. Non c’era nulla, prima.
Semplicemente.
Le
lezioni si trascinano con lentezza indicibile fino all’ora di
pranzo,
quando tirando su le mie quattro ossa dal banco, trasporto il mio corpo
fino
alla fermata dell’autobus.
E' affollata, piena di voci allegre, ma ciò che odo
è solo assordante silenzio.
Tu non ci sei.