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Autore: Aleteia Furue    21/08/2010    2 recensioni
Il corso di Van Hohenheim poteva essere considerato interessante dai più -Storia dell'Alchimia e i suoi collegamenti con la chimica moderna non era qualcosa che si insegnava ovunque- ma, ovviamente, non per lui: aveva scelto quel corso solo ed esclusivamente perché l'esame sembrava, tra quelli a scelta, il meno impegnativo. Inoltre, punto da non sottovalutare, il carisma che l'insegnante aveva dimostrato il semestre precedente sembrava aver attirato molte giovani studentesse del primo anno. Il nome del professore, richiamando -paradossalmente- Paracelso, aveva fatto il resto. “Esame facile e belle ragazze.” fu il prepotente pensiero che, ricordava, si insinuò in lui mentre distrattamente segnava il codice dell'esame da trascrivere sul piano di studi. Non sapeva ancora che, proprio a causa di quel corso, sarebba stato coinvolto in un'avventura più grande di lui.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Hohemheim Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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{Il Metafisico}


Prologo


Davanti allo specchio, osservando soddisfatto la propria figura, il ventenne Roberto Delle Carte fu certo d'aver fatto una gran sciocchezza a scegliere di frequentare l'università invece di tentare ancora con qualche lavoretto: avrebbe potuto lavorare come modello!

Sbuffò sonoramente, no era davvero il caso di piantarla, ormai aveva vinto il padre.

L'aver ascoltato il paparino lo aveva dunque portato a iscriversi a un corso di laurea totalmente a caso -Storia delle Scienze e delle Arti- eppure, contro ogni pronostico, si era ritrovato a dare tutti gli esami del primo semestre (se non in maniera brillante comunque buona) e ora stava aspettando un compagno di corsi per andare a seguire assieme il primo giorno del nuovo semestre.

“In auto con Ben, invece che con il treno oh, dea bendata ti amo” disse aggiustandosi uno dei ciuffi ribelli e facendo ridacchiare la mamma e la sorellina.

 

Il corso di Van Hohenheim poteva essere considerato interessante dai più -Storia dell'Alchimia e i suoi collegamenti con la chimica moderna non era qualcosa che si insegnava ovunque- ma, ovviamente, non per lui: aveva scelto quel corso solo ed esclusivamente perché l'esame sembrava, tra quelli a scelta, il meno impegnativo.

Inoltre, punto da non sottovalutare, il carisma che l'insegnante aveva dimostrato il semestre precedente sembrava aver attirato molte giovani studentesse del primo anno.

Il nome del professore, richiamando -paradossalmente- Paracelso, aveva fatto il resto.

Esame facile e belle ragazze.” fu il prepotente pensiero che, ricordava, si insinuò in lui mentre distrattamente segnava il codice dell'esame da trascrivere sul piano di studi.

E fu con quello stesso pensiero che il primo giorno di quel corso prese posto, assieme ai compagni, in una fila centrale dell'immensa aula; il professore entrò nella stanza con un poco di anticipo e aspettò pazientemente che tutti si mettessero seduti prima di cominciare con la solita presentazione: niente di particolarmente originale o interessante, poté constatare Rob; tutto il successo probabilmente era dovuto all'aria da intellettuale e la lunga coda bionda in cui erano raccolti i capelli, forse anche quel modo di vestire tanto elegante faceva la sua parte.

Segnò disordinatamente i libri di testo da acquistare e si accinse a prendere appunti in maniera altrettanto svogliata e disordinata; alla fine della lezione, due ore dopo, aveva riempito un paio di pagine più con scarabocchi che vere frasi di senso compiuto.

Sospirò rumorosamente facendo sorridere un paio dei suoi amici.

“Noioso, eh?!” gli disse comprensivo uno di questi accompagnando la frase da un'esplicativa pacca sulla spalla e delle risate.

“A me è piaciuto.” ribatté timidamente un altro, si sentì qualcuno fare una battuta e ancora risate; posò penna e quaderno assieme al registratore -quanto amava quell'arnese- nella borsa e si scompigliò i capelli, annoiato.

Fu in quel momento che lo sentì: un brivido lungo la schiena e la sensazione tutt'altro che piacevole di essere osservato.

Voltandosi non credeva davvero di vedere qualcuno fissarlo con un tale astio, a qualche fila da lui tra la folla che piano piano scemava, anche perché davvero non gli sembrava di conoscerlo.

Pensò si trattasse di una sua paranoia ma quando sentì un fischio e un “Accidenti Rob, ma che gli hai rubato ragazza al biondino?” comprese che no, non era una sua malsana idea: quel tipo voleva veramente incenerirlo solo guardandolo.

Continuò a chiedersi perché osservandolo con la coda dell'occhio mentre sentiva qualcun altro dei suoi amici ribattere poco elegantemente “magari Rob l'ha scambiato per una lei e ci ha provato” riferendosi forse al taglio di capelli, “simili a quelli del professore” registrò velocemente: e, neanche l'avesse evocato, ciò che vide fu proprio quest'ultimo avvicinarsi a lui parlargli per poi allontanarsi e l'altro con un sospirò seguire il più grande.

“Allora, domani mattina passo a prenderti?” si sentì chiedere e notò che anche gli altri erano pronti ad uscire.

“Nah, salto le prime ore, passo solo per Storia Medievale e questo” rispose automaticamente facendo un gesto scocciato “piuttosto il passaggio lo voglio adesso” sorrise innocente mentre l'altro con uno sbuffo faceva segno sia a lui che ad altri due nel gruppo di seguirlo.

Nessuno riprese l'argomento 'biondino incazzatello' che finì presto nel dimenticatoio; e fu proprio per questo che quando Rob lo vide il giorno successivo, fermo alle macchinette per recuperare un acquoso caffè, lo considerò appena ricambiando il suo sguardo -ancora furioso- con uno infastidito.

Incredibilmente -per il suo ego, ovviamente- l'altro non fece una piega borbottando no, sibilando, qualcosa riguardo i suoi “capelli castano spento.

I capelli. Cosa c'entrava il colore dei suoi capelli, adesso?!

Si accorse solo troppo tardi d'essere rimasto a guardarlo inebetito -e per un'infinità di tempo, a giudicare dal suo sorriso di scherno- finché non fu il biondino a distogliere lo sguardo distratto da qualcuno o qualcosa, non lo sapeva: approfittò del momento per prendere il suo caffè e lasciare la fila, non aveva davvero voglia di litigare con uno che a quanto pare era da ricovero.

A conti fatti, a parte l'aver fatto la figura dello stupido davvero gli importava poco di quel tipo.

Forse solo sapere se ho davvero i capelli spenti, ma questo lo chiederò a qualcun altro.

 

E forse si sarebbe sinceramente disinteressato alla questione se questa non si fosse ripetuta per altre tre settimane sempre nelle ore di corso di Hohenheim e ogni qual volta finissero con l'incrociarsi, era certo che almeno un paio di volte gli avesse messo lo sgambetto.

Cominciava a chiedersi chi fosse, a dire il vero, durante le lezioni nemmeno prendeva appunti e poi andava via con il professore, non era uno studente.

Ma la sua pazienza decise che, seriamente, lì per lei non poteva esserci più posto il giorno prima:

 

La ragazza con la quale stava uscendo era lì, alle macchinette: carina, abbastanza formosa nei punti giusti, sveglia e disponibile “cosa davvero da non sottovalutare.” Pensò allegro “Buongiorno, Lidia!” salutò aspettandosi in risposta un abbraccio o magari un bacio e invece nulla, solo uno sguardo truce e offeso.

Con quante esci contemporaneamente?” lo chiese come se in realtà conoscesse già la risposta.

Solo con te.” rispose prontamente. Ed era vero, per una volta.

Non mi risulta, sai?” gli puntò il cellulare sotto al naso, ma non ebbe il tempo di registrare cosa vi fosse di tanto interessante perché gli arrivò uno schiaffo, proprio dalla ragazza che si era subito allontanata indispettita.

Una risata, tra gli sguardi basiti; il ragazzo biondo stava ridendo sguaiatamente di lui e delle sue disgrazie. Era troppo.

 

Fu con la consapevolezza di non sopportarlo più che, mettendo da parte la questione Lidia -non ci aveva davvero capito nulla, ma di ragazze ne avrebbe trovate, ora doveva liberarsi di quel folle-, decise che la prima cosa da fare il mattino seguente sarebbe stata parlargli. Sì parlare con lui.

Si alzò di buon ora, attese Ben per andare all'università e una volta sul posto si diresse dove sostava di solito quando non era in aula: la zona ristoro.

Ed eccolo infatti parlare con il professore Hohenheim. Avrebbe potuto fare la figura del fesso davanti a uno che avrebbe dovuto giudicarlo, che pacco.

Nemmeno la presenza dell'insegnante poteva -doveva- fermarlo, comunque: avrebbe risolto la questione, punto.

“Chiedo scusa” esordì per attirare l'attenzione dei due, il 'nemico' alzò scocciato lo sguardo su di lui e “vittoria” anche se per poco sembrò allarmarsi.

“Hai bisogno di qualche delucidazione?” era stato il professore a parlare.

Dannazione, l'ho ignorato completamente. Bel modo per farsi conoscere...” sperò vivamente che non fosse un tipo permaloso. “In realtà vorrei parlare con...” indicò il minore dei biondi di fronte a lui, non sapeva davvero come continuare.

La reazione dei due fu inaspettata: il più grande lo guardava preoccupato mentre il minore sembrava vagamente interdetto.

Possibile non si aspettasse una qualche reazione, dopo aver deliberatamente dato fastidio?

“Non sono certo che sia il caso, Edward...” era il turno del professore di ignorarlo.

Si rivolgeva all'irritante biondino che a quanto pare si chiamava 'Edward'.

Ah!” un piccolo suono infastidito proprio di quest'ultimo mentre si alzava. Sembrava annoiato, stimò Rob. “vado a casa, vecchio.” avvisò, rivolgendosi presumibilmente a Hohenheim, prima di sorpassarlo e lasciarlo lì, come un povero fesso.

Lo odio.” pensò irrazionalmente.

 

 

{ Anticipazione, Cap. 1:

Che cosa voglio io? Sei tu che mi fissi.” Sputò l'ultima parola: stava cominciando a odiarla.

Lo vide sorridere, quel sorriso che vedeva sempre più spesso rivolto a lui e che voleva dire che si stava beffando di lui. Di nuovo.

Egocentrico, come lui. Ma per il resto... una copia sbiadita.” arrabbiato, il tono, ancora una volta.

Sei certo di non essere scappato da un qualche manicomio, piccoletto.” Dopo quello che seguì fu certo di morire. }

 

Note:

-Si vergogna come una ladra-

A dire il vero non sono certa di come tutto questo mi sia venuto in mente;

Non si capisce granché dal prologo, ne sono cosciente, ma gli avvenimenti e le situazioni saranno spiegate più chiaramente a mano a mano che la storia andrà avanti.

Ho riletto tutto più volte e spero -so che non è così ç_ç”- che non ci siano errori (e ORRORI XD), per il resto mi affido a voi. <-Tutto questo per dire che accetto pareri e critiche costruttive XD-

Grazie anche della sola lettura, comunque ^_^.

Qualche appunto però è da fare:

*Roberto Delle Carte: il cognome è ripreso da quello di Cartesio (René Descartes [ʀəˈne deˈkaʀt], latinizzato in Renatus Cartesius e italianizzato in Cartesio o, in passato, Renato Delle Carte. -Fonte, Wikipedia-);

*Il Corso di Laurea: parlando con sincerità, so che esistono esami, magari specialistiche -credo, non sono certa- che trattano esclusivamente della Storia delle Scienze, ma interi corsi di laurea dubito.

La cosa comunque non ha fondamentale importanza nella storia perciò lasciatemela passare XD;

 

  
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