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Autore: domaris    22/08/2010    3 recensioni
Non aveva ricordi precisi del tempo trascorso con i Tok'ra...
Coda dell'episodio 6x06 Abyss
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jack O'Neill
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: questa mia personale coda dell'episodio "L'abisso" ha atteso più di due anni prima che io riuscissi a completarla, ma non avevo mai abbandonato l'idea. Ricordo che in parte è nata da alcune considerazioni su una fanfiction di Kae, ma ho sempre desiderato scrivere la mia versione di quel che deve aver provato O'Neill in quella difficile occasione. Cercherò di rispondere ad eventuali recensioni ma non frequento molto il sito quindi non aspettatevi celerità da parte mia. Buona lettura!

Per Kae, che mi ha ispirata e Joy, beta e supporter preziosa. 

Il segreto

 

 
O'Neill sedeva su una vecchia sedia nel giardino dietro casa, incurante dell'erba alta che lo circondava. Dopo quasi un mese di assenza il prato aveva bisogno di essere falciato, e bastava guardarsi intorno per notare altri piccoli lavori di manutenzione a cui avrebbe potuto applicarsi. Eppure, nonostante il senso d'irrequietezza che avvertiva da quando quel mattino aveva avuto il permesso di tornare a casa, occuparsi di riparazioni e affini era l'ultimo dei suoi pensieri.
La dottoressa Fraiser lo aveva tenuto in infermeria per una settimana, costringendolo ad un infinito numero di esami e accertamenti prima di constatare che l'abuso del sarcofago aveva provocato una dipendenza blanda rispetto a quella che si era aspettata, probabilmente perché lui aveva avuto realmente bisogno delle capacità curative di quella macchina. Negli ultimi due giorni Jack aveva convogliato ogni energia fisica e mentale nell'obiettivo di convincere Janet e il generale Hammond a lasciarlo andare a casa, finalmente solo per la prima volta da settimane.
Ed ora che aveva ottenuto il suo scopo si sentiva come se avesse subito un'operazione e fosse stato in preda ai postumi di un'anestesia generale. Pensare era doloroso come muovere un arto rimasto fermo troppo a lungo, ma se ripristinare la circolazione era indispensabile, altrettanto lo era recuperare la lucidità mentale.
Non aveva ricordi precisi del tempo trascorso tra i Tok'ra, solo un dolore lancinante, la sensazione di qualcosa che gli frugava nella testa mentre era troppo debole per reagire e in seguito la paralisi dovuta alla mancanza di controllo sul proprio corpo, qualcosa che sperava di cancellare completamente dalla propria consapevolezza. Non voleva ricordare di essere stato, seppure per breve tempo, un ospite. Quando Janet gli aveva assicurato l'assenza di naquadah nel sangue il suo sollievo era stato maggiore di quello provato quando si era reso conto di essere libero. Non avrebbe trascorso il resto della vita a separare i propri ricordi da quelli residui di un simbionte, non sarebbe stato in grado di usare nessuno strumento dei Goa'uld e non avrebbe provato sentimenti fittizi per qualcuno che non aveva mai conosciuto prima, come era dolorosamente accaduto a Carter. Lui era libero, era lo stesso uomo di prima che avvenisse l'impianto.
Le torture di Ba'al, per quanto crudeli e deliberate, avevano minato la sua speranza di salvezza, il sarcofago aveva intaccato la sua integrità, ma era nel complesso qualcosa che aveva già vissuto ai tempi della prigionia in Irak, e sapeva di poter superare. C'erano tuttavia un paio di momenti di tutta quell'esperienza che, per quanto dolorosi, sentiva di voler ricordare.
Come la confortante presenza di Daniel, che dal principio aveva creduto un'illusione, per poi rendersi conto che il suo subconscio non avrebbe mai potuto ricreare così bene la complessità del carattere del giovane archeologo. Solo il vero Daniel Jackson avrebbe potuto proporgli l'ascensione per sfuggire alla tortura, una soluzione che lui non avrebbe mai preso in considerazione, preferendo l'oblio della morte alla trasformazione in un essere di sola energia impossibilitato a reagire. Daniel poteva non essere vivo secondo le leggi fisiche conosciute sulla Terra, ma continuava ad esistere da qualche parte nell'universo e presto o tardi le loro strade si sarebbero incrociate ancora. Lo conosceva quanto basta per sapere che era troppo idealista per accontentarsi di un'esistenza di pura contemplazione. Da parte sua aveva soffocato il desiderio di dire a tutti di averlo visto, consapevole della difficoltà di essere creduto. Sarebbe stato un segreto, come quello di sette anni prima, quando lo aveva lasciato a vivere su Abydos.
Il segreto di Kanan invece non era più tale. Sam, Teal'c e Jonas avevano intuito che riguardava il Lo'taur di Ba'al, mentre il Lord del Sistema torturava lui per scoprirlo. Kanan si era innamorato di Shayna e dopo essere entrato nel suo cervello aveva deciso di rischiare la propria vita per cercare di salvarla. Tutti avevano creduto che lo avesse fatto perché “noi non abbandoniamo la nostra gente” era tra le regole non scritte dell'aeronautica militare e Jack glielo aveva lasciato credere.
L'altra parte della verità, quella più importante, era molto più privata e potenzialmente pericolosa. Quando Kanan era entrato nella sua testa, Jack era stato troppo provato dalla malattia per mantenere gli scudi mentali che proteggevano i suoi pensieri più intimi, quelli che nascondeva anche a se stesso. Era stato uno shock per il simbionte, convinto della nobiltà dei propri intenti, scoprire quanto fosse stato abietto il suo comportamento nei confronti della giovane schiava di Ba'al, secondo il metro di giudizio di un semplice Tau'ri.
L'amore, per una razza che dava su tutto la priorità alla guerra contro i Goa'uld, era un concetto distorto per cui abbandonare al proprio destino una compagna era un sacrificio romantico che ben poco si preoccupava della sorte dell'amata. Ma quando era venuto a contatto con la mente di Jack aveva scoperto una concezione completamente diversa del sentimento che aveva provato per la donna che gli aveva permesso di compiere la missione affidatagli. Se non lo avesse letto chiaramente nella mente dell'uomo, mai avrebbe considerato la possibilità di rinunciare a quello in cui credeva per rischiare tutto: la vita, l'onore, anche la sicurezza della propria gente in cambio della salvezza di una sola persona. Questo era il segreto che Jack aveva combattuto e nascosto anche a se stesso perché esattamente come i Tok'ra non poteva permettersi di mettere a repentaglio la vita di milioni di persone in cambio di una sola. Ma la tentazione era sempre lì, in agguato, ogni volta che il suo team era in pericolo, in ogni occasione in cui leggeva paura al posto della solita determinazione negli occhi di Sam. Perché l'impulso di salvare la donna che amava era sempre presente, anche se convenientemente racchiuso nell'angolo più profondo e nascosto della sua mente.
Kanan aveva violato quel nascondiglio ed aveva reagito alle forti emozioni che vi erano celate. E Jack sapeva che avrebbe ricordato per tutta la vita le ultime parole che il simbionte gli aveva indirizzato mentalmente prima di abbandonarlo, morendo per evitare di tradire la sua gente.
“Ti prego, salvala per me.”

Fine


17 agosto 2010

   
 
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