Tic.
Le sentiva. Gocce. Acide.
tac.
Lo scorrere dei minuti. Le sentiva,perforargli la pelle. Corroderlo.
Lo scorrere del tempo su di se. Plagiata l’anima,imbevuta di
tacita follia.
Chinò il capo,lasciandosi sfuggire un ansito ghiacciato,che
andò a scontrarsi
con la superficie immacolata del liquido caldo nella tazzina che
stringeva,con
forse troppa forza,tra le mani,increspandola.
Osservò silente le sue vibrazioni,il lento rincorrersi
dell’infuso nel piccolo
recipiente intaccato,perlacea ceramica.
Osservò come quel movimento che sembrava incessante,pareva
ipnotizzarlo.
Vagava la mente,nel freddo febbraio Londinese.
Riflessi dorati,accompagnati dal tenue spegnersi del muoversi circolare
del tè,lente,onde.
Onde.
L’incresparsi del
pensiero,lo sguardo
vacuo nella penombra appena riscaldata dalle ultime braci del camino.
Una risata in lontananza,mentre afferra il senso delle sue menzogne.
Gli occhi
appena appannati,si stringe nella spalle,in un gesto che sa di difesa.
Illudersi della potenza,dello sfarzo del suo piccolo
mondo,L’illusione della
vittoria sui propri fantasmi che ancora lo andavano a importunare nel
sonno. Bugie.
L’osservare del Francese le sue mani,dolce,seppur impuro
desiderio della carne.
Maledisse. L’odio espresso,l’amore non corrisposto.
Bugie.
Menzogna nel respingere. Falsità nel credere possibile
l’avvicinamento.
La sua folle convinzione della beata solitudine ad opprimergli i
polmoni.
L’aria che rifugge,compressa. Sente l’avvicinarsi
della verità incontrastata
farsi strada. Maledisse.
Una risata cristallina. Bugia.
“ti odio.” L’amore.
“non abbandonarmi.”
La dipendenza.
Eppure l’inglese si rendeva conto,di stare mentendosi da
quando era nato.
Il silenzio. Incessante,frastuono della mente,mentre cercava una
spiegazione. E
ancora si mentiva,dicendosi che era solo,uno stupido bisogno egoistico.
Egoista. Le sue mani calde sul suo corpo,il cercare di dimenticare le
mani
dell’altro. Il respiro ansante,contro la pelle. Fremiti.
Solo un lurido bisogno Carnale.
bugie.
Tic. Tac. Non aspetta il tempo le voglie dell’uomo. Io sono
morto e sento
ancora il peso delle tue bugie sulla mia pelle. Tic Tac.
tic.
I passi ovattati. Le parole mai dette,il suono riecheggiante delle
fandonie .
Tac.
Il tempo è scaduto.
Il rumore sordo della maiolica infranta.
La ceramica scheggiata,sul pavimento.
“Va tutto bene … Angleterre. Va tutto bene.”
Il calore ad accoglierlo,i pugni deboli sul suo petto. I movimenti incontrollati,gestiti amorevolmente dal francese,quasi a suo agio come se sapesse che fare da sempre, baci sul volto,bollenti.
E se quello significava continuare a Fingere,a mentire…
Tanto valeva essere un bugiardo.